Gennaio 2023. È da un po’ di tempo che ammiriamo le foto di questa bellissima cascata sita in Val Gardena, tanto che il suo nome ci rimbomba in testa ogni volta che si parla di possibili uscite su ghiaccio. Jumbo-jet… A forza di nominarla è giunta finalmente l’ora di andare a ripeterla! Per ridurre al minimo le probabilità di trovare cordate ci prendiamo il lusso di prendere un giorno di ferie e di partire presto di prima mattina. Raggiungiamo il parcheggio che ci sono già alcune macchine. Ci prepariamo, lasciando a valle le ciaspole per via della poca neve presente, e ci incamminiamo con i frontali. La valle sembra ancora dormire e mano a mano che ci addentriamo il silenzio si fa più intenso. Quando finalmente la luce del primo mattino inizia ad arrivare la valle ci incanta con le cascate “Flauto Magico” e “Piovra” che accompagnano per un po’ il nostro cammino. Raggiungiamo l’imbocco della val da Litries dove le pendenze aumentano, così come la neve al suolo. Mannaggia a chi ha avuto l’idea di lasciare le ciaspole al parcheggio! La salita è faticosa e le gambe iniziano ad essere stanche ma la cascata è in vista e ci da la carica per lottare ancora un po’ per raggiungerla. In 4 ore ne siamo al cospetto, non male rispetto alle 2 preventivate…

Le evidenti cascate, separate da lunga cengia, dove si sviluppa la linea.
Il primo tiro, il più facile sulla carta, permette di vincire lo zoccolo basale che porta alla cengia dove attacca la cascata vera e propria, un’ottantina di metri più a destra. La fatica dell’avvicinamento si sente ed il ghiaccio molto secco dei primi metri rallenta la progressione. La spaccosità del manto ci costringe a dare sempre due o tre colpi prima di affondare le picche. Saliamo leggermente verso destra dove la situazione migliora sensibilmete velocizzando la salita che culmina su uno stretto nevaio antecedente ad una seconda sezione ghiacciata. Questa è breve e porta, senza difficoltà rilevanti, direttamente ad una grande cengia dove la presenza di abbondante ghiaccio permette di inserire solide viti facilitando le operazioni di sosta. 30m, IV.

Stefano impegnato sul primo tiro, IV.
La seconda lunghezza prosegue lungo la cengia in direzione della cascata principale. La cengia non è molto larga e lungo la progressione si passano un paio di punti particolarmente esposti dove è necessario prestare maggiore attenzione. Dopo poco si incontra la sosta di calata che si oltrepassa aggirando un pendio verso destra, viso a monte, portdandosi così ai piedi dell’impressionante colata ghiacciata. Tiro di congiungimento, 80m.

Al cospetto della cascata principale al termine del tiro di congiungimento.
Il terzo tiro affronta maestosamente la cascata formata da grosse meduse sulla parte di sinistra e da candele su quella di destra. Al centro invece è formato una specie di diedro che decidiamo di salire visto che sulla sinistra sgocciola allegramente e, nonostante le temperature siano basse, pare scorra ancora un bel flusso al di sotto. Il ghiaccio superficiale è comunque ottimo e solido. Dopo una decina di metri di buoni agganci e buoni piedi dove scaricare, la verticalità inizia a farsi sentire costringendo ad una progressione più continua e senza evidenti riposi. Piazziamo qualche vite e tiriamo un po’ il fiato prima di proseguire lungo una sezione caratterizzata da piccoli cavolfiori che, nonostante siano piuttosto minuti, aiutano a sghisare ogni tento sentendo una parvenza di stabilità sotto i piedi. Abbandoniamo leggermente la verticale, cercando di rimanere più all’asciutto possibile, spostandoci leggermente verso sinistra fino ad uscire su sezione leggermente più appoggiata ma composta da strato superiore plastico. Da qui ci rispostiamo verso destra dove il ghiaccio pare migliore giungendo in vista della sosta una decina di metri più in alto. Proseguiamo ora più agevolmente fino a pochi metri dalla sosta dove è necessario uscire con alcuni passi su roccia per raggiungerla. L’operazione non è per nulla semplice e decidiamo di parcheggiare momentaneamente le picche sul ghiaccio per afferrare un discreto rovescio con le mani e giungere in sosta tramite movimento finale delicato. 40m, V+.


Progressione lungo la cascata rincipale, V+.
Valutate le condizioni decidiamo di fermarci qui e di non proseguire sull’ultimo tiro che dal basso appare poco formato e piuttosto roccioso. Recuperiamo il compagno e ci prepariamo per la discesa, annacquati e con le membra che inizano a congelare. Tremolanti tocchiamo e ci rincamminiamo a tutto gas verso la Vallunga raggiungendo la macchina dove finalmente possiamo asciugarci e scaldarci. Rientrati a casa rimane il ricordo di una splendida giornata su una cascata stupenda ma che avresti voluto fosse un po’ più lunga. La formazione ha comunque un fascino particolare e l’ambiente che la circonda non è da meno.