Le belle giornate autunnali regalano un microclima perfetto in Valle del Sarca. Le mille sfumature di giallo, arancio e rosso che gli alberi regalano in questo periodo rendono questo posto ancor più incantato. Nonostante questa bella aspettativa ci sono però quelle mattinate in cui alzarsi presto dal letto è una fatica e si cerca quindi di ripiegare su qualche via di breve durata. Il Monte Colt è tappezzato di paretine che offrono itinerari di questo genere e la parete sotto la croce di Ceniga è sicuramente una di queste. La prima linea che vi si incontra, salendo dal ponte romano, è la via “Palma”.
Il primo tiro segue una lunga fessura che obliqua verso sinistra. Il passaggio più ostico si trova ai piedi di un albero al quale ci si arriva alzandosi su alcune tacche. Una volta sormontato completamente l’albero l’arrampicata si fa via via più facile seguendo l’evidente fessura in tutta la sua interezza su ottime prese ruvide. Al suo termine un passaggio atletico verso sinistra ci permette di arrivare in cengia. Qui è presente un sosta con 2 spit uniti da un cordone e maglia rapida. Probabilmente però questa non è la sosta originale. Risalita la placchetta, con passo un po’ atletico, si esce su di un diedrino sprotetto dove al suo termine è presente un albero con cordone. 6a, 30m.

Marta prima della falsa sosta del primo tiro, 6a.
Il tiro successivo ha una strana logica: si risale inizialmente una fessura, con bel passaggio fisico, sormontando in seguito un piccolo rialzo dove è presente uno spit con cordone di allungo. Una volta rinviato si prosegue con un traverso esposto verso sinistra dove è necessario abbassarsi di circa mezzo metro prima di uno spigolo per aggirarlo su prese non buonissime. Da qui si sale all’interno di un diedro con passo fisico e spit sulla destra. Le protezioni, in questo tratto, scarseggiano e per 20 metri, fino alla sosta con cordone sull’albero, non è presente proprio niente. Nonostante i passaggi non siano difficili (massimo 5a) da una via dichiarata essere S1 ci si aspetta comunque una protezione adeguata. Oltretutto non è da sottovalutare il fatto che la sosta soprastante non permette la visione del secondo di cordata per tutta la lunghezza del tiro, rendendo quindi più pericolosa la sua salita. Viene quindi naturale chiedersi se una sosta all’inizio del diedro non fosse stata più logica. 6a, 35 metri.


Il piccolo tratto per raggiungere l’originale S1 e l’uscita della seconda lunghezza, 6a.
Il terzo tiro prosegue per alcuni metri nel diedro soprastante la sosta per poi uscire, al suo termine, su una lama rossa dove con alcuni bei passaggi ci portano alla base di un’altro largo diedro posto sulla destra. Si sale però sulla faccia sinistra di quest’ultimo in placca, con roccia grigia molto compatta, con bella arrampicata su buone prese. Si esce quindi su una grande cengia dove è presente l’albero su cui si sosta. Anche su questo tiro le protezioni non sono abbondanti. 5c, 30 metri.

In uscita dal terzo tiro, 5c.
L’ultima lunghezza inizia portandosi alla base di una bellissima parete di roccia calcarea grigia e compatta dove una serie di clessidre guidano la salita. Tutti i passaggi sono su ottime prese sempre ben scavate con piedi altrettanto buoni. In generale il tiro è molto divertente e mai impegnativo. Una volta usciti della parte nel bosco è possibile allestire una sosta su di un albero a piacere. 5a, 30 metri.

La bella e facile placchetta dell’ultima lunghezza, 5a.
La salita nel complesso ha il suo valore: la roccia è buona e alcuni passaggi sono davvero meritevoli. Unico tasto dolente della via è l’incongruenza della spittatura reale con quanto dichiarato dalle recensioni. 20 metri sprotetti per definizione non possono essere per nessun motivo degli S1, nemmeno se sono dei quarti. Peccato.