Ego Trip

Giornata grandiosa sulla fantastica parete di Mandrea. Star indiscussa la via Ego Trip, 300 metri adrenalinici di arrampicata mai banale, tra placche compattissime e qualche breve tratto strapiombante. Stupende sono le due lunghezze di 6b+ intermedie ed il penultimo tiro della via con panorama di tutto rispetto.

Il primo tiro si articola su un lieve traverso in aderenza da sinistra verso destra, su roccia ottima e senza troppe difficoltà tecniche sino a raggiungere i 2 spit della sosta. (5b).

La seconda lunghezza segue la falsa riga della precedente, con arrampicata divertente in aderenza su gocce. (5b).

Il terzo tiro richiede decisione e rapidità di movimento, essendo il più “fisico” di tutta la via. Arrivati sotto il tetto si riposa quanto basta per affrontare l’asperità e con passi atletici lo si rimonta. Le prese sono comunque buone e lo sforzo è abbastanza contenuto. La parte superiore del tiro procede tranquilla fino alla sosta. Il tetto è scalabile anche in A0 senza difficoltà. (6a+ oppure A0).

La quarta lunghezza rimonta un muretto grigio verticale molto aderente dove lo spostamento di equilibri fa la differenza tra le imprecazioni e la chiusura in scioltezza. (6a).

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Spoiler: Umberto all’uscita della via.

La quinta lunghezza parte facile su placca tanto appoggiata quanto anonima per poi terminare con 6 metri di muretto grigio abbastanza difficile da decifrare. Alla sua base l’impressione che si ha è che la linea più logica da seguire sia proseguire stando quanto più a destra possibile fino a quasi la sua sommità, per poi traversare a sinistra e rimontarlo. In realtà il traverso da destra a sinistra è tutt’altro che semplice e richiede molta resistenza e precisione nei movimenti. La soluzione migliore è quella di procedere dritti per dritti tralasciando la crepa sulla destra. In questo caso l’arrampicata è più lineare ed elegante e consente l’uscita dalla difficoltà con meno passaggi e più energie (6b oppure A0).

Il sesto tiro è secondo noi il tiro chiave della via, nonostante molte relazioni attribuiscono tale etichetta alla lunghezza successiva. La costanza nella difficoltà e l’asperità del singolo di 6b+ rendono il tiro veramente bello e divertente. Data la vicinanza delle protezioni si può decidere di salire in artificiale in caso di non riuscita in libera. Il traverso ad inizio lunghezza vale tutto il giro, è bastardo e non ti regala nulla, se non la soddisfazione di averlo superato. Da qui alla sosta ci sono altri 15 metri comodi di arrampicata su bellissimo muretto strapiombante che concede a chi li cerca, tutti i resting necessari per recuperare le energie tra un passaggio boulderoso e l’altro. (6b+ oppure A0).

La settima lunghezza ricalca le orme della precedente, arrampicata sempre di attenzione e di ricerca del migliore equilibrio possibile per non spendere troppe energie e non sentirsi sempre in tiro. Rispetto al sesto tiro le difficoltà sono leggermente inferiori se si riesce a leggere bene i passaggi chiave, per tutti gli altri è comunque (non) arrampicabile in A0. (6b/6b+ oppure A0).

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Simone superata l’asperità del 7° tiro.

L’ottava lunghezza è un zigzag tra un albero e l’altro, tra zone erbose e rocciose. La difficoltà più grande è recuperare le mezze corde una volta giunti alla sosta. (5c/6a).

Le meraviglie del nono tiro sono indescrivibili. Meravigliosa è la roccia, meravigliosi sono i buchi erosi dall’acqua, meravigliosa è la linea, meravigliosa è l’esposizione e meraviglioso è il panorama. E’ un tiro indescrivibile, assolutamente da goderselo in intimità. (6a).

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Simone sul 9° tiro.

L’ultima lunghezza è lì solo perché calarsi dalla via risulterebbe difficoltoso. Non avvalora la via in sè, ma l’ideale di raggiungere la vetta. (5b).

La via nel complesso è molto divertente e vale la pena salirla almeno una volta, soprattutto per coloro a cui piacciono le soste volanti. Il sesto, il settimo ed il nono tiro sono quello che ogni arrampicatore cerca.

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