Vigolana – La Madonnina

Manuel, come al solito, mi diede carta bianca sul progetto. Decisi di andare sulla Vigolana, per tentare la salita alla Madonnina. La Madonnina è uno sperone di roccia che si erge per circa 50-60 metri sopra il bivacco della Vigolana, visibile perfino da Trento. E’ proprio questa sua peculiare visibilità che lo impresse nella mia mente da bambino quando le prime volte alzavo lo sguardo verso le vette che mi circondavano. E’ un sogno che si avvera, era da tanto che nelle mie fantasie mi vedevo virtualmente in cima a quel dente solitario, e oggi avrei provato a realizzarlo. Entusiasta della scelta programmai la partenza alla mattina, ore 8:30. Il giorno dopo alle 9:00 eravamo al parcheggio del rifugio Paludei per la partenza, zaini in spalla, corde e moschettoni, pranzo al sacco. L’avvicinamento alla roccia non è il più comodo, camminiamo per 3 ore tra mutevoli paesaggi montani, dalle strade bianche bianche dei boschi a valle, fino ai canaloni di frane passate, per giungere dopo 1000 metri di dislivello alla nuda roccia della base della parete finale della Vigolana posta a 2030 m.s.l.m.

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La Madonnina a sinistra del bivacco.

Qui il paesaggio sulla valle dell’adige e sull’alta valsugana è indescrivibile. si vedono distintamente sia Trento che i laghi di Levico e Caldonazzo, la Marzola in tutta la sua lunghezza e più a nord le cime del Brenta. Pranziamo al bivacco, piccolo ma ospitale e studiamo visivamente la via che parte a non più di 20 metri di distanza dal punto ristoro. La via Normale è forse la meno logica, segnata come V con 5-6 spit vecchi come protezione, parte dul lato ovest e sale dapprima un enorme gradino di 10 metri sul quale si erge la punta della Madonnina. La giornata non è delle migliori, tira vento e in lontanaza verso la valle dei Mocheni si sentono tuoni. Ci prepariamo in fretta per la salita, prima che il temporale sopraggiunga. Decidiamo di dividere la salita in 2 tiri, il primo per oltrepassare il gradone di base, e il secondo per concludere, il tutto per non stressare troppo la corda che avrebbe strusciato su troppi spigoli. La roccia è ottima, solida, amica. Il tratto iniziale è boulderoso in uscita su vistosa crepa che prosegue orizzontalmente in capo alla roccia, sulla quale fare completo affidamento. Sono presenti 2 spit in questo tratto. Scavallato la difficoltà, un anello invita alla sosta. Recupero Manuel su comodissimo terrazzino e riparto all’attacco del tiro più impegnativo. Qui si prosegue su attrezzato diedro con crepa centrale fino ad una protezione a clessidra. Il passo chiave della via è questo: dalla clessidra un traverso verso sinistra di 4 metri porta sullo spigolo dello sperone il quale va affrontato su un passaggio di V, per poi rientrare 5 metri sopra la clessidra con un traverso verso destra. E’ il punto più divertente ed esposto della salita che si conclude con altri 10 metri di facile arrampicata fino all’anticima dove si trova il secondo anello di sosta e quello di calata. La cima vera è propria si trova 5 metri più in alto. non difficile da raggiungere, dove è posta una madonnina di ferro che è possibile ruotare nella direzione desiderata. Si dice che se girata verso la propria casa, porti bene. Ammiriamo il panorama, avvalorato dalla visione del bivacco sottostante e scendiamo con una doppiache arriva quasi giusta in fonda sulla parete nord.

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Dopo un ultima sosta al bivacco ci camminiamo soddisfatti verso il rifugio Casinei, passando per la cima vera e propria della Vigolana, il Becco di Filadonna, posto a 2143 metri di quota. Inizia a piovere e ci affrettiamo a scendere. La pioggia non dura più di 5 minuti e torniamo tranquillamente alla macchina completando il giro ad anello. Sebbene la lunghezza e le difficoltà non sono eccessive, la Madonnina offre un piccolo scorcio di alpinisco storico nei dintorni di Trento, una via da salire almeno una volta.

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