Oggi a Arco è proprio una bella giornata, il sole splende nel cielo senza alcuna nuvola all’orizzonte e, nonostante sia il 20 di Novembre, in parete si sta quasi in maniche corte. Ci troviamo a San Paolo per ripetere una delle ultime realizzazioni sulla parete: la “Via per Luca”, breve e con gradi contenuti. La linea è protetta a fix, chiodi e clessidre ma è necessario integrare qua e là perché alcuni tratti sono stati lasciati volutamente sprotetti.
Il primo tiro è estremamente breve e risale il muretto compatto che si sviluppa oltre la scritta blu che identifica la via. Il muro è caratterizzato da fonde fessure che rendono l’arrampicata divertente e piacevole. Solo il primo passaggio potrebbe risultare un po’ più difficile rispetto al seguito: qui infatti le prese per le mani sono meno marcate ed i piedi rimangono in aderenza a parete. Raggiunte le fessure si procede facilmente in direzione di un fix che si lascia sulla destra per raggiungere il largo terrazzino sopra il quale, oltre le radici di un arbusto, è presente un anello su cui poter sostare. A rinforzo, poco sopra, c’è anche un vecchio chiodo a pressione. 15m, V.

Simone sul primo tiro, V.
La seconda lunghezza è la più impegnativa di tutto l’itinerario. Parte risalendo le roccette rotte oltre la sosta fino a giungere alla base di un pilastro strapiombante alla cui metà penzola un evidente cordone. L’arrampicata è fisica ma su buone prese, anche se a volte distanti tra loro, ed è spesso necessario bloccare ed allungarsi. Il passo per uscire in cima al pilastro è il più difficile e allo stesso momento difficilmente azzerabile: richiede una certa agilità. Per fortuna siamo solo all’inizio e le energie non dovrebbero mancare! Ci si trova così su di una bella placchetta compatta alla cui sinistra sale un diedrino obliquo e fessurato che può essere utilizzato per l’inserimento di protezioni rapide. Il diedro e la placca si chiudono all’altezza di un piccolo tettino dove ci si sposta verso la parete di sinistra raggiungendo una bellissima placca lavorata a fessure molto taglienti. Qui i cordoni piazzati attorno alle numerose fessure a parete indicano la linea da seguire. Senza grandi difficoltà si raggiunge un largo terrazzino dove, sulla parete opposta rispetto a quella appena salita, è presente una comoda sosta. Bella lunghezza su ottima roccia, nel complesso abbastanza impegnativa. 36m, VI.

Martina al termine della seconda lunghezza, VI.
Il terzo tiro oltrepassa una serie di roccette rotte per poi salire lungo un compatto muretto placcoso dove è ben visibile un piccolo tetto che lo taglia orizzontalmente. Raggiunta la base del muro lo si inizia a salire obliquando verso destra e seguendo la linea dettata da evidenti fix a parete. Arrivati al secondo si è in prossimità del tetto che si supera raggiungendo la fonda fessura orizzontale che ne caratterizza la parte superiore. Perpendicolarmente a questa prosegue un’altra fessura dove è facilmente inseribile un friend medio/piccolo. Con balzo atletico si rimonta con i piedi sulla fessura orizzontale e si procede con arrampicata più semplice sulla placca soprastante che culmina su di un piccolo terrazzino. Qui la via devia sul pilastro di destra dove è presente un cordone bianco. Superato facilmente anche questo si prosegue, con arrampicata discontinua, tra zone terrose e brevi tratti di roccia da verificare. Il lungo corridoio ricavato nel boschetto conduce alla parete successiva ed alla sosta su anello. 45m, VI-.

Simone sopra il naso del terzo tiro, VI-.
La quarta lunghezza prosegue a sinistra della sosta attraversando una zona caratterizzata da rocce rotte abbastanza precarie. Si punta verso una serie di arbusti evidentementi potati per permettere il passaggio. Oltre questi inizia un breve e facile diedrino che esce sulla destra. Qui un altro diedro, più verticale ma non per questo più difficile, conduce alla sosta posizionata attorno a 2 arbusti. Sebbene l’arrampicata non risulti mai impegnativa, la maggior parte della lunghezza risulta essere sprotetta ed è quindi necessario integrare con dadi e friends. 35m, V.

L’inizio della quarta lunghezza, V.
Il quinto tiro prosegue verso destra superando una serie di brevi e facili risalti per giungere ad una parete più verticale e caratterizzata da un pilastrino iniziale. Proprio questo, protetto da fix, presenta le difficoltà maggiori della lunghezza anche se nel complesso è ben fessurato. Una volta raggiunto il tronco, che determina anche la fine del pilastro e delle ostilità, si continua sulla placchetta che segue, su roccia da verificare, fino al raggiungimento del terrazzino di sosta. Prestare attenzione particolare in quanto l’ultimo tratto è sprotetto e difficilmente si riesce ad inserire qualcosa. 20m, V.

Martina al termine del quinto tiro, V.
La sesta lunghezza si fa strada attraverso la sequenza di blocchi che strapiombano oltre la sosta. L’arrampicata non risulta essere difficile ma si è sempre alla ricerca della roccia migliore e dei sassi più stabili in una zona decisamente frastagliata. Le protezioni, particolarmente nascoste, si notano solo dopo aver effettuato qualche passaggio, il che rende la linea di salita poco evidente. Come riferimento non allontanarsi troppo dalla verticale serpeggiando prima verso destra e poi verso sinistra per rientrare. Terminata la zona a balconcini si giunge alla base di una bella e compatta placca grigia proteggibile grazionìe ad un friend da inserire nella fessura che corre orizzontale. La placca si supera con passo iniziale atletico ed in seguito con movimenti di equilibrio fino alla sosta posta alla base della fessura finale. 35m, VI-.

La bella placca al termine della sesta lunghezza, VI-.
L’ultimo tiro continua nel facile diedro oltre la sosta che termina raggiunto l’evidente tettino. Qui, sulla destra, inizia una bella e larga fessura che ci accompagnerà quasi fino al termine della via. Il primo passo, per rimontare il tettino, è molto bello e sfrutta entrambe le pareti attraverso una sequenza di movimenti piuttosto logica. Oltre il tetto si continua a seguire la fessura che curva ora verso sinistra. Mano a mano che si sale questa diviene più comoda, grazie anche al lavoro dei piedi sulla placca sottostante. Con passo atletico si abbandona la fessura per dirigersi verso destra in direzione del culmine della parete che si raggiunge in breve tempo senza ulteriori difficoltà. 30m, VI/VI+.

Simone in uscita dall’ultimo tiro, VI+.
Via che alterna bei tratti di arrampicata a sezioni più anonime e spesso forzate. In generale però è una linea che ha un suo perché e che riesce a regalare qualche soddisfazione se non si hanno aspettative troppo elevate. Nonostante i gradi contenuti non è sicuramente da sottovalutare. La chiodatura è comunque buona nei tratti più difficili, da integrare altrove.