Kora

Dopo un maggio ed un inizio giugno assai piovosi, l’estate inizia finalmente a fare capolino e di conseguenza inizia anche la stagione in ambiente. Come prima via di quest’anno scegliamo di seguire la “Cavalcata Alta della Kora”, partendo dal Pilastro Dalai Lama con la via “Kora” e proseguendo poi lungo le torri sommitali. La partenza, come di consueto, è prossima all’alba così da poter sfruttare a pieno la tranquillità della mattinata ed essere avvolti dai suoni della natura.

Il primo tiro inizia lungo bella placchetta compatta con passo iniziale in aderenza ma con mani che accarezzano prese molto buone. Dopo alcuni metri la verticalità si fa meno marcata e si inizia un breve traverso verso destra per aggirare un mughetto poco sopra la verticale. Proseguendo ora diritti si affronta una paretina appoggiata corredata di cordoni a segnalare la linea da seguire i quali rendono la progressione piuttosto sicura. Le difficoltà per questo primo tiro sono oramai concluse ed in breve si raggiunge un secondo mughetto dove si prosegue brevemente verso destra fino ad un minuto terrazzino dove un cordone attorno a pilastro, rinforzato con chiodo, invita alla sosta. 25m, V+.

Simone lungo i primi metri della via, V+.

La seconda lunghezza continua lungo la rampetta che costeggia il canalino a destra della sosta. Terminata quest’ultima si traversa di poco verso sinistra per oltrepassare un secondo canale raggiungendo così la base di una bella placchetta. Al termine della rampa iniziale evitare di andare a destra verso il cordame a parete visto che fa parte della via “AUM”. La placca è molto bella e si vince attraverso arrampicata di movimento seguendo le fessure parallele che obliquano lievemente in direzione dello spigolo sinistro della parete. Particolarmente interessanti sono gli ultimi metri, maggiormente esposti, che culminano su largo terrazzino. Seguendolo lungo l’evidente camminatoio si raggiunge un grosso mugo dove si attrezza infine la sosta. 30m, V.

La linea della seconda lunghezza, V.

Ignorando ora il cordone sullo spigolo di destra, facente sempre parte della via “AUM”, si continua verso sinistra discendendo un paio di metri prima di attraversare un largo canale. Ci si trova quindi ai piedi di una bella parete lavorata e leggermente appoggiata dove si torna a salire in verticale seguendo i cordoni a parete che lungo questo tratto risultano inizialmente distanziati. Nonostante le difficoltà siano contenute prestare comunque attenzione visto che non è nemmeno facile proteggersi con materiale proprio. In prossimità del culmine della parete si piega verso destra, ignorando la sosta della via “Vecchie Tracce” sulla sinistra, seguendo i cordoni, ora generosi, che conducono nei pressi dello spigolo destro della parete dove è presente un evidente spuntone. Superato questo si rimontano gli ultimi balzi prima di raggiungere una coppia di chiodi dove si attrezza la sosta. 40m, IV.

Martina in arrivo alla terza sosta, IV.

La quarta lunghezza inizia con il passo più fisico della salita che vince la paretina leggermente strapiombante subito oltre la sosta. Si inizia quindi rimontando una serie di facili roccette fino a giungere alla parete principale che si supera con passo atletico e deciso. Le prese sono piuttosto storte ma in caso di necessità è presente un lungo cordone che permette l’azzeramento. Superate le difficoltà si raggiunge una piccola paretina sulla destra che porta dapprima ad un mughetto ed in seguito lungo una piccola crestina che si segue per qualche metro inizialmente discendendo verso sinistra e risalendo poi verso destra in direzione di un evidente cordone bluastro. Terminato il pilastrino finale si sosta sfruttando uno spuntone ed incastrando qualche friend lungo le fessure. 30m, V+.

L’inizio della quarta lunghezza, V+.

Poco entusiasmante è il quinto ed ultimo tiro che, attraverso una camminata verso destra lungo cengia erbosa, permette di raggiungere il sentiero da dove è possibile rientrare oppure proseguire lungo la “Cavalcata Alta della Kora”. Dalla sosta, seguendo gli evidenti cordoni, si disarrampica facilmente raggiungendo così l’inizio della cengia che si segue in direzione di un arbusto che si supera senza difficoltà finendo sulla seconda parte di cengia, questa volta più larga, che si addentra nel boschetto di destra. Si termina discendendo un paio di metri e raggiungendo così una larga terrazza dove un grosso masso con 2 fix consente di attrezzare l’ultima sosta. 40m, IV.

Martina lungo la cengia finale, IV.

Via simpatica su roccia molto buona. Alterna tratti verticali a sezioni di collegamento che, tuttavia, non disturbano più di tanto la progressione. Le protezioni lungo tutto il percorso sono generose ed abbondanti e raramente è necessario integrare con ulteriore materiale. Le difficoltà sono contenute, sono infatti pochi i passi che impegnano veramente. Nel complesso una via piacevole, buon concatenamento con i torrioni soprastanti.

Super Barbiere

Un paio di anni fa avevamo già provato a salire il Terzo Apostolo attraverso la via “Cumbre” con scarso successo visto lo stato polveroso in cui vigeva all’epoca. A dire la verità non sarebbe stato nemmeno l’unico fallimento di giornata visto che neanche la “seconda scelta” si era rivelata essere azzeccata. Torniamo oggi alla base della parete per approcciare però un altro itinerario: “Super Barbiere” che si inerpica poco più a sinistra rispetto la “Cumbre”.

Il primo tiro inizia poco più a destra del centro del pilastrino che antecede la parete principale seguendolo per tutta la sua interezza fino al culmine. Si parte poco a sinistra della scritta che identifica la via muovendosi in direzione di vecchi chiodi. La linea è evidente anche se non proprio lineare serpeggiando qua e la alla ricerca della via più facile da arrampicare lungo il bel muretto verticale e compatto. I movimenti sono spesso in aderenza su buone ma piccole prese e solo qualche passo più fisico quà e là spezza il ritmo. Verso metà tiro si raggiunge la base di uno strapiombetto che si costeggia verso destra fino a rimontarlo con passo deciso. Questo è il tratto chiave del tiro che si vince atleticamente sfruttando le buone prese sommitali. La roccia sotto il tetto non è bellissima, fare quindi attenzione lungo quella sezione. Superate le difficoltà si continua lungo il muro che piano piano si adagia in vista del termine del pilastro. Qui si passano una serie di facili terrazzini, caratterizzati da roccia poco solida, che portano direttamente alla comoda sosta su 2 fix da attrezzare. 40m, VI.

Il muro verticale della prima lunghezza, VI.

La seconda lunghezza prosegue verso sinistra dirigendosi alla base del pilastro posto a sua volta a sinistra di un evidente placconata dove passa la via “delle Anguane”. Dalla sosta si traversa fino ad abbandonare il pilastro del primo tiro ritrovandosi così sulla paretina soprastante un grande strapiombo. Qui si continua procedendo lungo terrazzini erbosi, facendosi spazio tra qualche arbusto fastidioso nella parte iniziale, fino a raggiungere una placca compatta che si sale verticalmente con l’ausilio del caminetto di destra. Si giunge così sulla larga cengia che separa la parete principale e la si segue camminando verso sinistra in direzione di un grosso masso incastrato. Si rimonta quest’ultimo aggirandolo e si sosta su fix uniti da cordone in prossimità dello spigolo del pilastro. E’ possibile evitare il traverso iniziale rimontando direttamente sulla cengia oltre la sosta e seguendola senza difficoltà rilevanti (II) fino alla sosta. 25m, IV+.

Il traverso del secondo tiro, IV+.

Il terzo tiro attacca il muretto oltre la sosta arrampicando attraverso fasce rocciose compatte ma spesso intervallate da numerosi ciuffi d’erba che però non disturbano più di tanto la progressione. La linea da seguire è comunque evidente grazie ai numerosi fix e chiodi a parete. Il passo chiave del tiro, e dell’itinerario, si trova anche questa volta verso metà lunghezza dove è necessario superare un’orecchia strapiombante. Questa si vince rimanendo quanto più possibile alla sua destra e raggiungendo la bella fessura verticale che la solca nella parte posteriore, nascosta alla vista. Un passo bello atletico permette di rimontare sul terrazzino soprastante dove inizia una stupenda placconata che si sviluppa leggermente verso sinistra fino alla sosta. Qui l’arrampicata è puramente di aderenza con i piedi spesso a spalmo e le mani ad equilibrare la progressione. Si giunge infine alla sosta aerea posizionata al di sopra di un minuto terrazzino roccioso. 25m, VII-.

Martina lungo la bella placca finale del terzo tiro, VII-.

La quarta lunghezza è molto brutta sia per la qualità della roccia sia per la vegetazione che disturba prepotentemente l’arrampicata. Dalla sosta si traversa verso sinistra seguendo una simil-rampetta che si verticalizza solo nel tratto finale dove è presente un passaggio di non immediata risoluzione per raggiungere i mughetti soprastanti. Si passa a sinistra rispetto al masso che gli antecede e che viene in seguito sormontato per completare il traverso verso destra che porta ad una prima terrazza. Il traverso è costantemente disturbato dalla presenza dei mughi soprastanti che strusciano lungo il viso, le braccia ed il collo, ma di cui non è possibile fare a meno visto che sono anche le uniche “prese” a nostra disposizione. Raggiunta la terrazza si prosegue lungo le roccette rotte ed il canalino a destra di essa che conducono, attraverso passo non semplice, ai fix di sosta poco sopra su terreno detritico. 25m, IV+.

L’inizio della quarta lunghezza, IV+.

Il quinto tiro prosegue senza emozioni particolari risalendo l’evidente rampa appoggiata che canaleggia oltre la sosta. Qui il fondo detritico costringe a passi ballerini e non è raro vedere rotolare sassi di varie dimensione verso valle. L’arrampicata risulta essere comunque semplice ed in poco tempo si raggiunge una strozzatura laddove la parete si verticalizza leggermente. Si risale lungo il camino lottando con gli arbusti che lo popolano e con la fragilità della roccia. Terminato questo ci si trova su di un ampio terrazzino pendente che si abbandona sterzando in maniera netta verso destra puntando all’evidente diedro verticale protagonista della prossima lunghezza. Prima di raggiungerlo si sosta però su due fix posti su masso al di sopra di un terrazzino circondato da mughetti che si raggiunge con non poche difficoltà aggrappandosi a quello che c’è a disposizione. 50m, III.

La rampa del quinto tiro, III.

La sesta lunghezza segue nella sua interezza l’evidente diedro a destra della sosta. Questo si raggiunge traversando leggermente attraverso semplici terrazzini. Si arrampica, nella prima parte del diedro, sfruttando entrambe le pareti laterali fino a che un canale conduce ai piedi di un grosso masso incastonato con cordone penzolante. Si sale ora sulla parete di destra alla cui base è presente un chiodo a protezione del passo iniziale. Dopo un paio di metri ci si trova di fronte al masso che si supera rientrando nel diedro con movimenti in aderenza spingendo in opposizione su entrambe le pareti. Superato un risalto si prosegue con arrampicata sempre in aderenza all’interno del piacevolissimo diedro che in poco tempo conduce su di un terrazzino dove si sosta. 30m, IV+.

Il bel diedro della sesta lunghezza, IV+.

Il settimo tiro traversa brevissimamente verso destra per raggiungere lo spigolo del tiro finale. Dalla sosta si risalgono i grossi massi di destra che formano una stretta cengia che si segue fino al termine. Lungo il tragitto si passa una linea di fix che corre verticale e che si ignora visto che fa parte della via “Delle Anguane”. Il fix più basso può essere comunque utilizzato per proteggersi visto che, oltre a questo, il tiro è sprovvisto di ulteriori protezioni e non è facile integrare. Mano a mano che si traversa la cengia questa diviene più larga raggiungendo il punto più ampio proprio in corrispondenza della sosta sita a sinistra del bordo della parete. 10m, III.

Il traverso della penultima lunghezza, III.

L’ultima lunghezza è senza ombra di dubbio la più bella della salita ed una vera perla in questo angolo di dolomiti. Risale lo spigolo della parete nella sua interezza, con esposizione notevole, su roccia maestosamente lavorata. A differenza dei tiri precedenti qui le protezioni sono molto più distanziate richiedendo, in alcuni tratti, decisione nei passaggi e testa libera. Dopo i primi metri si giunge nei pressi di una nicchia dove è presente una sosta intermedia che può essere tranquillamente saltata. Una bellissima lama condue ad una lunga placconata che si segue con passi in aderenza in direzione dello spigolo destro, leggermente erboso, che si abbandona immediatamente per traversare verso sinistra qualche metro. Superato un leggero strapiombetto si prosegue verticalmente per gli ultimi metri fino a giungere in vetta dove si oltrepassa qualche mughetto e si sosta su grosso masso. 45m, V+.

Martina al termine della via, V+.

Via che alterna tiri davvero belli, come il terzo o l’ultimo, a lughezze più brutte, detritiche, erbose e su roccia non sempre ottima. Belli sono anche il camino del sesto tiro e la prima lunghezza. La chiodatura è buona lungo la porzione inferiore dell’itinerario, ottima nei primi due tiri chiave. La parte superiore è invece meno attrezzata con runout notevoli soprattutto lungo l’ultimo tiro, che da solo merita la salita, dove, sebbene le difficoltà siano limitate, l’esposizione si fa sentire. Nel complesso una via che si lascia arrampicare e tutto sommato ingaggiante e divertente se non si è troppo esigenti!

Dedicata a Sergio e Carla

Con il meteo minaccioso sia sulle catene delle Dolomiti Orientali che su quelle Occidentali ci dirigiamo verso le Piccole Dolomiti, per la precisione a Campogrosso. La giornata di sabato si preannuncia particolarmente calda e così decidiamo di svegliarci presto ed affrontare la via “Dedicata a Sergio e Carla”, sul Primo Apostolo, quando il sole scalda meno. La via è composta da 7/8 tiri, in base a come si decide di approcciare il tratto finale, di lunghezza contenuta.

Il primo tiro segue inizialmente la rampetta che si sviluppa verso sinistra con arrampicata delicata vista la qualità della roccia non ottima e le poche prese marcate a disposizione. Si procede dunque in equilibrio fintanto che non si raggiunge un cordoncino, abbastanza malmesso, sul tettino di destra. Qui si inizia ad approcciare il tetto in maniera più diretta spostandosi sulla verticale dell’assicuratore sottostante. Lo strapiombo costringe ad un paio di movimenti fisici su prese non entusiasmanti che conducono al di fuori delle difficoltà al di sopra di una netta cengia detritica dove non è raro far cadere sassi anche di modeste dimensioni. Terminata la cengia sono presenti due fix su cui poter attrezzare una comoda sosta. 18m V+.

Simone sulla prima lunghezza, V+.

La seconda lunghezza riparte raggiungendo senza difficoltà rilevanti lo spigoletto sinistro della paretina leggermente strapiombante oltre la sosta. Qui è presente la sequenza di movimenti chiave dell’itinerario lungo piccole lame e tacche minute. Molto bello è il primo passaggio che si vince con un incrocio tecnico sulle tre lame consecutive. Raggiunta la terza si rinvia e si studia il passaggio successivo, visto che è la più comoda ed accogliente. Una solida placchetta compatta si interpone tra noi ed il termine delle difficoltà. Qui le prese sono minute, appena accennate, ed i piedi e l’equilibrio giocano un ruolo fondamentale per rimanere attaccati alla parete. Ci si sposta leggermente verso destra fino a rimontare una piccola cengetta con bei buchi per le mani che consentono di raggiungere il muretto più semplice che in breve conduce in prossimità di un canalino sulla destra. Sebbene il muretto sia bello compatto l’uscita non è altrettanto bella e si svolge lungo pianoro erboso difficile da rimontare. Il consiglio è quindi quello di entrare nel canalino e raggiungere la terrazza di sosta tramite questo. 20m, VI+.

Il passo chiave della seconda lunghezza, VI+.

Il terzo tiro prosegue oltre la sosta lungo muro verticale che si sviluppa prima a sinistra e poi a destra per evitare un piccolo tettino. I primi metri risultano essere quelli più ostici visto che la verticalità è maggiore. Come supporto alla progressione è possibile utilizzare il pilastrino di sinistra che consente di scaricare bene il peso sui piedi grazie ai buoni appoggi. Superati i primi metri si prosegue seguendo l’evidente linea di fix a parete con arrampicata più semplice fino a giungere ai piedi di una larga cengia, anche questa particolarmente erbosa, difficile da risalire. Qui infatti è necessario aggrapparsi letteralmente ai ciuffi d’erba per poterla rimontare. Una volta al di sopra ci si sposta verso destra dove si sosta all’interno di una nicchia. 25m, V.

L’inizio del terzo tiro, V.

La quarta lungheza è particolarmente brutta in quanto si svolge quasi esclusivamente lungo terrazze erbose. Dalla sosta si rimonta per pochi metri il muretto a sinistra della nicchia di sosta uscendone poi verso destra e rimontando il primo terrazzino. Inizia ora un traverso ascendente verso sinistra costantemente con i piedi e le caviglie in mezzo all’erba e le mani in appoggio sulla roccia ad accompagnare la progressione. Oltrepassato un alberello molesto si continua ancora verso sinistra fino a raggiungere un ultimo canalino che porta alla sosta. Invece di risalire il canale è possibile rimanere sul pilastrino di sinistra che ospita roccia compatta ed offre un valido stacco all’arrampicata vegetale. 20m, IV.

L’erboso traverso della quarta lunghezza, IV.

Il quinto tiro torna a salire lungo roccia e parete verticale affrontando un’altra sezione bella sostenuta. Dalla sosta ci si sposta un paio di metri verso sinistra per giungere ai piedi di un bel muretto che si segue diritti per diritti fino a che non inizia a strapiombare leggermente. Qui il passo chiave che riporta verso destra con movimenti fisici e di resistenza su prese da ricercare. La continuità del tiro viene spezzata solamente verso il termine dello stesso dove si rincontrano i terrazzini erbosi e la progressione scema in gogliardiche ribaltate aggrappandosi a ciò che è disponibile: ciuffi d’erba, terriccio e qualche roccetta in prossimità della sosta. 15m, VI.

Martina al termine del quinto tiro, VI.

La sesta lunghezza inizia risalendo lo zoccolo erboso di destra che forma una rampetta ascendente. Si segue questa giusto qualche metro fino a giungere al di sotto della verticale di una linea di fix che indica il tragitto da seguire. La placconata che si apre è molto bella e costringe a movimenti d’equilibrio nella parte inferiore mentre più in alto si sale più la verticalità si fa sentire fino a strapiombare leggermente. Qui l’aderenza lascia spazio a passaggi più fisici ma su prese nette. Il tiro è molto continuo: sono infatti rari se non nulli i momenti dove è possibile rifiatare un po’. Al termine della placca ci si sposta leggermente sulla destra fino a ricollegarsi con la via “Spigolo Faccio” e si sosta su una coppia di fix uniti da cordoncino. 20m, V+.

Martina lungo l’impegnativo muretto finale del sesto tiro, V+.

Da qui è possibile scegliere di proseguire uscendo dalla via “Spigolo Faccio” oppure proseguire verso sinistra lungo terrazza detritica ed erbosa per poi risalire verticalmente ricongiungendosi nuovamente in seguito. Noi abbiamo optato per la prima opzione visto che a primo acchito il traverso non ci ispirava molto dato che passa attraverso una serie di mughi piuttosto chiusi. Di seguito descriviamo quindi l’uscita dalla via “Spigolo Faccio”.

Il settimo tiro, l’ultimo veramente verticale, prosegue al di sopra della sosta cercando di individuare la linea dettata da chiodi arancio che si susseguono all’interno dello spigoletto di destra. Prestando attenzione all’attrito delle corde ci si destreggia tra gli ultimi terrazzini: profeti della vicinanza della cresta. In breve si raggiunge la cima e si sosta a fianco dei mughetti su golfaro. Il tiro nel complesso è molto facile e non presenta difficoltà particolari, attenzione solo alla roccia che a tratti non è ottima. 30m, IV.

Gli ultimi metri prima della cresta, IV.

Una volta raggiunta la cresta la via è fondamentalmente terminata, rimangono solo tre piacevoli e facili crestine da affrontare prima di raggiungere la traccia tra i mughi che riporta al sentiero di arroccamento. Sebbene le difficoltà siano limitate, l’esposizione non è indifferente. Meglio non rischiare e rimanere legati. La prima cresta va salita e ridiscesa dalla parte opposta. Le due creste sccessive vengono invece superate rimanendo bassi e facendo una specie di slalom tra esse. Sul tragitto, non facilmente proteggibile altrimenti se non la discesa dalla prima cresta, è presente un solo chiodo. 25m, II.

Simone lungo i primi metri della cresta, II.

Via con alti e bassi, alcuni tiri sono davvero belli su roccia solida e con passaggi meritevoli, altri invece lasciano un po’ a desiderare dove i protagonisti sono l’erba e l’instabilità. Nel complesso però l’ingaggio non manca se non si è troppo esigenti!

I segreti del Baffelan

Per la festa della Repubblica ci dirigiamo verso Campogrosso intenti a salire una via sul Baffelan. Due anni fa avevamo già tentato di scalare questo monte ma una sonora lavata ci aveva costretti alla resa e alla calata. Visto che questa volta il meteo sembra reggere decidiamo di salire attraverso la via “I segreti del Baffelan”, quella forse con lo sviluppo maggiore tra quelle presenti.

Il primo tiro sale lungo uno stretto pilastrino compatto fino a raggiungere un breve terrazzino che porta alla placconata principale della lunghezza oltre la quale si sosta. Il pilastro iniziale è molto verticale e si approccia da destra a sinistra seguendo gli evidenti chiodi a parete. I movimenti sono principalmente di equilibrio, visto che la maggior parte delle prese sono stondate, e particolarmente soddisfacenti. Usciti dal pilastro si raggiunge la placca principale che si affronta diritta per diritta per il primo tratto fino ad una lama orizzontale che invita ad una breve traversata verso destra prima di tornare nuovamente a salire in verticale. Poco prima del traverso sono presenti i passi più difficili della sezione, quelli per giungere alla lama, che costringono a brevi movimenti in equilibrio ed allungo. Il traverso si svolge su buoni appoggi per i piedi ed ottima lama per le mani mentre gli ultimi metri superano facili roccette laddove la roccia si appoggia. 32m, V.

Simone lungo il primo tiro, V.

La seconda lunghezza segue il breve canale che si sviluppa oltre la sosta rimanendone sulla bastionata di destra dove la roccia è più sana. Questo impatta quasi subito contro i mughetti soprastanti costringendo ad un traverso verso sinistra per evitarli. Qui i piedi camminano lungo terrazzamenti erbosi mentre le mani seguono le prese nella roccia fino a che questa termina. Aiutandosi goffamente con i ciuffi d’erba pungente ai lati dei terrazzini li si risale obliquando leggermente verso sinistra puntando alle brevi sezioncine rocciose che permettono qualche passo che assomigli di più alla classica arrampicata. Senza ulteriori difficoltà si raggiunge la base della parete successiva dove si sosta agevolmente. 23m, III.

La parte rocciosa della seconda lunghezza, III.

Il terzo tiro si sposta a destra della sosta per raggiungere la base di un camino che si segue fino al termine. I primi metri, tuttavia, si svolgono lungo la placchetta che sale subito a sinistra di questo. Qui l’arrampicata è agevole e divertente grazie alle buone prese e clessidre che si susseguono lungo il tratto ed al fatto che la parete è leggermente appoggiata. Si entra nel canale circa a metà dove si restringe un po’ ed è quindi possibile iniziare a sfruttare le pareti laterali per la progressione. Al termine del camino si continua lungo il muretto grigio che conduce, in obliquo verso destra, ad un pilastro staccato che si segue in cresta fino al termine dove muta in comoda cengia. Qui è presente la sosta. 22m, V.

Martina lungo il bel muro del terzo tiro, V.

La quarta lunghezza ospita il primo dei due passi chiave dell’itinerario. Si parte spostandosi a destra rispetto alla sosta in direzione del primo dei due cordoni visibili. Raggiunto questo si inizia a salire verticalmente lungo la paretina chiusa da pronunciato tetto. Superati agevolmente una coppia di chiodi si raggiunge proprio il tetto che si vince aggirandolo verso destra con arrampicata comunque fisica in quanto per oltrepassare lo spigoletto di destra bisogna prima rimontare un breve muretto leggermente strapiombante su prese tutto sommato buone. Molto bello ed esposto è il passo successivo che rientra verso sinistra al di sopra del tetto e continua verticalmente lungo il muretto che conduce al terrazzino di sosta. 20m, V+.

Martina in uscita dal passo chiave della quarta lunghezza, V+.

Il quinto tiro continua in verticale oltre la sosta obliquando costantemente verso sinistra fino alla sosta successiva. L’arrampicata si svolge sempre lungo muretto appoggiato che forma un susseguirsi di risalti molto ben manigliati e facili da risalire. Nonostante le protezioni a parete non siano immediatamente visibili la linea da seguire risulta evidente in quanto la fascia rocciosa forma un corridoio stretto dalla vegetazione di sinistra e dal canale sassoso di destra. Le difficoltà limitate rendono questo tiro “rapido” ma allo stesso tempo godibile visto che la roccia è compatta. Solo qualche sasso mobile verso il termine richiede un po’ di attenzione. 30m, III+.

Le roccette finali della quinta lunghezza, III+.

La sesta lunghezza inizia sulla falsa riga della precedente, risalendo i risalti rocciosi lungo muretto ora più verticale. Anche la linea è più diritta e curva solamente al raggiungimento di una nicchia gialla costituita da roccia poco sana. Questa viene aggirata verso destra, anche qui su roccia da verificare, dove si raggiunge la base di una rampetta ascendente. Si segue quest’ultima verso sinistra oltrepassando una coppia di chiodi e raggiungendo il termine dove si abbandona in favore della parete di sinistra che, appoggiandosi ulteriormente, tende a formare ancora qualche breve risalto lungo terrazzini erbosi prima di giungere in sosta. 30m, IV+.

Simone lungo il muretto appoggiato della sesta lunghezza, IV+.

Il settimo tiro è estremamente breve ed anonimo. Inizia risalendo il muretto dove è posta la sosta per poi giungere ad una sezione caratterizzata da ulteriori terrazzamenti erbosi chiusi lateralmente dai mughi. Arrangiandosi con quello che c’è a disposizione si rimontano precariamente e si raggiunge la sosta su di un muretto poco prima della parete successiva. 16m, IV.

L’ottava lunghezza è bella e si svolge principalmente lungo diedro. Dalla sosta si risalgono le ultime facili roccette fino alla base della parete principale che si approccia salendo a sinistra rispetto alla grande orecchia staccata e ben visibile. Oltre l’orecchia inizia il diedro spezzato in due parti ed intervallato da breve muretto verticale. Il primo diedro ospita, sulla parete di sinistra, una bella placca compatta che può rappresentare una buona alternativa in aderenza ai classici movimenti da “diedro” visto che sia questa che il diedro accolgono un paio di chiodi. Comunque si scelga si giunge nell’intermezzo dove un altro chiodo precede di poco l’ingresso nella seconda parte del diedro questa volta più verticale e frastagliato. La prima sezione è semplice grazie ai molteplici appoggi ed alle buone prese mentre più complessa è l’uscita sulla cengia soprastante. L’ultimo tratto costringe infatti ad una serie di movimenti fisici, su buone prese per le mani e piedi in aderenza, lungo diedro appena strapiombante visto che la paretina di sinistra spancia leggermente. Usciti dalle difficoltà si affronta un ultimo breve muretto prima di spostarsi verso destra per seguire i terrazzini che conducono alla sosta. 35m, V+.

Simone sull’ottava lunghezza, V+.

Il nono tiro si svolge in traverso verso sinistra per aggirare la fascia vegetativa soprastante. La linea è evidente ed è dettata da numerosi cordoncini e chiodi, almeno per quanto rigurada il primo tratto. Si inizia abbandonando la nicchia di sosta oltrepassando prima un cordoncino bianco ed in seguito uno nero fino ad aggirare lo spigoletto e ritrovarsi alla base di una rampetta dove una coppia di chiodi invita a proseguire qualche metro in verticale. Raggiunto il secondo si torna in traverso sempre a sinistra e, superato qualche pilastrino, si giunge in vista della sosta su grosso pinnacolo. Per raggiungerla è necessario superare un canalino rimanendo belli alti dove la roccia è migliore. Questo secondo tratto del traverso è difficilmente proteggibile e in alcuni punti la roccia non è sana, prestare quindi particolare attenzione. 30m, V.

Martina in arrivo alla nona sosta, V.

La decima lunghezza prosegue verticalmente oltre il pinnacolo di sosta mantenendo la sua sinistra. La linea non è immediatamente visibile ma appena si sale qualche metro è possibile intravedere i primi chiodi con cordoncini. Dopo i primi metri su buona roccia compatta si entra in un terreno più scosceso. Qui l’arrampicata si svolge prevalentemente lungo terrazzini erbosi dove la roccia è presente solo parzialmente grazie alla fascia di destra dove sono inseriti i chiodi e le varie protezioni. La qualità è comunque scarsa e la solidità è da prendere con le pinze. Al termine dei terrazzini è presente la sosta sulla sinistra. 28m, IV+.

Gli ultimi risalti al termine della decima lunghezza, IV+.

L’undicesimo tiro riparte oltre la sosta aggirando verso sinistra l’ultima fascia rocciosa presente su terreno particolarmente scosceso. Oltre questa si prosegue ancora lungo terrazzini erbosi particolarmente ostici in quanto per la progressione bisogna arrampicarsi con quello che c’è: labili radici, ciuffi d’erba pungenti, unghie nel terriccio… Si continua con arrampicata maccheronica zigzagando seguendo la traccia che si sviluppa disegnando una saetta e toccando lungo i vertici le poche fasce rocciose dove sono inseriti i chiodi a protezione della salita. In vista della sosta si aggira l’ultima zolla verso sinistra per raggiungere il comodo terrazzo finale. 29m, IV.

Simone in partenza all’undicesimo tiro, IV.

La dodicesima lunghezza torna finalmente a svilupparsi lungo roccia solida e sana per tutta la sua lunghezza. Dalla sosta si rimonta il muretto obliquando verso sinistra in direzione del chiodo adiacente lo spigolo della parete. Si continua ora in verticale fino quasi a metà lunghezza dove piano piano si inizia a spostarsi verso destra in direzione di una coppia di nicchie. Gli ultimi metri rimontano una coppia di bei pilastrini molto godibili fino a che sono stretti dalla vegetazione. Qui un ultimo passo deciso verso destra, sovrastando le radici di un mughetto, conduce al terrazzo di sosta dove, nella nicchia di destra, è visibile la scatoletta contenente il libro di via. 30m, IV.

Gli ultimi metri prima della sosta, IV.

Il tredicesimo tiro prosegue fino a raggiungere la cresta del Baffelan con arrampicata divertente e su buona roccia. Inizia risalendo brevemente il caminetto a destra della nicchia uscendone sulla parete di destra aggirando lo spigoletto. Da qui, per evitare il canale detritico di destra, si inizia ad obliquare verso sinistra lungo muretto appoggiato vincendo, di tanto in tanto, qualche breve risalto. Giunti in prossimità della cresta la parete spiana completamente e si inizia ad incamminarsi verso destra in direzione del fittone di sosta. 30m, IV+.

Martina arriva sulla cresta del Baffelan al termine del tredicesimo tiro, IV+.

L’ultima lunghezza si limita a seguire la cresta fino a che si incontra il sentiero della normale del Baffelan. Dopo aver rimontato il muretto di sosta si prosegue salendo e scendendo i pulpiti che formano la cresta. L’arrampicata è semplice ed in breve si raggiunge il sentiero dove si sosta a piacimento attrezzando uno dei massi presenti. 50m, II.

Lo sviluppo dell’ultima lunghezza, II.

Via a due facce: bella la parte inferiore dove ci si muove principalmente su roccia solida e verticale, mentre la parte superiore serpeggia alla ricerca di una verticalità che non sempre è presente ed è spesso necessario farsi largo con denti ed unghie attraverso terrazzini erbosi. Nel complesso la salita appaga se non si è troppo esigenti.

Via Predoni e Balossi

Stanchi dalle fatiche del giorno precedente ci dirigiamo verso la quinta torre del Tricorno per affrontare una vietta corta e dai gradi contenuti. La “Predoni e Balossi” attacca in prossimità dello spigolo destro della torre ed in sole 4 lunghezze di corda ne raggiunge la sommità dove, nebbia permettendo, è possibile osservare uno scorcio sul Pasubio e sui torrioni circostanti prima di calarsi e tornare a terra.

Il primo tiro è senza ombra di dubbio il più bello e meritevole di tutta la salita e l’unico con roccia veramente compatta e solida. Inizia risalendo lo spigolo roccioso a destra del torrione dove, poco in alto, è possibile scorgere un cordone nero particolarmente consumato dall’umidità della parete esposta a Nord, la quale garantisce comunque refrigerio anche durante le calde giornate estive. Dopo alcuni metri lungo lo spigoletto si raggiunge un secondo cordone più minuto e nascosto che si lascia sulla destra in favore della bella placchetta appoggiata che, obliquando leggermente a sinistra, conduce alla base di una parete decisamente più verticale dove è presente una possibile sosta su cordone nero attorno a clessidra. Questa si può tranquillamente evitare visto che il tiro è comunque breve e lineare. Dal cordone ci si sposta leggermente verso destra fino a raggiungere la verticale di una bella e larga fessura dove si torna a salire diritti per diritti. Prima di raggiungerla è possibile sfruttare un cornetto roccioso per proteggersi rapidamente con un cordone attorno prima di affrontare la sezione chiave del tiro e della via. Rimontati con i piedi sul pinnacolo si sfrutta il lato sinistro della fessura per alzarsi con i piedi sulla fessurina che taglia orizzontalmente la parete di sinistra e raggiungere così le belle lame poco più in alto. Ci si sposta ora lungo il pilastrino a destra della fessura che offre ottime prese ed appoggi. Seguendolo sino al culmine si trova infine la sosta su 2 fix uniti da cordone. Bella lunghezza, completamente sprotetta nel passo chiave e nella parte superiore dove è comunque sempre possibile inserire qualche friend a supporto della progressione. 28m, V+.

Martina lungo le belle placche del primo tiro, V+.

La seconda lunghezza riparte aggirando verso destra il pilastro di sosta entrando in un largo camino di cui si sfrutta prevalentemente la parete di destra che appare più solida e compatta. Mano a mano che si sale il camino si stringe leggermente fino a chiudersi verso il termine dove un cordone attorno ad un sasso incastrato costituisce l’unica protezione fissa della lunghezza. Si esce alla sua destra ritrovandosi così su terrazza pendente e terrosa che si segue in direzione di un pilastrino roccioso entrando in un canale che prosegue aggirando la parete principale (dove sono presenti evidenti soste appartenenti ad altre linee) lasciandola sulla sinistra. Risalendo il canale si incontra un cordoncino nero poco prima del fix di sosta rafforzato con cordone attorno a grosso pinnacolo. 28m, IV.

Simone al termine del camino della seconda lunghezza, IV.

Il terzo tiro prosegue a destra della sosta lungo rampetta appoggiata. Il passo più duro consiste nel superare il muretto iniziale per accedervi visto che spancia leggermente verso l’esterno. Superato questo si segue la breve rampa solcata da fessura sulla sinistra dove è anche presente un cordone per proteggersi. L’arrampicata è semplice ed in pochi movimenti si raggiunge il termine della fascia rocciosa dove la linea aggira lo spigolo della parete cambiando versante e proseguendo lungo i terrazzamenti erbosi senza particolari emozioni. Raggiunta la selletta che separa la quinta dalla sesta torre si torna su roccia per rimontare il breve zoccolo di sinistra al cui culmine è presente una comoda sosta. 19m, IV+.

La rampa iniziale del terzo tiro, IV+.

L’ultima lunghezza è piuttosto corta ma permette di raggiungere la cima del torrione. Dalla sosta si traversa verso sinistra aggirando nuovamente la parete per poi proseguire verticali fino al termine del tiro. Il primo traverso è delicato su roccia non ottima soprattutto per quanto riguarda gli appoggi per i piedi. Le mani si spostano invece a parete garantendo l’equilibrio. Aggirato lo spigolo sono visibili 2 cordoni che tracciano una linea verticale da seguire con bella arrampicata su roccia solida e prese marcate. Si raggiunge quindi senza difficoltà rilevanti la cima dove si sosta su catena attrezzata per la calata successiva. 18m, IV+.

Martina quasi in vetta, IV+.

Via corta di cui solamente la prima lunghezza fa veramente parlare di sè. Oltre questa la linea si svolge lungo roccia non sempre ottimale. Nel complesso buona se concatenata con qualcosa nelle vicinanze a completamento della giornata.

Via degli Ometti

Fine maggio, prima uscita di stagione in ambiente. Decidiamo di dirigerci verso il Pian delle Fugazze per incamminarci alle pendici del Monte Cornetto. Come prima linea su questa parete, a noi ancora sconosciuta, saliamo la “via degli Ometti” che si snoda principalmente lungo camini naturali. Ad avvalorare maggiormente la salita scegliamo di affrontare anche le due varianti: “Placca Aperta” e “Pilastro Meraviglioso” che aumentano leggermente le difficoltà effettive.

Il primo tiro inizia con un breve traverso verso sinistra che punta alla base del primo largo camino. Ci si entra rimontando un grosso masso e si prosegue al suo interno camminando su terreno detritico ed a tratti scivoloso. Passando al di sotto di un grosso sasso incastrato si raggiunge la seconda parte del camino, particolarmente umida al nostro passaggio nonostante non piovesse da giorni. Le difficoltà maggiori sono date proprio dal manto terroso che, bagnandosi, diventa melmoso e rende l’avanzamento difficoltoso. Nemmeno le pareti laterali del camino aiutano più di tanto visto che tutte le prese presenti sono svase e con l’umidità non c’è proprio grip. Raggiunto faticosamente il termine del camino non resta che rimontare sul terrazzino di sosta dopo un paio di metri in arrampicata finalmente verticale. Vista l’umidità incontrata sconsigliamo di approcciare questa via dopo forti piogge, lasciare almeno un paio di giorni perchè asciughi. 30m, III.

Simone prima di entrare nel camino del primo tiro, III.

La seconda lunghezza è piuttosto breve ma ospita qualche passaggio interessante. Si inizia a risalire il camino verticale oltre la sosta sfruttando entrambe le pareti con mani e piedi. Verso in termine del camino ci si sposta leggermente a destra per risalire gli ultimi metri fino al masso che lo chiude definitivamente. Da qui inizia un traversino verso destra protetto da 2 cordoni (quello più esterno può essere usato per azzerare) che, con passaggi fisici, porta ad un breve terrazzino prima che la parete torni a salire verticale. Ignorando il chiodo e le due maglie rapide, sulla placchetta principale, si punta al foro di sinistra dove è necessario infilarcisi dentro. Quest’operazione è tutt’altro che semplice visto che il diametro è piuttosto stretto e persone robuste rischiano seriamente di non passarci o rimanerci incastrati. La larghezza, dopo misure postume ed approssimative, potrebbe aggirarsi attorno ai 55cm scarsi. Usciti dal foro si sosta comodamente sopra larga cengia su cordone attorno a clessidra. 15m, V.

All’interno del camino del secondo tiro, V.

La linea originale segue ora il canale di sinistra, non molto interessante e particolarmente detritico, che nel giro di 3 brevi lunghezze conduce all’attacco del camino successivo. E’ possibile evitare questi tratti salendo la prima variante “Placca Aperta” che attacca direttamente sulla parete opposta alla sosta (soluzione che abbiamo seguito e consigliamo). Vista la lunghezza del tiro, che si ricollega all’originale direttamente alla base del camino, è consigliabile raggiungere la sosta ben evidente, tramite breve traverso verso destra, prima di iniziare a salire la placca.

Il terzo tiro risale quindi il muretto nero con roccia non ottima ma tutto sommato solida che migliora mano a mano che si sale. I primi metri ospitano le difficoltà maggiori ma superate quelle si prosegue con arrampicata più semplice fino al termine. Lungo la lunghezza numerosi sono i chiodi a parete che contribuiscono a rendere sicuro tutto il tratto. Proprio l’abbondanza di protezioni porta però ad un attrito eccessivo verso il termine del tiro, risolvibile allungandone più di qualcuna. Dopo i primi metri verticali si sterza leggermente verso destra per evitare i mughetti soprastanti raggiungendo così la lunga rampa finale che si dirige verso un evidente camino. L’arrampicata lungo gli ultimi metri è piuttosto tranquilla, senza passaggi degni di nota, visto che la parete tende ad appoggiarsi e a formare molti terrazzini. Poco prima del camino, sulla destra, si sosta su mugo. 50m, V+.

La bella placca del terzo tiro, V+.

Ci ricongiungiamo all’originale proseguendo lungo la quarta lunghezza che sale l’evidente camino fermandosi a metà. I primi metri continuano lungo gli ultimi terrazzini prima del camino senza difficoltà rilevanti. L’entrata nel camino, invece, presenta maggiori grattacapi con passo iniziale fisico su roccia da verificare. Una volta dentro si prosegue attraverso arrampicata più semplice sfruttando i numerosi appoggi che offrono entrambe le pareti laterali. Usciti dal primo tratto si entra in un secondo camino dove si predilige però la parete di destra che, con passaggi non proprio banali, permette di guadagnare lo spiazzo dove è attrezzata la sosta. 30m, IV+.

Martina nell’uscita dal camino della quarta lunghezza, IV+.

Il quinto tiro prosegue lungo il camino lasciato in precedenza che si raggiunge dopo aver traversato nuovamente verso sinistra a monte di una breve paretina. Si inizia risalendo in verticale poco a sinistra della sosta fino al raggiungimento di un primo cordoncino. Da qui inizia il traverso che riporta all’interno del camino senza grosse difficoltà. Raggiunto questo lo si inizia a risalire con arrampicata analoga a quella del tiro precedente sfruttando gli appoggi laterali fino a giungere in corrispodenza di un grosso masso con cordone penzolante. Da qui si esce sulla parete di destra abbandonando così il camino che continuerebbe ancora per una decina di metri. Si obliqua invece decisamente verso destra fino a raggiungere la crestina semplice che in breve conduce alla comoda sosta. 35m, IV+.

Lo sviluppo del quinto tiro, IV+.

La sesta lunghezza prosegue in cresta fino a che questa termina. Inizia quindi una sezione di trasferimento che costringe ad oltrepassare un buco profondo “saltando” da un masso all’altro ed aggirare quindi lo spigolo della parete dove è presente una sosta intermedia evitabile. Costeggiando la parete si risale faticosamente il canale fino a che è possibile attraversarlo verso destra in direzione di un grosso masso al suo centro con cordone bianco. Da qui, proseguendo ancora in direzione della parete, e superando alcune facili roccette, si raggiunge in breve la sosta alla sinistra di un ulteriore camino. 45m, III.

Canale della sesta lunghezza, III.

Dalla sosta è ora possibile proseguire per altri 2 tiri lungo il camino di destra oppure, se si vuole spezzare la monotonia di camini, avventurarsi lungo la seconda variante denominata “Pilastro Meraviglioso”. Noi decidiamo di continuare lungo la variante che offre bella arrampicata lungo muri verticali. Aggiriamo quindi lo spigolo della parete a sinistra della sosta per ritrovarsi all’inizio di una sezione caratterizzata da gradoni che si risalgono facilmente per alcuni metri fino a che si raggiunge una sosta, consigliata visto lo sviluppo delle lunghezze successive e per vedere il compagno lungo la progressione. 15m, IV+.

In arrivo alla settima sosta, IV+.

L’ottava lunghezza prosegue poco a sinistra dello spigolo della parete lungo muro verticale. Due chiodi abbastanza ravviciniati, uno sulla sinistra ed uno subito di seguito poco più a destra, sanciscono l’inizio del passo chiave dove la parete strapiomba leggermente per alcuni metri. Un paio di movimenti fisici ma su buone prese consentono di spostarsi verso destra e rimontare lo strapiombetto dove la parete torna ad appoggiarsi e l’arrampicata si fa via via più semplice mano a mano che si prosegue. Si punta verso lo spigolo di destra, senza però mai raggiungerlo, fino ad oltrepassare l’ultimo chiodo prima di giungere alla sosta aerea attrezzata su 2 chiodi e clessidra. Nonostante il tiro sia breve consigliamo comunque di fare sosta anche qui visto che il tiro successivo ha uno sviluppo importante e non è completamente lineare. 20m, VI-.

Martina dopo aver superato il passo chiave della via, VI-.

Il nono tiro abbandona la sosta obliquando verso sinistra in direzione di un evidente cordone nero. Qui la roccia non è delle migliori ed è necessario prestare particolare attenzione visto che il tratto non è proteggibile. Raggiunto il cordone si aggira lo spigoletto e si rimonta faticosamente il muro proseguendo in seguito lungo la lunga placconata appoggiata che conduce direttamente in cima al torrione. Le numerose prese in questo tratto rendono l’arrampicata semplice anche se la carenza di protezioni costringe comunque a mantenere alta la concentrazione. Giunti in corrispondenza di un piccolo mughetto si rimontano facilmente i blocchi di destra sopra i quali è presente un mugo più robusto dove un paio di cordini invitano alla sosta. 40m, V+.

Dalla cima della torre è possibile intravedere la cima del Cornetto e la sua croce sommitale. Per raggiungerlo è necessario però discendere prima per qualche metro e portarsi alla base della parete finale. La decima lunghezza inizia quindi rimontando le ultime roccette oltre la sosta per poi approcciare una leggera discesa verso sinistra che giunge alla selletta tra le pareti. Un solido mugo protegge il primo tratto mentre un grosso masso sancisce la fine della discesa. Spostandosi ora verso destra si rimonta un breve muretto che culmina su cengia oltre la quale è presente la sosta nonchè il libro di via. 25m, II.

Simone si appresta a discendere dal torrione, II.

L’ultimo tiro risale il canalino a sinistra della sosta attraverso arrampicata semplice. Entrambe le pareti sono infatti costellate di belle prese e buoni appoggi che permettono di uscire rapidamente sulla sua sommità. Da qui si prosegue lungo roccette appoggiate all’interno di un simil-canale che conduce ad una sosta. E’ possibile concludere qui la via oppure poseguire ancora qualche metro fino a giungere in cresta che, seguita verso sinistra, supera gli ultimi risalti ed arriva direttamente alla croce del Cornetto. Consigliamo di allungare sino a qui visto che comunque si deve raggiungere la croce per imboccare poi il sentiero di discesa ed almeno si affronta la cresta protetti. 55m, III.

Lungo l’ultimo camino, III.

Via senza infamia e senza lode che corre spesso lungo sezioni di roccia da verificare. La prima variante è quasi obbligata per evitare ravanate lungo anonimi canaloni e la seconda è una buona alternativa alla monotonia di camini che si susseguono lungo tutto l’itinerario. Assicurarsi che i giorni precedenti non abbia piovuto per evitare di trovare i primi due tiri completamente fradici e portare zaini poco ingombranti per garantirsi il passaggio attraverso la stretta cavità del secondo tiro. Nel complesso un itinerario alpinistico per chi ha già fatto tutto nei dintorni.

Via Maica con Variante dei Ciclamini

Interessante salita sul pilastro Est del Vajo Stretto, che sale poco a destra rispetto alla grande ed evidente frana gialla. La roccia non è sempre ottimale, in molti tratti è necessario prestare attenzione, ma nel complesso è buona. L’arrampicata invece è prevalentemente in placca molto lavorata, solo il secondo tiro sale un camino esposto dove sono concentrate le maggiori difficoltà dell’itinerario.

Il primo tiro, il più brutto senza ombra di dubbio, sale nel largo canale detritico che obliqua leggermente verso destra. Qui la roccia non è solida ma, vista la facilità del tratto, l’arrampicata prosegue abbastanza rapidamente. Piano piano il canale si restringe e continua più verticale. Attenzione a non farsi ingannare dalle corde e i chiodi visibili sulla placca di sinistra che fanno parte della “Via dell’Amico”. Una volta giunti dove il canale termina la via prosegue sulla placchetta di sinistra che, con arrampicata non semplice (soprattutto l’ultimo passaggio), conduce alla sosta posta su di un masso incastrato (ed abbastanza instabile e precario). 35m, V.

Simone prima del passaggio duro per raggiungere la sosta, V.

La seconda lunghezza vince il tratto soprastante passando attraverso un camino strapiombante lungo il quale sono presenti molteplici chiodi. L’arrampicata, fisica, costringe ad utilizzare saggiamente entrambe le pareti del camino con notevoli giochi di incastri e di equilibri, soprattutto nella prima parte. Più in alto il camino tende a chiudersi ed è quindi necessario uscire verso destra sulla bella placchetta che porta alle cenge sommitali e quindi ad una sosta su chiodi e mughetti. Tiro molto sostenuto sebbene le difficoltà siano limitate. Azzerare solo in caso di necessità in quanto i chiodi a parete non danno molta impressione di stabilità. 20m, V+.

In partenza al secondo tiro, V+.

Il terzo tiro prosegue a sinistra della sosta su placca molto bella e compatta. Non puntare verso l’evidente sosta, con anello di calata, posizionata sulla sinistra, ma piuttosto procedere diritti stando vicini alla fessura di destra. In breve si raggiunge un’ulteriore sosta che si può tranquillamente ignorare ed oltrepassare continuando sulla placca soprastante e seguendo l’evidente linea dettata dalle clessidre a parete. La roccia qui è molto lavorata a fessure ed incavi ed è un piacere arrampicarci. Dove la placca termina inizia un muretto verticale ben fessurato che in breve porta ad una zona più terrosa costituita da una serie di cenge che, percorse in obliquo verso sinistra, conducono dopo 7-8 metri alla sosta formata da due spit collegati con cordoni. 50m, V+.

La quarta lunghezza inizia con un bel traverso verso sinistra, in leggera discesa, con passi delicati per i piedi ma con buoni appigli per le mani. Alla fine del traverso un bel rovescio per la mano destra invita a tornare a salire verticalmente. A discapito del primo maniglione, rimontare il muretto non è semplicissimo. Tornati su parete più appoggiata si torna ad obliquare verso destra lungo una sequenza di roccia frastagliata che, a dire la verità, non suona benissimo al tatto e porta in breve verso un piccolo diedro che va rimontato. Sopra di esso è presente una sosta intermedia che è possibile ignorare e proseguire sulla sinistra lungo la linea di cordame fino a raggiungere 2 soste limitrofe dove ci si ferma. 35m, V-.

Terminato il breve traverso del quarto tiro, V-.

Il quinto tiro prosegue lungo il canalino che si forma oltre la sosta più a destra, su buona roccia e su difficoltà contenute. Proseguendo si lascia il canale sulla destra per salire un muretto compatto posto a sinistra di un piccolo tettino. La linea delle clessidre è comunque evidente lungo l’intera lunghezza. Superato il muretto si torna ad obliquare verso destra fino all’evidente sosta arricchita con il libro di via. 30m, IV+.

Simone dopo la sosta intermedia tra L5 e L6.

Ignorando il fondo e sconnesso canale di destra, la sesta lunghezza prosegue lungo le rocce rotte sulla sinistra che a loro volta formano un canalino più solido. Senza emozioni particolari si sbuca in territori che poco si prestano all’arrampicata su roccia: una serie di terrazzamenti porta in breve ad una grande cengia sommitale dove è presente un grosso masso su cui è allestita la sosta. Attenzione a non smuovere troppo i sassi mentre si recupera il compagno. 25m, III+.

Simone sull’ultimo tiro, III+.

Già qui è possibile slegarsi e procedere in conserva. Oltre il masso di sosta è presente un muretto roccioso, poco solido, che, una volta superato ed usciti sulla destra, conduce ad un sentiero di cresta che si segue fino ad un cordone bianco su cui è possibile attrezzare l’ultima sosta nel caso si voglia continuare in maggiore sicurezza. 50m, II.

Le facili ma friabili roccette oltre la sosta, II.

Oltre quest’ultima sosta inizia un canalino in discesa che porta ad un buco oltre il quale è presente la calata. Terminata la calata si aggira il pinnacolo verso sinistra, con progressione a tratti esposta, sempre seguendo i bolli rossi a parete. Anche qui è consigliato rimanere legati sfruttando anche i cordoni a parete come protezione rapida. Si arriva dunque al di sopra del Vajo Stretto che si raggiunge con un ultima breve calata.

Dopo un primo tiro piuttosto brutto la via migliora decisamente e regala belle soddisfazioni in più tratti. La seconda lunghezza fisica è un’eccezione alle belle e tecniche placconate che caratterizzano i tiri successivi. Unico neo è la roccia che, non sempre solida, costringe a valutare bene se prendere o meno alcune prese e spezzare così la spensieratezza di una tranquilla salita.

Spigolo Noaro con Attacco Diretto

Via classica che risale il pilastro est del Vajo Stretto lungo l’evidente spigolo. Vista la popolarità dell’itinerario attacchiamo molto presto, da essere verso le 7 a parete così da evitare la coda e salire in tranquillità, godendo anche dei 3 tiri aggiuntivi del, più recente, Attacco Diretto. A dire la verità lo Spigolo Noaro in sé non ci ha regalato grandissime emozioni e senza Attacco Diretto rimane una via più storica che di soddisfazione.

Il primo tiro dell’Attacco Diretto risale un bel muretto di solida roccia, seguendo dapprima una fessura a sinistra ed in seguito una bella placca appoggiata che termina al culmine del muretto. Si entra quindi in una zona caratterizzata da una serie di erbosi terrazzini, intervallati ogni tanto da qualche tratto roccioso. Si segue una logica linea che obliqua verso destra fino alla base di una parete dove è presente la sosta. Tiro discontinuo ma molto bello almeno nella prima parte. 40m, V-.

Simone sul primo tiro, V-.

La seconda lunghezza, seppur breve, è sicuramente la più bella ed esposta di tutta la via. Dalla sosta si traversa brevemente verso destra cambiando versante di salita e ritrovandosi alla base di una bellissima placca lavorata, subito sopra al tetto sottostante. La roccia è decisamente compatta, intervallata da numerose fessure orizzontali che rendono l’arrampicata divertente ed entusiasmante. La placca viene affrontata diritti per diritti per alcuni metri fino a che torna protagonista lo spigolo di sinistra. Giusto per una manciata di metri però perchè in breve si giunge al terrazzino sommitale dove è presente un mughetto alla cui destra, nascosta dietro l’angolo roccioso, è presente la sosta. 20m, IV+.

Martina sulla bella placca della seconda lunghezza, IV+.

Il terzo tiro termina l’Attacco Diretto e ci porta alla larga cengia dove si trova l’attacco originale dello Spigolo Noaro. Per la verità quest’ultima lunghezza è tutt’altro che entusiasmante. Dopo aver superato un breve e facile muretto ci si ritrova in cresta dove è visibile, sulla parete in lontananza, il libro di vetta. Puntando ques’ultimo si cammina una ventina di metri fino al suo raggiungimento. Oltre il libro, la sosta. 30m, IV.

Il primo tiro dello Spigolo Noaro inizia spostandosi leggermente verso destra rispetto alla sosta per poi portarsi sul filo dello spigolo. Seguendo la cresta, sulla sinistra, si trovano svariati mughi. Su uno di essi è presente una clessidra nera. La linea prosegue tenendo i mughi sulla sinistra sino a giungere in prossimità della sosta, anch’essa su mugo. 30m, II+.

Martina sulla crestina del primo tiro dello Spigolo Noaro, II+.

La seconda lunghezza prosegue sullo spigolo che parte opposto rispetto alla sosta. Qui numerose guglie consentono di proteggersi senza troppe difficoltà. Si sale costeggiando sulla destra i mughetti presenti fino ad arrivare ad una cengietta dopo poco meno di 30 metri. Qui una traccia invita a seguirla verso destra dove però non passa la via. Si risale invece il muretto roccioso e si prosegue, in seguito, in cresta acuminata per ulteriori 20 metri fino ad intravedere e raggiungere due grossi golfari di sosta. Tiro poco intuitivo e poco interessante. 50m, II+.

Il primo tratto in cresta del secondo tiro, II+.

Dai golfari di sosta ci si sposta leggermente verso sinistra per aggirare la parete. Senza percorso obbligato si prosegue sul filo di cresta stando attenti a non rimanere troppo a destra. Piuttosto costeggiare i mughetti, sui quali è possibile proteggersi, e proseguire sui terrazzini fino a ritrovare la verticalità sancita da un cordone bianco, poco visibile dal sotto. Da qui è possibile intravedere il golfaro di sosta, sulla destra, facilmente raggiungibile in breve tempo. 30m, III+.

In arrivo alla sosta del terzo tiro, III+.

La quarta lunghezza torna a salire più verticale rispetto ai tiri precedenti. L’arrampicata si svolge su bei pilastri e belle placche di roccia assai compatta. Solo nell’ultimo tratto c’è da prestare attenzione alla roccia giallastra. Dalla sosta traversiamo verso destra ed entriamo nel camino uscendone immediatamente sulla parete di destra che si seguiamo fino a dove il camino termina. Tornando di poco verso sinistra si oltrepassa un chiodo e si prosegue ancora verso destra su placca fino ad un altro chiodo. Ora si obliqua verso sinistra in direzione di una nicchia dove è presente il golfaro di sosta. 30m, IV.

Martina sul quarto tiro, IV.

L’ultimo tiro prosegue verticale oltre la sosta su placca appoggiata, che si verticalizza di passo in passo, fino a scontrarsi contro il tetto soprastante. Senza troppe difficoltà si raggiunge quest’ultimo e lo si affronta nel suo punto più debole. Qui è presente il passo chiave della via, in leggero strapiombo ma su buone prese e con roccia discreta. Il singolo non è duro e ci proietta al di sopra del tetto ai piedi di un canaletto erboso che obliqua leggermente verso sinistra. Si segue quest’ultimo fino al raggiungimento di un grosso masso dove sono presenti 2 golfari per la sosta. Tiro tutto sommato carino ma non entusismante. 30m, V-.

Simone prima del passo chiave dell’ultima lunghezza, V-.

Dall’ultima sosta si aggira la parete verso destra e si risale, dapprima nel canale ed in seguito in cresta, per un centinaio di metri, seguendo i bolli rossi, fino a raggiungere un foro al di là del quale è presente la prima breve calata. Si consiglia di rimanere legati in conserva per questo tratto nonostante non ci sia ulteriore roccia da scalare. Terminata la calata si aggira il pinnacolo verso sinistra, con progressione a tratti esposta, sempre seguendo i bolli rossi a parete. Anche qui è consigliato rimanere legati sfruttando anche i cordoni a parete come protezione rapida. Si arriva dunque al di sopra del Vajo Stretto che si raggiunge con un ultima breve calata.

Ad essere sinceri ci aspettavamo di più da una classica così rinomata. Anche se qualche tiro è godibile, la maggior parte della progressione rimane piuttosto anonima. Carini invece i primi 2 tiri dell’Attacco Diretto.

Cavalcata delle Torri del Tricorno

Le Torri del Tricorno sono un gruppo di sommità distinte ed appuntite che sorge ad est dell’Emmele. La concatenazione di tutte le torri dà vita ad una bellissima cavalcata in un ambiente abbastanza isolato. Nonostante l’itinerario presenti tratti di arrampicata discontinua e numerosi sali e scendi, nel complesso risulta una via decisamente da non perdere capace di regalare belle emozioni. Alcuni tiri centrali sono poi particolarmente meritevoli di essere saliti! Per via della lunghezza non è una salita da sottovalutare e richiede il suo tempo nell’essere percorsa. In caso di emergenza è possibile rientrare in vari punti nel ripido vajo del tricorno anche se, in caso di pioggia, può risultare pericoloso.

Il primo tiro risale la facile placchetta rimanendo centrali alla parete. Dopo pochi metri si entra in un piccolo canale che obliqua verso destra. Qui è presente il passo più complesso della lunghezza che consiste nell’aggirare la parte superiore della parete sempre verso destra. Il tratto è breve e ben appigliato. Usciti dalla rampetta rimane solo da rimontare lo zoccoletto dove è presente la sosta. 25m, V-.

Simone sul primo tiro, V-.

La seconda lunghezza giunge in cima alla prima torre per poi discendere sul versante opposto fino alla forcella erbosa che separa le pareti. I primi metri salgono una bella e facile placchetta che in poco tempo si trasforma in una serie di terrazzini con numerose guglie, sparse quà e là, sulle quali proteggersi. Raggiunta la cima si prosegue in discesa nel canale di sinistra fino a raggiungere l’attacco della torre seguente dove è presente la comoda sosta. 20m, III.

Simone sul secondo tiro, III.

Il terzo segmento è più di collegamento che altro. Si sviluppa lungo tratti rocciosi, dove l’erba però la fa da padrona, seguendo la linea che permette di arrampicare rimanendo sulla roccia migliore. Con arrampicata poco entusiasmante si procede verticalmente per circa 5 metri e si supera quindi il muretto seguente aggirandolo brevemente verso destra. Terminato il tratto roccioso si prosegue risalendo il prato del canale di destra puntando alla prossima fascia rocciosa dove è presente una clessidra. Sulla cengia in cima a quest’ultimo muretto è presente il cordone di sosta. 30m, IV.

Il tratto poco entusiasmante del terzo tiro, IV.

La quarta lunghezza sale tra il masso sopra la sosta e lo spigolo della parete di sinistra, lungo la bella placca posta subito alla destra di un’evidente fessura. Si risale la placca fino al suo termine e si prosegue lungo lo spigolo di sinistra fino alla vetta della seconda torre che si raggiunge senza troppe difficoltà senza percorso obbligato. Si sosta e ci si prepara alla calata sul versante opposto rispetto a quello di salita. Come riferimento per la discesa indirizzare le corde verso la ripida zona prativa sottostante, cercando di rimanere più alti possibile in prossimità di una paretina dove prosegue la via. 35m, IV.

La quarta lunghezza, IV.

Il quinto tiro prosegue su roccia compatta ma intervallata da tratti erbosi. Si aggira la paretina rimanendo sulla destra, seguendo la crestina rocciosa finchè è possibile. Una volta aggirata si prosegue verticalmente su roccia buona e compatta. Qui è presente il passo più ostico del tiro: una serie di tacche permettono di alzarsi bene e raggiungere le comode prese sommitali. Un alberello sancisce il termine delle difficoltà. Si prosegue su prato dapprima in direzione di un’altro alberello ed in seguito verso destra, fino a raggiungere un’altra paretina dietro la quale è presente un fix sul quale è possibile sostare. 45m, V+.

Simone al termine del quinto tiro, V+.

La sesta lunghezza è forse quella con roccia meno bella di tutta la via. I primi metri proseguono su cengie erbose per giungere alla parete principale. Una volta raggiunta si sale in prossimità dello spigolo destro di quest’ultima obliquando verso sinistra in direzione dei mughetti. Proprio sul mughetto è presente la sosta. Anche se le difficoltà sono limitate, prestare particolarmente attenzione alla qualità della roccia e alle prese “mobili” che si trovano lungo il percorso. 25m, IV+.

Martina in arrivo alla sosta del sesto tiro, IV+.

Il settimo tiro traversa verso destra sotto lo strapiombino fino ad incontrare un canalino ben appigliato che si segue fino al raggiungimento di un’altra cengietta dove è presente il mughetto su cui è attrezzata la sosta. Tiro nel complesso facile, divertente e su buona roccia. 25m, IV+.

L’inizio della settima lunghezza, IV+.

L’ottava lunghezza presenta una roccia veramente super! Lavorata in maniera tale che è un autentico piacere arrampicarci, rende facili anche i passaggi più difficili. Il tiro infatti, tra un passaggio verso sinistra, uno verso destra e dopo aver superato un piccolo strapiombetto, vola e in un attimo ci si trova sul culmine della terza torre dove si sosta. Anche la linea di salita è evidente il che, unito alla roccia stratosferica, rende questo tratto uno dei più belli di tutta la salita. 30m, V-.

Il prossimo tratto è molto breve e ci porta alla forcella che separa la terza e la quarta torre. Il nono tiro discende quindi disarrampicando verso sinistra su facili roccette seguendo la linea dettata da una serie di saltini ben appigliati. In breve si giunge alla base della torre e si attrezza la sosta su uno dei mughi presenti. 15m, III.

In discesa dalla terza torre, III.

La decima lunghezza prosegue, dopo aver superato un primo facile muretto, lungo lo spigolo di sinistra per alcuni metri. In corrispondenza di un ampio terrazzino si traversa verso destra fino alla base di una fessura dove è incastonato un evidente cordone. Si risale atleticamente la prima parte della fessura per uscire in seguito sulla stupenda placca di destra che si segue per tutta la sua, breve, lunghezza fino in cima alla quarta torre. La sosta si trova su cordone incastonato attorno ad un grosso masso. Tiro veramente bello e di soddisfazione, soprattutto la fessura e la placchetta finale. 25m, V.

Martina sul bel tratto della decima lunghezza, V.

L’undicesimo tiro ritorna a scendere nella selletta che divide la quarta e la quinta torre. Si inizia scendendo sul versante sinistro e poi leggermente verso destra fino a raggiungere uno stretto canale (occhio a zaini o persone ingombranti) che in poco tempo riconduce a terra. Si attrezza la sosta sul primo mugo disponibile. 25m, II+.

Simone incastrato nel canale di discesa, II+.

Sulla parete opposta salgono diverse linee. La continuazione della cavalcata sale subito di fronte al canale da dove si è discesi, lungo l’evidente fessura per la prima parte e lungo la bella placconata, alla destra di quest’ultima, per la seconda metà. Proprio la fessura presenta le difficoltà maggiori, sia del dodicesimo tiro che dell’intero itinerario. Prima di raggiungerla, tuttavia, è necessario affrontare una brutta e scivolosa cengietta erbosa al termine della quale è presente una specie di sosta che è tranquillamente possibile ignorare. Si affronta quindi atleticamente la fessura con passo in uscita in placca non proprio banale. Continuando sulla placca di destra si rimane comunque vicini alla fessura seguendo la linea delle clessidre, all’inizio un po’ nascoste. La placca è molto bella e non è da sottovalutare: le difficoltà sono infatti costanti lungo tutta la lunghezza. Giunti sulla cengia, sotto ad un evidente mugo, si sosta. Il tiro è senza ombra di dubbio il più bello di tutta la salita. 40m, VI-.

Il dodicesimo tiro visto da entrambe le soste, VI-.

Il tredicesimo tiro conclude la parete principale della quinta torre raggiungendo il mughetto soprastante. Da qui una breve progressione in cresta conduce alla sosta ottimamente attrezzata posta sul culmine del torrione. 25m, III.

Discendere dalla torre è particolarmente semplice: una serie di passaggi di II grado, lungo evidente percorso, portano in breve a terra. Si risale ora, per pochi metri, il canalino che ci si trova di fronte per poi oltrepassare ed aggirare il masso verso destra in direzione della parete dove è presente l’evidente cordone di sosta. Si conclude così la quattordicesima lunghezza. 25m, II.

La discesa dalla torre, II.

Il quindicesimo tiro risale il muretto subito a destra della sosta. La roccia, anche in questo tratto, è ottima e le numerose prese lavorate rendono l’ascesa davvero piacevole. Dopo aver leggermente obliquato verso destra dalla sosta precedente, si prosegue verticalmente in direzione di un mughetto che si supera passandolo a destra e raggiungendo così una piccola cengia esposta. La sosta si trova circa 3 metri sulla destra, in prossimità di una fessura. 25m, III.

Simone alle prese con il quindicesimo tiro, III.

La sedicesima lunghezza inizia rimontando il sassone subito sopra la sosta con passo decisamente atletico. Ignorare la serie di cordoni che si sviluppa sullo spigolo e sulla placca di destra in quanto appartengono alla “Via della Cortesia”. Salire invece sulla placca a sinistra dello spigolo, poco attrezzata ma comunque proteggibile. L’arrampicata, d’equilibrio, porta direttamente sulla vetta della sesta torre. Qui è possibile usufruire della sosta bassa presente in loco, oppure attrezzarne una su di uno spuntone. 25m, V.

Il diciasettesimo tiro ridiscende, con passaggi di III, verso la forcella che divide la sesta e la settima torre. Lungo il tragitto è possibile proteggersi tramite cordoni sugli spuntoni presenti (soprattutto per mettere in sicurezza il secondo di cordata) e usufruendo di una clessidra a metà parete. La sosta si trova su un mughetto ai piedi della parete opposta. Eventualmente è possibile calarsi in doppia usufruendo delle maglie rapide presenti in sosta. 15m, III.

La diciottesima lunghezza prosegue sulla parete opposta lungo lo spigolo di sinistra. Attenzione a non salire la placca di destra dove passa la “Via della Cortesia”. Al termine dello spigolo è presente una cengia che, percorsa nella sua interezza verso destra, porta proprio sopra alla sosta posizionata all’inizio di un profondo canale che divide le 2 pareti. Per raggiungerla è quindi necessario disarrampicare un paio di metri. Le difficoltà lungo il tiro non sono elevate e l’arrampicata prosegue tranquilla. Alla sosta è anche presente il libro di via. 25m, III+.

Sulla cresta della diciottesima lunghezza, III+.

Il diciannovesimo tiro discende nello stretto canale fino ad un masso incastonato. La discesca (IV) non è affatto semplice e la profondità del canale ne aumenta sicuramente la difficoltà percepita. Un passo falso, infatti, porterebbe il povero avventuriero malcapitato quasi in fondo alla stretta fessura dove, con ogni probabilità, rimarrebbe incastrato tra le 2 pareti. Giunti sul sasso si prosegue camminando alla base del canale fino ad un’altro masso incastrato. Qui l’umidità è veramente importante, tanto che le pareti risultano fradice. Lavorando in opposizione si sale, con non poche difficoltà, sopra il masso e lo si oltrepassa, verso destra, aggirando la parete. Appena si gira l’angolo è presente la sosta attrezzata con anello di calata. 20m, IV.

Il primo e l’ultimo tratto del canale, IV.

Dalla sosta è possibile proseguire lungo il ventesimo tiro che porta brevemente in cima alla settima, ed ultima, torre del tricorno (Punta Tricorno). Per raggiungerla è sufficiente superare un breve muretto in mezzo al quale è presente un’evidente cordone bianco. Una volta ammirato il panorama (nebbia permettendo) è possibile tornare sui propri passi fino alla sosta precedente. 10m, III.

Da qui parte la ventunesima lunghezza che discende (verso sinistra con fronte alla parete) una serie di terrazzini, prima di raggiungere un grosso masso con bollo rosso, visibile anche dalla sosta stessa. Superare il masso rimanendo a valle di esso e continuare fino al raggiungimento di un altro sasso con scritte rosse dove è possibile attrezzare l’ultima sosta. 40m, II.

La discesa dall’ultima torre, II.

Che dire, senza ombra di dubbio una bella via, lunga e di soddisfazione, impegnativa non tanto per le difficoltà quanto per la lunghezza. Nel complesso una bella cavalcata, una delle più lunghe delle Piccole Dolomiti, composta da 21 tiri, tra salite e discese, più un paio di calate, su roccia sempre buona, a tratti ottima. Qualche lunghezza è un pò discontinua ma non mancano tiri meritevoli come il dodicesimo. Sicuramente una linea consigliata!

Via Dagmy

Dopo essere usciti dallo “Spigolo Faccio” verso ora di pranzo ci rifocilliamo per bene: rimane ancora un pomeriggio da sfruttare. Visto che l’uscita della via precedente ci proietta giusto a pochi passi di distanza dalla sella che discende verso il versante Ovest del Primo Apostolo decidiamo di proseguire verso la vetta attraverso la via “Dagmy”. Via breve e con gradi abbordabili, VI+ massimo ed in caso azzerabile. Oltretutto, da quanto riportato, tutta la linea è ben attrezzata e per scendere ci si cala in doppia da dove si sale. Quindi tutto il materiale superfluo (dadi, cordoni, friends, chiodi, scarpe, vestiario, … ) si può tranquillamente lasciare nello zaino in una nicchia alla base della parete. Si sale così più scarichi, top! Noi per sicurezza qualche protezione rapida ce la siamo portata ma non c’è assolutamente bisogno di integrare.

Il primo tiro risale il muretto fronte al nome della via, a sinistra del mugo, per poi obliquare verso destra alcuni metri. Qui i risalti rocciosi sono di facile interpretazione ed esecuzione e si giunge presto ad una placchetta che porta in corrispondenza di un ulteriore mughetto dove è presente il tratto più ostico, sebbene non difficile, del tiro. Un bel traverso verso destra, un pò delicato per via della vegetazione presente sulla cengietta soprastante, porta alla sosta. 15m, V.

Simone sul primo tiro della via, V.

La seconda lunghezza è molto breve: dalla sosta precedente si risale il muretto di destra prestando attenzione alla qualità della roccia non sempre ottima. Una volta raggiunto lo spigoletto si obliqua leggermente verso destra seguendo l’evidente linea delle protezioni a parete. Si prosegue su placchetta superando un ulteriore spigoletto e giungendo infine su di un terrazzino dove è presente la comoda sosta. 10m, IV.

Martina sulla seconda lunghezza.

Il terzo tiro è quello che presenta le difficoltà maggiori. Si parte in placca, leggermente verso sinistra e senza grandi difficoltà, fino ad arrivare alla base di uno strapiombo. Qui il passo chiave: una serie di tacchette invitano ad un’atletica progressione sul tettino che termina con una buona presa al suo culmine. Il tratto di per sè è breve, un piccolo boulderino, e le numerose protezioni presenti consentono, nell’eventualità, di azzerare le difficoltà. Il tiro prosegue verso sinistra, ignorando una prima sosta intermedia facoltativa, su placca appoggiata fino a raggiungere, dopo una ventina di metri, un’altra sosta attrezzata con cordoni ed anelli di calata. 30m, VI+ o VI/A0.

Martina superato il tratto chiave della via.

La quarta lunghezza risale ancora verticalmente verso il leggero tratto in strapiombo che si supera senza troppi problemi con le buone prese poste sulla sinistra. Il V+ proposto ci pare abbastanza esagerato a dire la verità, mezzo grado in meno è sicuramente più consono. Superato il muretto si inizia a traversare verso destra fino a giungere sotto il terrazzino dove è posta la sosta che si raggiunge con un unltimo passettino atletico. Attenzione in quest’ultimo tratto solo a qualche roccetta instabile. 15m, V/V+.

Simone all’inizio della quarta lunghezza, V/V+.

L’ultimo tiro non offre emozioni nuove. Si limita a salire le ultime roccette che ci separano dalla vetta su difficoltà modeste. Si sale leggermente a destra rispetto alla verticale, aggirando verso destra i mughi sommitali e rimontando un pilastrino ben appigliato. Sopra di esso c’è la sosta, oltre un piccolo saltino che divide il pilastro dalla parete principale. 20m, IV+.

Il rientro avviene dalla stessa via: con 3 calate si torna a terra. Prestare la massima attenzione nel caso ci siano altre cordate lungo la linea perchè è veramente facile smuovere sassi, anche di notevoli dimensioni, durante la calata.

La linea nel complesso è chiara e sempre ben protetta nei passaggi più difficili. La roccia è tendenzialmente buona, solo nella parte superiore è necessario prestare attenzione sia alle prese che ai numerosi detriti cosparsi sui vari terrazzini. Vista l’ubicazione e la lunghezza piuttosto limitata della via stessa non ci sentiamo di consigliarla come salita a se stante, nonostante presenti un paio di passaggi interessanti, ma piuttosto come concatenamento ad uno degli itinerari sul Baffelan oppure sulla parete est del Primo Apostolo.