Con l’idea di salire la “via del Pesce” sullo Spallone Irene siamo finiti per scalare una triade di linee, che corrono una parallela all’altra, attraverso un concatenamento divertente e su roccia ottima.
Il primo tiro è quello della “via del Pesce” che sale facili pilastrini di roccia grigia assai compatta. Solo qualche masso più piccolo risulta instabile ma non inficia assolutamente la qualità della salita. Si parte quindi alla sinistra si un canale giallastro fino a giungere sulla cengia soprastante, evidente dalla base della parete, dove ci attende un vecchio chiodo con cordone viola come sosta. Lungo il tiro non sono presenti protezioni ma è facile inserirne di rapide. 20m, III.

Simone all’inizio della “via del Pesce”, III.
Proseguiamo lungo la “via del Pesce” che traversa lungo la larga rampa obliqua verso destra. Lungo il tragitto si passa attraverso due canalini: il primo subito sopra la sosta si può evitare passando sulla bella placca di destra, il secondo, poco oltre il primo, lo si raggiunge dopo aver attraversato la rampetta. Questo ospita i passaggi più belli del tiro su roccia gialla lavorata a fessure magnifiche che consentono di superare le difficoltà lavorando anche in opposizione tra le due pareti. Si procede attraversando la larga cengia fino ad un cordone attorno ad un masso (più chiodo) che identifica la sosta corretta della “via del Pesce”. Fin qua abbiamo traversato per circa 25 metri dalla sosta precedente e visto che la guida a disposizione dichiarava che la lunghezza del secondo tiro sarebbe stata di 50 metri siamo stati tratti in inganno e abbiamo proseguito per un’altra decina di metri finchè la cengia non è finita in corrispondenza di un largo camino soto il quale è presente una sosta a cordoni verdi e gialli. 35m, III.

Martina lungo il traverso del secondo tiro, III.
Saliamo ora il caminetto, subito alla destra del camino grande, che scopriamo in seguito fare parte della “via Didattica”. Con passo non banale si raggiunge la base di quest’ultimo dove è possibile identificare un cordone penzolante nel mezzo. Mano a mano che si sale il camino si fa più stretto ed ostico fino quasi ad incastrarsi in corrispondenza del cordone. Sopra di questo è presente un chiodo ed anche il passo chiave del tiro: le due fessure che corrono verticali sulla parete centrale del camino sono leggermente svase ed i piedi rimangono in aderenza senza mai poggiarsi su prese marcate. Superate le difficoltà ci si sposta verso la comoda cengia di sinistra dove è presente la sosta su spuntoni collegati con cordone. 20m, IV+.

Lungo la “via Didattica”, IV+.
Dalla sosta proseguiamo ancora lungo il canale, questa volta rimanendo sulla parete di sinistra dove ci accolgono una serie di fessure comode ma leggermente strapiombanti. Posizionare friends qui è particolarmente semplice e sicuro e, dopo qualche passo di continuità, si raggiungono 2 cordoni all’interno di una nicchia. Superati anche questi si prosegue lungo il camino, rimanendo sulla parete di sinistra, su facili roccette e terrazzini, fino ad arrivare ad una cengia con cordone arancio dove sostiamo. 18m, IV+.

Simone subito oltre le difficoltà, IV+.
Seguiamo la linea di clessidre che sale sulle belle placche grige soprastanti superando un cordone nero sulla sinistra ed un altro, sempre nero, un po’ più a destra posto sopra due vecchi chiodi adiacenti. Continuiamo leggermente verso destra fino ad un cordone verde e nero sopra una cengia con mughetti secchi, 10 metri a sinistra del grande canale. Proseguendo in verticale per altri 15 metri si raggiungerebbe la sosta originale di L4 della “via Didattica”. 33m, III.

Martina si gode il panorama.
Volendo evitare i tratti di V della “via Didattica” decidiamo di cambiare rotta e proseguire su rocce più facili. Dalla sosta saliamo in verticale per circa 10 metri fino a raggiungere la cengia rocciosa sopra il tettino che si trovava alla destra della sosta precedente. La attraversiamo tutta fino al culmine del grande ed evidente diedro e proseguiamo, sempre in traverso, arrampicando sulle rocce a filo di cengia. Quasi al termine di quest’ultima torniamo verticali lungo belle e solide placconate fino a raggiungere uno stupendo salame che superiamo con ammirazione. Oltre questo deviamo verso sinistra puntando le guglie evidenti sulle quali attrezziamo una sosta. 50m, III.

Simone oltre il traverso alla ricerca della linea da seguire, III.
Per giungere in vetta traversiamo la cengia erbosa verso destra fino alla base di un diedro che superiamo senza difficoltà. Ci troviamo in corrispondenza della parete dell’ultimo tiro della “via delle Morose” che sale senza percorso obbligatorio in questo tratto. Anche noi quindi, artisti di giornata, disegnamo la nostra linea quasi in corrispondenza dello spigolo di destra, su bella roccia, con passaggio finale ingaggiante. Sostiamo sugli spuntoni in cima allo spigolo e ci godiamo il paesaggio. 45m, III+.

Martina sulle placchette finali della “via delle Morose”, III+.
Nonostante abbiamo perso la linea prestabilita ancora in partenza non ci siamo abbattuti e quello che ne è uscito è un bel concatenamento di vie sulla parete S/O dello Spallone Irene. Lungo l’itinerario la roccia è sempre ottima e le difficoltà sempre contenute. Una variante senza troppe pretese.