Helena

La via Helena, nell’affollata parete di San Paolo, è senza ombra di dubbio una linea che consigliamo, sia per le difficoltà mai elevate sia per la quantità di bei movimenti che la roccia, sempre solida, riesce ad offrire. L’arrampicata si svolge prevalentemente in placca con qualche raro passaggio su piccoli strapiombi. Purtoppo le numerose ripetizioni hanno reso qualche passaggio liscio ma non inficiano sulla qualità complessiva della salita.

Il primo tiro risale il muretto fronte alla sosta, girando poi alla sinistra di un secondo muretto dove le difficoltà sono minori. Giunti al primo anello si inizia a traversare verso destra lungo cengetta appena accennata fino ad arrivare sotto alla verticale di un gruppetto di clessidre. Da qui si prosegue verticalmente lungo placca compatta su cui scorre una bella lama che facilita l’ascensione. Si esce in poco tempo su comoda cengia, con passo atletico per rimontare, su cui è posto l’anello di sosta sosta all’ombra di qualche alberello. 20m, V+.

Il muretto iniziale ed il successivo traverso, V+.

La seconda lunghezza risale tutta la placca soprastante, con arrampicata un pò tortuosa. Si inizia salendo a destra in direzione di una doppia clessidra. Il passaggio per rimontare lo strapiombetto non è banale visto lo stato di usura della roccia ma ad ogni modo ben appigliato ed eventualmente azzerabile. Da qui si prosegue per qualche metro in verticale per poi traversare qualche metro a sinistra verso la seconda clessidra. Continuando leggermente a destra si supera una placchetta e si giunge in corrispondenza di una lama spessa che va rimontata. Attenzione a non “tirare” troppo quest’ultima perchè è sì stabile, ma non suona benissimo. Una volta in piedi inizia il caratteristico traverso verso destra che porta alla sosta aerea. Qui sembrano esserci 2 alternative per affrontare il passo chiave. La prima dritti per dritti verso la sosta in aderenza, mentre la seconda traversare in discesa abbassandosi giusto qualche metro fino a giungere ad una cengietta e poi risalire verso la sosta. Visto l’usura della parte superiore del passaggio, decidiamo di adottare la seconda alternativa che si rivela essere più delicata del previsto. Sebbene vicina raggiungere la cengia richiede un lungo passo in disarrampicata, con poche prese per mani e piedi nel mezzo. Giunti al terrazzino risaliamo su facile rampetta obliqua per arrivare in sosta su anello e cordone. 20m, V+.

L’inizio e la fine della seconda lunghezza con passo chiave in uscita, V+.

Il terzo tiro inizia proseguendo il traverso verso destra su una facile placca per qualche metro prima di iniziare a salire verso destra una rampa ben visibile dove conviene fare attenzione a qualche sasso mobile. Alla fine della rampa la linea di cordoni definisce la continuazione verticale della lunghezza su divertenti e compatte placconate grigie ben lavorate. Alla fine della rampa si giunge su di un comodo terrazzino dove si trova la sosta. 30m, V+.

La rampetta all’inizio del terzo tiro, V+.

La quarta lunghezza è placca pura, dall’inizio alla fine. Solo un tratto in traverso su cengia nel finale interrompe questo iter. La prima parte della placca affronta il passo chiave del tiro: un traverso verso sinistra su prese ormai usurate dalle innumerevoli ripetizioni. Ma nonostrante questo deficit il passaggio è tutt’oggi elegante e vale la pena di essere tentato in libera almeno una volta. Superato questo tratto scivoloso si prosegue in obliquo verso destra lungo la bellissima placca, con passaggi forse un pò lunghi per persone piccole. Si raggiunge in poco tempo la base di un tetto che va seguita in tutta la sua lunghezza verso sinistra fino a ritrocarsi su di una cengia erbosa. Girato l’angolo è presente l’albero (o gli alberi) su cui attrezzare la sosta. 35m, VI.

Manuel appena prima del passo chiave sulla quarta lunghezza, VI.

Il quinto tiro affronta il divertente ed entusiasmante strapiombo a sinistra della sosta. La linea di salita è ben delimitata da visibili cordoni e da un dado incastrato in partenza. A prima vista il tiro potrebbe incutere un po’ di timore visto che si tratta di un traverso tutto in strapiombo. Tuttavia il percorso risulta essere ben appigliato e, anche se le prese sono levigate dalle numerose ripetizioni, è sempre possibile trovare buoni riposi. Appena finito il traverso si rimonta la parete verticale per un paio di metri dove si trova una sosta non troppo comoda, ma ancora gestibile per una cordata da tre (potrebbe essere opportuno usufruire anche della piccola clessidra giusto sotto l’anello). La roccia del tiro è ben compatta ed i passaggi sono ampiamente protetti da cordoni eventualmente utilizzabili per azzerare. 15m, VI.

Il traverso su strapiombo del quinto tiro, VI.

La sesta lunghezza risale le belle placconate lavorate della parete. Durante tutto il percorso sono presenti numerosi cordoni, ed un vecchio friend incastrato, integrabili con le innumerevoli clessidre offerte dalla conformazione della roccia. Sebbene le difficoltà del tiro siano limitate l’arrampicata risulta essere divertente mentre la roccia, sempre molto compatta, si presenta meno levigata rispetto ai tiri precedenti. Gli ultimi metri del tiro si sviluppano su solida e piacevole placconata per terminare su di un comodo terrazzino dove è presente la sosta. Su questo ultimo tratto le protezioni sono un po’ distanti ma facilmente integrabili con qualche friend. 30m, V.

In partenza della sesta lunghezza, V.

Il settimo tiro offre un ulteriore momento di respiro prima delle difficoltà finali dell’ultima lunghezza. Si risale la parete gialla subito a destra della verticale definita dall’evidente cordone soprastante. Qui un passo atletico rende l’arrampicata più briosa e divertente prima di giungere ad un facile traverso verso sinistra. Il traverso si presenta abbastanza esposto, tuttavia, sono presenti numerosi appiggli ben posizionati sia per mani che per piedi. Alla fine del traverso si trova la sosta posta qualche metro al di sopra di un comodo terrazzino (Anello + chiodo). 15m, IV+.

Martina in approccio alla sosta al termine del settimo tiro, IV+.

L’ultima lunghezza inizia risalendo la facile placca leggermente appoggiata in direzione di un chiodo nero. Da qui si prosegue verso destra fino a giungere ad un’altro chiodo, questa volta di colore grigio. Il prossimo punto di riferimento è un cordone giallo a sinistra, posto alla base di uno strapiombetto giallo. Dal cordone si prosegue verticalmente fino ad un anello con freccina azzurra all’immediata destra ad indicare la retta via. Qui è presente il passo chiave del tiro: traversando verso destra si giunge sul punto più debole dello strapiombo sopra il quale si trova una lama verticale necessaria per il superamento dell’ostacolo. Da qui in poi ci si possono godere in tutta serenità gli ultimi metri della via, su placca solida e fessurata. Quest’ultimo tiro è un pò tortuoso se si sceglie di usufruire di tutte le protezioni disponibili. Occhio quindi all’attrito della corda che potrebbe rendere gli ultimi metri più faticosi del dovuto. 40m, VI.

Manuel in uscita dalla via, VI.

Nel complesso la via è molto bella e di soddisfazione. Nonostante molti tratti risultano usurati, non danno fastidio e la salita complessiva risulta essere sempre piacevole. Tutti i passaggi più difficili sono azzerabili e la chiodatura, prevalentemente a clessidre, è sempre ravvicinata anche se lo stato di alcuni cordoni è da verificare. Senza dubbio una via consigliata.

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