Via dei Bolognesi

La grande parete Ovest dei Lastoi di Formin è facilmente identificabile da Passo Giau guardano a destra di Cortina. Sulle sue fasce rocciose salgono belle vie su roccia solida con una lunghezza che si aggira attorno ai 300 metri. Una di queste è la “Via dei Bolognesi” che sale nel mezzo della parete.

Il primo tiro inizia risalendo la placchetta compatta che sale leggermente a destra oltre il chiodo che identifica l’inizio della via. La si supera usufruendo anche della minuta lametta che corre alla sua destra fino ad entrare in un largo canale da cui si esce sulla sinistra appena i massi incastrati al suo interno rendono la salita meno agevole. Si prosegue quindi per qualche metro sulla paretina laterale fino a rientrare decisi nel canale in corrispondenza di un sottopassaggio, che va superato fino a collidere con il fondo dello stesso. Con passo ad incastro, su roccia sporca per via delle inevitabili colate, si torna a salire verticale sopra il sasso incastrato che forma la grottina. Qui si sosta su spit con maglia rapida. Lungo il tiro non abbiamo trovato protezioni a parete. 50m, IV.

Varie angolazioni della prima lunghezza, IV.

La seconda lunghezza prosegue pochi metri nel canale oltre la sosta fino a superare un grosso masso apparentemente instabile ma ben incastrato nella realtà. Oltre il masso la linea entra nel profondo canale dove è presente un passo a dir poco particolare per vincere il muretto opposto. Dall’estrema destra del canale si risale giusto un metro fino ad incastrarsi con lo zaino contro la parete sul retro. Da qui si inizia a traversare per circa 5 metri verso sinistra sfruttando sempre l’incastro di zaino, o schiena, e i piedi sulla parete opposta su placchetta appena appoggiata. Si esce dal traverso con passo atletico e si continua sul muretto di sinistra fino ad incontrare i due chiodi di sosta. Il traverso non è banale, probabilmente è più del IV proposto. Attenzione a non portare zaini troppo ingombranti, c’è il serio rischio di non passarci. 22m, IV.

Simone prima di entrare nel canale della seconda lunghezza, IV.

Il terzo tiro inizia risalendo la placchetta verticale sulla quale corre una fessurina nel mezzo dove è presente un chiodo con cordone. La roccia è ottima e l’arrampicata, in questo tratto, particolarmente elegante e di soddisfazione. Si prosegue nel facile camino che si restringe mano a mano che si sale fino ad un chiodo nel punto più stretto. La via originale ignora questa strettoia aggirando verso sinistra poco prima ma noi, ingolositi dal chiodo a parete, siamo andati ad incastrarci nel camino (soluzione altamente sconsigliata in caso di ingombri importanti). Beh, auguri a disincastrarvi! Oltre la strettoia ci ricongiungiamo con l’originale all’altezza di un cordone bianco e proseguiamo sulla partete di sinistra del diedro soprastante fino alla cengia con i due chiodi di sosta. L’attrito delle corde nell’ultimo tratto non è da sottovalutare. 50m, IV.

Simone sulla bella placca del terzo tiro, IV.

La quarta lunghezza prosegue sulle rocce rotte di sinistra (qualcuna instabile, prestare attenzione) fino ad incontrare una bella placchetta compatta che sale verticale su piccole ma solide tacche. Si esce sulla grande cengia che taglia a metà la parete e si prosegue leggermente verso sinistra in direzione di una guglia staccata che si supera sulla destra iniziando così un breve traverso obliquo che, in circa 10 metri, conduce ad uno spuntone sul quale è possibile sostare. Come riferimento, subito sopra lo spuntone, è presente un cordone nero su clessidra. Importante non sbagliare via a questo punto perchè da qui in poi tutte le varianti si assomigliano. 35m, IV-.

Martina in arriva a S4, IV-.

Il quinto tiro aggira lo spigoletto a destra della sosta ed entra nel facile canalino che si segue fino al suo termine in corrispondenza di una stretta cengia da cui parte, sulla sinistra, uno stretto camino dove si trova quello che dovrebbe essere il passaggio chiave della via, con chiodo alla base ad identificarlo. Nella realtà salire il camino non è affatto complesso grazie anche alle numerose prese presenti ai lati di esso che consentono di rimontare il muretto iniziale con discreta facilità. A nostro avviso i quarti della parte inferiore della via sono nettamente più difficili. In ogni caso si prosegue fino alla cengia soprastante dove parte un’evidente rampetta che sale facile verso destra fino ad incrociare due grandi clessidre (senza cordone) su cui poter attrezzare la sosta, proprio sotto ad un’altra cengietta. 38m, IV+?

Simone in partenza della quinta lunghezza, IV+.

La sesta lunghezza conclude la rampetta risalendo sopra la cengia. Qui si prende la fessura di destra che sale senza grandi difficoltà dapprima ad una cengia scendente verso destra ed in seguito ad un’ulteriore cengia, questa volta, piana. Inizia ora un breve diedro che prosegue verso sinistra, alla base del quale è presente un vecchio chiodo. Si segue il diedro aiutandosi con il salame di sinistra che, tramite una sequenza di passaggi ben appigliati, conduce ad un terrazzino alla destra del quale è possibile intravedere i 2 vecchi chiodi per la sosta qualche metro più a destra. 35m, IV-.

La rampetta del sesto tiro, IV-.

Il settimo tiro prosegue lungo il breve canale che sale diritto per diritto oltre la sosta e che giunge ad una prima cengia. Qui bisogna prestare massima attenzione ai blocchi che si prendono in quanto molti sono instabili. Giunti alla cengia inizia una bella placca che obliqua verso sinistra con difficoltà sostenute: l’arrampicata risulta comunque piacevole grazie ai molteplici punti dove inserire le protezioni rapide. Superata la placca ci si trova su una larga cengia che sale marcata verso destra e che si ignora proseguendo invece a sinistra in direzione dell’entrata di un canalino alla cui base sono presenti terrazzamenti erbosi. Qui sono ben visibili 4/5 clessidre che si possono attrezzare con cordoni per sostare. 30m, IV.

Simone all’uscita del canale del settimo tiro, IV.

L’ultima lunghezza sale diritta oltre la sosta, obliquando leggermente verso destra fino a raggiungere lo strapiombo giallo soprastante. Si aggira quest’ultimo verso destra fino a raggiungere il diedro finale. La lunga lama verticale che fende la parete di sinistra è davvero uno spettacolo: fina per cui tutte le dita la possano avvolgere ma abbastanza spessa da reggere anche le protezioni che mano a mano vengono inserite. L’arrampicata in questo ultimo tratto è in dülfer ma scorre piacevole fino al pianolo sommitale. Qui si sosta sugli spuntoni più solidi a disposizione. 20m, IV-.

Martina alle prese con la fessura dell’ultima lunghezza, IV-.

Questa salita sulla Grande parete Costeana ci è proprio piaciuta. La roccia è solida lungo quasi tutto l’itinerario e le difficoltà, contenute ma mai da sottovalutare, rendono l’arrampicata divertente, grazie anche alla diversità di passaggi e alla particolarità di alcuni di loro. Molto consigliata.

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