Un paio di settimane fa, in un bellissimo weekend di inizio Giugno, ci siamo diretti verso il lago di Como, dove, sulle rive del versante Leccese, si è svolto uno street boulder nel paese di Colico. La location è quella classica del paesino lacustre con la piazzetta lungo lago dotata di piccolo porto e riva sabbiosa e prativa che accoglie numerosi bagnanti. L’accoglienza è calorosa così come la temperatura di una giornata che si preannuncia rovente con il sole sempre protagonista. Ritiriamo il pacco gara al Palalegnone dove riceviamo la mappa dei blocchi: 20 amatoriali da 10 punti l’uno ed altri 10 blocchi più complessi dal valore di 30 punti ciascuno. Al netto del lato competitivo si preannuncia una giornata divertente con blocchi per tutti i gusti grazie alla buona varietà.

Per riscaldarci iniziamo con il numero 13: un traverso scimmiesco senza piedi su lunga trave di materiale ferroso dove la difficoltà maggiore risiede nel raggiungerla visto che a malapena lo sgabello a supporto è stato sufficente per arrivare allo start. E per i più bassi ulteriori acrobazie e piramidi umane… La trave è comoda ed il traverso appeso è rapido. Ci rallegriamo di averlo affrontato quando il sole ancora non lo ha reso bollente e ci muoviamo verso il centro dove, all’ombra di un trio di grossi arbusti, sono posizionati i blocchi 12 e 24: due slackline di diversa lunghezza ed altezza. Queste non sono per nulla il nostro forte e dopo qualche risata e tentativo velleitario ci spostiamo lungo il tratto portuale dove incontriamo il blocco numero 11. Questo consiste in un lungo traverso su muretto a secco che fa da frangionde quando il lago è agitato. Oggi è tutto calmo ed anche la traversata passa spensierata grazie alle buone prese per le mani e le nette tacche dove poggiare i piedi. Dirigendosi verso la piazzetta in riva al lago incontriamo, sullo spigolo di un edificio, il blocco 10. Qui arrampichiamo lungo i grossi parallelepipedi che lo strutturano, ad ampie falcate tra le larghe fessure perimetrali. Si può rimanere indifferentemente sullo spigolo, sfruttando entrambi i versanti, oppure prediligere il lato sinistro dove, a circa 5 metri da terra, è posizionato il top. Saliamo un po’ con il timore che il piccolo crash sottostante non serva a molto in caso di caduta ma le prese sono buone e ci rassicurano. Discendiamo altrettanto agevolmente e raggiungiamo la piazzetta dove sono concentrati un po’ di blocchi.



Il 9 consiste in una lunga progressione sottosopra al di sotto di un balconcino che si affaccia sul porto. Qui il percorso è tracciato lungo le travi a T di diverse dimensioni che lo compongono. Movimenti meccanici testano tecnica e resistenza di chi ha voglia di mettersi in gioco. Tornati con le gambe sotto la testa approcciamo in piazza il blocco numero 8: il classico challenge da lockdown dove bisogna orbitare attorno ad una panca, proiettato lungo una seduta di cemento lungo la riva. Viste le dimensione è stato pensato prevalentemente per persone minute. La nostra tecnica è quella che è ma in qualche modo passiamo e ribaltiamo con il ricordo di qualche escoriazione quà e là. Visto che è attaccato tentiamo il nostro primo blocco gara, il numero 23, che si inerpica lungo la volta sinistra di un ampio ed alto arco. Data l’altezza qui, a protezione, c’è uno spesso materasso blu in loco che attutisce dolcemente eventuali cadute. Rimontiamo il facile pilastro iniziale, agevolato dai massi sporgenti della parete di sinistra, e continuiamo lungo il bordo dell’arco su buona listella fino a raggiungere la chiave di volta che accoppiamo lasciandoci andare con i piedi nel vuoto. E’ ora di cambiare zona e spostarci lungo lago attraversando tutto il bagnoasciuga. Verso metà, su pontile di cemento, sono presenti 2 blocchi, il 5 ed il 22 che invitano ad una lunga traversata a testa in giù, con ribaltata finale per il primo e con ostico passaggio sotto il ponte, con ribaltata sul lato opposto, per il secondo. La caduta è attutita dall’acqua ma, sebbene la giornata calda rende questa opzione molto allettante, decidiamo di passare oltre.



Raggiungiamo quindi il muretto a secco al termine della spiaggia dove salgono verticali, e con arrampicata simile, i blocchi 2 e 3. Questi affrontano il muretto sfruttando i massi incastrati che offrono buoni appigli sia per mani che per piedi. Poco più a destra, sul frangionde, è invece stato tracciato un bel traverso sul muro appoggiato che vinciamo con arrampicata di movimento con il fresco delle goccioline provenienti dalle onde che si infrangono contro gli scogli, una goduria in questa giornata calda. Rientrati nell’entroterra ci dirigiamo verso un grosso masso dove sono strati tracciati i blocchi 4 e 21. Il 21 è un blocco gara che vinciamo sfruttando la fine fessurina che, obliquando verso sinistra, punta a prese più comode che ci consentono di rimontare in cima al masso. La linea numero 4 è poco più a destra. Questa è caratterizzata da un allungo iniziale e prosegue più semplice in seguito. Ritorniamo verso il paese e lungo la strada incontriamo il blocco numero 6 che avevamo lasciato indietro. Sulla cima di un bellissimo albero bucato da incavi naturali è posizionata una campanella da suonare per considerare il blocco chiuso. La raggiungiamo con i piedi appendendoci scimmiescamente sui rami. Arrampichiamo a piedi nudi e ci sentiamo così connessi con la natura. Rientrati in piazza una breve sessione di campusing, su travi da allenamento, ci permette di chiudere, non senza sforzo, il boulder numero 7 e proseguire verso la ferrovia sopraelevata.




Sotto l’arcata principale sono presenti i tracciati 20 e 29. Il 29 è un altro blocco gara e risale il marcato arco su listarelle appena marcate ma con buona tenuta. La componente psicologica gioca un ruolo fondamentale visto che le altezze sono importanti. A protezione c’è comunque un grosso materassone dove atterriamo dolcemente raggiunto il top. Il 20 sale invece dalla parte opposta dell’arcata, questa volta lungo il diedro, fino a raggiungere un grosso bullone sporgente a qualche metro da terra. La parte più complessa è probabilmente il tornare a terra visto che già l’arrampicata non era agevole ed il lanciarsi sul crash, vista l’altezza e gli ostacoli nei dintorni, non è un’opzione. Ci dirigiamo ora verso la stazione, non facciamo in tempo a metterci il crash in spalla che sulla struttura lignea, che sorregge una tettoia, sono state avvitate un po’ di prese resinate a tracciare un’altra coppia di blocchi. Il numero 16 risale facilmente il pilastro di sostegno e prosegue a testa in giù lungo la grossa trave che corre orizzontale. Procedendo un arto alla volta, con le mani sui resinati ed i piedi incastrati nella parte superiore della trave, raggiungiamo bradipescamente il termine del blocco. Il boulder numero 30 decidiamo di non provarlo dato che già a prima vista è evidente non faccia per noi. Si tratta di un salto importante, dal muro della casa verso la trave, dove si dovrebbe agguantare una presa resinata decisamente severa e proseguire poi a testa in giù lungo prese altrettanto simpatiche.



Ci dirigiamo piuttosto all’imbocco del sottopassaggio prima della stazione. Superiamo agevolemnte il blocco 17, lungo un muretto a tacchette, ed il numero 19, di simile fattura ma con uscita ingaggiante. Giusto per sport diamo uno sguardo agli altri 2 blocchi gara in zona: il 27 traversa lungo placca a tacche maledettamente scivolose su cui facciamo un paio di giri ma capiamo subito che nemmeno se lo proviamo da qui a fine anno ne usciamo. Il 28 invece è una prova di resistenza sulla trave dove è necessario rimanere appesi per 33 secondi, sulle prese meno marcate, per superarla. Stringendo i denti ci rimaniamo per 30 secondi, peccato ma oggettivamente non avevamo mai toccato una trave in vita nostra, di più non potevamo pretendere. Passeggiando lungo il muro che regge la ferrovia ci imbattiamo, all’ombra di qualche rampicante, nel blocco numero 15 che si sviluppa lungo nette tacche accoglienti traversando dapprima a fil di prato per poi salire in verticale fino al top laddove le piante bloccano il passaggio. Il tempo a nostra disposizione per provare ulteriori blocchi è quasi terminato ed in fretta e furia ci dirigiamo alla rotonda dove ci attendono le linee 14 e 26. A dire la verità la linea è unica e consiste in un’arrampicata su muretto con passaggi obbligati visto che ognuna delle 38 prese segnate deve essere toccata in rigorosa sequenza. Arrivando al termine si chiude il blocco 26, quello gara, altrimenti si può portare a casa il blocco 14 segnando il numero dell’appiglio al quale si è giunti. Con le dita ormai finite dall’intensa giornata arrampicatoria raggiungiamo a fatica la presa numero 16 e ci riteniamo soddisfatti così. Giusto per curiosità visitiamo l’ultimo blocco che ancora non abbiamo visto ma il lavoro di compressione necessario per chiuderlo è evidente anche da lontano e ci desiste dal solo provare.



Giornata finita, è ora di rinfrescarci e premiarci con un buon gelato prima di assistere alle finali. Queste ultime si svolgono lungo percorso aereo dove è necessario dondolarsi tra anelli, cunei e carrucole. Vince chi completa il percorso, suonando i campanacci finali, nel minor tempo possibile. Con gli sciatt nello stomaco e qualcuno ancora tra i denti è giunta l’ora di tirare le conclusioni. La giornata è stata davvero bella e divertente, merito di un’ottima organizzazione che ha saputo tracciare blocchi per tutti i gusti. Colico street boulder non è stata solo arrampicata, ma anche cibo, eventi, slackline e sessioni di yoga. Il tutto nella bellissima cornice del lago di Como. Grazie agli organizzatori per averci ospitati, alla prossima!