Zig Zag

Usciti dalla via “Datti una mossa” la giornata è ancora lunga e c’è il tempo di salire un’altra linea prima di riposarsi per il giorno successivo. In breve ci ritroviamo alla base della parete ad osservare le numerose cordate impegnate lungo vari itinerari. Alla ricerca di uno non ancora preso d’assedio il nostro occhio cade sul traverso della via “Zig Zag” che sembra libera. Alla base non c’è nessuno, saliamo!

Il primo tiro inizia subito con un traverso verso destra quasi a filo terreno probabilmente per aggirare lo strapiombetto al di sotto della rampa seguente che avrebbe aumentato decisamente le difficoltà. Dalla scritta che identifica la via si sale giusto un paio di metri, con passo iniziale boulderoso, prima di intraprendere il traverso. Questo è molto appigliato anche se la conformità della roccia rende difficoltosa l’individuazione degli appoggi per i piedi. Si raggiunge quindi la rampa che si segue per tutta la sua interezza oltrepassando un molesto arbusto verso metà. Al termine la parete si verticalizza costringendo ad un paio di passi più fisici prima di raggiungere la placchetta appoggiata successiva. Obliquando verso sinistra si raggiunge, attraverso passettini in aderenza, la sosta. 28m, 6a.

Martina al termine della prima lunghezza, 6a.

La seconda lunghezza è la più caratteristica dell’itinerario e traversa, almeno lungo la prima parte, al di sotto di uno strapiombetto caratterizzato da solide canne. Dalla sosta si risale un po’ fino a raggiungere l’attaccatura del tetto che si segue ora verso sinistra con arrampicata semplice: mani sulle canne e piedi lungo gli evidenti appoggi un po’ più in basso. Solo il passo finale, in uscita dal traverso, presenta qualche grattacapo in più. Qui la roccia è estremamente lisciata dall’acqua costringendo ad ampia apertura per raggiungere appoggi migliori. Al contempo le mani tengono rovesci non entusiasmanti. Superate le difficoltà la linea prosegue in verticale lungo canale detritico che si abbandona quasi immediatamente in favore dello spigoletto di destra, decisamente più stabile e divertente. Seguendo la line di clessidre si giunge al di sotto di una placchetta appoggiata che crea un corridoio tra la vegetazione e che conduce, senza ulteriori difficoltà, fino alla sosta. In quest’ultimo tratto un cordone, al nostro passaggio, risultava evidentemente tranciato ma la conformità della roccia ha permesso un reintegro sicuro. 30m, 6a.

Il caratteristico traverso della seconda lunghezza, 6a.

Molto bello è anche il terzo tiro che risale il pilastro grigio a sinistra della sosta attraverso arrampicata continua ma su buone prese. Si inizia traversando notevolmente verso sinistra fino ad entrare in un camino tra le pareti. Qui si preferisce rimanere un po’ all’interno per sfruttare bene entrambe le pareti ed alzarsi i primi metri. All’altezza del secondo fix si esce sul pilastro di sinistra dove iniziano le difficoltà. Con arrampicata di movimento si seguono le varie fessure che solcano la roccia fino a che la parte più strapiombante della parete non termina. Si prosegue ora su inclinazione più favorevole per alcuni metri per poi tornare in verticale nel finale. Qualche passo in aderenza permette di guadagnare le roccette soprastanti che conducono direttamente al comodo terrazzino di sosta. Tiro molto bello ed onesto nelle difficoltà anche se dalla sosta precedente appare decisamente più severo. 20m, 6a+.

Simone lungo il pilastro del terzo tiro, 6a+.

La quarta lunghezza risale brevemente le facili roccette appoggiate oltre la sosta in direzione di un cordoncino bianco. L’arrampicata è semplice ed in breve si raggiunge un piccolo terrazzino. Sulla sinistra si sviluppa un minuto pilastrino con cordone alla base che si vince senza grosse difficoltà giungendo così su panettone appoggiato e con roccia lavorata dall’acqua. Camminando si punta ora ad un valico tra gli alberi che conduce ad un largo terrazzino boschivo che si segue fino alla parete successiva dove si attrezza la sosta su singolo fix da rinforzare. Tiro di collegamento, senza troppe pretese. 30m, 3a.

Martina all’inizio della quarta lunghezza, 3a.

La linea del quinto tiro non è molto chiara dalla sosta in quanto sono presenti sulla parete 3 distinte verticali di fix. Portano tutte sullo stesso terrazzo sommitale ma capire quale è quella originale non è semplice. Noi siamo saliti lungo quella di sinistra che ci è sembrata più consona rispetto allo schizzo a nostra disposizione. Dalla sosta si sale quindi qualche metro in direzione di un grosso cordone dove si inizia ad obliquare verso sinistra oltrepassando un secondo cordone e raggiungendo il primo fix. Qui la parete si verticalizza ed anche le difficoltà aumentano leggermente. Si sale lungo muretto compatto e fessurato con qualche passo più fisico quà e là. Al termine del muro ci si trova sulla larga cengia rocciosa che si segue facilmente, rimanendo in prossimità dello spigolo di sinistra, fino ad incontrare l’anello di sosta in prossimità di un arbusto. 22m, 5b.

Simone lungo il quinto tiro, 5b.

La sesta lunghezza traversa inizialmente verso destra lungo larga cengia sassosa aggirando un po’ di vegetazione e giungendo alla paretina finale. Questa è molto breve e si vince con difficoltà limitate grazie alle fonde fessure che la fendono. In breve ci si trova in cima alla parete che spiana notevolmente fino a toccare il boschetto sommitale dove si attrezza la sosta su di un arbusto a piacimento. Il tratto iniziale può essere spezzato camminando in conserva lungo la cengia. 30m, 5b.

Martina sul muretto finale, 5b.

Linea piacevole con qualche passo interessante soprattutto lungo la parte centrale dell’itinerario. L’arrampicata è varia e sempre divertente ed anche la chiodatura è buona e posizionata nei punti giusti. Un’ascesa sicuramente consigliata per una mezza giornata senza tropo impegno!

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