Occhi di Falco

In una fredda e ventosa mattinata di inizio Gennaio ci dirigiamo in Val d’Adige con l’intento di esplorare zone a noi ancora poco familiari nonostante non siano molto lontane da casa. Arriviamo al paesino di Tessari che il parcheggio è ancora vuoto e ci dirigiamo alla parete della “Roda del Canal”. Il vento soffia fastidiosamente ed il freddo non mette tanta voglia di arrampicare ma stringiamo i denti ed approcciamo la via “Occhi di Falco”.

Il primo tiro parte lungo il muretto grigio e compatto che si sviluppa oltre la scritta rossa che identifica la linea. Il primo fix è posto un po’ in alto ma la chiodatura è buona lungo tutta la salita. Sfruttando le buone fessure orizzontali ed i buchetti quà e là si giunge senza difficoltà rilevanti ad un breve muretto leggermente strapiombante che si vince alzandosi bene alla ricerca delle accoglienti fessure poste leggermente sulla destra rispetto alla verticale fino a questo momento seguita. Rimontato il muretto inizia un bellissimo traversino che conduce direttamente alla prima sosta. Il traverso è abbastanza manigliato a buchi mentre i piedi sono sempre alla ricerca degli appoggi migliori che si trovano piuttosto in basso. Al termine del traverso si torna a salire in verticale obliquando verso destra fino alla sosta che si raggiunge senza ulteriori difficoltà. 23m, 6a.

Martina verso il termine del primo tiro, 6a.

Molto bella è anche la seconda lunghezza che prosegue zig-zagando lungo il muretto verticale oltre la sosta. Si inizia risalendo su buconi leggermente verso destra fino a che questi non terminano. Un bel movimento in aderenza verso sinistra permette di raggiungere le prossime lame verticali dove si torna a salire per qualche metro fino al raggiungimento di uno strapiombetto. Quest’ultimo si vince con passo deciso trovandosi ora all’inizio di un secondo traverso, questa volta verso destra, ancora in aderenza. Il movimento è delicato e consiste in un allungo per agguantare la comoda lama verticale che si usa per riequilibrarsi. Inizia ora un breve muretto ben appigliato che si abbandona dopo pochi metri in favore dell’ultimo traverso del tiro. Buoni buchi per le mani permettono di spingere con i piedi a spalmo in placca e spostarsi piano piano in direzione dell’evidente terrazzino dove si sosta comodamente. Tiro bello e divertente, continuo nelle difficoltà. Assicurarsi di allungare qualche protezione per evitare eccessivo attrito verso il termine. 30m, 6a.

Lo sviluppo della seconda lunghezza, 6a.

Il terzo tiro prosegue lungo le roccette rotte ed appoggiate che giacciono oltre la sosta prima di incontrare nuovamente la verticalità della parete successiva. Senza particolari difficoltà si vincono i primi metri che in breve tempo conducono ad una cengetta. Qui il passo chiave del tiro e dell’itinerario. Il muro si fa ora decisamente verticale e dopo le prime lame rimangono solamente minute tacche taglienti sulle quali fare affidamento. Movimenti rapidi e decisi consentono di raggiungere il bordo superiore della paretina che si rimonta ora con minore deifficoltà. Spostandosi leggermente verso destra si guadagna ancora qualche metro prima di affrontare l’ultimo muretto semplice e goduriosamente lavorato a fonde e taglienti fessure. In poco tempo si raggiunge l’apice anche di quest’ultimo trovando la sosta ad anello su di un masso poco oltre. 30m, 6a+.

Martina superate le difficoltà del terzo tiro, 6a+.

La quarta lunghezza è di collegamento e si limita ad attraversare il boschetto fino a raggaiungere la paretina finale dove si sosta su fix e clessidra. 10m, I.

Il quinto ed ultimo tiro vince la paretina finale molto appoggiata e semplice grazie alle fessurone di cui è composta. Dalla sosta si rimontano una serie di roccette che portano ad una piccola cengia che antecede la parete principale. La linea da seguire è sempre ben evidente visti i numerosi cordoni che penzolano quà e là e che rendono l’arrampicata sicura e spensierata. Nel caso si senta la necessità di integrare è comunque possibile farlo in quanto clessidre libere abbondano così come fessure per dadi e friends. Con bella arrampicata si salgono gli ultimi metri che separano dalla vetta con la parete che tende ad appoggiarsi mano a mano che si sale. Poco prima di raggiungere la terrazza sommitale ci si ferma a fare sosta su due cordoni. 35m, 4b.

I primi metri dell’ultimo tiro, 4b.

Via breve ma molto carina con i primi 2 tiri davvero belli e meritevoli. La chiodatura è buona lungo tutto il percorso e non è necessario portare molto altro. Un’ottima salita soprattutto se concatenata, vista la brevità, con qualche via nelle vicinanze.

Super Barbiere

Un paio di anni fa avevamo già provato a salire il Terzo Apostolo attraverso la via “Cumbre” con scarso successo visto lo stato polveroso in cui vigeva all’epoca. A dire la verità non sarebbe stato nemmeno l’unico fallimento di giornata visto che neanche la “seconda scelta” si era rivelata essere azzeccata. Torniamo oggi alla base della parete per approcciare però un altro itinerario: “Super Barbiere” che si inerpica poco più a sinistra rispetto la “Cumbre”.

Il primo tiro inizia poco più a destra del centro del pilastrino che antecede la parete principale seguendolo per tutta la sua interezza fino al culmine. Si parte poco a sinistra della scritta che identifica la via muovendosi in direzione di vecchi chiodi. La linea è evidente anche se non proprio lineare serpeggiando qua e la alla ricerca della via più facile da arrampicare lungo il bel muretto verticale e compatto. I movimenti sono spesso in aderenza su buone ma piccole prese e solo qualche passo più fisico quà e là spezza il ritmo. Verso metà tiro si raggiunge la base di uno strapiombetto che si costeggia verso destra fino a rimontarlo con passo deciso. Questo è il tratto chiave del tiro che si vince atleticamente sfruttando le buone prese sommitali. La roccia sotto il tetto non è bellissima, fare quindi attenzione lungo quella sezione. Superate le difficoltà si continua lungo il muro che piano piano si adagia in vista del termine del pilastro. Qui si passano una serie di facili terrazzini, caratterizzati da roccia poco solida, che portano direttamente alla comoda sosta su 2 fix da attrezzare. 40m, VI.

Il muro verticale della prima lunghezza, VI.

La seconda lunghezza prosegue verso sinistra dirigendosi alla base del pilastro posto a sua volta a sinistra di un evidente placconata dove passa la via “delle Anguane”. Dalla sosta si traversa fino ad abbandonare il pilastro del primo tiro ritrovandosi così sulla paretina soprastante un grande strapiombo. Qui si continua procedendo lungo terrazzini erbosi, facendosi spazio tra qualche arbusto fastidioso nella parte iniziale, fino a raggiungere una placca compatta che si sale verticalmente con l’ausilio del caminetto di destra. Si giunge così sulla larga cengia che separa la parete principale e la si segue camminando verso sinistra in direzione di un grosso masso incastrato. Si rimonta quest’ultimo aggirandolo e si sosta su fix uniti da cordone in prossimità dello spigolo del pilastro. E’ possibile evitare il traverso iniziale rimontando direttamente sulla cengia oltre la sosta e seguendola senza difficoltà rilevanti (II) fino alla sosta. 25m, IV+.

Il traverso del secondo tiro, IV+.

Il terzo tiro attacca il muretto oltre la sosta arrampicando attraverso fasce rocciose compatte ma spesso intervallate da numerosi ciuffi d’erba che però non disturbano più di tanto la progressione. La linea da seguire è comunque evidente grazie ai numerosi fix e chiodi a parete. Il passo chiave del tiro, e dell’itinerario, si trova anche questa volta verso metà lunghezza dove è necessario superare un’orecchia strapiombante. Questa si vince rimanendo quanto più possibile alla sua destra e raggiungendo la bella fessura verticale che la solca nella parte posteriore, nascosta alla vista. Un passo bello atletico permette di rimontare sul terrazzino soprastante dove inizia una stupenda placconata che si sviluppa leggermente verso sinistra fino alla sosta. Qui l’arrampicata è puramente di aderenza con i piedi spesso a spalmo e le mani ad equilibrare la progressione. Si giunge infine alla sosta aerea posizionata al di sopra di un minuto terrazzino roccioso. 25m, VII-.

Martina lungo la bella placca finale del terzo tiro, VII-.

La quarta lunghezza è molto brutta sia per la qualità della roccia sia per la vegetazione che disturba prepotentemente l’arrampicata. Dalla sosta si traversa verso sinistra seguendo una simil-rampetta che si verticalizza solo nel tratto finale dove è presente un passaggio di non immediata risoluzione per raggiungere i mughetti soprastanti. Si passa a sinistra rispetto al masso che gli antecede e che viene in seguito sormontato per completare il traverso verso destra che porta ad una prima terrazza. Il traverso è costantemente disturbato dalla presenza dei mughi soprastanti che strusciano lungo il viso, le braccia ed il collo, ma di cui non è possibile fare a meno visto che sono anche le uniche “prese” a nostra disposizione. Raggiunta la terrazza si prosegue lungo le roccette rotte ed il canalino a destra di essa che conducono, attraverso passo non semplice, ai fix di sosta poco sopra su terreno detritico. 25m, IV+.

L’inizio della quarta lunghezza, IV+.

Il quinto tiro prosegue senza emozioni particolari risalendo l’evidente rampa appoggiata che canaleggia oltre la sosta. Qui il fondo detritico costringe a passi ballerini e non è raro vedere rotolare sassi di varie dimensione verso valle. L’arrampicata risulta essere comunque semplice ed in poco tempo si raggiunge una strozzatura laddove la parete si verticalizza leggermente. Si risale lungo il camino lottando con gli arbusti che lo popolano e con la fragilità della roccia. Terminato questo ci si trova su di un ampio terrazzino pendente che si abbandona sterzando in maniera netta verso destra puntando all’evidente diedro verticale protagonista della prossima lunghezza. Prima di raggiungerlo si sosta però su due fix posti su masso al di sopra di un terrazzino circondato da mughetti che si raggiunge con non poche difficoltà aggrappandosi a quello che c’è a disposizione. 50m, III.

La rampa del quinto tiro, III.

La sesta lunghezza segue nella sua interezza l’evidente diedro a destra della sosta. Questo si raggiunge traversando leggermente attraverso semplici terrazzini. Si arrampica, nella prima parte del diedro, sfruttando entrambe le pareti laterali fino a che un canale conduce ai piedi di un grosso masso incastonato con cordone penzolante. Si sale ora sulla parete di destra alla cui base è presente un chiodo a protezione del passo iniziale. Dopo un paio di metri ci si trova di fronte al masso che si supera rientrando nel diedro con movimenti in aderenza spingendo in opposizione su entrambe le pareti. Superato un risalto si prosegue con arrampicata sempre in aderenza all’interno del piacevolissimo diedro che in poco tempo conduce su di un terrazzino dove si sosta. 30m, IV+.

Il bel diedro della sesta lunghezza, IV+.

Il settimo tiro traversa brevissimamente verso destra per raggiungere lo spigolo del tiro finale. Dalla sosta si risalgono i grossi massi di destra che formano una stretta cengia che si segue fino al termine. Lungo il tragitto si passa una linea di fix che corre verticale e che si ignora visto che fa parte della via “Delle Anguane”. Il fix più basso può essere comunque utilizzato per proteggersi visto che, oltre a questo, il tiro è sprovvisto di ulteriori protezioni e non è facile integrare. Mano a mano che si traversa la cengia questa diviene più larga raggiungendo il punto più ampio proprio in corrispondenza della sosta sita a sinistra del bordo della parete. 10m, III.

Il traverso della penultima lunghezza, III.

L’ultima lunghezza è senza ombra di dubbio la più bella della salita ed una vera perla in questo angolo di dolomiti. Risale lo spigolo della parete nella sua interezza, con esposizione notevole, su roccia maestosamente lavorata. A differenza dei tiri precedenti qui le protezioni sono molto più distanziate richiedendo, in alcuni tratti, decisione nei passaggi e testa libera. Dopo i primi metri si giunge nei pressi di una nicchia dove è presente una sosta intermedia che può essere tranquillamente saltata. Una bellissima lama condue ad una lunga placconata che si segue con passi in aderenza in direzione dello spigolo destro, leggermente erboso, che si abbandona immediatamente per traversare verso sinistra qualche metro. Superato un leggero strapiombetto si prosegue verticalmente per gli ultimi metri fino a giungere in vetta dove si oltrepassa qualche mughetto e si sosta su grosso masso. 45m, V+.

Martina al termine della via, V+.

Via che alterna tiri davvero belli, come il terzo o l’ultimo, a lughezze più brutte, detritiche, erbose e su roccia non sempre ottima. Belli sono anche il camino del sesto tiro e la prima lunghezza. La chiodatura è buona lungo la porzione inferiore dell’itinerario, ottima nei primi due tiri chiave. La parte superiore è invece meno attrezzata con runout notevoli soprattutto lungo l’ultimo tiro, che da solo merita la salita, dove, sebbene le difficoltà siano limitate, l’esposizione si fa sentire. Nel complesso una via che si lascia arrampicare e tutto sommato ingaggiante e divertente se non si è troppo esigenti!

Dedicata a Sergio e Carla

Con il meteo minaccioso sia sulle catene delle Dolomiti Orientali che su quelle Occidentali ci dirigiamo verso le Piccole Dolomiti, per la precisione a Campogrosso. La giornata di sabato si preannuncia particolarmente calda e così decidiamo di svegliarci presto ed affrontare la via “Dedicata a Sergio e Carla”, sul Primo Apostolo, quando il sole scalda meno. La via è composta da 7/8 tiri, in base a come si decide di approcciare il tratto finale, di lunghezza contenuta.

Il primo tiro segue inizialmente la rampetta che si sviluppa verso sinistra con arrampicata delicata vista la qualità della roccia non ottima e le poche prese marcate a disposizione. Si procede dunque in equilibrio fintanto che non si raggiunge un cordoncino, abbastanza malmesso, sul tettino di destra. Qui si inizia ad approcciare il tetto in maniera più diretta spostandosi sulla verticale dell’assicuratore sottostante. Lo strapiombo costringe ad un paio di movimenti fisici su prese non entusiasmanti che conducono al di fuori delle difficoltà al di sopra di una netta cengia detritica dove non è raro far cadere sassi anche di modeste dimensioni. Terminata la cengia sono presenti due fix su cui poter attrezzare una comoda sosta. 18m V+.

Simone sulla prima lunghezza, V+.

La seconda lunghezza riparte raggiungendo senza difficoltà rilevanti lo spigoletto sinistro della paretina leggermente strapiombante oltre la sosta. Qui è presente la sequenza di movimenti chiave dell’itinerario lungo piccole lame e tacche minute. Molto bello è il primo passaggio che si vince con un incrocio tecnico sulle tre lame consecutive. Raggiunta la terza si rinvia e si studia il passaggio successivo, visto che è la più comoda ed accogliente. Una solida placchetta compatta si interpone tra noi ed il termine delle difficoltà. Qui le prese sono minute, appena accennate, ed i piedi e l’equilibrio giocano un ruolo fondamentale per rimanere attaccati alla parete. Ci si sposta leggermente verso destra fino a rimontare una piccola cengetta con bei buchi per le mani che consentono di raggiungere il muretto più semplice che in breve conduce in prossimità di un canalino sulla destra. Sebbene il muretto sia bello compatto l’uscita non è altrettanto bella e si svolge lungo pianoro erboso difficile da rimontare. Il consiglio è quindi quello di entrare nel canalino e raggiungere la terrazza di sosta tramite questo. 20m, VI+.

Il passo chiave della seconda lunghezza, VI+.

Il terzo tiro prosegue oltre la sosta lungo muro verticale che si sviluppa prima a sinistra e poi a destra per evitare un piccolo tettino. I primi metri risultano essere quelli più ostici visto che la verticalità è maggiore. Come supporto alla progressione è possibile utilizzare il pilastrino di sinistra che consente di scaricare bene il peso sui piedi grazie ai buoni appoggi. Superati i primi metri si prosegue seguendo l’evidente linea di fix a parete con arrampicata più semplice fino a giungere ai piedi di una larga cengia, anche questa particolarmente erbosa, difficile da risalire. Qui infatti è necessario aggrapparsi letteralmente ai ciuffi d’erba per poterla rimontare. Una volta al di sopra ci si sposta verso destra dove si sosta all’interno di una nicchia. 25m, V.

L’inizio del terzo tiro, V.

La quarta lungheza è particolarmente brutta in quanto si svolge quasi esclusivamente lungo terrazze erbose. Dalla sosta si rimonta per pochi metri il muretto a sinistra della nicchia di sosta uscendone poi verso destra e rimontando il primo terrazzino. Inizia ora un traverso ascendente verso sinistra costantemente con i piedi e le caviglie in mezzo all’erba e le mani in appoggio sulla roccia ad accompagnare la progressione. Oltrepassato un alberello molesto si continua ancora verso sinistra fino a raggiungere un ultimo canalino che porta alla sosta. Invece di risalire il canale è possibile rimanere sul pilastrino di sinistra che ospita roccia compatta ed offre un valido stacco all’arrampicata vegetale. 20m, IV.

L’erboso traverso della quarta lunghezza, IV.

Il quinto tiro torna a salire lungo roccia e parete verticale affrontando un’altra sezione bella sostenuta. Dalla sosta ci si sposta un paio di metri verso sinistra per giungere ai piedi di un bel muretto che si segue diritti per diritti fino a che non inizia a strapiombare leggermente. Qui il passo chiave che riporta verso destra con movimenti fisici e di resistenza su prese da ricercare. La continuità del tiro viene spezzata solamente verso il termine dello stesso dove si rincontrano i terrazzini erbosi e la progressione scema in gogliardiche ribaltate aggrappandosi a ciò che è disponibile: ciuffi d’erba, terriccio e qualche roccetta in prossimità della sosta. 15m, VI.

Martina al termine del quinto tiro, VI.

La sesta lunghezza inizia risalendo lo zoccolo erboso di destra che forma una rampetta ascendente. Si segue questa giusto qualche metro fino a giungere al di sotto della verticale di una linea di fix che indica il tragitto da seguire. La placconata che si apre è molto bella e costringe a movimenti d’equilibrio nella parte inferiore mentre più in alto si sale più la verticalità si fa sentire fino a strapiombare leggermente. Qui l’aderenza lascia spazio a passaggi più fisici ma su prese nette. Il tiro è molto continuo: sono infatti rari se non nulli i momenti dove è possibile rifiatare un po’. Al termine della placca ci si sposta leggermente sulla destra fino a ricollegarsi con la via “Spigolo Faccio” e si sosta su una coppia di fix uniti da cordoncino. 20m, V+.

Martina lungo l’impegnativo muretto finale del sesto tiro, V+.

Da qui è possibile scegliere di proseguire uscendo dalla via “Spigolo Faccio” oppure proseguire verso sinistra lungo terrazza detritica ed erbosa per poi risalire verticalmente ricongiungendosi nuovamente in seguito. Noi abbiamo optato per la prima opzione visto che a primo acchito il traverso non ci ispirava molto dato che passa attraverso una serie di mughi piuttosto chiusi. Di seguito descriviamo quindi l’uscita dalla via “Spigolo Faccio”.

Il settimo tiro, l’ultimo veramente verticale, prosegue al di sopra della sosta cercando di individuare la linea dettata da chiodi arancio che si susseguono all’interno dello spigoletto di destra. Prestando attenzione all’attrito delle corde ci si destreggia tra gli ultimi terrazzini: profeti della vicinanza della cresta. In breve si raggiunge la cima e si sosta a fianco dei mughetti su golfaro. Il tiro nel complesso è molto facile e non presenta difficoltà particolari, attenzione solo alla roccia che a tratti non è ottima. 30m, IV.

Gli ultimi metri prima della cresta, IV.

Una volta raggiunta la cresta la via è fondamentalmente terminata, rimangono solo tre piacevoli e facili crestine da affrontare prima di raggiungere la traccia tra i mughi che riporta al sentiero di arroccamento. Sebbene le difficoltà siano limitate, l’esposizione non è indifferente. Meglio non rischiare e rimanere legati. La prima cresta va salita e ridiscesa dalla parte opposta. Le due creste sccessive vengono invece superate rimanendo bassi e facendo una specie di slalom tra esse. Sul tragitto, non facilmente proteggibile altrimenti se non la discesa dalla prima cresta, è presente un solo chiodo. 25m, II.

Simone lungo i primi metri della cresta, II.

Via con alti e bassi, alcuni tiri sono davvero belli su roccia solida e con passaggi meritevoli, altri invece lasciano un po’ a desiderare dove i protagonisti sono l’erba e l’instabilità. Nel complesso però l’ingaggio non manca se non si è troppo esigenti!

Decima – Cimpellin

Con la voglia di esplorare qualcosa di nuovo ci allontaniamo dalle zone a noi note per raggiungere il passo Duran, base di partenza per molti itinerari sulla Moiazza. Come entry level della zona scegliamo di salire la via “Decima-Cimpellin” alla Pala del Bo, una via non troppo lunga e con alcuni tiri interessanti e divertenti. A dire la verità non è molto chiaro quale sia la linea originale in quanto relazioni differenti tracciano percorsi diversi. Noi abbiamo seguito quella che pare essere quella corretta visto anche lo stato dei chiodi che abbiamo rinvenuto durante il percorso.

Il primo tiro attacca subito a destra di un evidente canale lungo placchetta con cordone alla base. Si sale rimanendo tutto sommato vicini al canale in quanto la parete verso destra è molto erbosa e poco attraente. Senza percorso obbligato si vincono le facili placconate appoggiate iniziali fino a che si giunge ad un primo terrazzino. Si prosegue dunque costeggiando il canale lungo muretti, ora leggermente più verticali, raggiungendo la quota del grosso masso incastrato all’interno del camino. Rimanendo ora nella fascia rocciosa compresa tra il camino di sinistra ed un grosso mugo sulla destra si salgono le ultime roccette che conducono ad un terrazzino antecedente un minuto mughetto che si attrezza per la sosta. Tiro completamente da proteggere, su roccia buona anche se in alcuni punti è necessario prestare attenzione a quello che si prende. 50m, III.

Simone sulla prima lunghezza, III.

La seconda lunghezza riparte a sinistra rispetto al mughetto di sosta lungo placchetta appoggiata ed intervallata da numerosi tratti erbosi. Questo è senza dubbio il tiro meno interessante di tutto l’itinerario vista anche la qualità della roccia non eccelsa. Si arrampica tendenzialmente mantenendo la verticale fino a che non si sbuca su larga cengia chiusa da pronunciata parete strapiombante. Inizia ora un breve traverso verso destra che la aggira camminando lungo gli scalini terrosi che si susseguono uno dopo l’altro. Alla prima opportunità si torna a salire su roccia proseguendo leggermente verso sinistra fino a giungere sul pilastrino chiuso tra canale e mughetti. Si segue quest’ultimo fino che, appoggiandosi, incontra una serie di mughi che ostacolano leggermente il passaggio. Questi possono essere usati come protezioni rapide prima di essere superati puntando ad una larga nicchia su terrazzino di sinistra dove è ben visibile la sosta con fix recente e cordone. 55m, III.

L’inizio della seconda lunghezza, III.

Il terzo tiro è particolarmente breve ma consente di guadagnare la base di un bellissimo camino protagonista della lunghezza successiva. Dalla sosta si traversa verso destra sempre lungo prato seguendo la flebile traccia che inizialmente discende molto leggermente. Si giunge quindi, dopo essere passati al di sotto di un mugo, ad un terrazzino alla base del camino dove si attrezza la sosta dove torna più comodo. 10m, I.

La fine del traverso del terzo tiro, I.

La quarta lunghezza, davvero meritevole, vince il camino oltre la sosta seguendolo per tutta la sua interezza. Dalla sosta si superano però prima le roccette appoggiate che separano dall’entrata del camino. Favorendo la parete di destra ci si alza ora fino ad agguantare la bella e solida presa sporgente che, con passetto atletico, consente di superare il salto iniziale e rientrare poi verso sinistra in corrispondenza di un chiodo. Il camino prosegue ora obliquando costantemente verso sinistra attraverso arrampicata piuttosto fisica e continua, senza riposi veramente comodi. Si arrampica prevalentemente sfruttando le due pareti laterali sia per le mani che per i piedi prestando attenzione ogni tanto a qualche masso poco stabile. Qualche chiodo è presente lungo il percorso ma la maggior parte del tiro è da proteggere anche se i punti in cui inserire materiale non mancano rendendo la salita abbastanza sicura. Verso il termine il camino muta in diedro con bellissima placconata lisciata sulla sinistra. Qui la progressione avviene grazie alla fessurina centrale che inizialmente è svasata ma dopo qualche metro ospita prese migliori. I piedi sono invece quasi sempre a spalmo ed è necessario un movimento deciso per rimontare sul terrazzino soprastante dove si sosta attrezzando sulla coppia di chiodi di destra. 35m, IV+.

Martina lungo il diedro finale della quarta lunghezza, IV+.

Il quinto tiro prosegue lungo le roccette frastagliate, che si sviluppano a sinistra rispetto alla sosta, rimandendo sempre esterni rispetto all’evidente canale di destra e prediligendo le placchette che si susseguono. La linea da seguire non è chiara ma, obliquando leggermente verso sinistra, si trova un chiodo più o meno a metà lunghezza. Per il resto il tiro è da proteggere ma la roccia offre molti spunti dove inserire dadi e friends. Verso la fine del tiro la roccia si appoggia e ci si deve fare largo tra i mughi (qualcuno evidentemente tagliato per permettere il passaggio) che anticipano la larga cengia prativa dove è possibile sostare comodamente attorno ad un grosso masso attrezzato per l’occasione. 32m, IV.

L’inizio del quinto tiro, IV.

Seppur breve la sesta lunghezza è molto bella e scenica. Trattasi di una traversata verso destra lungo stretta cengia particolarmente esposta che i pochi metri aggira la parete trovandosi così alla base di un evidente camino che si segue nel tiro successivo. L’arrampicata è tutto sommato semplice con i piedi che si spostano lentamente lungo la cengia ascendente e le mani alla ricerca di quelle prese che consentono di mantenere il corpo il più attaccato possibile alla parete. Lungo il traverso sono presenti una coppia di chiodi e ogni tanto è possibile anche integrare con protezioni rapide. Si sosta su 2 chiodi che non danno l’impressione di essere molto stabili ma anche qui c’è possibilità di rinforzo. 15m, III.

Simone sul traverso del sesto tiro, III.

L’ultimo tiro risale lungo il camino che si sviluppa a partire dalla sosta con arrampicata sempre verticale e divertente. Sebbene dal bosco sottostante il camino appaia piuttosto repulsivo in realtà si lascia scalare senza troppi problemi ospitando molteplici prese ed appoggi. Dalla sosta si riparte seguendo il breve muretto di destra che conduce al camino. Qui si risale preferendo la fascia rocciosa di sinistra fintanto che il camino è largo. Appena questo si restringe si possono iniziare ad utilizzare, in spaccata, entrambe le pareti per la progressione. Verso il termine del camino lo si abbandona favorendo ora la placconata di destra che, salita diritti per diritti, conduce ad un cordone incastrato attorno ad un masso. Questo segnala l’inizio di un traverso verso destra che segue la naturale fessura orizzontale che taglia la parete ed aggira il tettino soprastante. Si entra quindi in un canalino che si sviluppa verso sinistra e che porta, senza ulteriori difficoltà, direttamente al culmine della parete dove si attrezza la sosta finale su uno dei grossi mughi a disposizione. 45m, IV.

La linea dell’ultimo tiro, IV.

Via corta ma che ospita alcuni tiri interessanti. Molto belle sono la quarta e l’ultima lunghezza mentre le prime sono spesso intervallate dalla vegetazione che spesso ostacola la progressione. Nel complesso però, se non si è troppo esigenti, la salita merita sicuramente un giro! La chiodatura è essenziale ed è spesso necessario integrare anche lungo i tratti più ostici del percorso.

Cengia Martini

Le pareti del Piccolo Lagazuoi sono famose per le trincee e le postazioni di guerra ricavate nella roccia, nonchè per la rete di cunicoli e gallerie scavati per scopi bellici. La Cengia Martini taglia la parete a metà orizzontalmente ed anche qui è possibile trovare interessanti testimonianze di un triste passato. Sulle pareti al di sotto della cengia salgono un po’ di vie brevi ed una di queste si chiama proprio “Cengia Martini”.

Il primo tiro inizia risalendo il breve muretto, che conduce ad un piccolo tettino, rimanendo lungo il diedro di destra che offre buoni spunti per protezioni rapide e dove la progressione risulta essere più agevole. Giunti alla base del tetto lo si affronta direttamente con passo atletico ma su buone prese. Lungo tutto l’itinerario infatti la roccia è ottima, solida e lavorata ed arrampicare è veramente un piacere. Superato il tetto non lasciarsi ingannare dai fix luccicanti che proseguono in verticale ma, raggiunto un chiodo, si piega completamente verso sinistra seguendo una simil-rampa che obliqua in direzione dell’evidente canale. Tutto il traverso è sprotetto ma all’ingresso del canale è presente un vecchio chiodo ad accoglierci. Sfruttando entrambe le pareti si sale un paio di metri per poi uscire sulla destra dove è presente una clessidra, attrezzata con cordone e maglia rapida, dove si sosta. 30m, IV.

Martina lungo il primo tiro, IV.

La seconda lunghezza riparte verticalmente rispetto alla sosta in direzione di un evidente lama. I primi metri si svolgono lungo paretina appoggiata che si verticalizza mano a mano che si sale. La lama è molto bella e la si segue per tutta la sua interezza piazzando, di tanto in tanto, qualche friend a protezione della progressione. Si giunge quindi ad un piccolo terrazzino con chiodo. La lama prosegue ora sulla sinistra diventando più larga, ma la linea sterza verso destra traversando per qualche metro costeggiando il piccolo tettino che chiude la parete fino a che è possibile rimontarlo in corrispondenza di una clessidra da attrezzare. Superato il tetto senza grandi difficoltà ci si trova dinnanzi ad una placconata appoggiata che si segue obliquando lievemente verso sinistra fino a raggiungere la sosta posizionata alla base di un largo camino dove prosegue il tiro successivo. Attenzione lungo gli ultimi metri della lunghezza perchè non è facile proteggersi e non c’è nulla a parete. 30m, IV.

In arrivo alla seconda sosta, IV.

Il terzo tiro si inerpica all’interno dell’evidente camino subito oltre la sosta che si stringe verso il termine. L’arrampicata è semplice, agevolata da numerosi appigli sulle pareti laterali. Terminato il camino un chiodo protegge l’inizio di un breve traverso verso sinistra che sale in direzione di un secondo camino decisamente più fondo e compatto. Qui, in entrata sulla sinistra, è presente un altro chiodo rosso. I passaggi all’interno del camino sono davvero belli e meritevoli: rimanendo il più esterni possibile si sfrutta maggiormente la parete di destra, che ospita le prese migliori, fino ad arrivare al grosso masso che precede la cengia d’uscita. Con passo finale in dulfer ci si proietta al di fuori del camino dove si sosta comodamente. 35m, IV.

Martina sulle belle placche del terzo tiro, IV.

La quarta lunghezza ospita i passaggi più duri di tutto l’itinerario lungo muretto fessurato e strapiombante. Il passo chiave è ben visibile sin dalla sosta ma si raggiunge solo dopo aver superato la lunga placconata antecedente. Dalla sosta ci si sposta qualche metro verso destra per rimontare più agevolmente le roccette e giungere così in placca. Questa obliqua verso sinistra puntando alla fessura che divide la parete gialla da quella grigia. Giunti alla base è presente un chiodo e, nella fessura, è incastrato un friend. Questo ci ha tratti in inganno e ci ha indotto a salire il muro strapiombante in questo punto quando in realtà la linea originale qui traversa verso sinistra fino alla base di una seconda fessura che si risale con difficoltà attorno al V grado. La verticale da noi affrontata, a nostro parere, si aggira attorno VI/VI+ con difficile gioco di incastri sulla partenza (che al momento della nostra salita era tra l’altro fradicia) e continuità fino al termine. Nel complesso è però molto bella e ben proteggibile nella parte bassa, un po’ meno in quella alta. Si sbuca comunque praticamente a due passi dalla linea originale su buona cengia. Da qui si punta verso il corridoio di sinistra dove è ben visibile la coppia di chiodi dove attrezzare la sosta che si raggiunge senza ulteriori difficoltà. 40m, V (VI/VI+ la variante).

La linea della quarta lunghzza con la fessura della variante, VI/VI+.

L’ultimo tiro sale le ultime roccette oltre la sosta zigzagando dove la roccia è migliore. Dove muore la verticalità inizia un ultimo tratto appoggiato caratterizzato da numerosi detriti ballerini che prosegue praticamente fino alla Cengia Martini e quindi al termine della via. Il terreno particolarmente instabile rende la progressione lenta e solo qualche sporadica roccia quà e là riaffiora dando senso di maggiore stabilità. Si passa da uno scoglio all’altro fino a che anche questi terminano lasciando spazio all’ultima sezione prativa. Si sosta infine su cordone metallico che fa da parapetto al margine della cengia. 40m, III.

Le terrazze sommitali in arrivo all’ultima sosta, III.

Bell’itinerario, nonostante la brevità, che si svolge lungo roccia molto solida e compatta. Le difficoltà sono costanti lungo tutta la linea che non risulta sempre evidente visto che le protezioni a parete non sono molte. Molto bello anche l’ambiente che circonda la salita, sfondo perfetto per una piacevole giornata.

Spigolo Alpini

E’ da un paio di weekend che, per un motivo o per l’altro, non andiamo in Dolomiti. Sentendone già la mancanza ci dirigiamo verso il Falzarego sotto un sonoro diluvio. Arriviamo che fortunatamente ha smesso di piovere e la brezza che soffia sta già asciugando le pareti, un ottimo auspicio per la giornata di domani. Qualche goccia per la verità è scesa anche in nottata ma ci svegliamo con il sole che timido inizia a mostrarsi, carichi per passare una piacevole giornata. L’obiettivo di oggi è lo “Spigolo Alpini”, alla “Piramide Col dei Bos”, una divertente ascensione su roccia quasi sempre solida.

Il primo tiro affronta la prima metà della lunga rampa appoggiata che caratterizza la prima parte della salita. La roccia, molto compatta e lavorata, rende l’arrampicata piacevole e divertente lungo tutta la lunghezza. Senza percorso obbligato si inizia a risalire la rampa lungo bella placconata protetta solamente di rado da qualche chiodo, di non facile individuazione visto che il colore si mimetizza con la roccia, battuto o adirittura cementato. Verso metà lunghezza si abbandona la placca in favore di una fessura che sale poco sulla sinistra. Si segue quest’ultima fino a raggiungerne il termine dove si sosta su grosso chiodo cementato ben visibile. 30m, III.

Simone lungo il primo tiro, III.

La seconda lunghezza riparte oltre la sosta in direzione del muretto verticale dove è possibile scorgere un chiodo alla sua sinistra. Ignorare completamente il fix che si intravede in prossimità dello spigolo destro della parete che fa parte di un’altra linea. Superato il muretto iniziale, ben manigliato, si torna ad arrampicare lungo la rampa appoggiata con progressione analoga a quella del tiro precedente. La linea non è molto evidente, visto che a parete c’è poco o niente, ma come riferimento non scostarsi di molto rispetto alla verticale della sosta precedente. Mano a mano che si sale la parete si appoggia sempre di più attraversando zone più ghiaiose fino ad incontrare 2 chiodi dove poter attrezzare la sosta, posti una decina di metri sotto una forcella. 45m, III.

L’inizio della seconda lunghezza, III.

Il terzo tiro termina la rampa, che ci ha accompagnato fino a questo momento, rimanendo lungo la cresta, dove la roccia è migliore, ed evitando quindi di entrare nel detritico canale di sinistra. Giunti alla forcella si rimontano le roccette di sinistra fino a giungere ad una nicchia dove è presente un chiodo. Da qui si risale il muretto verticale rimanendo il più possibile sulla parte di sinistra fino ad aggirare la parete e cambiare versante appena possibile. Qui dovrebbe trovarsi la sosta che però noi non abbiamo visto sostando immediatamente poco più in alto rafforzando un grande chiodo rosso con il pilastro staccato sottostante. 25m, IV-.

In arrivo alla terza sosta, IV-.

La quarta lunghezza continua lungo la rampetta che sbuca su grande cengia detritica. Seguendo questa si arriva alla base della parete successiva: una lunga e larga placconata grigia che ci accompagnerà nella prossima lunghezza. Raggiunta la base della placca è ben visibile la sosta qualche metro più in alto. Questa si raggiunge facilmente dopo aver superato il muretto basale. 28m, III.

Simone in prossimità della quarta sosta, III.

Il quinto tiro risale totalmente la grande placconata appoggiata fino al termine con arrampicata divertente e di soddisfazione nonostante le difficoltà siano limitate. La parte inferiore della placca è incisa da una lunga fessura verticale che si tiene come riferimento alla progressione seguendola fino a che non si allarga. Qui si inizia a traversare leggermente verso sinistra in direzione di un chiodo che dovrebbe essere abbastanza evidente visto che sporge parecchio dalla parete. Raggiunto questo si rimonta il muretto verticale, con uscita resa difficoltosa dalle poche prese marcate, e si prosegue obliquando verso destra in direzione della sosta posta al termine di un canale che muta in diedro verso il termine. Lungo il percorso si incontra una coppia di cordoni che protegge l’entrata di quest’ultimo. Un paio di movimenti atletici consentono di raggiungere la cresta e quindi la sosta. 40m, III.

La bella placca iniziale del quinto tiro, III.

La sesta lunghezza è molto panoramica in quanto segue, quasi per tutta la sua interezza, la cresta stretta ed esposta. Abbandonata la sosta si segue il fil di cresta rimanendone sulla parete di sinistra almeno per i primi metri. Proseguendo in verticale ci si avvicina sempre di più alla cresta fino a raggiungerla dopo aver superato un breve diedro fessurato. Si curva ora verso sinistra e si segue la linea fino ad incontrare la sosta poco prima di un marcato muretto verticale. 30m, III+.

Lo sviluppo in cresta della sesta lunghezza, III+.

Il settimo tiro riparte affrontando direttamente il muretto oltre la sosta al cui centro è ben visibile un chiodo. Il passaggio è breve ma fisico visto che la parete strapiomba leggermente. Anche le prese non sono delle migliori: stondate e scivolose fintanto che non si raggiungono quelle poste sul culmine della paretina. Una volta agguantate queste si rimonta senza difficoltà giungendo in cresta. La si segue lungo traccia tra l’erba, costeggiando i pinnacoli che di tanto in tanto si elevano, fino a che questa non collide con la verticalità della parete successiva. Qui è presente il chiodo di sosta all’estrema destra. 35m, IV.

L’inizio del settimo tiro, IV.

L’ottava lunghezza vince il breve muretto oltre la sosta prima di cambiare il versante di salita per l’ultima volta. Si parte salendo le roccette senza percorso obbligato fino a che la parete non si appoggia lasciando spazio a roccette lungo le quali si fa spazio una piccola traccia che traversa il canalino di sinistra con passaggio protetto da chiodo su grande masso. Eseguito il traverso si aggira la parete dove inizia una rampetta ascendente che si segue sempre verso sinistra, senza grandi difficoltà, fino a raggiungere l’anello di sosta. Attenzione a non tirare troppo il compagno lungo il traverso visto che il terreno è cedevole. 40m, III.

Il panorama dall’ottava sosta, III.

Il nono tiro riparte a sinistra della sosta entrando inizialmente nel largo canale che rampeggia velocemente fino a mutare prima in diedro ed in seguito in placca dove quest’ultimo viene chiuso dalla parete strapiombante di destra. La placca è molto bella, lavorata e sempre con buone prese sulle quali fare affidamento. Al termine di questa la linea prosegue lungo la parete di destra con arrampicata più semplice ma sempre divertente grazie alla roccia solida lungo tutto il percorso. Alla fine del muro si esce su cengia erbosa che si segue per qualche metro prima di arrivare ad un grosso masso, antecedente la forcella, dove è presente la sosta. 40m, IV.

L’ultima lunghezza completa la via raggiungendo la cresta della piramide dove passa la ferrata. Per raggiungerla è necessario superare un ultimo breve muretto che oppone le ultime resistenze. Dalla sosta si cammina verso la forcella aggirando un secondo masso sulla sinistra fino a giungere alla base di una fessurina dove un chiodo identifica la linea da seguire. Con movimenti decisi si superano le ultime difficoltà e si arriva in cresta dove, una sezione caratterizzata da rocce rotte e detriti, permette di raggiungere il culmine della piramide dove si sosta su singolo fix oppure attrezzando attorno ad un masso a piacimento. 30m, IV-.

Il muretto inizia dell’ultima lunghezza, IV-

Via molto bella e dalle difficoltà contenute. Nonostante la verticalità non sia quasi mai protagonista, se non in qualche sporadica sezione nei tratti finali, la roccia è comunque estremamente compatta. Nota a margine: il percorso è contrassegnato da bolli rossi ormai mimetizzati con la roccia che rendono la linea da seguire poco chiara visto anche che le protezioni a parete sono minimali. Nel complesso un percorso divertente in un ambiente davvero meritevole.

I segreti del Baffelan

Per la festa della Repubblica ci dirigiamo verso Campogrosso intenti a salire una via sul Baffelan. Due anni fa avevamo già tentato di scalare questo monte ma una sonora lavata ci aveva costretti alla resa e alla calata. Visto che questa volta il meteo sembra reggere decidiamo di salire attraverso la via “I segreti del Baffelan”, quella forse con lo sviluppo maggiore tra quelle presenti.

Il primo tiro sale lungo uno stretto pilastrino compatto fino a raggiungere un breve terrazzino che porta alla placconata principale della lunghezza oltre la quale si sosta. Il pilastro iniziale è molto verticale e si approccia da destra a sinistra seguendo gli evidenti chiodi a parete. I movimenti sono principalmente di equilibrio, visto che la maggior parte delle prese sono stondate, e particolarmente soddisfacenti. Usciti dal pilastro si raggiunge la placca principale che si affronta diritta per diritta per il primo tratto fino ad una lama orizzontale che invita ad una breve traversata verso destra prima di tornare nuovamente a salire in verticale. Poco prima del traverso sono presenti i passi più difficili della sezione, quelli per giungere alla lama, che costringono a brevi movimenti in equilibrio ed allungo. Il traverso si svolge su buoni appoggi per i piedi ed ottima lama per le mani mentre gli ultimi metri superano facili roccette laddove la roccia si appoggia. 32m, V.

Simone lungo il primo tiro, V.

La seconda lunghezza segue il breve canale che si sviluppa oltre la sosta rimanendone sulla bastionata di destra dove la roccia è più sana. Questo impatta quasi subito contro i mughetti soprastanti costringendo ad un traverso verso sinistra per evitarli. Qui i piedi camminano lungo terrazzamenti erbosi mentre le mani seguono le prese nella roccia fino a che questa termina. Aiutandosi goffamente con i ciuffi d’erba pungente ai lati dei terrazzini li si risale obliquando leggermente verso sinistra puntando alle brevi sezioncine rocciose che permettono qualche passo che assomigli di più alla classica arrampicata. Senza ulteriori difficoltà si raggiunge la base della parete successiva dove si sosta agevolmente. 23m, III.

La parte rocciosa della seconda lunghezza, III.

Il terzo tiro si sposta a destra della sosta per raggiungere la base di un camino che si segue fino al termine. I primi metri, tuttavia, si svolgono lungo la placchetta che sale subito a sinistra di questo. Qui l’arrampicata è agevole e divertente grazie alle buone prese e clessidre che si susseguono lungo il tratto ed al fatto che la parete è leggermente appoggiata. Si entra nel canale circa a metà dove si restringe un po’ ed è quindi possibile iniziare a sfruttare le pareti laterali per la progressione. Al termine del camino si continua lungo il muretto grigio che conduce, in obliquo verso destra, ad un pilastro staccato che si segue in cresta fino al termine dove muta in comoda cengia. Qui è presente la sosta. 22m, V.

Martina lungo il bel muro del terzo tiro, V.

La quarta lunghezza ospita il primo dei due passi chiave dell’itinerario. Si parte spostandosi a destra rispetto alla sosta in direzione del primo dei due cordoni visibili. Raggiunto questo si inizia a salire verticalmente lungo la paretina chiusa da pronunciato tetto. Superati agevolmente una coppia di chiodi si raggiunge proprio il tetto che si vince aggirandolo verso destra con arrampicata comunque fisica in quanto per oltrepassare lo spigoletto di destra bisogna prima rimontare un breve muretto leggermente strapiombante su prese tutto sommato buone. Molto bello ed esposto è il passo successivo che rientra verso sinistra al di sopra del tetto e continua verticalmente lungo il muretto che conduce al terrazzino di sosta. 20m, V+.

Martina in uscita dal passo chiave della quarta lunghezza, V+.

Il quinto tiro continua in verticale oltre la sosta obliquando costantemente verso sinistra fino alla sosta successiva. L’arrampicata si svolge sempre lungo muretto appoggiato che forma un susseguirsi di risalti molto ben manigliati e facili da risalire. Nonostante le protezioni a parete non siano immediatamente visibili la linea da seguire risulta evidente in quanto la fascia rocciosa forma un corridoio stretto dalla vegetazione di sinistra e dal canale sassoso di destra. Le difficoltà limitate rendono questo tiro “rapido” ma allo stesso tempo godibile visto che la roccia è compatta. Solo qualche sasso mobile verso il termine richiede un po’ di attenzione. 30m, III+.

Le roccette finali della quinta lunghezza, III+.

La sesta lunghezza inizia sulla falsa riga della precedente, risalendo i risalti rocciosi lungo muretto ora più verticale. Anche la linea è più diritta e curva solamente al raggiungimento di una nicchia gialla costituita da roccia poco sana. Questa viene aggirata verso destra, anche qui su roccia da verificare, dove si raggiunge la base di una rampetta ascendente. Si segue quest’ultima verso sinistra oltrepassando una coppia di chiodi e raggiungendo il termine dove si abbandona in favore della parete di sinistra che, appoggiandosi ulteriormente, tende a formare ancora qualche breve risalto lungo terrazzini erbosi prima di giungere in sosta. 30m, IV+.

Simone lungo il muretto appoggiato della sesta lunghezza, IV+.

Il settimo tiro è estremamente breve ed anonimo. Inizia risalendo il muretto dove è posta la sosta per poi giungere ad una sezione caratterizzata da ulteriori terrazzamenti erbosi chiusi lateralmente dai mughi. Arrangiandosi con quello che c’è a disposizione si rimontano precariamente e si raggiunge la sosta su di un muretto poco prima della parete successiva. 16m, IV.

L’ottava lunghezza è bella e si svolge principalmente lungo diedro. Dalla sosta si risalgono le ultime facili roccette fino alla base della parete principale che si approccia salendo a sinistra rispetto alla grande orecchia staccata e ben visibile. Oltre l’orecchia inizia il diedro spezzato in due parti ed intervallato da breve muretto verticale. Il primo diedro ospita, sulla parete di sinistra, una bella placca compatta che può rappresentare una buona alternativa in aderenza ai classici movimenti da “diedro” visto che sia questa che il diedro accolgono un paio di chiodi. Comunque si scelga si giunge nell’intermezzo dove un altro chiodo precede di poco l’ingresso nella seconda parte del diedro questa volta più verticale e frastagliato. La prima sezione è semplice grazie ai molteplici appoggi ed alle buone prese mentre più complessa è l’uscita sulla cengia soprastante. L’ultimo tratto costringe infatti ad una serie di movimenti fisici, su buone prese per le mani e piedi in aderenza, lungo diedro appena strapiombante visto che la paretina di sinistra spancia leggermente. Usciti dalle difficoltà si affronta un ultimo breve muretto prima di spostarsi verso destra per seguire i terrazzini che conducono alla sosta. 35m, V+.

Simone sull’ottava lunghezza, V+.

Il nono tiro si svolge in traverso verso sinistra per aggirare la fascia vegetativa soprastante. La linea è evidente ed è dettata da numerosi cordoncini e chiodi, almeno per quanto rigurada il primo tratto. Si inizia abbandonando la nicchia di sosta oltrepassando prima un cordoncino bianco ed in seguito uno nero fino ad aggirare lo spigoletto e ritrovarsi alla base di una rampetta dove una coppia di chiodi invita a proseguire qualche metro in verticale. Raggiunto il secondo si torna in traverso sempre a sinistra e, superato qualche pilastrino, si giunge in vista della sosta su grosso pinnacolo. Per raggiungerla è necessario superare un canalino rimanendo belli alti dove la roccia è migliore. Questo secondo tratto del traverso è difficilmente proteggibile e in alcuni punti la roccia non è sana, prestare quindi particolare attenzione. 30m, V.

Martina in arrivo alla nona sosta, V.

La decima lunghezza prosegue verticalmente oltre il pinnacolo di sosta mantenendo la sua sinistra. La linea non è immediatamente visibile ma appena si sale qualche metro è possibile intravedere i primi chiodi con cordoncini. Dopo i primi metri su buona roccia compatta si entra in un terreno più scosceso. Qui l’arrampicata si svolge prevalentemente lungo terrazzini erbosi dove la roccia è presente solo parzialmente grazie alla fascia di destra dove sono inseriti i chiodi e le varie protezioni. La qualità è comunque scarsa e la solidità è da prendere con le pinze. Al termine dei terrazzini è presente la sosta sulla sinistra. 28m, IV+.

Gli ultimi risalti al termine della decima lunghezza, IV+.

L’undicesimo tiro riparte oltre la sosta aggirando verso sinistra l’ultima fascia rocciosa presente su terreno particolarmente scosceso. Oltre questa si prosegue ancora lungo terrazzini erbosi particolarmente ostici in quanto per la progressione bisogna arrampicarsi con quello che c’è: labili radici, ciuffi d’erba pungenti, unghie nel terriccio… Si continua con arrampicata maccheronica zigzagando seguendo la traccia che si sviluppa disegnando una saetta e toccando lungo i vertici le poche fasce rocciose dove sono inseriti i chiodi a protezione della salita. In vista della sosta si aggira l’ultima zolla verso sinistra per raggiungere il comodo terrazzo finale. 29m, IV.

Simone in partenza all’undicesimo tiro, IV.

La dodicesima lunghezza torna finalmente a svilupparsi lungo roccia solida e sana per tutta la sua lunghezza. Dalla sosta si rimonta il muretto obliquando verso sinistra in direzione del chiodo adiacente lo spigolo della parete. Si continua ora in verticale fino quasi a metà lunghezza dove piano piano si inizia a spostarsi verso destra in direzione di una coppia di nicchie. Gli ultimi metri rimontano una coppia di bei pilastrini molto godibili fino a che sono stretti dalla vegetazione. Qui un ultimo passo deciso verso destra, sovrastando le radici di un mughetto, conduce al terrazzo di sosta dove, nella nicchia di destra, è visibile la scatoletta contenente il libro di via. 30m, IV.

Gli ultimi metri prima della sosta, IV.

Il tredicesimo tiro prosegue fino a raggiungere la cresta del Baffelan con arrampicata divertente e su buona roccia. Inizia risalendo brevemente il caminetto a destra della nicchia uscendone sulla parete di destra aggirando lo spigoletto. Da qui, per evitare il canale detritico di destra, si inizia ad obliquare verso sinistra lungo muretto appoggiato vincendo, di tanto in tanto, qualche breve risalto. Giunti in prossimità della cresta la parete spiana completamente e si inizia ad incamminarsi verso destra in direzione del fittone di sosta. 30m, IV+.

Martina arriva sulla cresta del Baffelan al termine del tredicesimo tiro, IV+.

L’ultima lunghezza si limita a seguire la cresta fino a che si incontra il sentiero della normale del Baffelan. Dopo aver rimontato il muretto di sosta si prosegue salendo e scendendo i pulpiti che formano la cresta. L’arrampicata è semplice ed in breve si raggiunge il sentiero dove si sosta a piacimento attrezzando uno dei massi presenti. 50m, II.

Lo sviluppo dell’ultima lunghezza, II.

Via a due facce: bella la parte inferiore dove ci si muove principalmente su roccia solida e verticale, mentre la parte superiore serpeggia alla ricerca di una verticalità che non sempre è presente ed è spesso necessario farsi largo con denti ed unghie attraverso terrazzini erbosi. Nel complesso la salita appaga se non si è troppo esigenti.

Via Predoni e Balossi

Stanchi dalle fatiche del giorno precedente ci dirigiamo verso la quinta torre del Tricorno per affrontare una vietta corta e dai gradi contenuti. La “Predoni e Balossi” attacca in prossimità dello spigolo destro della torre ed in sole 4 lunghezze di corda ne raggiunge la sommità dove, nebbia permettendo, è possibile osservare uno scorcio sul Pasubio e sui torrioni circostanti prima di calarsi e tornare a terra.

Il primo tiro è senza ombra di dubbio il più bello e meritevole di tutta la salita e l’unico con roccia veramente compatta e solida. Inizia risalendo lo spigolo roccioso a destra del torrione dove, poco in alto, è possibile scorgere un cordone nero particolarmente consumato dall’umidità della parete esposta a Nord, la quale garantisce comunque refrigerio anche durante le calde giornate estive. Dopo alcuni metri lungo lo spigoletto si raggiunge un secondo cordone più minuto e nascosto che si lascia sulla destra in favore della bella placchetta appoggiata che, obliquando leggermente a sinistra, conduce alla base di una parete decisamente più verticale dove è presente una possibile sosta su cordone nero attorno a clessidra. Questa si può tranquillamente evitare visto che il tiro è comunque breve e lineare. Dal cordone ci si sposta leggermente verso destra fino a raggiungere la verticale di una bella e larga fessura dove si torna a salire diritti per diritti. Prima di raggiungerla è possibile sfruttare un cornetto roccioso per proteggersi rapidamente con un cordone attorno prima di affrontare la sezione chiave del tiro e della via. Rimontati con i piedi sul pinnacolo si sfrutta il lato sinistro della fessura per alzarsi con i piedi sulla fessurina che taglia orizzontalmente la parete di sinistra e raggiungere così le belle lame poco più in alto. Ci si sposta ora lungo il pilastrino a destra della fessura che offre ottime prese ed appoggi. Seguendolo sino al culmine si trova infine la sosta su 2 fix uniti da cordone. Bella lunghezza, completamente sprotetta nel passo chiave e nella parte superiore dove è comunque sempre possibile inserire qualche friend a supporto della progressione. 28m, V+.

Martina lungo le belle placche del primo tiro, V+.

La seconda lunghezza riparte aggirando verso destra il pilastro di sosta entrando in un largo camino di cui si sfrutta prevalentemente la parete di destra che appare più solida e compatta. Mano a mano che si sale il camino si stringe leggermente fino a chiudersi verso il termine dove un cordone attorno ad un sasso incastrato costituisce l’unica protezione fissa della lunghezza. Si esce alla sua destra ritrovandosi così su terrazza pendente e terrosa che si segue in direzione di un pilastrino roccioso entrando in un canale che prosegue aggirando la parete principale (dove sono presenti evidenti soste appartenenti ad altre linee) lasciandola sulla sinistra. Risalendo il canale si incontra un cordoncino nero poco prima del fix di sosta rafforzato con cordone attorno a grosso pinnacolo. 28m, IV.

Simone al termine del camino della seconda lunghezza, IV.

Il terzo tiro prosegue a destra della sosta lungo rampetta appoggiata. Il passo più duro consiste nel superare il muretto iniziale per accedervi visto che spancia leggermente verso l’esterno. Superato questo si segue la breve rampa solcata da fessura sulla sinistra dove è anche presente un cordone per proteggersi. L’arrampicata è semplice ed in pochi movimenti si raggiunge il termine della fascia rocciosa dove la linea aggira lo spigolo della parete cambiando versante e proseguendo lungo i terrazzamenti erbosi senza particolari emozioni. Raggiunta la selletta che separa la quinta dalla sesta torre si torna su roccia per rimontare il breve zoccolo di sinistra al cui culmine è presente una comoda sosta. 19m, IV+.

La rampa iniziale del terzo tiro, IV+.

L’ultima lunghezza è piuttosto corta ma permette di raggiungere la cima del torrione. Dalla sosta si traversa verso sinistra aggirando nuovamente la parete per poi proseguire verticali fino al termine del tiro. Il primo traverso è delicato su roccia non ottima soprattutto per quanto riguarda gli appoggi per i piedi. Le mani si spostano invece a parete garantendo l’equilibrio. Aggirato lo spigolo sono visibili 2 cordoni che tracciano una linea verticale da seguire con bella arrampicata su roccia solida e prese marcate. Si raggiunge quindi senza difficoltà rilevanti la cima dove si sosta su catena attrezzata per la calata successiva. 18m, IV+.

Martina quasi in vetta, IV+.

Via corta di cui solamente la prima lunghezza fa veramente parlare di sè. Oltre questa la linea si svolge lungo roccia non sempre ottimale. Nel complesso buona se concatenata con qualcosa nelle vicinanze a completamento della giornata.

Via degli Ometti

Fine maggio, prima uscita di stagione in ambiente. Decidiamo di dirigerci verso il Pian delle Fugazze per incamminarci alle pendici del Monte Cornetto. Come prima linea su questa parete, a noi ancora sconosciuta, saliamo la “via degli Ometti” che si snoda principalmente lungo camini naturali. Ad avvalorare maggiormente la salita scegliamo di affrontare anche le due varianti: “Placca Aperta” e “Pilastro Meraviglioso” che aumentano leggermente le difficoltà effettive.

Il primo tiro inizia con un breve traverso verso sinistra che punta alla base del primo largo camino. Ci si entra rimontando un grosso masso e si prosegue al suo interno camminando su terreno detritico ed a tratti scivoloso. Passando al di sotto di un grosso sasso incastrato si raggiunge la seconda parte del camino, particolarmente umida al nostro passaggio nonostante non piovesse da giorni. Le difficoltà maggiori sono date proprio dal manto terroso che, bagnandosi, diventa melmoso e rende l’avanzamento difficoltoso. Nemmeno le pareti laterali del camino aiutano più di tanto visto che tutte le prese presenti sono svase e con l’umidità non c’è proprio grip. Raggiunto faticosamente il termine del camino non resta che rimontare sul terrazzino di sosta dopo un paio di metri in arrampicata finalmente verticale. Vista l’umidità incontrata sconsigliamo di approcciare questa via dopo forti piogge, lasciare almeno un paio di giorni perchè asciughi. 30m, III.

Simone prima di entrare nel camino del primo tiro, III.

La seconda lunghezza è piuttosto breve ma ospita qualche passaggio interessante. Si inizia a risalire il camino verticale oltre la sosta sfruttando entrambe le pareti con mani e piedi. Verso in termine del camino ci si sposta leggermente a destra per risalire gli ultimi metri fino al masso che lo chiude definitivamente. Da qui inizia un traversino verso destra protetto da 2 cordoni (quello più esterno può essere usato per azzerare) che, con passaggi fisici, porta ad un breve terrazzino prima che la parete torni a salire verticale. Ignorando il chiodo e le due maglie rapide, sulla placchetta principale, si punta al foro di sinistra dove è necessario infilarcisi dentro. Quest’operazione è tutt’altro che semplice visto che il diametro è piuttosto stretto e persone robuste rischiano seriamente di non passarci o rimanerci incastrati. La larghezza, dopo misure postume ed approssimative, potrebbe aggirarsi attorno ai 55cm scarsi. Usciti dal foro si sosta comodamente sopra larga cengia su cordone attorno a clessidra. 15m, V.

All’interno del camino del secondo tiro, V.

La linea originale segue ora il canale di sinistra, non molto interessante e particolarmente detritico, che nel giro di 3 brevi lunghezze conduce all’attacco del camino successivo. E’ possibile evitare questi tratti salendo la prima variante “Placca Aperta” che attacca direttamente sulla parete opposta alla sosta (soluzione che abbiamo seguito e consigliamo). Vista la lunghezza del tiro, che si ricollega all’originale direttamente alla base del camino, è consigliabile raggiungere la sosta ben evidente, tramite breve traverso verso destra, prima di iniziare a salire la placca.

Il terzo tiro risale quindi il muretto nero con roccia non ottima ma tutto sommato solida che migliora mano a mano che si sale. I primi metri ospitano le difficoltà maggiori ma superate quelle si prosegue con arrampicata più semplice fino al termine. Lungo la lunghezza numerosi sono i chiodi a parete che contribuiscono a rendere sicuro tutto il tratto. Proprio l’abbondanza di protezioni porta però ad un attrito eccessivo verso il termine del tiro, risolvibile allungandone più di qualcuna. Dopo i primi metri verticali si sterza leggermente verso destra per evitare i mughetti soprastanti raggiungendo così la lunga rampa finale che si dirige verso un evidente camino. L’arrampicata lungo gli ultimi metri è piuttosto tranquilla, senza passaggi degni di nota, visto che la parete tende ad appoggiarsi e a formare molti terrazzini. Poco prima del camino, sulla destra, si sosta su mugo. 50m, V+.

La bella placca del terzo tiro, V+.

Ci ricongiungiamo all’originale proseguendo lungo la quarta lunghezza che sale l’evidente camino fermandosi a metà. I primi metri continuano lungo gli ultimi terrazzini prima del camino senza difficoltà rilevanti. L’entrata nel camino, invece, presenta maggiori grattacapi con passo iniziale fisico su roccia da verificare. Una volta dentro si prosegue attraverso arrampicata più semplice sfruttando i numerosi appoggi che offrono entrambe le pareti laterali. Usciti dal primo tratto si entra in un secondo camino dove si predilige però la parete di destra che, con passaggi non proprio banali, permette di guadagnare lo spiazzo dove è attrezzata la sosta. 30m, IV+.

Martina nell’uscita dal camino della quarta lunghezza, IV+.

Il quinto tiro prosegue lungo il camino lasciato in precedenza che si raggiunge dopo aver traversato nuovamente verso sinistra a monte di una breve paretina. Si inizia risalendo in verticale poco a sinistra della sosta fino al raggiungimento di un primo cordoncino. Da qui inizia il traverso che riporta all’interno del camino senza grosse difficoltà. Raggiunto questo lo si inizia a risalire con arrampicata analoga a quella del tiro precedente sfruttando gli appoggi laterali fino a giungere in corrispodenza di un grosso masso con cordone penzolante. Da qui si esce sulla parete di destra abbandonando così il camino che continuerebbe ancora per una decina di metri. Si obliqua invece decisamente verso destra fino a raggiungere la crestina semplice che in breve conduce alla comoda sosta. 35m, IV+.

Lo sviluppo del quinto tiro, IV+.

La sesta lunghezza prosegue in cresta fino a che questa termina. Inizia quindi una sezione di trasferimento che costringe ad oltrepassare un buco profondo “saltando” da un masso all’altro ed aggirare quindi lo spigolo della parete dove è presente una sosta intermedia evitabile. Costeggiando la parete si risale faticosamente il canale fino a che è possibile attraversarlo verso destra in direzione di un grosso masso al suo centro con cordone bianco. Da qui, proseguendo ancora in direzione della parete, e superando alcune facili roccette, si raggiunge in breve la sosta alla sinistra di un ulteriore camino. 45m, III.

Canale della sesta lunghezza, III.

Dalla sosta è ora possibile proseguire per altri 2 tiri lungo il camino di destra oppure, se si vuole spezzare la monotonia di camini, avventurarsi lungo la seconda variante denominata “Pilastro Meraviglioso”. Noi decidiamo di continuare lungo la variante che offre bella arrampicata lungo muri verticali. Aggiriamo quindi lo spigolo della parete a sinistra della sosta per ritrovarsi all’inizio di una sezione caratterizzata da gradoni che si risalgono facilmente per alcuni metri fino a che si raggiunge una sosta, consigliata visto lo sviluppo delle lunghezze successive e per vedere il compagno lungo la progressione. 15m, IV+.

In arrivo alla settima sosta, IV+.

L’ottava lunghezza prosegue poco a sinistra dello spigolo della parete lungo muro verticale. Due chiodi abbastanza ravviciniati, uno sulla sinistra ed uno subito di seguito poco più a destra, sanciscono l’inizio del passo chiave dove la parete strapiomba leggermente per alcuni metri. Un paio di movimenti fisici ma su buone prese consentono di spostarsi verso destra e rimontare lo strapiombetto dove la parete torna ad appoggiarsi e l’arrampicata si fa via via più semplice mano a mano che si prosegue. Si punta verso lo spigolo di destra, senza però mai raggiungerlo, fino ad oltrepassare l’ultimo chiodo prima di giungere alla sosta aerea attrezzata su 2 chiodi e clessidra. Nonostante il tiro sia breve consigliamo comunque di fare sosta anche qui visto che il tiro successivo ha uno sviluppo importante e non è completamente lineare. 20m, VI-.

Martina dopo aver superato il passo chiave della via, VI-.

Il nono tiro abbandona la sosta obliquando verso sinistra in direzione di un evidente cordone nero. Qui la roccia non è delle migliori ed è necessario prestare particolare attenzione visto che il tratto non è proteggibile. Raggiunto il cordone si aggira lo spigoletto e si rimonta faticosamente il muro proseguendo in seguito lungo la lunga placconata appoggiata che conduce direttamente in cima al torrione. Le numerose prese in questo tratto rendono l’arrampicata semplice anche se la carenza di protezioni costringe comunque a mantenere alta la concentrazione. Giunti in corrispondenza di un piccolo mughetto si rimontano facilmente i blocchi di destra sopra i quali è presente un mugo più robusto dove un paio di cordini invitano alla sosta. 40m, V+.

Dalla cima della torre è possibile intravedere la cima del Cornetto e la sua croce sommitale. Per raggiungerlo è necessario però discendere prima per qualche metro e portarsi alla base della parete finale. La decima lunghezza inizia quindi rimontando le ultime roccette oltre la sosta per poi approcciare una leggera discesa verso sinistra che giunge alla selletta tra le pareti. Un solido mugo protegge il primo tratto mentre un grosso masso sancisce la fine della discesa. Spostandosi ora verso destra si rimonta un breve muretto che culmina su cengia oltre la quale è presente la sosta nonchè il libro di via. 25m, II.

Simone si appresta a discendere dal torrione, II.

L’ultimo tiro risale il canalino a sinistra della sosta attraverso arrampicata semplice. Entrambe le pareti sono infatti costellate di belle prese e buoni appoggi che permettono di uscire rapidamente sulla sua sommità. Da qui si prosegue lungo roccette appoggiate all’interno di un simil-canale che conduce ad una sosta. E’ possibile concludere qui la via oppure poseguire ancora qualche metro fino a giungere in cresta che, seguita verso sinistra, supera gli ultimi risalti ed arriva direttamente alla croce del Cornetto. Consigliamo di allungare sino a qui visto che comunque si deve raggiungere la croce per imboccare poi il sentiero di discesa ed almeno si affronta la cresta protetti. 55m, III.

Lungo l’ultimo camino, III.

Via senza infamia e senza lode che corre spesso lungo sezioni di roccia da verificare. La prima variante è quasi obbligata per evitare ravanate lungo anonimi canaloni e la seconda è una buona alternativa alla monotonia di camini che si susseguono lungo tutto l’itinerario. Assicurarsi che i giorni precedenti non abbia piovuto per evitare di trovare i primi due tiri completamente fradici e portare zaini poco ingombranti per garantirsi il passaggio attraverso la stretta cavità del secondo tiro. Nel complesso un itinerario alpinistico per chi ha già fatto tutto nei dintorni.

Via Maica con Variante dei Ciclamini

Interessante salita sul pilastro Est del Vajo Stretto, che sale poco a destra rispetto alla grande ed evidente frana gialla. La roccia non è sempre ottimale, in molti tratti è necessario prestare attenzione, ma nel complesso è buona. L’arrampicata invece è prevalentemente in placca molto lavorata, solo il secondo tiro sale un camino esposto dove sono concentrate le maggiori difficoltà dell’itinerario.

Il primo tiro, il più brutto senza ombra di dubbio, sale nel largo canale detritico che obliqua leggermente verso destra. Qui la roccia non è solida ma, vista la facilità del tratto, l’arrampicata prosegue abbastanza rapidamente. Piano piano il canale si restringe e continua più verticale. Attenzione a non farsi ingannare dalle corde e i chiodi visibili sulla placca di sinistra che fanno parte della “Via dell’Amico”. Una volta giunti dove il canale termina la via prosegue sulla placchetta di sinistra che, con arrampicata non semplice (soprattutto l’ultimo passaggio), conduce alla sosta posta su di un masso incastrato (ed abbastanza instabile e precario). 35m, V.

Simone prima del passaggio duro per raggiungere la sosta, V.

La seconda lunghezza vince il tratto soprastante passando attraverso un camino strapiombante lungo il quale sono presenti molteplici chiodi. L’arrampicata, fisica, costringe ad utilizzare saggiamente entrambe le pareti del camino con notevoli giochi di incastri e di equilibri, soprattutto nella prima parte. Più in alto il camino tende a chiudersi ed è quindi necessario uscire verso destra sulla bella placchetta che porta alle cenge sommitali e quindi ad una sosta su chiodi e mughetti. Tiro molto sostenuto sebbene le difficoltà siano limitate. Azzerare solo in caso di necessità in quanto i chiodi a parete non danno molta impressione di stabilità. 20m, V+.

In partenza al secondo tiro, V+.

Il terzo tiro prosegue a sinistra della sosta su placca molto bella e compatta. Non puntare verso l’evidente sosta, con anello di calata, posizionata sulla sinistra, ma piuttosto procedere diritti stando vicini alla fessura di destra. In breve si raggiunge un’ulteriore sosta che si può tranquillamente ignorare ed oltrepassare continuando sulla placca soprastante e seguendo l’evidente linea dettata dalle clessidre a parete. La roccia qui è molto lavorata a fessure ed incavi ed è un piacere arrampicarci. Dove la placca termina inizia un muretto verticale ben fessurato che in breve porta ad una zona più terrosa costituita da una serie di cenge che, percorse in obliquo verso sinistra, conducono dopo 7-8 metri alla sosta formata da due spit collegati con cordoni. 50m, V+.

La quarta lunghezza inizia con un bel traverso verso sinistra, in leggera discesa, con passi delicati per i piedi ma con buoni appigli per le mani. Alla fine del traverso un bel rovescio per la mano destra invita a tornare a salire verticalmente. A discapito del primo maniglione, rimontare il muretto non è semplicissimo. Tornati su parete più appoggiata si torna ad obliquare verso destra lungo una sequenza di roccia frastagliata che, a dire la verità, non suona benissimo al tatto e porta in breve verso un piccolo diedro che va rimontato. Sopra di esso è presente una sosta intermedia che è possibile ignorare e proseguire sulla sinistra lungo la linea di cordame fino a raggiungere 2 soste limitrofe dove ci si ferma. 35m, V-.

Terminato il breve traverso del quarto tiro, V-.

Il quinto tiro prosegue lungo il canalino che si forma oltre la sosta più a destra, su buona roccia e su difficoltà contenute. Proseguendo si lascia il canale sulla destra per salire un muretto compatto posto a sinistra di un piccolo tettino. La linea delle clessidre è comunque evidente lungo l’intera lunghezza. Superato il muretto si torna ad obliquare verso destra fino all’evidente sosta arricchita con il libro di via. 30m, IV+.

Simone dopo la sosta intermedia tra L5 e L6.

Ignorando il fondo e sconnesso canale di destra, la sesta lunghezza prosegue lungo le rocce rotte sulla sinistra che a loro volta formano un canalino più solido. Senza emozioni particolari si sbuca in territori che poco si prestano all’arrampicata su roccia: una serie di terrazzamenti porta in breve ad una grande cengia sommitale dove è presente un grosso masso su cui è allestita la sosta. Attenzione a non smuovere troppo i sassi mentre si recupera il compagno. 25m, III+.

Simone sull’ultimo tiro, III+.

Già qui è possibile slegarsi e procedere in conserva. Oltre il masso di sosta è presente un muretto roccioso, poco solido, che, una volta superato ed usciti sulla destra, conduce ad un sentiero di cresta che si segue fino ad un cordone bianco su cui è possibile attrezzare l’ultima sosta nel caso si voglia continuare in maggiore sicurezza. 50m, II.

Le facili ma friabili roccette oltre la sosta, II.

Oltre quest’ultima sosta inizia un canalino in discesa che porta ad un buco oltre il quale è presente la calata. Terminata la calata si aggira il pinnacolo verso sinistra, con progressione a tratti esposta, sempre seguendo i bolli rossi a parete. Anche qui è consigliato rimanere legati sfruttando anche i cordoni a parete come protezione rapida. Si arriva dunque al di sopra del Vajo Stretto che si raggiunge con un ultima breve calata.

Dopo un primo tiro piuttosto brutto la via migliora decisamente e regala belle soddisfazioni in più tratti. La seconda lunghezza fisica è un’eccezione alle belle e tecniche placconate che caratterizzano i tiri successivi. Unico neo è la roccia che, non sempre solida, costringe a valutare bene se prendere o meno alcune prese e spezzare così la spensieratezza di una tranquilla salita.