Maurizio Speciale

Si dice che non c’è 2 senza 3. Dopo aver salito le vie “Ibex” e “Laubensassa”, il terzo giorno rimaniamo sul tema arrampicatorio, questa volta in piacevole compagnia. Visto che il meteo sembra reggere optiamo per una via lunga per occupare a pieno la giornata. All’unanimità la scelta ricade sulla linea “Maurizio Speciale” al Trapezio del Lagazuoi.

Il primo tiro inizia rimontando una paretina piuttosto verticale che in breve entra nel diedrino dove è posizionato un cordone bianco ad indicare la via. Nonostante le difficoltà dichiarate siano limitate il tratto non è proprio banale e necessita attenta ricerca degli appigli migliori per essere superato. Raggiunto il diedro lo si segue con difficoltà minori fino a che non muta in rampetta che obliqua verso destra. Si segue quest’ultima raggiungendo così una larga cengia che spezza la verticalità e che conduce, verso sinistra, a resti di strutture militari. La via prosegue invece lungo il pilastrino, a destra dell’evidente parete gialla strapiombante, che si segue fino alla sua sommità dove è possibile attrezzare una sosta unendo una coppia di chiodi o sfruttando lo spuntone di destra. 26m, IV.

Martina lungo il primo tiro, IV.

La seconda lunghezza è estremamente breve ma consente di evitare attriti inutili lungo il tiro successivo. Dalla sosta si inizia a traversare verso sinistra passando un chiodo verso metà del traverso. Raggiunto un secondo la linea si verticalizza ed è possibile sfruttare clessidre e buchi a parete per posizionare ulteriori protezioni. Si punta ad un evidente terrazzino chiuso su 3 lati che si raggiunge senza difficoltà particolari grazie alle numerose prese che si susseguono. Raggiunto il terrazzino si sosta su cordone attorno a masso incastrato eventualmente rinforzabile con friend in fessura. 15m, IV.

Simone all’inizio della seconda lunghezza, IV.

Il terzo tiro è, senza ombra di dubbio, il più bello e caratteristico di tutto l’itinerario. Si tratta di arrampicata lungo un muro nero verticale, forse leggermente strapiombante in alcuni punti, estremamente compatto e lavorato a grossi buchi che formano prese piuttosto accoglienti per mani ed ottimi apoggi per i piedi. L’arrampicata è davvero bella e di incredibile soddisfazione, qualcosa che non si scorda facilmente. La direzione da seguire è evidente e segnalata da numerosi cordoni attorno a clessidre, qualcuno distante, eventualmente integrabili con altri visto che la parete abbonda di opportunità, attenzione solo a non farsi prendere troppo la mano perchè i rinvii non sono infiniti! La progressione è fluida, i posti dove riposare non mancano ed in men che non si dica si raggiunge la sosta dove è finalmente possibile guardarsi alle spalle ed apprezzare anche dall’alto questo magnifico tiro. La sosta è aerea ed è composta da una serie di cordoni attorno ad una coppia di solide clessidre. Altre clessidre “libere” possono essere usate come rinforzo. 40m, V.

Martina e Cristiano lungo il bel muro lavorato del terzo tiro, V.

La quarta lunghezza continua sulla falsa riga della precedente ancora lungo muro verticale molto lavorato. Si parte arrampicando leggermente verso destra in direzione del cordone a parete. Una volta raggiunto si continua in verticale senza linea obbligata proteggendosi a dadi, friend e cordoni fino a che la parete inizia ad appoggiarsi. Inizia quindi una flebile rampetta che obliqua verso destra per una decina di metri e che si segue fintanto che si raggiunge il cordone di sosta, da rinforzare a friend. Attenzione lungo la rampa in quanto è presente qualche detrito e lo sfregare della corda potrebbe smuoverlo. 45m, IV.

Monica lungo i metri finali della quarta lunghezza, IV.

Il quinto tiro è di collegamento e permette di superare la larga cengia che spezza la verticalità della parete. Dalla sosta si rimontano alcune facili roccette prima di raggiungere la terrazza vera e propria. Questa è piena di sassolini di ogni dimensione e la progressione risulta faticosa ed impegnativa visto il continuo scivolare ad ogni passo. La direzione da seguire è evidente e si punta ad un cordone bianco penzolante sulla parete successiva, leggermente a sinistra rispetto alla sosta precedente. Raggiunto il muro lo si scala per una decina di metri fino a che diviene più verticale. Qui si trova un cordone dove è possibile attrezzare la sosta. 45m, III.

Simone all’inizio del quinto tiro, III.

La sesta lunghezza torna a salire in verticale lungo muro compatto che ricorda i tiri sulla parte bassa della via. Si segue una fessurina che corre leggermente verso sinistra e che punta a muro più lavorato ma anche più appoggiato. L’arrampicata è molto bella e di soddisfazione e la linea è dettata dai cordoni a parete che si susseguono distanziati. Al termine del pilastro, poco prima di raggiungere una cengia, ci si sposta verso destra ritrovandosi al termine di un canale. Qui si rimonta un ultimo grosso masso prima di arrivare in cengia e sostare. Seguendo la cengia verso destra è possibile uscire dalla via. 50m, IV-.

Martina lungo la sesta lunghezza, IV-.

Il settimo tiro continua oltre la cengia ancora lungo un muretto verticale che canaleggia nella parte superiore giungendo nei pressi di una lunga terrazza detritica. La linea da seguire da qui in poi non è molto evidente ma come riferimento puntare alla placchetta appoggiata visibile sulla sinistra e da lì seguirla verso destra in direzione di un piccolo diedro dentro il quale è presente un chiodo con cordoncino, poco visibile. Superato il diedro ci si sposta ancora leggermente verso sinistra raggiungendo una coppia di spuntoni giallastri, poco rassicuranti, dove si sosta attrezzando su uno di questi ultimi e su friend nell’accogliente fessura di destra. 50m, IV-.

L’ottava lunghezza è molto breve e conduce alla base della paretina chiave della via. Dalla sosta ci si sposta verso sinistra superando gli spuntoni e proseguendo lungo camminatoio fino a raggiungere un canale che si sviluppa verso destra. Continuando verso sinistra si affronta la variante facile che evita il tiro successivo proseguendo lungo facili risalti rocciosi. Verso destra l’arrampicata continua invece dapprima lungo bella fessura proteggibile a friend ed in seguito lungo roccette rotte e frantumose arrampicando al di sotto di un evidente strapiombo. Al termine del canale si aggira lo strapiombo trovando così il cordone di sosta. 22m, IV.

Al termine dell’ottava lunghezza, IV.

Molto bello è il nono tiro che torna a salire in verticale affrontando dapprima un bel traverso seguito da strapiombetto boulderoso prima di raggiungere una simpatica placchetta che conduce alla cengia di sosta soprastante. Si inizia per un paio di metri in verticale fino a rimontare su di una placchetta appoggiata che si segue verso sinistra in direzione del bordo della parete. Qui sono presenti due chiodi a proteggere il passaggio boulderoso che conduce alla placchetta seguente. Il movimento è deciso ma tutto sommato fattibile grazie alle evidenti prese a parete. Superato il tratto ci si sposta leggermente a sinistra prima di affrontare, diritti per diritti, la splendida placconata caratterizzata da listelle piccole. L’arrampicata è prevalentemente di movimento ed equilibrio e la linea è dettata da chiodi rossi a parete. Superate le difficoltà si raggiunge una cengia dove si sosta su cordone rafforzando con una coppia di friend nei buchi limitrofi. 30m, V+.

Monica lungo la bella placca al termine del nono tiro, V+.

Traversando una decina di metri verso sinistra si raggiunge la base di una fessurina strapiombate dove è posta la sosta “originale” del nono tiro. A nostro avviso è meglio fermarsi prima ed arrivarci successivamente per evitare eccessivo attrito delle corde.

La decima ed ultima lunghezza riparte lungo l’evidente fessura strapiombante oltre la sosta che si vince attraverso passaggi atletici e decisi. E’ richiesta un po’ di forza e resistenza èer affrontare questo tratto vista l’inclinazione sfavorevole della fascia rocciosa. La fessura è comunque accogliente. Oltrepassata quest’ultima si procede lungo parete più appoggiata ed in seguito verticalmente lungo un muro lavorato che piano piano muta in pronunciato diedro fessurato. Il diedro è di facile risoluzione ed in breve si raggiunge la sosta sulla cengia soprastante. 25m V/V+.

Simone all’inizio della decima lunghezza, V/V+.

Per uscire dalla via è necessario ancora un breve tiro di corda che, traversando verso destra lungo la cengia esposta, conduce alla traccia di rientro. A metà del traverso, nel tratto più stretto, è presente una coppia di chiodi. 18m, I.

Via bella e meritevole, soprattutto per il muraglione inferiore e la coppia di tiri finali. Le lunghezza centrali sono piuttosto detritiche e spezzano notevolmente la verticalità ma non danno troppo fastidio. Le protezioni lungo la via sono sufficienti ed è necessario integrare in più punti a dadi, friend e cordoni. Anche la linea da seguire, nei tiri superiori, non è sempre evidente ed è necessario saper leggere bene la parete. Nel complesso un’arrampicata di notevole gratificazione contornata da un panorama stupendo.

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