Bletterbach – Gorz – Namenloss 4

La stagione partita a rilento, le poche cascate formatesi con ghiaccio decente da poter essere salite, e l’affollamento delle stesse ci fanno optare per mete più esotiche e meno frequentate o che per lo meno, allo stato attuale delle cose, non richiamano l’attenzione del grande pubblico. Bletterbach è strutturata in tre grandi settori: il primo situato nella gola all’ingresso del grande canyon a 1400 m.s.l.m. circa, un settore centrale in una sorta di anfiteatro 100 metri più in alto ed un grande terzo settore a quota 1750 m.s.l.m. dove ci dirigiamo nella speranza di trovarne qualcuna bella formata. I 30 cm di neve fresca caduti di recente impegnano non poco l’avvicinamento ma una volta arrivati il panorama è proprio bello: grossi festoni, candele e cascate contornati da roccia a strati fanno da presupposto ad una bella salita. Puntiamo alla base della cascata di sinistra “Namenloss 4”.

I primi metri si svolgono lungo un pendio a 70° con ghiaccio leggermente coperto dalla neve caduta di recente a formare uno strato bianco piuttosto ghiacciato che però non è saldamente attaccato alla cascata sottostante e che ci costringe a toglierlo prima di raggiungere la parte buona ed arrampicabile. Questo probabilmente per via del fatto che nel tardo pomeriggio la cascata è raggiunta dal sole il quale, il giorno precedente, ha sciolto un po’ la neve che si è ricongelata durante la notte. Ci portiamo ora alla base della verticalità dove il ghiaccio migliora sensibilmente e dopo un paio di passi raggiungiamo i 90°. Attorno a noi il paesaggio è molto bello e suggestivo e non perdiamo occasione di ammirarlo ad ogni buon riposo che troviamo. Si prosegue in verticale per una decina di metri su ghiaccio duro ma non spaccoso fino a che un leggero balzo ci porta ad una seconda sezione verticale caratterizzata da grumoli e candele che si affrontano con arrampicata tecnica e divertente. Piegando a destra si raggiunge una cengetta molto comoda che fa da cornice per un’ottima sosta. Questa non è obbligatoria in quanto la cascata non è lunga, ma noi decidiamo di smezzarla anche per apprezzare a pieno la bellezza del luogo. 25m, IV+.

La verticalità del prossimo tiro è apprezzabile fin da qui. Si sale attraverso una serie di passaggi delicati, intervallati da momenti di stallo con qualche buona medusina qua e là dove poter appoggiare i piedi e piazzare qualche vite affidabile lungo la salita. Senza troppi indugi si prosegue fino alla fine della cascata dove, al termine delle difficoltà, si esce sul grande pianoro di sinistra sotto la cengia che taglia orizzontalmente tutto il canyon. Cerchiamo con dedizione un buon posto dove sostare ma qui purtroppo al nostro passaggio il ghiaccio non è buono e non sono presenti nè chiodi nè spit a supporto. Scegliamo di ridiscendere un paio di metri per tornare in zone con ghiaccio migliore e, preparata la sicura abalakov ci caliamo a terra. 20m, IV+.

La cascata è sicuramente bella ed interessante ed il paesaggio molto caratteristico. Nonostante questo l’avvicinamento, ad oggi, piuttosto ravanoso disincentiva a raggiungere la cima del grande Canyon per salire esclusivamente una linea così breve. Rimane comunque un buon riscaldo per le salite più impegnative che si possono trovare nelle sue vicinanze più prossime.

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