Spigolo Alpini

E’ da un paio di weekend che, per un motivo o per l’altro, non andiamo in Dolomiti. Sentendone già la mancanza ci dirigiamo verso il Falzarego sotto un sonoro diluvio. Arriviamo che fortunatamente ha smesso di piovere e la brezza che soffia sta già asciugando le pareti, un ottimo auspicio per la giornata di domani. Qualche goccia per la verità è scesa anche in nottata ma ci svegliamo con il sole che timido inizia a mostrarsi, carichi per passare una piacevole giornata. L’obiettivo di oggi è lo “Spigolo Alpini”, alla “Piramide Col dei Bos”, una divertente ascensione su roccia quasi sempre solida.

Il primo tiro affronta la prima metà della lunga rampa appoggiata che caratterizza la prima parte della salita. La roccia, molto compatta e lavorata, rende l’arrampicata piacevole e divertente lungo tutta la lunghezza. Senza percorso obbligato si inizia a risalire la rampa lungo bella placconata protetta solamente di rado da qualche chiodo, di non facile individuazione visto che il colore si mimetizza con la roccia, battuto o adirittura cementato. Verso metà lunghezza si abbandona la placca in favore di una fessura che sale poco sulla sinistra. Si segue quest’ultima fino a raggiungerne il termine dove si sosta su grosso chiodo cementato ben visibile. 30m, III.

Simone lungo il primo tiro, III.

La seconda lunghezza riparte oltre la sosta in direzione del muretto verticale dove è possibile scorgere un chiodo alla sua sinistra. Ignorare completamente il fix che si intravede in prossimità dello spigolo destro della parete che fa parte di un’altra linea. Superato il muretto iniziale, ben manigliato, si torna ad arrampicare lungo la rampa appoggiata con progressione analoga a quella del tiro precedente. La linea non è molto evidente, visto che a parete c’è poco o niente, ma come riferimento non scostarsi di molto rispetto alla verticale della sosta precedente. Mano a mano che si sale la parete si appoggia sempre di più attraversando zone più ghiaiose fino ad incontrare 2 chiodi dove poter attrezzare la sosta, posti una decina di metri sotto una forcella. 45m, III.

L’inizio della seconda lunghezza, III.

Il terzo tiro termina la rampa, che ci ha accompagnato fino a questo momento, rimanendo lungo la cresta, dove la roccia è migliore, ed evitando quindi di entrare nel detritico canale di sinistra. Giunti alla forcella si rimontano le roccette di sinistra fino a giungere ad una nicchia dove è presente un chiodo. Da qui si risale il muretto verticale rimanendo il più possibile sulla parte di sinistra fino ad aggirare la parete e cambiare versante appena possibile. Qui dovrebbe trovarsi la sosta che però noi non abbiamo visto sostando immediatamente poco più in alto rafforzando un grande chiodo rosso con il pilastro staccato sottostante. 25m, IV-.

In arrivo alla terza sosta, IV-.

La quarta lunghezza continua lungo la rampetta che sbuca su grande cengia detritica. Seguendo questa si arriva alla base della parete successiva: una lunga e larga placconata grigia che ci accompagnerà nella prossima lunghezza. Raggiunta la base della placca è ben visibile la sosta qualche metro più in alto. Questa si raggiunge facilmente dopo aver superato il muretto basale. 28m, III.

Simone in prossimità della quarta sosta, III.

Il quinto tiro risale totalmente la grande placconata appoggiata fino al termine con arrampicata divertente e di soddisfazione nonostante le difficoltà siano limitate. La parte inferiore della placca è incisa da una lunga fessura verticale che si tiene come riferimento alla progressione seguendola fino a che non si allarga. Qui si inizia a traversare leggermente verso sinistra in direzione di un chiodo che dovrebbe essere abbastanza evidente visto che sporge parecchio dalla parete. Raggiunto questo si rimonta il muretto verticale, con uscita resa difficoltosa dalle poche prese marcate, e si prosegue obliquando verso destra in direzione della sosta posta al termine di un canale che muta in diedro verso il termine. Lungo il percorso si incontra una coppia di cordoni che protegge l’entrata di quest’ultimo. Un paio di movimenti atletici consentono di raggiungere la cresta e quindi la sosta. 40m, III.

La bella placca iniziale del quinto tiro, III.

La sesta lunghezza è molto panoramica in quanto segue, quasi per tutta la sua interezza, la cresta stretta ed esposta. Abbandonata la sosta si segue il fil di cresta rimanendone sulla parete di sinistra almeno per i primi metri. Proseguendo in verticale ci si avvicina sempre di più alla cresta fino a raggiungerla dopo aver superato un breve diedro fessurato. Si curva ora verso sinistra e si segue la linea fino ad incontrare la sosta poco prima di un marcato muretto verticale. 30m, III+.

Lo sviluppo in cresta della sesta lunghezza, III+.

Il settimo tiro riparte affrontando direttamente il muretto oltre la sosta al cui centro è ben visibile un chiodo. Il passaggio è breve ma fisico visto che la parete strapiomba leggermente. Anche le prese non sono delle migliori: stondate e scivolose fintanto che non si raggiungono quelle poste sul culmine della paretina. Una volta agguantate queste si rimonta senza difficoltà giungendo in cresta. La si segue lungo traccia tra l’erba, costeggiando i pinnacoli che di tanto in tanto si elevano, fino a che questa non collide con la verticalità della parete successiva. Qui è presente il chiodo di sosta all’estrema destra. 35m, IV.

L’inizio del settimo tiro, IV.

L’ottava lunghezza vince il breve muretto oltre la sosta prima di cambiare il versante di salita per l’ultima volta. Si parte salendo le roccette senza percorso obbligato fino a che la parete non si appoggia lasciando spazio a roccette lungo le quali si fa spazio una piccola traccia che traversa il canalino di sinistra con passaggio protetto da chiodo su grande masso. Eseguito il traverso si aggira la parete dove inizia una rampetta ascendente che si segue sempre verso sinistra, senza grandi difficoltà, fino a raggiungere l’anello di sosta. Attenzione a non tirare troppo il compagno lungo il traverso visto che il terreno è cedevole. 40m, III.

Il panorama dall’ottava sosta, III.

Il nono tiro riparte a sinistra della sosta entrando inizialmente nel largo canale che rampeggia velocemente fino a mutare prima in diedro ed in seguito in placca dove quest’ultimo viene chiuso dalla parete strapiombante di destra. La placca è molto bella, lavorata e sempre con buone prese sulle quali fare affidamento. Al termine di questa la linea prosegue lungo la parete di destra con arrampicata più semplice ma sempre divertente grazie alla roccia solida lungo tutto il percorso. Alla fine del muro si esce su cengia erbosa che si segue per qualche metro prima di arrivare ad un grosso masso, antecedente la forcella, dove è presente la sosta. 40m, IV.

L’ultima lunghezza completa la via raggiungendo la cresta della piramide dove passa la ferrata. Per raggiungerla è necessario superare un ultimo breve muretto che oppone le ultime resistenze. Dalla sosta si cammina verso la forcella aggirando un secondo masso sulla sinistra fino a giungere alla base di una fessurina dove un chiodo identifica la linea da seguire. Con movimenti decisi si superano le ultime difficoltà e si arriva in cresta dove, una sezione caratterizzata da rocce rotte e detriti, permette di raggiungere il culmine della piramide dove si sosta su singolo fix oppure attrezzando attorno ad un masso a piacimento. 30m, IV-.

Il muretto inizia dell’ultima lunghezza, IV-

Via molto bella e dalle difficoltà contenute. Nonostante la verticalità non sia quasi mai protagonista, se non in qualche sporadica sezione nei tratti finali, la roccia è comunque estremamente compatta. Nota a margine: il percorso è contrassegnato da bolli rossi ormai mimetizzati con la roccia che rendono la linea da seguire poco chiara visto anche che le protezioni a parete sono minimali. Nel complesso un percorso divertente in un ambiente davvero meritevole.