Lety

Il sole splende alto nel cielo in questa epifania 2023. Dopo un trio di vie abbastanza semplici per riprendere a mettere le mani sulla roccia dopo le feste decidiamo di salire qualcosa di leggermente più impegnativo anche se sempre contenuto. Ci dirigiamo alla parete di San Paolo sicuri di trovare qualcosa di libero e che non abbiamo ancora avuto il piacere di salire. La linea che scegliamo è una delle ultime arrivate sulla fascia rocciosa: “Lety”.

Il primo tiro inizia risalendo il breve muretto oltre il nome della via che vince dapprima una bella placchetta ed in seguito una pronunciata pancia che permette di rimontare il pilastro di destra e proseguire, ora su difficoltà minori, lungo l’evidente rampa ascendente. Questa collide con un piccolo strapiombo scalonato. Il primo risalto lo si supera spostandosi verso il fix di destra con passaggio delicato e di movimento. Si prosegue ora verso sinistra aggirando il secondo risalto e rimontandolo, infine, laddove questo oppone meno resistenza. Il passaggio è fisico ma al di sopra del terrazzino è presente, un po’ nascosta, una fessurina che permette di alzare bene i piedi e raggiungere una larga e comoda spaccatura. Con questa tra le mani si rimonta agevolmente trovandosi così al di sopra del comodo terrazzino di sosta. 25m, VI-.

Simone lungo il primo tiro, VI-.

La seconda lunghezza riparte verso destra attraversando interamente la cengia di sosta fino a raggiungere una fessurina verticale ben segnalata da cordame alla base. Si torna ora a salire in verticale lungo muretto bello compatto che spancia leggermente. L’uscita dalla pancia rappresenta anche il passo chiave del tiro su piccole tacchette per le mani e minuti appoggi per i piedi. La distanza tra le protezioni qui è tale che è possibile azzerare in caso di necessità. Inizia ora un bellissimo traverso verso sinistra che taglia di netto il liscio paretone soprastante. L’arrampicata è sempre di movimento con numerosi appoggi evidenti per i piedi e con mani tutto sommato buone. Raggiunta l’estrema sinistra della parete si torna in verticale per gli ultimi metri che conducono alla sosta posta in cima al pilastro che antecede la parete principale e su cui siamo saliti fino ad ora. Attenzione alla roccia lungo gli ultimi metri visto che suona un po’ a vuoto in alcuni punti. 30m, VI.

I primi metri della seconda lunghezza, VI.

Il terzo tiro attraversa il canalone che divide il pilastro iniziale dalla parete successiva. Questo è molto largo ed è stato creato un evidente camminamento per oltrepassarlo. Raggiunta la parete si tora a salire su roccia seguendo l’evidente rampa che si sviluppa verso sinistra e che conduce, senza difficoltà rilevanti, al cospetto di un muro grigio che si affronta diritti per diritti. Le prese disponibili qui non sono molte e quindi abbastanza obbligate. Il passo per vincere le difficoltà non è di immediata lettura ma una volta superato la parete si appoggia e le difficoltà scemano. Si risalgono senza problemi le ultime roccette che portano ad un terrazzino dove si sosta comodamente. 30m, VI-.

Il passo chiave del terzo tiro, VI-.

La quarta lunghezza prosegue lungo l’evidente muro rosso e frastagliato che si sviluppa oltre la sosta e che si risale rimanendone leggermente lungo la parete di destra dove la roccia pare essere più sana e solida. Dopo i primi metri leggermente appoggiati si guadagna presto verticalità ma le prese sono molto buone lungo tutto il tiro rendendo la progressione piuttosto rapida. L’unico passo un po’ più sostenuto lo si ha in uscita dal muro dove l’inclinazione della parete costringe ad una arrampicata fisica con ribaltata non banale per raggiungere il terrazzino che spezza a metà la lunghezza. Il secondo muro è molto simile al primo con arrampicata semplice nel primo tratto e passo chiave in uscita. Quest’ultimo è molto bello ed è uno dei pochi punti in cui è veramente necessario inserire un friend a protezione della progressione. Si tratta di un piccolo strapiombetto solcato, nella parte superiore, da accogliente fessura che si usa per rimontarlo. Subito sopra è presente la cengia di sosta. 30m, VI.

I primi metri della quarta lunghezza, VI.

Il quinto tiro non è molto lungo e raggiunge senza particolari difficoltà il sentiero di discesa che interrompe la verticalità della parete. Si inizia risalendo la paretina qualche metro prima di iniziare un bel traverso verso sinistra in direzione dello spigolo. Poco prima di raggiungerlo si torna però a salire verticalmente questa volta lungo parete più appoggiata ed estremamente fessurata il che rende la progressione piacevole e spensierata. La roccia solida permette di raggiungere rapidamente il borso superiore del muretto e di rimontare sulla cengia dove si sosta alla base della parete finale. 25m, IV.

Il bel traverso del quinto tiro, IV.

Molto bella è anche la sesta lunghezza, nonostante sia estremamente breve. Risale la prima parte del muretto finale, molto friabile alla base ma che migliora notevolmente mano a mano che si sale. Il primo tratto è infatti composto da roccia scaglionata che si sbriciola facilmente ma che, dopo un paio di metri, torna più compatta. Dalla sosta si obliqua leggermente verso sinistra per evitare il tettino soprastante e che si rimonta solo in seguito una volta raggiunta la parte più debole. Inizia ora un bel traverso verso destra, al di sotto di un secondo tetto, che si svolge su buoni appoggi per i piedi e con le mani che riequilibriano i vari passaggi. Terminato il traverso si segue brevemente un diedro che esce direttamente su sosta aerea con passaggio finale delicato per via delle piccole prese disponibili. 20m, VI/VI+.

Simone prima del traverso della sesta lunghezza, VI/VI+.

L’ultimo tiro riparte severo su piccole listelle ed appoggi appena accennati. La verticalità della parete rende il tratto piuttosto boulderoso ed ostico ma fortunatamente è breve ed in poco tempo si giunge su breve cengia che antecede il muretto finale. Questo è composto principalmente da roccette rotte che rendono la progressione semplice grazie alle numerose prese presenti. Si raggiunge una seconda cengia, ora più grande, dove un’ultima placchetta completamente appoggiata permette di raggiungere la sosta di fine itinerario da attrezzare su albero a pochi passi dal sentiero di rientro. 20m, VI+.

Il muretto leggermente strapiombante dell’ultimo tiro, VI+.

Via piacevole anche se molto discontinua per via dei numerosi terrazzini che spezzano la verticalità. Particolarmente bella è la seconda lunghezza che si svolge lungo solida placconata mentre negli altri tiri è sempre bene verificare quello che si prende. La chiodatura è buona lungo tutto l’itinerario e solo in pochi punti isolati è necessario integrare con qualcosa di rapido. Attenzione lungo gli ultimi 2 tiri dove la roccia è quello che è e dove, subito sotto, passa il sentiero di rientro che serve molteplici itinerari.

Guide Alpine

Questi primi giorni del 2023 ci stanno regalando giornate piuttosto miti dal punto di vista delle temperature. Anche oggi il cielo è coperto ma niente ci ferma dal scendere in valle per affrontare qualche ascesa. Ci è giunta voce che di recente è stata aperta qualche semplice linea sul Monte Baone, quale occasione migliore er farci un salto? La via che abbiamo scelto si chiama “Guide Alpine” ed inizia con 4 tiri lungo placca appoggiata per poi verticalizzarsi solamente nel finale.

Il primo tiro inizia rimontando verso sinistra le semplici roccette appoggiate e leggermente instabili che antecedono la paretina principale. Senza grandi difficoltà si raggiunge subito un terrazzino proseguendo poi lungo roccia più compatta. Inizia ora la lunga placconata che ci accompagnerà per i prossimi tiri. Questa, leggermente appoggiata, è molto fessurata e l’arrampicata è sempre facile grazie alle numerose prese che offre la parete ed alle protezioni, principalmente costituite da cordame attorno alle clessidre intervallato da qualche fix, che abbondano lungo tutto il percorso. Risalendo un po’ a destra ed un po’ a sinistra alla ricerca della linea più consona da seguire si rimontano in sequenza una serie di risalti che conducono ad un minuto terrazzino dove si sosta su coppia di cordoni. 32m, IV.

Martina lungo il primo tiro, IV.

La seconda lunghezza sale sulla falsa riga della precedente sempre in verticale lungo la placchetta fessurata. Molto bello e divertente è il tratto iniziale che si svolge lungo roccia solida e compatta seguendo le naturali conformità della parete. Qui le protezioni potrebbero risultare un po’ distanziate ma è facile integrare con friends e cordoni in caso di necessità. Obliquando prima verso destra e poi verso sinistra si raggiunge una zona caratterizzata da rocce più rotte dove la continuità è spezzata. Il tratto è comunque breve ed in poco tempo si torna a seguire la placca successiva che, attraverso arrampicata analoga a quella precedente, conduce senza difficoltà rilevanti alla terrazza di sosta dopo essersi districati tra le belle fessure che compongono la sezione. 35m, IV.

La placca appoggiata della seconda lunghezza, IV.

Breve è il terzo tiro che si svolge principalmente lungo parete molto appoggiata ed onestamente poco interessante. Si fa spazio lungo il corridoio creatosi tra la vegetazione che si segue fino alla sosta successiva con difficoltà semplici ed omogenee ad eccezione di un singolo passo nel mezzo della lunghezza. Si parte gattonando lungo la sporca rampetta oltre la sosta raggiungendo in breve un arbusto che può essere utilizzato come protezione rapida visto che la prima a parete è posta un po’ in alto. Proseguendo con l’arrampicata si arriva alla base di un minuto risalto che rappresenta il passo chiave della lunghezza e che si rimonta con decisione sfruttando le buone prese sommitali ed alzando bene i piedi. Si prosegue ora verso sinistra lungo facili roccette fino ad incontrare la sosta su larga cengia. 20m, IV.

Il corridoio tra gli alberi del terzo tiro, IV.

La quarta lunghezza prosegue verso destra lungo la bella rampa fessurata. Per raggiungerla è però necessario superare alcuni risalti di non facile interpretazione. Il primo, nello specifico, non offre buone prese e rimontarlo è tutt’altro che banale. Si deve fare infatti affidamento molto sui piedi che spingono lungo gli appoggi e, mantendendo il corpo bello attaccato alla parete, permettono di alzarsi fino a raggiungere le buone prese in alto. Da qui in poi, dopo aver oltrepassato un cordicino nascosto, si prosegue lungo la rampa che caratterizza il tiro, completamente sprotetta ma ben proteggibile a friend. Al termine della rampa si rimontano gli ultimi risalti ritrovandosi così al di sopra di una larga cengia dove si sosta attorno ad arbusto. 22m, IV+.

Martina impegnata sulla rampa della quarta lunghezza, IV+.

Il quinto tiro torna a salire in verticale lungo bella paretina compatta. Dall’albero di sosta si percorre qualche metro lungo la cengia in direzione di un evidente cordoncino alla base della parete. Si segue ora la bella fessura che corre verticale, e che obliqua leggermente verso sinistra, attraverso arrampicata continua e con qualche movimento fisico. Le prese ci sono comunque tutte sia per mani che per piedi e le protezioni sono sempre ravvicinate. Al termine della fessura inizia un esposto traverso verso destra lungo roccia lavorata a belle gocce taglienti. Per la progressione è meglio rimanere piuttosto bassi così da sfruttare i chiari appoggi per i piedi e le gocce per le mani. L’arrampicata qui è principalmente di movimento e senza particolari difficoltà si raggiunge l’ingresso della rampa finale dove si attrezza una sosta aerea. 20m, V+.

Il bel traverso del quinto tiro, V+.

L’ultima lunghezza prosegue lungo la bella rampa appoggiata che si sviluppa a partire dalla sosta. Superato lo zoccoletto iniziale, prima di raggiungere la rampa vera e propria, ci si trova al cospetto di una larga fessura che taglia orizzontalmente la parete. Rimontata con i piedi la si segue qualche centimetro verso sinistra al fine di raggiungere una coppia di buone prese, una delle quali scavata, che consentono, attraverso passo deciso, di salire sulla rampa. Si prosegue ora, con arrampicata molto bella, lungo il diedro di destra dove sono posizionati tutti i cordoni a protezione della progressione. La roccia è solida ed estremamente porosa ed in breve si raggiunge il culmine della parete che si rimonta senza difficoltà. Si superano ora una serie di facili roccette fino a quando la parete si appoggia ed è necessario proseguire camminando verso destra fino al cordone di sosta posto poco a sinistra rispetto ad un grosso arbusto. 30m, VI-.

Simone lungo l’ultimo tiro, VI-.

Via molto didattica e consigliata a chi muove i primi passi per fare le prime esperienze. La roccia è da buona ad ottima lungo tutto l’itinerario e le protezioni sono abbondanti ed abbastanza ravvicinate. Molto belli sono i 2 tiri finali dove la via guadagna finalmente verticalità lungo roccia ruvida e grumosa. Anche il panorama, che spazia dal castello di Arco al lago di Garda, merita una visita!

Claudia ’22

Oggi è il 2 gennaio 2023 ed è caldo. Raggiungiamo Arco con il termometro che segna gli 8°C alle 8:00 di mattina. Fortuna che il cielo è coperto e le previsioni non mettono sole per la giornata altrimenti sarebbe quasi da stare in maniche corte. L’obiettivo è quello di riniziare a muovere i primi pasi dopo le festività, quindi qualcosa di tranquillo. Ci dirigiamo verso la Parete di Pezol per salire una delle ultime realizzazioni: Claudia ’22.

Il primo tiro è particolarmente breve e consente di superare lo zoccoletto basale e di raggiungere così la parete principale. L’arrampicata è sempre semplice grazie all’inclinazione favorevole e dalle buone prese presenti. Si inizia approcciando la breve placchetta subito a destra della scritta, che identifica la via, che si vince agevolmente grazie alle accoglienti fessure orizzontali ancora un po’ sporche dal terriccio. Superato il primo tratto si prosegue lungo roccette frastagliate prima verso destra, raggiungendo un cordone attorno ad alberello, e poi verso sinistra fino ad arrivare al terrazino di sosta che si rimonta con qualche difficoltà sfruttando anche gli arbusti presenti visto che questo è particolarmente terroso e scivoloso. 15m, III+.

Martina lungo il primo tiro, III+.

La seconda lunghezza riparte lungo la parete principale che si verticalizza offrendo arrampicata interessante su roccia piuttosto solida. I primi metri del tiro sono decisamente i più difficili costringendo ad un delicato traverso verso destra dopo aver inserito il primo rinvio. Le prese qui sono minute ed appena accennate e la placca su cui poggiano i piedi è liscia. Con passo deciso, fidandosi bene dei propri mezzi, si raggiunge il muretto di destra che consente di tornare a salire in verticale. Le prese ora ci sono e sono abbondanti rendendo la progressione più semplice. Potrebbe tuttavia tornare comoda una coppia di friend medio-piccoli visto che le protezioni in loco sono distanziate in questo tratto. Puntando all’ultimo cordone penzolante visibile si vince la verticale giungendo ad un tratto più appoggiato che conduce senza ulteriori difficoltà alla cengia di sosta. 27m, V+.

I primi metri della seconda lunghezza, V+.

Il terzo tiro continua lungo il muro fessurato oltre la sosta. Si inizia portandosi di poco sulla sinistra e raggiungendo un primo esile cordoncino attorno a clessidra che si supera ritornando sulla verticale e proseguendo lungo placca compatta e facile. Le molteplici fessure a parete, fonde ed accoglienti, e le protezioni solide e ravvicinate rendono la progressione semplice e piacevole almeno fino alla placchetta finale. Questa rappresenta il passo chiave del tiro e si vince attraverso arrampicata di equilibrio e di aderenza raggiungendo le buone prese sommitali che consentono di rimontare sul terrazzino di sosta. Vista la lunghezza del tiro limitata e la linearità di quello successivo, allungando qualche protezione, si può saltare la sosta e proseguire fino a quella successiva. 20m, V+.

La linea del terzo tiro, V+.

La quarta lunghezza si avventura all’interno del diedro/canale che prosegue fino al terrazzino successivo. Lungo tutto l’itinerario la roccia è frastagliata e la progressione risulta essere sempre semplice anche se la qualità non eccelsa della roccia in questo tratto costringe a rimanere sempre sull’attenti e valutare bene quello che si prende. Dalla sosta ci si immette direttamente nel canale che obliqua verso destra preferendo la parte interna almeno per il tratto inferiore. La linea è ben evidente, grazie alle numerose clessidre adornate da altrettanti cordoncini, ed in breve si raggiunge un arbusto evidentemente potato per permettere il passaggio. Lasciato quest’ultimo sulla destra si prosegue sulla parete compatta alla sinistra del canale dove la roccia è più solida e l’arrampicata più entusiasmante. Senza particolari difficoltà si raggiunge infine il terrazzino di sosta. 28m, V-.

Martina la termine della quarta lunghezza, V-.

Molto bello ed elegante è il quinto tiro che vince la bellissima ed estetica placconata leggermente appoggiata che si estende oltre il terrazzino di sosta. Dopo un movimento in allungo per immettersi sulla placca si inizia a seguire il bordo sinistro che ospita le prese migliori. Si abbandona quest’ultimo dopo qualche metro tornando così ad arrampicare sulla placconata principale seguendo la linea delle protezioni a parete. Passando da una fessura all’altra si raggiunge l’ultimo tratto del muro grigio dove, in un unico movimento, sono concentrate le difficoltà del tiro. Un tagliente bidito permette di agguantare il bordo di una cavità che consente di alzare bene i piedi e, spingendo lungo la liscia placca, proiettarsi all’insopra del terrazzino di sosta. 30m, V.

La bella placca del quinto tiro, V.

La sesta lunghezza prosegue lungo l’evidente corridoio tra gli alberi attraverso arrampicata semplice lungo roccette rotte. Strappo alla regola sono i primi tre metri che si svolgono ancora lungo placca compatta e che costituiscono l’ostacolo maggiore del tiro. Qui infatti le prese non sono particolarmente comode e l’arbusto sulla destra ostacola un po’ il passaggio. Raggiunto il primo cordone la parete si appoggia e l’arrampicata risulta essere più semplice. Si prosegue in verticale fino a che il corridoio è chiuso da vegetazione imponendo una brusca sterzata verso sinistra che, attraverso un po’ di terriccio e cercando di rimanerne al di sopra, porta alla comoda terrazza di sosta. 22m, IV.

Martina sulla sesta lunghezza, IV.

Il settimo tiro è breve e poco entusiasmante. Supera il breve muretto oltre la sosta che conduce ad una larga terrazza detritica che si segue camminando verso destra fino a che si raggiunge la base della parete successiva dove si sosta a fianco alla scritta “Claudia”. Lungo il muretto iniziale la qualità della roccia non è delle migliori e non è raro che rimanga in mano più di qualche appiglio. Fortunatamente il tratto è breve e semplice ma è comunque fondamentale prestare attenzione. Un occhio di riguardo anche durante il traverso e quando si recupera la corda perchè è facile smuovere qualche detrito che arriva direttamente sulla sosta sottostante. 22m, IV.

L’inizio del settimo tiro, IV.

L’ottava lunghezza torna a salire in verticale all’interno di un largo diedro composto principalmente da roccette rotte e poco stabili. Prima di giungere nel diedro vero e proprio si rimonta il facile muretto basale e si prosegue mantenendo la parete di sinistra quasi fino al termine. Ignorare ora la linea di protezioni che continua ancora a sinistra (fanno parte della via “Cercando la Trincea”) e spostarsi invece lungo la parete destra del diedro rimontando il pilastro ed oltrepassando l’arbusto posto sul suo culmine. Un breve traverso verso destra porta alla base di una placchetta compatta che si vince verticalmente raggiungendo così il terrazzino di sosta. 24m, V.

Il diedro dell’ottava lunghezza, V.

Molto breve è il nono tiro che, allungando qualche protezione in precedenza, si può decidere di concatenare. Si tratta principalmente di una anonima camminata verso destra che in breve tempo porta all’uscita della via ed al libro di vetta. Solamente gli ultimi 3 metri si svolgono su roccette ma non aggiungono particolari emozioni ad un tiro sostanzialmente di collegamento. Si sosta sulla roccetta al di sotto del libro di vetta oppure, più comodamente, sull’arbusto subito sopra. 18m, II.

Gli ultimi metri del nono tiro, II.

La via si può terminare qui, seguendo il sentiero di sinistra, oppure raggiungere il breve tiro finale che consente di raggiungere la cima del Pezol arrampicando. In questo caso si segue per una decina di metri la traccia di destra fino alla parete successiva. Di seguito la descrizione.

La decima lunghezza è corta ma piacevole e si svolge lungo il muretto che termina poco prima del traliccio dell’alta tensione. Si risale la bella parete fessurata con difficoltà pressochè costanti raggiungendo dapprima un arbusto, da cui penzola un cordone, ed in seguito proseguendo a zig zag lungo la placchetta successiva. Spostandosi prima verso sinistra ed in seguito verso destra si segue la linea delle protezioni che si sviluppa lungo il bel muretto compatto alla ricerca della linea più facile ed intuitiva. Anche qui le fonde fessure aiutano la progressione che termina con un facile traversino verso sinistra che permette di rimontare in vetta. Oltrepassate le ultime roccette, ormai camminando, si raggiunge la coppia di fix che si attrezzano per l’ultima sosta. 25m, V.

Simone lungo l’ultimo tiro, V.

Via semplice e particolarmente didattica. Adatta a chi muove i primi passi sulle vie a più tiri. Le protezioni sono abbondanti lungo tutto l’itinerario, solo nel secondo tiro può essere utile inserire qualche friend. La roccia è buona anche se in alcuni tratti necessita di una controllata considerando anche che la via è recente e bisogna aspettare ancora qualche salita per il consolidamento.

Tredicesima Luna

La “Parete Centrale” al “Monte Colt” ospita itinerari sportivi brevi ma interessanti, aperti a metà degli anni ’90 e recentemente rivalorizzati. L’anno scorso avevamo già provato a salire “Tredicesima Luna” ma ci siamo calati dopo il primo tiro per via dell’eccessiva usura. La situzione non è di certo migliorata ma questa volta ce la sentiamo di continuare, e per fortuna col senno di poi, riscoprendo una bellissima salita assolutamente da non perdere!

Il primo tiro inizia risalendo lo spigoletto, totalmente a sinistra rispetto alla falesia, attraverso arrampicata divertente e su buone prese. Qui infatti la roccia è molto frastagliata e facilita notevolmente la progressione. Dopo poco si approccia il muretto di destra dove l’arrampicata diventa più delicata con movimenti obbligati su prese scomode per le mani e i piedi che cercano gli appoggi meno scivolosi. Traversando leggermente verso destra si raggiunge la base di un bel diedro giallo che si segue per tutta la sua lunghezza. La progressione sarebbe semplice ma è resa difficoltosa dall’usura degli appoggi, soprattutto lungo i passaggi obbligati a metà del diedro. Una volta terminato si procede più agevolmente fino a raggiungere la comoda sosta dove un tetto chiude la parete principale. 30m, 6a.

Martina lungo il bel diedro giallo del primo tiro, 6a.

La seconda lunghezza riparte in traverso sulla destra in direzione dell’evidente cordone. Si traversa fino a che si giunge sotto la verticale di una bellissima fessura che va a collidere sul tetto soprastante. Per raggiungerla è necessario proseguire per qualche metro su facile placchetta, ben appigliata, che porta al terrazzino dove parte la fessura stessa. Questa si affronta diritti per diritti sfruttando entrambe le pareti laterali, per i piedi, che offrono sempre buoni appoggi dove poter scaricare il peso. Al termine della fessura si esce sulla parete di destra con passaggio molto bello ed esposto. Attraverso movimenti di equilibrio si rimonta infine il balcone di sinistra dove si sosta comodamente. 25m, 5c.

Martina lungo la fessura della seconda lunghezza mentre Simone la attende in sosta, 5c.

Il terzo tiro è senza ombra di dubbio il più bello di tutto l’itinerario e sale l’aereo spigolo che si sviluppa a sinistra del terrazzino di sosta. Si inzia traversando in direzione dello spigolo raggiungendo prima una breve placchetta fessurata che si supera senza grossi problemi. Il passo per uscirne è forse il più complicato: di equilibrio su bidito rovescio. Si sale ora lungo il bel spigolo che si vince, senza paura, rimanendo lungo il tratto più esposto dove le prese sono decisamente migliori. Superate le difficoltà si rimonta un breve tettino verso sinistra ritrovandosi così al cospetto di una compatta placchetta che si segue in vericale seguendo la linea dettata dai fix a parete, inizialmente nascosti. Con arrampicata in aderenza si vince il muretto e si giunge al comodo terrazzo di sosta. 35m, 6b.

Simone lungo lo spigolo esposto del terzo tiro, 6b.

L’ultima lunghezza prosegue verso destra approcciando la bella e compatta placconata finale che conduce direttamente in cima alla parete. Dopo qualche metro laterale si torna in verticale seguendo una bella fessura prima di raggiungere la placconata principale. Le tasche orizzontali permettono di riposare nel mentre si studia il passaggio chiave del tiro, posto poco più sopra. Qui la parete è completamente liscia e l’unica presa decente si trova parecchio in alto. Attraverso passo molto delicato si alzano i piedi sulle ultime fessure disponibili e, tenendo un piccolo rovescio con la sinistra, ci si allunga al massimo fino alla presa sopra lo spit. Il movimento non è per nulla banale ma è comunque possibile azzerarlo. Superate le difficoltà si salgono verso destra gli ultimi metri che separano dalla vetta dove si sosta comodamente attrezzando su due resinati. 30m, 6a.

Jacopo impegnato sul passo chiave dell’ultima lunghezza, 6a.

Nonostante l’usura dei molteplici passaggi inizi a dare un po’ di fastidio in alcuni punti, soprattutto lungo la prima lunghezza, la via rimane veramente bella e meritevole di essere salita. Le protezioni sono buone lungo tutto il percorso e la progressione risulta essere sempre sicura. Salita consigliata e, visto la brevità, suggerita se concatenata a qualcuna nelle vicinanze.

Rampa Centrale

In una bella giornata soleggiata di inizio ottobre ci dirigiamo verso la Parete dei Due Laghi, sopra l’abitato di Santa Massenza, per tentare di salire la via “Rampa Centrale”. La fascia rocciosa inizia ad essere conosciuta tanto che al nostro arrivo c’è già qualche cordata che approccia la parete e durante la giornata, nel complesso, ne contiamo una dozzina in tutto. Fortunatamente la via scelta è libera, ci prepariamo ed iniziamo la salita.

Il primo tiro ci fa subito capire che arrivare in cima sarà tutt’altro che una passeggiata. Si parte salendo lungo la rampa solcata verticalmente da larga fessura ma che inizia solamente a 5 metri da terra. Raggiungerla non è per niente facile visto che quì si lavora esclusivamente in aderenza dato che le prese sono assenti. E’ necessario fare affidamento sui piedi e liberare bene la testa, con le mani che equilibriano solamente tenendo qualche grumo quà e là. Dopo un chiodo iniziale è necessario proteggersi a friend per il resto della lunghezza visto che, oltre a due cordoni belli alti, tutto il tiro è sprotetto. La progressione si svolge sempre con le mani in fessura ed i piedi lungo le placche laterali molto grippose e ruvide. Mano a mano che si sale la parete si appoggia leggermente e si raggiunge la sosta più agevolmente. Tenere a mente che la fessura è abbastanza costanze come dimensione e potrebbe essere quindi utile portarsi 2 set di friend medio/grandi per una protezione migliore. 33m, VI-.

Simone lungo la rampa fessurata del primo tiro, VI-.

La seconda lunghezza prosegue sulla falsa riga di quella precedente seguendo la rampa che obliqua ancora verso destra. Le difficoltà qui sono minori, vista la pendenza della parete, ma è comunque necessario sapersi muovere bene ed inserire protezioni rapide di tanto in tanto. Verso metà la rampa è spezzata ed è necessario aggirare lo spigolo di destra prima di proseguire. Prestare attenzione alla qualità della roccia in questo tratto visto che sono evidenti le tracce di interventi rafforzativi e preventivi. Si risalgono gli ultimi metri, senza particolari difficoltà, sulla placchetta di destra che in breve conduce alla sosta da attrezzare in prossimità dello spigolo della parete. 30m, V.

Martina alla fine della seconda lunghezza, V.

Il terzo tiro abbandona la rampa principale traversando verso destra in direzione di un pilastrino staccato. I primi metri si svolgono in leggera discesa fino al raggiungimento della base di quest’ultimo che si segue per tutta la sua interezza. Giunti al culmine lo si oltrepassa verso destra trovandosi così alla base di una bella parete caratterizzata da numerose piccole canne ben formate. Seguendo la linea di cordame verso destra si traversa fino a raggiungere una grossa lama staccata che si supera più facilmente rimanendo bassi ed agguantando il culmine solo alla fine quando oramai è stata superata. Si giunge quindi alla base di una rampetta che si vince senza difficoltà rilevanti. Al termine di questa è presente invece un ostico passaggio, abbastanza fisico, che permette di rimontare lo strapiombetto finale ed arrivare in sosta. 30m, V+.

L’inizio della terza lunghezza, V+.

La quarta lunghezza inizia traversando verso destra ed oltrepassando un evidente colatoio sporco e polveroso. Il tratto è però facile e beve e si immette direttamente su rampetta gialla che obliqua sempre verso destra. La si segue fino al termine dove la parete torna decisamente verticale e la via prosegue lungo il muro di sinistra caratterizzato da buone prese. I passaggi sono invece fisici almeno fintanto che non si raggiunge lo strapiombo che chiude la parete dove si inizia a traversare verso sinistra sfruttando il buon rovescio per le mani alla base del tetto. Terminato il traverso si torna su rampa molto ruvida e grumosa. Qui uno spit protegge il passo più delicato del tiro: un breve traverso in aderenza per raggiungere lo spigolo e proseguire più facilmente fino alla sosta poco sopra. 30m, VI-.

Simone nella parte finale della quarta lunghezza, VI-.

Il quinto tiro è quello più sostenuto di tutto l’itinerario. Inizia rimontando sulla destra il pilastrino oltre la sosta che conduce alla base di un muretto molto verticale. Un passo fisico iniziale, rimanendo sulla destra del muro, consente di raggiungere un buchetto, subito oltre il primo fix, ed iniziare un traverso che porta all’estrema sinistra della parete. Qui il muro strapiomba e si sente ma le prese sono piuttosto buone. Superato un lungo cordone si rimonta e si inizia un breve traverso verso destra che porta su di una rampa dove è possibile raccogliere un po’ di energie prima di proseguire. Dopo qualche metro, infatti, un altro passaggio ostico: dalla rampa corrente è necessario raggiungere quella poco più a destra attraverso movimenti da ricercare su prese piuttosto storte. Si sale quindi per tutta la sua interezza anche quest’ultima rampa fino a raggiungere la sosta poco prima dell’evidente diedro che la chiude. 25m, VII-.

Martina al termine del tiro chiave, VII-.

La sesta lunghezza inizia subito con una bella sequenza intensa di movimenti che consentono di superare il tetto oltre la sosta. Dopo i primi due cordoni iniziali la linea prosegue lungo il muretto di sinistra dapprima ben manigliato e più spoglio di appigli più ci si avvicina alla base del tetto che chiude la parete. Gli ultimi metri, per raggiungere l’evidente fix con anello, sono i più delicati e si svolgono principalmente in aderenza con mani che equilibriano su piccoli appoggi e tacchette. Anche saltare fuori dal tetto non è affatto semplice visto che quest’ultimo è abbastanza pronunciato e le prese comode sono molto in alto. Per i metri iniziali si deve fare affidamento soprattutto al bordo destro, scomodo, che permette di alzarsi quel tanto che basta ad agguantare le maniglie soprastanti. Si entra quindi in un diedro che si segue qualche metro prima di iniziare a traversare verso sinistra in corrispondenza di un secondo fix con anello. Qui rimanere bassi aiuta ed in breve si raggiunge un muretto fessurato con una coppia di cordoni che indica il percorso da seguire. Superato questo tratto si piega verso sinistra raggiungendo la base della rampa finale dove si sosta. 33m, VI+.

La placca finale della sesta lunghezza, VI+.

Il settimo tiro continua ininterrottamente lungo la lunga rampa che si sviluppa oltre la sosta con arrampicata pressochè uguale dal primo all’ultimo passo. La particolarità di quest’ultima rampa è che è chiusa, sia lateralmente che spalle all’arrampicatore, da una coppia di muri che le corrono paralleli formando un camino aperto solo sul lato sinistro. A volte il camino è stretto e passare con lo zaino è piuttosto complicato, almeno lungo la prima metà. Nella seconda parte invece il camino si allarga leggermente ed anche la progressione risulta più libera e piacevole. Dopo un’arrampicata piuttosto monotona di 60 metri, con i piedi che iniziano a chiedere pietà, si raggiunge la sosta. Le protezioni lungo il tiro sono distanti, è quindi necessario integrarle spesso calcolando bene di non rimanerne senza nella parte finale dove le difficoltà sono maggiori. 55m, V+.

Martina incastrata nel camino del settimo tiro, V+.

L’ultima lunghezza è breve e non presenta difficoltà particolari. Dalla sosta si prosegue lungo la rampa fino al suo termine dove un passaggio verso destra conduce ad una zona caratterizzata da roccette rotte ed arbusti. Si continua facilmente per alcuni metri, prestando attenzione alla qualità della roccia che qui non è eccelsa, fino a che si incontra il boschetto sommitale e non è più possibile proseguire. Si piega quindi verso sinistra e si rimonta l’ultimo zoccolo roccioso che conduce direttamente in cima alla parete dove si sosta attrezzando su grosso albero. 20m, IV.

Le roccette finali della via, IV.

Via sostenuta e di soddisfazione con passaggi molto interessanti. Nel complesso una salita completa e varia, dai gradi onesti ed ingaggiante al punto giusto. Le protezioni in loco non sono mai sufficienti a garantire una progressione sicura ed è spesso necessario integrare con dadi e friend. I movimenti, che sulla carta sono i più duri, sono in qualche modo azzerabili ma nel complesso non è una salita da sottovalutare, insidie di vario tipo sono un po’ ovunque.

Cengia Martini

Le pareti del Piccolo Lagazuoi sono famose per le trincee e le postazioni di guerra ricavate nella roccia, nonchè per la rete di cunicoli e gallerie scavati per scopi bellici. La Cengia Martini taglia la parete a metà orizzontalmente ed anche qui è possibile trovare interessanti testimonianze di un triste passato. Sulle pareti al di sotto della cengia salgono un po’ di vie brevi ed una di queste si chiama proprio “Cengia Martini”.

Il primo tiro inizia risalendo il breve muretto, che conduce ad un piccolo tettino, rimanendo lungo il diedro di destra che offre buoni spunti per protezioni rapide e dove la progressione risulta essere più agevole. Giunti alla base del tetto lo si affronta direttamente con passo atletico ma su buone prese. Lungo tutto l’itinerario infatti la roccia è ottima, solida e lavorata ed arrampicare è veramente un piacere. Superato il tetto non lasciarsi ingannare dai fix luccicanti che proseguono in verticale ma, raggiunto un chiodo, si piega completamente verso sinistra seguendo una simil-rampa che obliqua in direzione dell’evidente canale. Tutto il traverso è sprotetto ma all’ingresso del canale è presente un vecchio chiodo ad accoglierci. Sfruttando entrambe le pareti si sale un paio di metri per poi uscire sulla destra dove è presente una clessidra, attrezzata con cordone e maglia rapida, dove si sosta. 30m, IV.

Martina lungo il primo tiro, IV.

La seconda lunghezza riparte verticalmente rispetto alla sosta in direzione di un evidente lama. I primi metri si svolgono lungo paretina appoggiata che si verticalizza mano a mano che si sale. La lama è molto bella e la si segue per tutta la sua interezza piazzando, di tanto in tanto, qualche friend a protezione della progressione. Si giunge quindi ad un piccolo terrazzino con chiodo. La lama prosegue ora sulla sinistra diventando più larga, ma la linea sterza verso destra traversando per qualche metro costeggiando il piccolo tettino che chiude la parete fino a che è possibile rimontarlo in corrispondenza di una clessidra da attrezzare. Superato il tetto senza grandi difficoltà ci si trova dinnanzi ad una placconata appoggiata che si segue obliquando lievemente verso sinistra fino a raggiungere la sosta posizionata alla base di un largo camino dove prosegue il tiro successivo. Attenzione lungo gli ultimi metri della lunghezza perchè non è facile proteggersi e non c’è nulla a parete. 30m, IV.

In arrivo alla seconda sosta, IV.

Il terzo tiro si inerpica all’interno dell’evidente camino subito oltre la sosta che si stringe verso il termine. L’arrampicata è semplice, agevolata da numerosi appigli sulle pareti laterali. Terminato il camino un chiodo protegge l’inizio di un breve traverso verso sinistra che sale in direzione di un secondo camino decisamente più fondo e compatto. Qui, in entrata sulla sinistra, è presente un altro chiodo rosso. I passaggi all’interno del camino sono davvero belli e meritevoli: rimanendo il più esterni possibile si sfrutta maggiormente la parete di destra, che ospita le prese migliori, fino ad arrivare al grosso masso che precede la cengia d’uscita. Con passo finale in dulfer ci si proietta al di fuori del camino dove si sosta comodamente. 35m, IV.

Martina sulle belle placche del terzo tiro, IV.

La quarta lunghezza ospita i passaggi più duri di tutto l’itinerario lungo muretto fessurato e strapiombante. Il passo chiave è ben visibile sin dalla sosta ma si raggiunge solo dopo aver superato la lunga placconata antecedente. Dalla sosta ci si sposta qualche metro verso destra per rimontare più agevolmente le roccette e giungere così in placca. Questa obliqua verso sinistra puntando alla fessura che divide la parete gialla da quella grigia. Giunti alla base è presente un chiodo e, nella fessura, è incastrato un friend. Questo ci ha tratti in inganno e ci ha indotto a salire il muro strapiombante in questo punto quando in realtà la linea originale qui traversa verso sinistra fino alla base di una seconda fessura che si risale con difficoltà attorno al V grado. La verticale da noi affrontata, a nostro parere, si aggira attorno VI/VI+ con difficile gioco di incastri sulla partenza (che al momento della nostra salita era tra l’altro fradicia) e continuità fino al termine. Nel complesso è però molto bella e ben proteggibile nella parte bassa, un po’ meno in quella alta. Si sbuca comunque praticamente a due passi dalla linea originale su buona cengia. Da qui si punta verso il corridoio di sinistra dove è ben visibile la coppia di chiodi dove attrezzare la sosta che si raggiunge senza ulteriori difficoltà. 40m, V (VI/VI+ la variante).

La linea della quarta lunghzza con la fessura della variante, VI/VI+.

L’ultimo tiro sale le ultime roccette oltre la sosta zigzagando dove la roccia è migliore. Dove muore la verticalità inizia un ultimo tratto appoggiato caratterizzato da numerosi detriti ballerini che prosegue praticamente fino alla Cengia Martini e quindi al termine della via. Il terreno particolarmente instabile rende la progressione lenta e solo qualche sporadica roccia quà e là riaffiora dando senso di maggiore stabilità. Si passa da uno scoglio all’altro fino a che anche questi terminano lasciando spazio all’ultima sezione prativa. Si sosta infine su cordone metallico che fa da parapetto al margine della cengia. 40m, III.

Le terrazze sommitali in arrivo all’ultima sosta, III.

Bell’itinerario, nonostante la brevità, che si svolge lungo roccia molto solida e compatta. Le difficoltà sono costanti lungo tutta la linea che non risulta sempre evidente visto che le protezioni a parete non sono molte. Molto bello anche l’ambiente che circonda la salita, sfondo perfetto per una piacevole giornata.

Didirina

E’ inizio giugno e la neve sulle vette dolomitiche è già un lontano ricordo. La stagione è iniziata presto ed il sole di questo weekend invita a passare belle giornate in quota. Saliamo al passo Pordoi intanti ad affrontare la via “Didirina” sulla Torre dell’Antonio.

Il primo tiro ospita subito i passi chiave dell’itinerario. Si parte in corrispondenza di un cordoncino attorno a clessidra sulla verticale del terzo tiro di falesia a partire da destra. Senza particolari difficoltà si rimonta sullo zoccolo erboso che si segue verso destra oltrepassando un arbusto e raggiungendo la base di un marcato camino. Non si approccia direttamente ma i primi passi si svolgono lungo la compatta placchetta di destra, protetta a fix, su piccole prese e buchetti. Si incontra poco dopo un caminetto con cordone che si abbandona sulla destra continuando l’attraversata in direzione del canale principale. Una volta raggiunto lo si affronta con decisione con arrampicata delicata anche per via della qualità della roccia. Verso metà camino è possibile inserire due solidi friend che proteggono lo strapiombetto giallo prima del cordone penzolante. Con arrampicata fisica si vincono le difficoltà raggiungendo la parete superiore dove si esce sul pilastro di sinistra e si prosegue con arrampicata più semplice. Oltrepassato un cordoncino si arriva sui terrazzini sommitali che si rimontano, verso destra, fino alla prossima fascia rocciosa dove un cordone su clessidra invita alla sosta (possibilmente da rinforzare). Lunghezza sostenuta e da non sottovalutare soprattutto se il camino risulta bagnato. 34m, V-.

Simone lungo il primo tiro della via, V-.

Il percorso della seconda lunghezza non è di facile individuazione in quanto a parete è presente poco materiale e la linea si svolge lungo un susseguirsi di terrazzini rocciosi. In linea di massima continuare ad obliquare verso sinistra in direzione della lama che solca la parete scura. Dalla sosta si rimontano le roccette verticali che conducono ad ulteriori terrazzini che si seguono verso sinistra attraverso una serie di risalti senza percorso obbligato. Raggiunta la base della lama è presente un cordoncino che si oltrepassa per affrontare il bel muro verticale che si vince sfruttando anche la parete di destra. La lama ospita buoni spunti per protezioni rapide ed in breve si esce iniziando a traversare ancora a sinistra su roccette rotte e semplici. Anche qui si procede senza percorso obbligato in direzione del largo camino che però non si affronta preferendo le roccette di destra che senza difficoltà particolari conducono alla sosta costituita da singolo cordone all’altezza dell’uscita del camino. 45m, IV+.

Martina al termine della seconda lunghezza, IV+.

Il terzo tiro riparte verso sinistra in direzione dello spigolo della parete che si raggiunge attraversando una semplice sezione caratterizzata da roccette rotte che si sviluppa oltre il camino. L’arrampicata qui è semplice e la roccia offre molti spunti per proteggesi. In men che non si dica si raggiunge lo spigolo della parete dove un cordoncino protegge il passaggio esposto che consente di cambiare versante. Ci si trova quindi al di sopra di una cengia pendente composta principalmente da detriti di varie dimensioni che rendono la progresione abbastanza instabile. Prestare attenzione lungo questo tratto visto che è orfano di protezioni e, data la qualità della roccia che costeggia la cengia, non è facile inserirne. Superata una nicchia gialla si raggiunge la base di un diedro dove è presente la sosta su cordone (integrabile con una grossa clessidra poco sotto a sinistra). 32m, III.

L’inizio del terzo tiro, III.

La quarta lunghezza riparte verso sinistra aggirando nuovamente lo spigolo della parete. Dalla sosta si ridiscende per un paio di metri fino al passo esposto che permette di cambiare versante. Obliquando ora verso sinistra si affronta una serie di facili roccette prima di giungere ad un vago diedrino. Come riferimento mantenere la sinistra rispetto alla verticale dell’evidente lama/pilastro staccata in alto a destra. Dopo qualche metro si giunge ad un secondo diedro più marcato scavato da bella fessura, sulla cui parete di sinistra si sviluppa una bella e compatta placchetta grigia. Si sale lungo il diedro per qualche metro abbandonandolo verso la fine dove si inizia a traversare verso sinistra sulla placca con movimenti in aderenza. Qui le prese sono giusto accennate e si procede spostando i piedi tra un appiglio e l’altro mantenendo con le mani l’equilibrio. Traversando si punta allo spigolo della parete dove si sosta, su scomoda cengia, su vecchio chiodo con anello e chiodino più recente poco più in alto. 24m, IV+.

Martina in arrivo alla quarta sosta, IV+.

Il quinto tiro risale la coppia di bei diedri intervallati da larga cengia. Oltrepassato lo spigolo a sinistra della sosta si entra nel primo diedro con passo iniziale non semplice. Una volta dentro lo si risale con arrampicata più facile e divertente sfruttando bene entrambe le pareti. L’accogliente fessura centrale permette invece di proteggere la progressione con semplicità. Usciti dal primo diedro ci si ritrova sulla cengia che spezza la verticalità dove si risalgono le facili roccette in direzione della base del secondo diedro. Questo è davvero bello ed entusiasmante con le placche laterali assolute protagoniste. Si sale analogamente al diedro precedente con mani e piedi che sfruttano le conformazioni naturali delle pareti laterali e la fessura centrale che serve come protezione primaria. Giunti ad un masso incastrato, laddove il diedro inizia a stringersi, si esce sulla parete di sinistra, che in questo punto forma uno stretto pilastro, fino a rimontare sulla cengia soprastante dove si sosta comodamente su cordoncino attorno a clessidra. 33m, IV+.

Martina al termine del secondo camino del quinto tiro, IV+.

La sesta lunghezza prosegue verticalmente sul pilastrino oltre la sosta con difficoltà moderatamente facili. Al termine di questo si affronta una sezione caratterizzata da roccette rotte che si sviluppa principalmente verso destra. Il percorso da seguire non è chiaro ma bisogna evitare di entrare nel marcato diedro si sinistra e raggiungere la base della placconata ben visibile in alto a destra. Una volta raggiunta la si segue fino alla sua estrema destra dove la si inizia a salire sfruttando, nei primi metri, anche il pilastrino di destra. L’arrampicata lungo la placca è agevolata da una flebile fessurina che la solca verticalmente ma i movimenti rimangono puramente di aderenza. Superate le difficoltà si raggiunge la terrazza dove si sosta su cordoncino rafforzabile con grosso friend nella fessura di destra. 42m, IV.

La bella placca termina della sesta lunghezza, IV.

Il settimo tiro si svolge lungo l’evidente cresta a destra della sosta che si segue fino al punto più alto dell’anticima della Torre dell’Antonio. Per raggiungere la crestina si oltrepassa il muretto appena a destra della sosta che, con facile arrampicata, consente di guadagnare la base di una breve placchetta che culmina proprio in cresta. Qui è possibile proteggersi a piacimento usufruendo dei molti spuntoni lungo la via. Seguendo la cresta in direzione della parete principale si raggiunge in breve lo spuntone sommitale dove si attrezza la sosta. Attenzione lungo questo ultimo tratto in quanto la roccia non è sempre solida. 25m, III.

L’evidente cresta del settimo tiro, III.

L’ottava lunghezza è estremamente breve ma consente di raggiungere la calata che conduce nella forcella tra le pareti. La camminata, in leggera discesa, verso la calata non è delle più entusiasmanti e si svolge prevalentemente lungo stretta cengia in cresta su roccia detritica rendendo il tratto particolarmente brutto e pericoloso. Raggiunta la sosta ci si cala una quindicina di metri fermandosi alla forcella. 10m, I + calata.

La calata nella forcella.

Il nono tiro attacca a sinistra della forcella subito oltre lo spigolo dove inizia un camino/diedro abbastanza evidente. Con bella arrampicata, lungo roccia solida, lo si segue fino a che risultano evidenti una coppia di guglie sulla destra. Le si raggiungono lasciando la prima sulla destra ed affrontando direttamente le seconda che offre passaggi sostenuti lungo placca delicata. Al termine di questa ci si sposta verso destra dove si trova un cordoncino all’interno di un canalino. Risalendo il canale fino quasi al termine questo si appoggia e si stringe. Prima della fine si piega ancora verso destra in favore di una fessurina che permette di superare il muretto verticale che conduce in cresta. Qui la roccia è da verificare, prestare quindi attenzione. Lungo tutta la lunghezza il percorso è poco chiaro ed è facile perdersi: come riferimento non scostarsi troppo a sinistra rispetto allo spigolo della parete. Si sosta sul primo spuntone disponibile. 40m, IV.

In uscita dal nono tiro con la torre della calata precedente sullo sfondo, IV.

L’ultima lunghezza riparte lungo la rampa di destra dirigendosi verso il culmine della torre attraverso camminata su fondo instabile e scosceso. Solo verso il termine si affrontano le facili roccette rotte di sinistra che si districano fino allo stretto culmine del pulpito finale dove si sosta attorno a grosso masso e ci si gode il panorama che spazia dalla Marmolada al Sassolungo fino alle Meisules. Tiro nel complesso poco interessante ma che permette di giungere in vetta alla Torre dell’Antonio. 30m, IV-.

Martina in vetta con il Sassolungo alle spalle, IV-.

Via ad alti e bassi. Alcuni tiri sono davvero belli e di soddisfazione, altri si svolgono lungo tratti caratterizzati da numerosi risalti dove l’arrampicata è spesso interrotta. La roccia comunque è quasi sempre buona, solo le creste presentano sezioni da verificare. Il percorso non è sempre chiaro ed è necessario un buon fiuto per ritrovare tutte le soste e non perdersi lungo la via.

I segreti del Baffelan

Per la festa della Repubblica ci dirigiamo verso Campogrosso intenti a salire una via sul Baffelan. Due anni fa avevamo già tentato di scalare questo monte ma una sonora lavata ci aveva costretti alla resa e alla calata. Visto che questa volta il meteo sembra reggere decidiamo di salire attraverso la via “I segreti del Baffelan”, quella forse con lo sviluppo maggiore tra quelle presenti.

Il primo tiro sale lungo uno stretto pilastrino compatto fino a raggiungere un breve terrazzino che porta alla placconata principale della lunghezza oltre la quale si sosta. Il pilastro iniziale è molto verticale e si approccia da destra a sinistra seguendo gli evidenti chiodi a parete. I movimenti sono principalmente di equilibrio, visto che la maggior parte delle prese sono stondate, e particolarmente soddisfacenti. Usciti dal pilastro si raggiunge la placca principale che si affronta diritta per diritta per il primo tratto fino ad una lama orizzontale che invita ad una breve traversata verso destra prima di tornare nuovamente a salire in verticale. Poco prima del traverso sono presenti i passi più difficili della sezione, quelli per giungere alla lama, che costringono a brevi movimenti in equilibrio ed allungo. Il traverso si svolge su buoni appoggi per i piedi ed ottima lama per le mani mentre gli ultimi metri superano facili roccette laddove la roccia si appoggia. 32m, V.

Simone lungo il primo tiro, V.

La seconda lunghezza segue il breve canale che si sviluppa oltre la sosta rimanendone sulla bastionata di destra dove la roccia è più sana. Questo impatta quasi subito contro i mughetti soprastanti costringendo ad un traverso verso sinistra per evitarli. Qui i piedi camminano lungo terrazzamenti erbosi mentre le mani seguono le prese nella roccia fino a che questa termina. Aiutandosi goffamente con i ciuffi d’erba pungente ai lati dei terrazzini li si risale obliquando leggermente verso sinistra puntando alle brevi sezioncine rocciose che permettono qualche passo che assomigli di più alla classica arrampicata. Senza ulteriori difficoltà si raggiunge la base della parete successiva dove si sosta agevolmente. 23m, III.

La parte rocciosa della seconda lunghezza, III.

Il terzo tiro si sposta a destra della sosta per raggiungere la base di un camino che si segue fino al termine. I primi metri, tuttavia, si svolgono lungo la placchetta che sale subito a sinistra di questo. Qui l’arrampicata è agevole e divertente grazie alle buone prese e clessidre che si susseguono lungo il tratto ed al fatto che la parete è leggermente appoggiata. Si entra nel canale circa a metà dove si restringe un po’ ed è quindi possibile iniziare a sfruttare le pareti laterali per la progressione. Al termine del camino si continua lungo il muretto grigio che conduce, in obliquo verso destra, ad un pilastro staccato che si segue in cresta fino al termine dove muta in comoda cengia. Qui è presente la sosta. 22m, V.

Martina lungo il bel muro del terzo tiro, V.

La quarta lunghezza ospita il primo dei due passi chiave dell’itinerario. Si parte spostandosi a destra rispetto alla sosta in direzione del primo dei due cordoni visibili. Raggiunto questo si inizia a salire verticalmente lungo la paretina chiusa da pronunciato tetto. Superati agevolmente una coppia di chiodi si raggiunge proprio il tetto che si vince aggirandolo verso destra con arrampicata comunque fisica in quanto per oltrepassare lo spigoletto di destra bisogna prima rimontare un breve muretto leggermente strapiombante su prese tutto sommato buone. Molto bello ed esposto è il passo successivo che rientra verso sinistra al di sopra del tetto e continua verticalmente lungo il muretto che conduce al terrazzino di sosta. 20m, V+.

Martina in uscita dal passo chiave della quarta lunghezza, V+.

Il quinto tiro continua in verticale oltre la sosta obliquando costantemente verso sinistra fino alla sosta successiva. L’arrampicata si svolge sempre lungo muretto appoggiato che forma un susseguirsi di risalti molto ben manigliati e facili da risalire. Nonostante le protezioni a parete non siano immediatamente visibili la linea da seguire risulta evidente in quanto la fascia rocciosa forma un corridoio stretto dalla vegetazione di sinistra e dal canale sassoso di destra. Le difficoltà limitate rendono questo tiro “rapido” ma allo stesso tempo godibile visto che la roccia è compatta. Solo qualche sasso mobile verso il termine richiede un po’ di attenzione. 30m, III+.

Le roccette finali della quinta lunghezza, III+.

La sesta lunghezza inizia sulla falsa riga della precedente, risalendo i risalti rocciosi lungo muretto ora più verticale. Anche la linea è più diritta e curva solamente al raggiungimento di una nicchia gialla costituita da roccia poco sana. Questa viene aggirata verso destra, anche qui su roccia da verificare, dove si raggiunge la base di una rampetta ascendente. Si segue quest’ultima verso sinistra oltrepassando una coppia di chiodi e raggiungendo il termine dove si abbandona in favore della parete di sinistra che, appoggiandosi ulteriormente, tende a formare ancora qualche breve risalto lungo terrazzini erbosi prima di giungere in sosta. 30m, IV+.

Simone lungo il muretto appoggiato della sesta lunghezza, IV+.

Il settimo tiro è estremamente breve ed anonimo. Inizia risalendo il muretto dove è posta la sosta per poi giungere ad una sezione caratterizzata da ulteriori terrazzamenti erbosi chiusi lateralmente dai mughi. Arrangiandosi con quello che c’è a disposizione si rimontano precariamente e si raggiunge la sosta su di un muretto poco prima della parete successiva. 16m, IV.

L’ottava lunghezza è bella e si svolge principalmente lungo diedro. Dalla sosta si risalgono le ultime facili roccette fino alla base della parete principale che si approccia salendo a sinistra rispetto alla grande orecchia staccata e ben visibile. Oltre l’orecchia inizia il diedro spezzato in due parti ed intervallato da breve muretto verticale. Il primo diedro ospita, sulla parete di sinistra, una bella placca compatta che può rappresentare una buona alternativa in aderenza ai classici movimenti da “diedro” visto che sia questa che il diedro accolgono un paio di chiodi. Comunque si scelga si giunge nell’intermezzo dove un altro chiodo precede di poco l’ingresso nella seconda parte del diedro questa volta più verticale e frastagliato. La prima sezione è semplice grazie ai molteplici appoggi ed alle buone prese mentre più complessa è l’uscita sulla cengia soprastante. L’ultimo tratto costringe infatti ad una serie di movimenti fisici, su buone prese per le mani e piedi in aderenza, lungo diedro appena strapiombante visto che la paretina di sinistra spancia leggermente. Usciti dalle difficoltà si affronta un ultimo breve muretto prima di spostarsi verso destra per seguire i terrazzini che conducono alla sosta. 35m, V+.

Simone sull’ottava lunghezza, V+.

Il nono tiro si svolge in traverso verso sinistra per aggirare la fascia vegetativa soprastante. La linea è evidente ed è dettata da numerosi cordoncini e chiodi, almeno per quanto rigurada il primo tratto. Si inizia abbandonando la nicchia di sosta oltrepassando prima un cordoncino bianco ed in seguito uno nero fino ad aggirare lo spigoletto e ritrovarsi alla base di una rampetta dove una coppia di chiodi invita a proseguire qualche metro in verticale. Raggiunto il secondo si torna in traverso sempre a sinistra e, superato qualche pilastrino, si giunge in vista della sosta su grosso pinnacolo. Per raggiungerla è necessario superare un canalino rimanendo belli alti dove la roccia è migliore. Questo secondo tratto del traverso è difficilmente proteggibile e in alcuni punti la roccia non è sana, prestare quindi particolare attenzione. 30m, V.

Martina in arrivo alla nona sosta, V.

La decima lunghezza prosegue verticalmente oltre il pinnacolo di sosta mantenendo la sua sinistra. La linea non è immediatamente visibile ma appena si sale qualche metro è possibile intravedere i primi chiodi con cordoncini. Dopo i primi metri su buona roccia compatta si entra in un terreno più scosceso. Qui l’arrampicata si svolge prevalentemente lungo terrazzini erbosi dove la roccia è presente solo parzialmente grazie alla fascia di destra dove sono inseriti i chiodi e le varie protezioni. La qualità è comunque scarsa e la solidità è da prendere con le pinze. Al termine dei terrazzini è presente la sosta sulla sinistra. 28m, IV+.

Gli ultimi risalti al termine della decima lunghezza, IV+.

L’undicesimo tiro riparte oltre la sosta aggirando verso sinistra l’ultima fascia rocciosa presente su terreno particolarmente scosceso. Oltre questa si prosegue ancora lungo terrazzini erbosi particolarmente ostici in quanto per la progressione bisogna arrampicarsi con quello che c’è: labili radici, ciuffi d’erba pungenti, unghie nel terriccio… Si continua con arrampicata maccheronica zigzagando seguendo la traccia che si sviluppa disegnando una saetta e toccando lungo i vertici le poche fasce rocciose dove sono inseriti i chiodi a protezione della salita. In vista della sosta si aggira l’ultima zolla verso sinistra per raggiungere il comodo terrazzo finale. 29m, IV.

Simone in partenza all’undicesimo tiro, IV.

La dodicesima lunghezza torna finalmente a svilupparsi lungo roccia solida e sana per tutta la sua lunghezza. Dalla sosta si rimonta il muretto obliquando verso sinistra in direzione del chiodo adiacente lo spigolo della parete. Si continua ora in verticale fino quasi a metà lunghezza dove piano piano si inizia a spostarsi verso destra in direzione di una coppia di nicchie. Gli ultimi metri rimontano una coppia di bei pilastrini molto godibili fino a che sono stretti dalla vegetazione. Qui un ultimo passo deciso verso destra, sovrastando le radici di un mughetto, conduce al terrazzo di sosta dove, nella nicchia di destra, è visibile la scatoletta contenente il libro di via. 30m, IV.

Gli ultimi metri prima della sosta, IV.

Il tredicesimo tiro prosegue fino a raggiungere la cresta del Baffelan con arrampicata divertente e su buona roccia. Inizia risalendo brevemente il caminetto a destra della nicchia uscendone sulla parete di destra aggirando lo spigoletto. Da qui, per evitare il canale detritico di destra, si inizia ad obliquare verso sinistra lungo muretto appoggiato vincendo, di tanto in tanto, qualche breve risalto. Giunti in prossimità della cresta la parete spiana completamente e si inizia ad incamminarsi verso destra in direzione del fittone di sosta. 30m, IV+.

Martina arriva sulla cresta del Baffelan al termine del tredicesimo tiro, IV+.

L’ultima lunghezza si limita a seguire la cresta fino a che si incontra il sentiero della normale del Baffelan. Dopo aver rimontato il muretto di sosta si prosegue salendo e scendendo i pulpiti che formano la cresta. L’arrampicata è semplice ed in breve si raggiunge il sentiero dove si sosta a piacimento attrezzando uno dei massi presenti. 50m, II.

Lo sviluppo dell’ultima lunghezza, II.

Via a due facce: bella la parte inferiore dove ci si muove principalmente su roccia solida e verticale, mentre la parte superiore serpeggia alla ricerca di una verticalità che non sempre è presente ed è spesso necessario farsi largo con denti ed unghie attraverso terrazzini erbosi. Nel complesso la salita appaga se non si è troppo esigenti.

La Piccola Piramide

Con le giornate che iniziano finalmente ad allungarsi si ampia anche la palette di itinerari da poter salire in valle ed in giornata. Ci dirigiamo verso l’affollato Dro e ci incamminiamo decisi a salire la via “Archai” che purtroppo era già presa ripiegando così sulla limitrofa “La Piccola Piramide” che le corre subito a destra. La tranquillità di essere i primi della giornata nonchè il sogno di rimanere gli unici si infrangono al frastuono delle comitive marcianti verso la parete. E’ ora di salire.

Il primo tiro della via inizia obliquando verso destra lungo muretto appoggiato che non presenta particolari difficoltà. Proseguendo in direzione di un piccolo tettino si incontra il primo cordone che si lascia sulla sinistra continuando ancora per un breve tratto prima di rimontare la pancia e proseguire in verticale. Si passa quindi su paretina grigia e compatta, abbastanza appoggiata anche questa, alternando di tanto in tanto qualche breve terrazzino che spezza la continuità. L’arrampicata è prevalentemente di movimento lungo la linea ben delineata dalle protezioni che, nonostante siano distanziate, non è possibile integrare per via della natura della parete che non offre nè clessidre nè fessure. Si arrampica dunque su tacchette sino a giungere ad una seconda pancia che si supera atleticamente sfruttando le buone prese soprastanti. Un ultimo muretto, sempre appoggiato, conduce infine all’ampio terrazzino dove si sosta su arbusto. 35m, V.

Simone lungo il primo tiro, V.

La seconda lunghezza prosegue lungo la cengia di sosta fino ad incontrare il prossimo muretto con cordone penzolante. Si sale quindi in verticale giusto un paio di metri prima di iniziare un lungo traverso verso sinistra per tornare sulla verticale della sosta sottostante e superarla in seguito. Qui ci si trova con i piedi al di sopra di una larga fessura che taglia la placca in orizzontale e che si segue almeno fino al primo anello disponibile dove si torna a salire con movimenti in aderenza ed equilibrio su minuti appoggi in direzione di un piccolo tettino. Raggiunto questo ci si sposta ancora verso sinistra fino a cambiare versante dove la linea prosegue rimontando lo strapiombetto attraverso passo delicato. Qui infatti le prese sono poco marcate e la placca soprastante costringe a movimenti lenti e precisi. Superate le difficoltà ci si sposta di poco verso destra fino a raggiungere la sosta da attrezzare su fix ed anello. 25m, V+.

L’inizio della seconda lunchezza, prima del traverso verso sinistra, V+.

Il terzo tiro riparte come si era concluso il precedente: una bella placca d’aderenza conduce ad un primo muro verticale fisico ma ben appigliato. Questo si supera senza troppe difficoltà nonostante le prese unte ed usurate non facilitano di certo la progressione che rimane ad ogni modo piacevole. Il passo più delicato lo si trova al termine del muro dove, al momento dell’uscita, è necessario affidarsi a prese più minute e scomode per la ribaltata sul terrazzino soprastante. Qui sono presenti anche molteplici sassolini instabili che è facile smuovere e far rotolare a valle. Attenzione quindi nel caso ci siano altre cordate lungo la via. Si cammina lungo il terrazzino fino a giungere alla base della parete finale. Anche questa è particolarmente fisica con passo centrale di non facile intuizione per spostarsi verso destra ed agguantare la fessura gialla che corre verticale fino alla sommità della parete. Si esce su rampetta frastagliata, anche questa cosparsa di detriti, che in breve conduce all’albero di sosta con cordone vecchio ed oggettivamente da cambiare. 30m, V+.

Martina lungo la delicata placca al termine della seconda lunghezza, V+.

La quarta lunghezza è una passeggiata di concatenamento lungo marcato sentiero che si sviluppa a destra rispetto la sosta. Sebbene non ci siano pericoli evidenti è sempre consigliato proteggersi in qualche modo e lungo il percorso ci sono giusto 4 arbusti che fanno al caso dove è possibile piazzare qualche cordone. La sosta si trova alla base della parete successiva su grosso albero. 20m, I.

Il marcato sentiero della quarta lunghezza, I.

Il quinto tiro prosegue lungo bellissima placconata fessurata che archeggia verso sinistra e conduce alla base dell’evidente diedro rossastro, protagonista della lunghezza successiva. Dal terrazzino di sosta si rimonta un breve muretto che, con passo ricercato, porta sulla placca. Le fonde fessure che la solcano rendono la progressione piacevole e divertente e, senza quasi accorgersene, si giunge in vista della sosta posta al di sopra di un breve pilastrino giallo. Per raggiungerla si inizia un bel traverso in equilibrio, con i piedi che seguono i naturali buchi della roccia le mani che si appoggiano alla parete a dare stabilità ai movimenti. Terminato il traverso si entra in una specie di canale che si segue senza difficoltà fino al pilastro che si affronta direttamente sfruttando le taglienti gocce che ne caratterizzano la parte superiore. Rimontando questo si attrezza la sosta su 2 fix. Tiro molto bello e ben protetto. E’ possibile sfruttare anche qualche clessidra per integrare alla bisogna. 30m, V+.

Martina sulla bella placca del quinto tiro, V+.

La sesta lunghezza si sviluppa sulla parete di destra del grande e lungo diedro rossastro oltre la sosta. L’arrampicata mai fisica, la varietà di passaggi e la conformità della roccia rendono questo tiro molto interessante e piacevole. Si sale all’interno del diedro giusto qualche metro fino ad arrivare ad un cordoncino arancio dove inizia un breve traverso in obliquo verso destra per spostarsi sulla parete laterale. La parete appoggiata e la roccia grumosa, molto particolare al tatto, facilitano l’operazione ed in breve si torna a salire più verticali. Mano a mano che si prosegue anche la parete si fa via via più verticale ma sono sempre presenti buone prese fonde ad accompagnare la progressione. Per il resto solo qualche isolato passo atletico per rimontare piccoli strapiombetti alternati a resting veramente comodi. In vista degli arbusti sommitali il diedro si restringe costringendo ad abbandonare la parete di destra a favore della fessura centrale che si segue per gli ultimi metri fino a che muta in canalino terroso. Superato questo, con l’aiuto di qualche radice se necessario, sia arriva al terrazzino di sosta. 35m, VI-.

Il bel diedro protagonista della sesta lunghezza, VI-.

Il settimo tiro prosegue a sinistra della sosta rimontando il muretto con passo iniziale non facile. Ci si trova così su di un breve pilastrino leggermente appoggiato che si segue aggirando lo spigolo di destra per cambiare versante ed approcciare il traverso che si snoda al di sotto degli strapiombi e che conduce alla base di una rampetta chiusa da pronunciato tettino. Si segue quindi la rampa rimanendo accovacciati al suo interno per via degli spazi limitati e, con movimenti goffi e maccheronici, si cerca di guadagnare faticosamente metri verso l’uscita del tetto. Lungo questo tratto si avanza prevalentemente ad incastro con i piedi sulla rampa e schiena appoggiata alla fascia rocciosa che la chiude con anche le mani, a pungo, alla ricerca degli incastri migliori lungo la larga fesura orizzontale che corre laddove le pareti si incontrano. Raggiunto il termine della rampa un passetto ostico permette di rimontare finalmente il tetto mettendo così fine all’imbarazzante e tragicomica strisciata del verme. Proseguendo per pochi metri lungo la fessura si giunge alla base di una placchetta appoggiata al centro della quale è presente l’anello di sosta. 25m, V+.

Simone oltrepassata la strettoia del settimo tiro, V+.

L’ottava lunghezza è molto breve e consente di raggiungere la paretina successiva dove la via prosegue. Si tratta di un traverso verso destra lungo terrazzini rafforzati e molto terrosi. Lasciando i primi metri rocciosi si oltrepassa una piccola pancia dove inizia la cengia vera e propria che si segue leggermente in discesa per i primi metri evitando di avventurarsi lungo il corridoio verticale che potrebbe trarre in inganno in quanto parzialmente ripulito e con evidenti segni di potatura. Si continua dunque oltrepassando un arbusto con cordone grigiastro e costeggiando le pareti seguendo lo stretto sentierino che, al netto di un paio di passi scivolosi su terriccio, conduce senza difficoltà alla sosta. 18m, II.

Al termine dell’ottava lughezza, II.

Il nono tiro segue la rampa chiusa da tetto che si sviluppa verso destra oltre la sosta. Lungo i primi metri le difficoltà sono limitate ma più si avanza e più le prese scarseggiano fino a che rimane solamente una sottile fessurina per le dita, bella usurata e scivolosa, ad accompagnare la progressione sul tratto finale. Il passaggio più duro è però quello che permette di guadagnare la base del caminetto successivo. Le prese, benchè buone e marcate, sono storte rispetto al movimento necessario per abbandonare la rampa, costringendo così ad una piccola sbandierata da controbilanciare. All’interno del camino la linea non è evidente in quanto non sono presenti ulteriori protezioni fino alla sosta successiva. Sfruttando principalmente la parete di sinistra, che offre gli appigli migliori, si risalgono i pochi metri che ci separano dalla cengia sommitale senza difficoltà particolari. Alcune relazioni mettono questo camino come VI ma è più verosimile che quella gradazione sia riferita più al passaggio per arrivare alla base più che al camino in sè che a nostro parere non supera il IV grado. Giunti sul terrazzino si sosta agevolmente. 28m, VI.

Simone sul passo ostico del nono tiro, VI.

La decima lunghezza, piuttosto lunga, disegna una ‘C’ allungata ed inizia con un traverso su roccia molto lavorata a gocce. La progressione è piuttosto semplice, complice la parete appoggiata ed i numerosi appoggi naturali lungo il percorso, ma non per questo noiosa e poco interessante. Si raggiunge in breve la base di una placchetta dove una coppia di frecce blu segnalano una diramazione. Verso sinistra si raggiunge l’uscita “alpinistica”, mentre proseguendo in verticale si esce lungo la linea “originale”. Noi seguiamo quest’ultima che affronta diritta per diritta la placca con passi delicati ed in aderenza dapprima su prese minute ed un seguito lungo fessura gialla svasata ed usurata. Al termine della placca si giunge alla base di una lunga rampa appoggiata che si sviluppa verso destra e conduce direttamente alla sosta. Tutto questo tratto è completamente sprotetto ma lungo la fessura che taglia la rampa è possibile inserire qualcosa nel caso non ci si senta sicuri. 40m, VI.

Il lungo traverso della decima lunghezza, VI.

L’undicesimo tiro è breve ma necessario per evitare l’eccessivo attrito delle corde lungo il tratto finale. Parte rimontando fisicamente il tetto oltre la sosta e prosegue verso sinistra seguendolo al di sopra per tutta la sua lunghezza. Dopo qualche metro un pronunciato, ed esteticamente bello, scudo, parzialmente staccato dalla parete principale, costringe ad una circonvallazione completa che inizia discendendo un paio di metri fino ad un comodo terrazzino per i piedi. Qui delle belle canne invitano a proseguire rialzandosi e riprendendo quota piano piano giungendo al livello della sosta che si raggiunge, ancora in traverso, con facili passi. 15m, V+.

Martina al termine dell’undicesimo tiro, V+.

L’ultima lunghezza ospita i passaggi più duri di tutta la linea. Inizia aggirando verso sinistra la nicchia di sosta lungo muretto strapiombante e continuo. L’arrampicata è sostenuta su prese non ottime e spesso distanti dove sono richiesti solidi bloccaggi ed allunghi per raggiungerle. Superati i primi cordoni si raggiunge un anello alla cui sinistra, poco più in basso, è presente una larga cavità rovescia dove riposare prima dell’ultimo passo: accoppiando la presa anche con la mano destra, togliendo ed inserendo qualche dito alla volta, si alzano bene i piedi sugli appigli più alti disponibili caricando bene e lanciando verso le evidenti lame soprastanti, decisamente comode. Si continua quindi in verticale ancora per qualche metro fino a che la vegetazione sommitale chiude il pasaggio ed inizia un traverso verso destra lungo facili roccette compatte. Queste, senza particolari difficoltà, conducono ad una rampetta appoggiata che, adagiandosi, raggiunge il culmine della fascia rocciosa dove si sosta su solido arbusto. Tiro bello sostenuto che richiede resistenza e buona esplosività, decisamente più del VI dichiarato. 30m, VI/VI+.

Martina sguli ultimi passi della via, VI/VI+.

Nel complesso una bella salita, non troppo difficile ma che ospita passaggi e movimenti interessanti. La qualità della roccia è buona lungo tutto il percorso e la chiodatura abbondante anche se c’è ancora spazio per inserire protezioni rapide dove serve. La varietà di stili accontenta tutti: placche, diedri, camini e piccoli strapiombi si alternano per una salita divertente e completa. Occhio soltanto al traffico in parete, evitare i weekend se possibile.

Il Cammino dell’Arco

Alla ricerca di tranquillità ci dirigiamo verso posti meno conosciuti e recensiti. Le pareti del Monte Velo le conosciamo abbastanza bene ma fino ad oggi abbiamo messo le mani solo sulle pareti che si affacciano subito sopra Bolognano. Questa volta decidiamo di avventurarci più in quota per vedere cosa offre la parete denominata “Due Sassi”. Tra le vie della fascia rocciosa scegliamo “Il cammino dell’arco”, 7 tiri sulla carta tranquilli e divertenti.

Il primo tiro affronta subito il diedro ad arco che con ogni probabilità dà anche il nome all’itinerario. E’ senza ombra di dubbio il tiro più solido, bello ed entusiasmante di tutta la via che, purtroppo, oltre a questa, non offre ulteriori lunghezze emozionanti. Si parte risalendo il muretto oltre il nome della via, abbastanza ostico nei primi metri, fino a che un breve traverso verso destra, in aderenza, conduce ad una placchetta verticale. Sfruttando le fessure si procede agevolmente per qualche metro fino a quando la placca si appoggia leggermente e le prese scompaiono. Poche gocce permettono di mantenere l’equilibrio e lavorare con i piedi in aderenza per raggiungere la presa gialla evidente dove la placca collide con la parete verticale successiva. Si rimonta ora in piedi sulla placca, che è quasi appoggiata a terrazzino, e la si traversa raggiungendo il diedro di sinistra. Questo si affronta in maniera decisa con arrampicata fisica ma intrvallata da qualche buon riposo grazie alle parti laterali che offrono spesso buoni appoggi. A metà diedro un passo in dulfer consente di guadagnare la parete superiore dove vi si esce sulla parete di sinistra con passo non semplice e strapiombante. Aggirato lo spigolo è presente la sosta aerea. 25m, 6a+.

Simone lungo il primo tiro, 6a+.

La seconda lunghezza parte con un breve traverso verso sinistra che porta alla base di una paretina verticale dove si trova il passo chiave della lunghezza subito sopra ad un tettino iniziale. Rimontare il tetto non è semplicissimo ma spostarsi bene sulla sinistra aiuta a trovare l’equilibrio necessario per vincere questa prima asperità. Inizia ora una sezione in placca, tutta in aderenza, dove sono poche le prese visibili e la maggior parte di esse sono molto piccole e scomode da tenere. Si lavora bene con la posizione del baricentro e con i pochi grumi a disposizione che consentono di manterenere il corpo attaccato il più possibile alla parete. Dove questa si chiude da un secondo tetto, più pronunciato rispetto al precedente, si inizia a traversare verso destra fino ad incontrare la fine del tetto dove buone prese consentono di riposare. La linea prosegue ora lungo muretto grigio frastagliato, che si sviluppa leggermente verso destra, e che non presenta difficoltà particolari se non fosse che qualsiasi cosa si prende come minimo si muove. Il lavoro di pulizia in questo tratto non è stato infatti eccelso e rende davvero pericolosa la progressione, prestare quindi particolare attenzione. Giunti in prossimità di vecchi chiodi a pressione si piega leggermente verso sinistra rimontando gli ultimi terrazzini che ci separano dalla sosta. L’attrito delle corde è notevole verso la fine della lunghezza ed è quindi bene allungare qualche protezione lungo il tragitto. 35m, 6b.

Martina lungo le rocce frastagliate al termine della seconda lunghezza, 6b.

Il terzo tiro è particolarmente brutto e friabile. Purtroppo qui la verticalità della parete lascia il posto a sequenze di terrazzini ripidi e terrosi dove è spesso necessario procedere cautamente per evitare di scivolare. Dopo un primo muretto grigio ci si sposta verso destra seguendo la linea di cordoni che, attraversando i terrazzini, conduce alla base di una parete più verticale e leggermente più compatta. Qui belle fessure permettono di salire agevolmente i primi metri fino a quando la roccia torna ad essere scadente. Un delicato traverso verso destra su comode prese permette di guadagnare il culmine della paretina dove inizia ad essere visibile la sosta all’interno di una nicchia a sinistra. Raggiungerla è molto difficoltoso e pericoloso per via del terreno e delle rocce particolarmente instabili. Tutto quello che si tocca si muove ed è necessario procedere con piccoli passi delicati. Un alberello verso metà traverso può essere usato come solido appiglio e per proteggere il tratto con un cordone. 30m, 5a.

Il termine del terzo tiro, 5a.

La quarta lunghezza esce dalla nicchia di sosta verso destra affrontando direttamente il marcato strapiombetto atletico. Dopo un breve traverso alla sua base lo si rimonta in maniera atletica e decisa uscendone sul versante di destra, ben ammanigliato grazie alle fonde e comode fessure soprastanti. Si apre ora una bella placconata solida che si segue verticalmente con arrampicata piacevole e difficoltà contenute fino al culmine della paretina. Qui si obliqua leggermente verso sinistra per tornare in corrispondenza dello spigolo della parete che si segue fino al termine. Attenzione in uscita visto che si entra in un largo canale pendente costellato da innumerevoli sassi e sassolini pronti a rotolare. Noi personalmente abbiamo perso il contro di quante volte abbiamo urlato “sasso” perchè ad ogni movimento la corda che strisciava nel canale ne smuoveva qualcuno, con buona pace del secondo di cordata costetto ad arrampicare a testa china e subirsi una doccia di detriti ad ogni recupero. Fortuna che non c’erano cordate sotto di noi! Il canale si sviluppa verso destra e, camminando sull’instabilità del manto roccioso, si raggiunge la sosta posta oltre un solido alberello in corrispondenza della larga cengia che separa le due pareti. 35m, 5b.

L’inizio della quarta lunghezza, 5b.

Il trasferimento verso la fascia rocciosa superiore si svolge lungo pendio di frana con traccia appena accennata che discende leggermente fino a rientrare nel boschetto antecedente la parete. Vista la brevità del tragitto e la pericolosità dello stesso è consigliato procedere legati. La seconda parte della via inizia in prossimità di un grosso arbusto tagliato che fa da base all’assicuratore (nome della via a parete).

Il quinto tiro riparte salendo il bel diedro oltre lo spigolo della parete con difficoltà costanti ma limitate. L’arrampicata è piacevole e la roccia decisamente migliore rispetto ai tiri precedenti. Alla fine del diedro si esce sulla sinistra attraverso un bel passo con incrocio di mani che ci proietta alla base di una placchetta grigia. Questa conduce in breve all’interno di un secondo diedro leggermente più fisico e tecnico che si affronta con decisione in dulfer con le mani in fessura ed i piedi lungo la parete di destra. Il tratto è ben protetto e dopo ogni movimento “duro” è sempre possibile trovare una posizione comoda dove scaricare. Terminato il diedro la parete si appoggia leggermente entrando in una breve sezione caratterizzata da roccette frastagliate che si supera senza particolari difficoltà fino a che si raggiunge la comoda sosta. Dopo qualche tiro scabroso finalmente una lunghezza quantomeno decente. 30m, 6a+.

Martina al termine del quinto tiro, 6a+.

La sesta lunghezza prosegue lungo facili roccette frastagliate ma piuttosto compatte che si sviluppano verticalmente oltre la sosta. La linea si districa attraverso le sezioni rocciose che consentono un’arrampicata continua saltando da un pilastro all’altro. Seguendo l’evidente linea dei fix si rimane quasi sempre lungo lo spigolo sinistro della parete dove la roccia è più solida e l’arrampicata verticale. Senza grosse difficoltà si raggiunge il terrazzo di sosta, non prima di essere usciti da una sbifida pancetta che si supera con ribaltata su piccole tacchette. Qui una fessura con vecchio chiodo rosso conduce alla parete opposta e quindi alla sosta. 25m, 5a.

Martina in uscita dalla sesta lunghezza, 5a.

L’ultimo tiro si snoda lungo una serie di belle fessure fino alla sommità della parete. Dalla sosta non è subito evidente la linea di salita in quanto a parete non sono presenti protezioni. La fessura da raggiungere è quella evidente alla nostra destra ma la placca oltre la sosta appare essere troppo severa per il grado proposto. Si scende piuttosto per circa un paio di metri lungo la rampetta di destra fino ad aggirare la parete e raggiungere quindi la base della fessura che si può ora salire agevolmente. Mano a mano che si sale la linea si fa più evidente e compaiono i primi cordoni a parete. Al termine della prima fessura un brevissimo stacco su placchetta conduce alla base di una seconda fessura, molto più stretta, che si sale in dulfer con arrampicata sostenuta. Questo tratto, molto tecnico, è particolarmente bello da salire, ben protetto ed eventualmente integrabile. Al termine ci si trova al di sopra di un largo terrazzino antecedente la paretina finale. Questa è ben manigliata e non oppone particolare resistenza. Conclusa anche questa si sosta su arbusto e ci si gode l’ampio panorama sul lago di Garda. 40m, 5c.

La bella roccia compatta dell’ultimo tiro, 5c.

Via che nel complesso non regala grandi emozioni. A parte il primo tiro e qualche tratto nella parte superiore l’arrampicata si svolge lungo roccia frastagliata, sporca e pericolante. Probabilmente le ascensioni future miglioreranno e ripuliranno questo itinerario che tutto sommato offre qualche passo interessante qua e la. Al momento non ci sentiamo comunque di consigliarlo se non ad arrampicatori con una certa esperienza e in cerca di avventura.