L’Inquisitore

Usciti dalla via “Ghiro in tondo” il sole è ancora alto nel cielo. Ci dirigiamo quindi verso la parete dell’Ir superiore per concludere la giornata con un’altra vietta breve. Scegliamo la prima disponibile vista l’alta frequentazione della zona: “L’inquisitore”, 3 tiri solamente ma d’ingaggio elevato.

Il primo tiro parte in concomitanza dell’attacco della via “In crescendo” con cui condivide il primo cordone. Oltre questo la linea devia bruscamente verso sinistra rimontando al di sopra di uno stretto terrazzino con passo non semplice. Tutto il traverso è sprotetto, difficilmente integrabile e, visti i pochi metri che ci separano dal terreno, una caduta non risulterebbe piacevole. Ciò nonostante la traversata non risulta particolarmente ostica ma la roccia è brutta e costringe a rimanere sull’attenti per tuto il tratto. Il traverso termina in prossimità dello spigolo della parete dove si torna a salire in verticale entrando in una specie di corridoio. Il passo per entrarci è piuttosto fisico ma su buone prese anche se a volte nascoste dal basso. Spostandosi prima verso sinistra e poi verso destra si affrontano le labili roccette rotte che conducono alla sosta senza difficoltà particolari. Anche qui la roccia è parecchio instabile e non è raro scaricare materiale al solo recupero delle corde. 20m, VI.

Simone lungo il traverso del primo tiro, VI.

La seconda lunghezza prosegue verticalmente lungo il muretto a canne che si sviluppa oltre la sosta. La parete leggermente strapiombante impone un’arrampicata continua e sostenuta almeno per i primi metri. Superati i primi due cordoni si esce leggermente verso destra per poi rientrare lungo la verticale in prossimità di un fix. Qui un ultimo passo conduce ad una placca più appoggiata che forma un diedro con la parete di sinistra. Un chiodo con testa stondata sancisce l’inizio di un breve traverso che porta all’interno del diedro stesso, solcato da una larga fessura verticale utile solo se si hanno a disposizione friend veramente grandi. Anche questo tratto è oggettivamente molto sprotetto e difficilmente si riesce ad inserire qualcosa. Si punta verso i marcati tetti che chiudono la parete dove tornano ad essere presenti fix e cordoni in abbondanza, segnale che le difficoltà stanno per iniziare. Gli strapiombi, particolarmente pronunciati, sono intervallati da qualche buon riposo ma i passaggi tra uno e l’altro non sono per niente semplici e richiedono buona fisicità per essere superati. L’ultimo balcone è particolarmente ostico da oltrepassare in quanto non ci sono prese marcate al di sopra di esso e bisogna arrangiarsi con quello che si trova. Qui un’attenta posizione del corpo aiuta non poco. Rimontata l’ultima difficoltà si prosegue verso destra per qualche metro fino ad incontrare la sosta. Vista la lunghezza del tiro e la sua conformità è bene allungare qualche protezione per evitare un attrito eccessivo lungo i difficili metri finali. 35m, VI+.

Lo sviluppo della seconda lunghezza, VI+.

Il terzo ed ultimo tiro continua in verticale oltre la sosta attraverso un muretto placcoso che parte semplice ma che ospita un passo molto delicato verso metà. Qui è infatti necessario sapersi muovere bene su prese minute per le mani e piedi sul placca per raggiungere l’evidente e comoda lametta larga a sinistra rispetto la verticale di salita. Una volta raggiunta si entra in un canalino, con grossi massi da verificare, che culmina in cima ad un pilastrino ai piedi della parete finale. Questa è composta da un diedro fessurato che costringe ad un’arrampicata sia fisica che tecnica in quanto la salita in dulfer rappresenta la soluzione più valida. Mano a mano che si sale la fessura diviene meno marcata e più stondata e anche le difficoltà aumentano leggermente fino a massimizzarsi nei pressi dell’uscita quando la fessura scompare lasciando spazio a roccette rotte. Si prosegue quindi in verticale lungo il pilastro finale, prestando attenzione a ciò che si tiene, che in breve conduce in cima alla fascia rocciosa dove, sulla piccola paretina opposta, sono presenti 2 cordoni attorno a clessidre sui quali attrezzare l’ultima sosta. 30m, VI+.

L’inizio dell’ultimo tiro, VI+.

Via breve ma continua dove i gradi sono tutt’altro che regalati. Ad oggi risulta essere ancora sporca in alcuni punti, viste anche le poche ripetizioni che conta. I tratti difficili sono ben protetti ma il resto della via richiede l’utilizzo di protezioni rapide non sempre facilmente inseribili. E’ sicuramente un buon itinerario se concatenato con una delle vie della parete inferiore, da solo invece lascia il tempo che trova.

Via dell’Incontro Superiore

Usciti dalla “via dell’Incontro” il sole è ancora alto nel cielo e la giornata si prospetta ancora lunga. Ne approfittiamo per concatenare una seconda via. Circa un anno dopo la realizzazione della “via dell’Incontro” è stata aperta, alla parete dell’Ir superiore, la “via dell’Incontro Superiore” che, sebbene non sia una continuazione logica della via sottostante per via del distacco marcato tra le due pareti, ne condivide il nome ed in parte lo stile.

Il primo tiro risale il breve diedro subito a destra delle corde fisse della piccola falesia. Il nome alla base non è presente ma l’attacco è ben evidente sulla verticale del cordone bianco posto lungo i primi metri della parete chiusa da pronunciati strapiombi a canne. Si segue il diedro giallo caratterizzato da belle lame che facilitano la progressione e cenducono senza grosse difficoltà ad un primo terrazzino alla cui destra inizia una bella placconata gialla lavorata a gocce e fessure. Si sale questa seguendo la linea dei 2 fix a parete fino a rimontare su di un secondo terrazzino roccioso che in breve conduce alla sosta da attrezzare su anello e cordone blu. 25m, IV+.

Simone lungo il primo tiro della via, IV+.

La seconda lunghezza è senza ombra di dubbio la più bella ed adrenalinica di tutta la via. Seppur breve è in grado di regalare forti emozioni. Consiste in un traverso molto esposto, su magnifiche canne che corrono verticali sopra le catene della falesia sottostante, che termina una volta che si aggira lo spigolo della parete. Si inizia risalendo qualche metro fino al raggiungimento del primo cordone su pianta potata. Inizia ora il traverso verso sinistra che nella prima parte discende leggermente con passo piuttosto lungo per raggiungere il piccolo terrazzino su cui ristabilizzarsi. Qui si torna a salire leggermente proseguendo il traverso, passando da una canna e l’altra, fino ad aggirare la parete sfruttando la sonora orecchia che consente di giungere in sosta. Tiro molto bello e fotogenico grazie anche al lago di Garda sullo sfondo. 18m, VI.

Il bel traverso esposto della seconda lunghezza, VI.

Il terzo tiro prosegue per qualche metro verso sinistra passando attraverso roccette non molto stabili intervallate da zolle terrose ed erbose. Dopo qualche metro la roccia migliora e la linea torna a salire più verticale sfruttando la comoda fessura che incide la placca appoggiata. Le protezioni in questo tratto non sono molte ma è facilmente integrabile. L’arrampicata è in ogni caso piuttosto semplice ed in breve si raggiunge il termine del muretto dove si esce verso sinistra ritornando su roccia meno compatta e più frastagliata che culmina sul terrazzino di sosta. 25m, IV+.

Simone verso il termine del terzo tiro, IV+.

L’ultima lunghezza obliqua verso destra traversando facilmente fino alla base del muretto finale. Qui ci accoglie una placca compatta che si vince in aderenza attraverso una serie di passi delicati in equilibrio. Usciti da questa ci si trova alla base della fessura che culmina in cima alla parete. Con arrampicata atletica, dovuta all’esposizione del muretto finale, si esce sul terrazzino sommitale prestando attenzione agli ultimi massi in quanto incastrati e mobili. Il lungo terrazzo termina ai piedi di una piccola parete dove è posizionata la sosta oltre alla scatola metallica contenente il libro di vetta. 30m, VI.

La linea dell’ultima lunghezza, VI.

Via corta e senza difficoltà rilevanti. Molto bello il secondo tiro mentre gli altri alternano sezioni meritevoli a tratti più anonimi. La chiodatura è sufficiente nei tratti più facili e molto buona dove serve sui tratti più difficili. Nel complesso la salita guadagna maggior senso se concatenata con una delle vie della parete inferiore, altrimenti rimane un’alternativa valida per il post lavoro grazie all’esposizione favorevole e all’avvicinamento breve.