Amicizia Continua

Dopo la sguazzata del giorno precedente, che fortunatamente si è interrotta ancora in mattinata, scendiamo verso Arco a dare un occhio alla situazione per capire se c’è qualcosa di arrampicabile. Le pareti sono, tutto sommato, piuttosto asciutte e solo qualche colata quà e là annerisce la roccia. Buon segno ma come prevedibile a San Paolo c’è già un gran viavai nonostante la giornata sia appena cominciata. Poco male, di vie ce ne sono tante e qualcuna è ancora poco conosciuta. La scelta ricade sulla linea “Amicizia Continua” che, a discapito del nome, sale abbastanza discontinua passando tra un muretto e l’altro attraverso tratti vegetativi e di congiungimento.

Il primo tiro è corto e rimonta il muretto che antecede la parete principale. Dalla scritta che identifica la via si sale obliquando leggermente verso destra, e passando un cordoncino nero, fino alla base di un piccolo tettino. Questo si supera agilmente spostandosi di poco verso sinistra alla ricerca delle prese più comode che permettono di rimontarlo. Una volta al di sopra ci accoglie un lungo terrazzo che si segue verso destra fino al muretto successivo. Questo, molto appoggiato, si vince facilmente ma è necessario fare particolarmente attenzione alla roccia frastagliata che non è molto solida. Al termine della paretina si sosta sul grande anello. 25m, V.

Simone lungo i primi metri della via, V.

La seconda lunghezza riparte a destra della sosta rimontando subito un piccolo strapiombetto con buone maniglie anche se leggermente distanziate tra loro. Rimontato il pilastrino di destra si giunge alla base di un bel diedro, che obliqua costantemente verso sinistra, completamente sprotetto. Il passo iniziale per immetersi nel diedro è il più ingaggiante: si sfrutta la bella fessura per le mani e con i piedi che spingono lungo il muretto di sinistra si entra in una zona più appoggiata dove si procede sempre con le mani in fessura ma con i piedi che si muovono ora lungo la bella placconata di sinistra. Terminata la parte inferiore del diedro si raggiunge un cordone prima di una piccola cengia dove parte un secondo diedro, questa volta più breve, decisamente più verticale del precedente. Anche questo è sprotetto ma le belle fessure verticali accolgono una coppia di friend medio-piccoli facilmente. Rimontati i primi metri le difficoltà scemano ed in breve si raggiunge la sosta da attrezare. 30m, VI.

Jacopo al termine del secondo tiro, VI.

Il terzo tiro riparte verso sinistra dove si sviluppa un breve traverso che segue i fix a parete. Si procede più facilmente rimanendo un po’ bassi sfruttando la fessurina che permette di terminare il traverso. Si inizia ora a salire in verticale con passo atletico, lungo muretto leggermente strapiombante, e si raggiunge così una bella ed accogliente fessura che si segue per tutta la sua lunghezza. Al termine di questa si ignora la linea di fix che prosegue verso sinistra e che si collega alla sosta della linea limitrofa “Sulle tracce di Dario” ma piuttosto si entra nel diedro fessurato di destra, completamente da proteggere a friend, che in poco tempo conduce al terrazzino di sosta poco prima di un evidente boschetto. 25m, VI.

Simone sul terzo tiro, VI.

La quarta lunghezza entra nel bosco a destra della sosta seguendo l’evidente corridoio tra gli alberi fino a raggiungere una paretina gialla. Qui la roccia è estremamente frastagliata ed onestamente poco sana il che rende la progressione lenta e delicata. Dopo qualche metro si affronta una placchetta compatta prima di tornare ad arramicare lungo roccette rotte. Seguendo la linea delle protezioni a parete si raggiunge, senza difficoltà rilevanti, la sosta poco prima che la parete torni a verticalizzarsi notevolmente. 50m, V.

Martina lungo il tratto friabile della quarta lunghezza, V.

Il quinto tiro è il più ingaggiante di tutto l’itinerario anche se le molteplici protezioni a parete consentono un agevole azzeramento lungo i tratti più complessi in caso di necessità. Si sale lungo gli strapiombi che si sviluppano oltre la sosta con arrampicata atletica ma su buone prese, qualcuna rinforzata e cementata. Un friend piccolo può essere utile per proteggere l’uscita dal primo tetto oltre il quale è presente il passo chiave della lunghezza. Qui un difficile ribilanciamento consente di raggiungere una tacchetta artificiale e proseguire lungo il muro successivo, anch’esso strapiombante e con movimenti atletici. La sosta è posta subito prima del tetto che chiude la parete. Tiro molto bello e di soddisfazione nonostante qualche presa sia stata creata ad hoc. 20m, VII.

Gli strapiombetti iniziali del quinto tiro, VII.

La sesta lunghezza prosegue leggermente verso destra per raggiungere la verticale che consente di uscire dal tetto soprastante nella maniera più agevole possibile. Nel primo tratto il tiro non è molto lineare ed è quindi consigliabile allungare qualche protezione. Usciti dal tetto si segue una bella fessura verticale che culmina su di una placca compatta. Qui un passaggio in aderenza permette di raggiungere il muretto di destra. Con bella arrampicata si segue quest’ultimo fino a che si giunge su larga cengia rossastra dove, sulla parete opposta, è presente la sosta. 25m, VI+.

Jacopo sfoggia una posa plastica prima di giungere alla sesta sosta. VI+.

Il settimo tiro è molto breve ma evita attriti eccessivi visto che la lunghezza corrente, e quella successiva, non sono molto lineari. Dalla sosta si risalgono le roccette che antecedono un diedro appoggiato. Queste sono estremamente fragili ed è quindi necessario procedere delicatamente lungo il tratto iniziale. Raggiunto il diedrino lo si segue giusto per alcuni metri per uscirne subito lungo lo spigolo di sinistra rimontando l’evidente cengia verso la fine del muretto. Attenzione a non tirare il grosso sasso al di sopra di esso perchè è completamente staccato. Si rimonta dunque il pilastro raggiungendo la terrazza sommitale che si segue fino all’anello di sosta. 15m, VI.

Martina impegnata sul pilastro della settima lunghezza, VI.

L’ultima lunghezza inizia terminando la terrazza di sosta raggiungendo così la paretina finale separata da largo fossato. Un breve traverso esposto permette di arrivare alla base del muretto dove si torna a salire in verticale con arrampicata continua su tacche piccole ma abbastanza comode. Più si sale e più le prese sono buone fino a diventare maniglie verso la fine del tiro. Una volta rimontate le roccette finali si raggiunge la boscaglia sopra la parete e quindi la sosta. Volendo il tiro può essere concatenato con il precedente se si ha l’accortezza di allungare le protezioni. 15m, VI.

Jacopo lungo i metri finali della via, VI.

Via piuttosto discontinua e forzata con solo un paio di tiri davvero meritevoli. La chiodatura è buona lungo tutto l’itinerario anche se è indispensabile una serie di friend per integrare lungo i tiri con le fessure. Anche la roccia a tratti non è bella ed è spesso necessario verificare bene quello che si tiene. Nel complesso risulta però un buon allenamento in vista di salite più belle.

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