Secondo giorno in quel di Tessari, pronti per nuove salite. Il giorno successivo mettono brutto e dobbiamo sfruttare a pieno il sole odierno per salire un paio di linee prima di tornare verso casa. Con qualche nuvola ad accompagnare i nostri passi ci dirigiamo verso la parete di “Ca’ di Sopra” con l’obiettivo di salire la via “Ne vale la pena”, sulla carta mezza alpinistica e mezza sportiva.
Il primo tiro risale un breve muretto che conduce senza particolari difficoltà ad una larga cengia. I primi metri si svolgono su roccette da verificare ed è necessario proteggersi con cordame attorno agli arbusti. Raggiunta la cengia la si segue fino a che inizia una placchetta molto appoggiata dove una clessidra con cordone detta la linea da seguire. La roccia in questo tratto è molto fessurata e la pendenza della parete molto favorevole rende l’arrampicata piacevole e divertente. Si punta verso il pronunciato tetto che si lascia sulla destra entrando di fatto in un boschetto dove, attorno ad un albero, è presente un cordone blu ad indicare la sosta. Attenzione a non proseguire a destra una volta raggiunto il tetto altrimenti si continua lungo la linea “Traverso con Urlo”. 28m, III.
Martina lungo il primo tiro, III.
La seconda lunghezza prosegue lungo la fessurina verticale che si sviluppa a sinistra della sosta. Si segue questa fino a che non viene chiusa da minuto tettino dove si inizia a traversare verso sinistra in direzione di un fix aggirando infine lo spigoletto della parete. I primi metri sono sprotetti ma un friend entra bene. Si inizia quindi a salire lungo il diedro oltre lo spigolo caratterizzato da roccia abbastanza instabile soprattutto lungo la parte superiore, prestare quindi massima attenzione! Le protezioni qui sono costituite principalmente da chiodi ma è possibile integrare in caso di necessità. Raggiunto un terrazzino si traversa leggermente verso sinistra sino ad arrivare alla paretina successiva che si supera senza particolari difficoltà raggiungendo così la sosta da attrezzare. Ricordarsi di allungare qualche protezione lungo il tratto iniziale per evitare incastri ed attriti sotto il tetto. 20m, V.
L’inizio della seconda lunghezza, V.
Il terzo tiro riparte con un breve traverso verso destra in direzione dell’entrata di un evidente canale che si raggiunge senza troppi grattacapi aiutandosi un po’ anche con le radici alla base visto il terriccio fastidioso sugli appigli. Si sviluppa quindi una bella rampa sulla sinistra che si segue per tutta la sua lunghezza proteggendosi sfruttando la fessura di destra che accompagna la progressione. Anche qui le difficoltà sono limitate e concentrate lungo gli ultimi metri del tiro dove la parete si verticalizza leggermente e, per evitare il canale terroso di sinistra, prosegue lungo blocchi rotti. Una coppia di friend protegge egregiamente il passaggio ed in breve si raggiunge il comodo terrazzino di sosta. Tiro carino e completamente sprotetto, spunti per inserire dadi, friend e cordoni non mancano. 25m, IV.
Martina impegnata sul terzo tiro, IV.
Bella è anche la quarta lunghezza che si svolge inizialmente in verticale lungo placconata leggermente appoggiata ed in seguito, per aggirare un tettino, traversa di netto verso sinistra in direzione dello spigolo della parete superiore. I primi metri sono facili, grazie alle numerose fessure di cui è composta la placca, ma mano a mano che si sale le difficoltà si fanno via via più sostenute. Le accoglienti fessure tendono infatti a scomparire lasciando spazio a gocce e costringendo ad un’arrampicata più di movimento con qualche tratto in aderenza. Raggiunto il primo fix sotto al tetto (ricordarsi di allungarlo bene) si inizia a traversare in leggera discesa seguendo gli evidenti appoggi per i piedi con le mani che si limitano a riequilibrare i vari passaggi. Il passo più duro si trova probabilmente al termine del traverso dove un allungo verso il basso consente di raggiungere una rampetta che, seguendola, porta senza ulteriori difficoltà alla sosta. 28m, V+.
Martina impegnata sul traverso finale della quarta lunghezza, V+.
Il quinto ed ultimo tiro è estremamente breve ma consente di raggiungere la sommità della parete in prossimità del grosso traliccio della corrente. Si tratta di un muretto grigio compatto che si vince attraverso passi atletici su buone prese. Dalla sosta si rimonta verticalmente giusto qualche metro per spostarsi poi verso destra in direzione di un appena pronunciato diedrino. Si entra in quest’ultimo solo verso metà dove le buone prese consentono di rimontare lo spigoletto. La linea prosegue ora in verticale affrontando le ultime facili roccette sommitali che conducono in breve alla sosta prima del boschetto d’uscita. 20m, V.
Martina all’inizio dell’ultimo tiro, V.
Via carina senza lode ne infamia. I primi 2 tiri si svolgono lungo sezioni caratterizzate da roccia un po’ instabile dove è necessario prestare particolare attenzione. Le lunghezze superiori sono invece più continue e la roccia è sana. La chiodatura è alpinistica o assente lungo i tiri facili mentre lungo quelli più impegnativi sono presenti fix a protezione dei passaggi più duri. Nel complesso una via interessante se concatenata con un’altra delle fasce superiori.