Hruschka

Tornati dopo un po’ di tempo in Dolomiti per il weekend di ferragosto decidiamo di salire qualcosa che ci occupi gran parte della giornata visto che anche il meteo sembra essere dalla nostra parte, con qualche nuvola sparsa prevista il primo mattino e più soleggiato in seguito. La scelta ricade sulla via “Hruschka” al Col Toronn, 17 tiri che conducono sul bellissimo e lunare altopiano del Puez dove si può godere di una bellissima vista a 360° sulle Dolomiti.

Il primo tiro rimonta le facili roccette a destra del canale che si passa immediatamente giungendo dalla clessidra di inizio via posta sulla parete opposta rispetto a quella di salita. I primi metri sono semplici ed in breve si raggiunge un pianerottolo detritico dove la linea prosegue di poco sulla sinistra, dettata da una coppia di clessidre non poco distanti dal canale. Il muretto che si intrapone tra noi e la prima sosta è bello e compatto, la roccia sana e l’arrampicata divertente. Raggiunto un chiodo si prosegue per vago diedro fino a raggiungere gli strapiombi gialli che impediscono di proseguire ulteriormente. Qui un ultimo cordoncino un po’ malandato invita ad un traverso verso sinistra dove è possibile intravedere il chiodo cementato della sosta al di sopra di un piccolo pulpito che si rimonta con qualche difficoltà visto che lo strapiombetto chiude leggermente il passaggio. 40m, III+.

Simone lungo il primo tiro, III+.

La seconda lunghezza riparte in direzione del canale di sinistra dove lo strapiombo è più dolce e si lascia superare facilmente. Il passaggio è molto bello su solide lame che permettono di rimontare obliquando leggermente verso destra senza però allontanarsi troppo dal canale. Questo infatti torna ad essere protagonista per il secondo tratto del tiro dove muta in un divertente camino bello appigliato che si raggiunge e si segue per la sua interezza fino a che termina all’interno di un secondo canale decisamente più largo. Si cammina ora verso sinistra seguendo il canale senza difficoltà fino ad incontrare, verso la fine, una clessidra dove è possibile sostare. 25m, IV-.

Martina infreddolita in arrivo alla seconda sosta, IV-.

Il terzo tiro oltrepassa il canale portandosi ai piedi di una placconata grigia. La progressione è davvero meritevole vista anche la qualità della roccia che trasmette sempre un piacevole senso di sicurezza. La linea delle clessidre, con cordone in loco, porta in prossimità di uno strapiombo nero che si evita parzialmente aggirandolo sulla destra e che si rimonta, in corrispondenza di un cordone, con passo deciso. Si prosegue ora rientrando sulla verticale di sinistra lungo muretto articolato, oltrepassando una coppia di cordoni su unica clessidra e raggiungendo lo spigoletto della parete che si affaccia su di un profondo canale. Dove quest’ultimo risulta traversabile è posizionata la sosta su cordone. 40m, IV.

Il bel muretto del terzo tiro, IV.

La quarta lunghezza supera il camino portandosi alla base di una grande lama dove penzola un evidente cordoncino. Superata questa si prosegue in verticale in direzione di un secondo cordone che si raggiunge attraverso una serie di brevi terrazzini detritici che non offrono particolare soddisfazione. Superata la clessidra gli ultimi terrazzini che conducono alla base di una coppia di placconate. Ignorando quella di destra si sale lungo quella più verticale seguendo la linea dettata dagli ultimi due cordoncini del tiro. Anche qui l’arrampicata è divertente e su buona roccia ed in breve si arriva alla coppia di evidenti spuntoni dove si attrezza la sosta attorno al primo dei due. 40m, IV-.

Gli ultimi metri della quarta lunghezza, IV-.

Il quinto tiro riparte raggiungendo il secondo spuntone dove, sulla parete subito alla sua destra, è presente un cordone nascosto. Si prosegue in verticale ancora per una manciata di metri prima di iniziare un lungo traverso verso sinistra che oltrepassa il largo canale detritico in direzione di un cordone arancio (visibile anche dalla sosta precedente). Inizialmente, lungo il traverso, si superano due cordoncini in serie prima di raggiungere il canale vero e proprio. Questo è composto quasi esclusivamente da massi mobili i quali rendono la progressione molto instabile ed abbastanza pericolosa. La pendenza fortunatamente non è troppo elevata ed al netto di qualche passo instabile si raggiunge la parete oltre il canale senza ulteriori difficoltà. Rimontato un piccolo pulpito si sosta su anello cementato con cordone arancio penzolante. 40m, III.

Simone in sosta una volta attraversato il canale, III.

La sesta lnghezza entra nel canale a sinistra della sosta con passo iniziale fisico ma su buone prese. Il canale qui è molto ampio e lo si segue mantenendo sempre la sinistra e superando così un primo cordone verso metà ed un secondo cordone più minuto in vista del masso incastrato sul camino soprastante. Proprio in corrispondenza del masso si trovano le difficoltà maggiori della lunghezza. Qui è infatti necessario passare alla destra del masso entrando così all’interno dello stretto camino che si sale senza molte possibilità di manovra visto che ci si trova belli incastrati al suo interno. La progressione risulta quindi un continuo strusciare sulle pareti del camino fintanto che questo non si allarga leggermente consentendo di arrampicare con più facilità. Si prosegue lungo il muretto sprotetto fino a che non si vince uscendone sulla sinistra. Si risale ora il masso di destra per raggiungere la sosta da attrezzare unendo 2 cordoni. Visto lo stretto passaggio è bene valutare le dimensioni prima di rimanere incastrati ed in caso passare senza zaino recuperandolo in seguito! 34m, IV.

Martina in procinto di strisciare attraverso il caratteristico buco della sesta lunghezza, IV.

Il settimo tiro prosegue lungo la parete oltre la sosta con bella arrampicata su roccia sempre ottima. Dopo un tratto iniziale abbastanza verticale la parete si appoggia leggermente entrando prima all’interno di un canalino appena accennato per poi uscirne sulla destra in corrispondenza di un bel diedro a lame che si segue rientrando così verso sinistra al di sotto di una nicchia. Senza ulteriori difficoltà si vincono gli ultimi metri che conducono al terrazzino di sosta. Tiro bello e con linea evidente grazie ai numerosi cordoni a parete. 43m, IV.

Martina sul settimo tiro, IV.

L’ottava lunghezza continua aggirando inizialmente il tettino sopra alla sosta passandoci alla destra. Rimontato nel punto meno pronunciato si entra in un canale ascendente che si sviluppa verso sinistra e che in breve muta in rampa portandosi verso lo spigolo della parete. Non lasciarsi ingannare dai camini verticali che si vedono dalla sosta che, seppur meritevoli ed invitanti, portano fuori via. Raggiunto lo spigolo della parete si trova un cordoncino nascosto che si lascia sulla sinistra per proseguire all’interno del diedro di destra. Molto bello è il passaggio che conduce sullo spigolo sinistro del diedro, all’altezza di un chiodo grigio, che consente di approcciare la placchetta finale che in breve porta alla nicchia di sosta dove è sito un chiodo cementato. Ricordarsi di allungare bene le protezioni a parete perchè, nonostante la brevità della lunghezza, l’attrito al termine è notevole visto il giro che fa la corda. 34m, IV.

Il termine dell’ottava lunghezza, IV.

Il nono tiro prosegue a destra della nicchia di sosta oltrepassando un semplice muretto che conduce ad una rampetta che ascende sempre verso destra.Qui si sale senza percorso obbligato per alcuni metri cercando sempre la roccia migliore che in questa sezione di via non è molto sana. La roccia più solida la si trova sulla crestina di sinistra che si segue con arrampicata facile fino a scorgere l’anello di sosta al di sopra di una stretta cengia chiusa da due muretti gialli. Spostandosi ora verso sinistra si aggirano a piacimento gli ultimi massi e si raggiunge la fine del tiro. 26m, III+.

In arrivo alla nona sosta, III+.

La decima lunghezza entra nell’evidente canale subito a sinistra della sosta che si abbandona quasi immediatamente a favore del pilastrino di destra, decisamente più interessante, dove è sito un cordone. Terminato il pilastro si oltrepassa la forcellina e si prosegue lungo la parete successiva in direzione di un secondo cordone. Raggiunto un breve pianoro si piega di molto verso destra puntando verso lo spigolo della parete. Anche qui la linea è dettata da una coppia di cordoni ben visibili ed in breve si esce sul pendio ghiaioso sommitale. Rimanendo bassi si traversa sino al bordo della parete dove si trova il cordone di sosta a ridosso della fonda gola che separa la parete principale dal torrione di destra. 35m, III+.

Martina in arrivo sulla cresta al termine della decima lunghezza, III+.

L’undicesimo tiro si avventura lungo il pendio in direzione del grosso masso che antecede la paretina successiva. Questo si raggiunge senza particolari difficoltà visto che la pendenza consente una camminata agevole nonostante il manto detritico che compone il pendio. Arrivati alla base del muretto lo si sale, senza percorso obbligato, prestando attenzione alla qualità della roccia non eccelsa e raggiungendo così la cima erbosa. Si cammina in direzione della cresta principale mantenendosi costantemente lungo il bordo destro della parete fino ad incontrare un cordone in corrispondenza di un ometto una decina di metri prima della parete successiva. 45m, III+.

Il panorama visto dall’undicesima sosta, III+.

La dodicesima è una lunghezza di trasferimento. Dalla sosta ci si incammina in direzione della cresta principale lungo terreno prativo e, una volta raggiunta, si discende nel versante opposto fino ad incontrare un cordoncino subito prima di un canale che risale verso destra. Qui si sosta. 45m, I.

Il camminamento della dodicesima lunghezza, I.

Il tredicesimo tiro entra nel canale a sinistra della sosta lungo roccette rotte non molto stabili. Alla ricerca della roccia migliore si mantiene la destra del canale fino a che questo termina su breve terrazzino caratterizzato da una coppia di grossi massi incastonati. Sfruttandoli come protezioni rapide si oltrepassano entrando in un secondo canale che sale verso sinistra. Qui la roccia è quello che è e non è raro smuovere massi al passaggio o al solo strisciare delle corde. In breve si raggiunge una piccola cengia che si segue per la sua interezza fino a scorgere, sulla destra, un cordone dove ci si ferma ad attrezzare la sosta. 35m, III.

Martina lungo il tredicesimo tiro, III.

La quattordicesima lunghezza inizia a sinistra della sosta rimontando un breve muretto giallo immediatamente chiuso da pronunciato strapiombo che impedisce la progresione. Si esce quindi verso sinistra aggirando la parete con passo delicato che conduce prima ad un terrazzino ed in seguito sullo spigolo della parete successiva che si raggiunge vincendo il breve diedro di sinistra. Lo spigolo è molto esposto e scenico e l’arrampicata è tecnica lungo tutta la lunghezza. Raggiunta la crestina sommitale si attrezza la sosta attorno ad un grosso cucuzzolo sulla destra. 30m, IV.

Martina sullo spigolo della quattordicesima lunghezza, IV.

Il quindicesimo tiro prosegue lungo la crestina frastagliata rimanendone costantemente sulla sinistra fino a quando questa non termina in corrispondenza di una forcelletta. L’arrampicata consiste in un lungo traverso rasente lo spigolo della parete. La qualità della roccia non è nemmeno qui delle migliori ed è necessario prestare particolare attenzione a quello che si tiene ma soprattutto a dove si poggiano i piedi. Lungo il tratto non sono presenti protezioni ma è possibile mettere qualche cordino attorno ai pilastrini, più o meno stabili, presenti. Terminata la cresta si sosta su anello qualche metro prima della forcella che separa la paretina finale. 34m, II.

La sedicesima lunghezza non pone opposizioni particolari. Si tratta di una lunga camminata dove la difficoltà maggiore è rappresentata dal terreno detritico e scosceso. Dalla sosta si prosegue verso l’evidente forcella, che antecede l’ultimo tiro, oltrepassando un cordone attorno a clessidra prima di raggiungerla. Prestando attenzione a non perdere l’equilibrio si attraversa ora la stretta forcella e si raggiunge la base della parete successiva la cui roccia, almeno nella parte bassa, lascia molto a desiderare. Si risale lo zoccolo per alcuni metri fino a giungere in corrispondenza di un chiodo dove la parete si verticalizza. Qui si attrezza la sosta. 30m, II.

Simone poco prima della forcella della sedicesima lunghezza, II.

L’ultimo tiro torna a salire lungo roccia sana e compatta snodandosi attraverso il bellissimo spigolo aereo ed esposto che si sviluppa oltre la sosta. Si parte risalendo ancora qualche roccetta rotta prima di raggiungere una placca fessurata che si segue uscendo direttamente sullo spigolo di destra che rampeggia in direzione di una pancia strapiombante che si raggiunge attraverso arrampicata piacevole e discretamente protetta. Questa viene aggirata sulla destra tramite passaggio particolarmente esposto e scenico visti i metri di vuoto sottostante. Questo è anche il passo chiave del tiro che si vince con convinzione portandosi così sul versante di destra che in breve si appoggia formando un grande canale detritico. Si attraversa il canale verso sinistra puntando ad un pilastrino che aggira nuovamente la parete. La roccia non è delle migliori verso il termine del pilastro e rimontarlo non è semplicissimo. Sopra di esso, ormai in cresta, è presente la comoda sosta finale. 40m, IV-.

Simone lungo il bel spigolo dell’ultimo tiro, IV-.

Via dallo sviluppo notevole, impegnativa più per il numero dei tiri che per i gradi dei singoli passaggi. La parte inferiore dellalinea presenta bella roccia compatta che diventa instabile solo una volta raggiunti i tiri in cresta. La linea è sempre evidente e le protezioni non mancano nei tratti chiavi ma è comunque indispensabile integrare quà e là. Nel complesso un bel viaggio per passare una piacevole giornata estiva.

Via Adami/Bernardi

La “Parëi dl Ciastel” è una bassa fascia rocciosa poco oltre l’abitato di Selva Gardena, adatta a giornate incerte o per quando si ha poco tempo a disposizione. Una delle linee più facili è la via “Adami/Bernardi” che sale più o meno in centro alla parete in corrispondenza dell’evidente tetto, che viene aggirato sulla destra. I primi 3 tiri fanno parte della via “Rosa” e sono attrezzati a spit mentre gli ultimi 3 hanno uno stampo più alpinistico con cordoni e vecchi chiodi.

Il primo tiro risale una sequenza di facili roccette disturbate non poco dall’erba presente. Si giunge presto al di sotto di una paretina gialla che si aggira verso destra su roccia grigia e più solida. Ora l’arrampicata si fa più verticale e anche la roccia migliora in corrispondenza di un muretto nero che sale leggermente verso sinistra. Con passi ponderati e mai banali si giunge alla base di un diedro dove inizia un traverso verso destra che conduce alla sosta. Il primo passo del traverso, per rimontare la piccola cengia, è un po’ ricercato ma poi prosegue più facile. 33m, V.

Simone sul primo tiro, V.

La seconda lunghezza prosegue a sinistra della sosta su parete nera verticale, almeno per il primo tratto. Anche qui la presenza di erbetta disturba la salita ma la roccia, seppur rotta, risulta solida. Dopo un difficile passo ben protetto si giunge ad una breve e facile rampetta che obliqua verso destra fino a collidere con il piccolo strapiombo soprastante che si supera nel punto di minore esposizione con passo atletico. Oltrepassato quest’ultimo si torna a sinistra, senza ulteriori difficoltà, fino alla sosta su anello e spit con maglia rapida. 19m, V.

Martina al termine della seconda lunghezza, V.

Il terzo tiro discende per pochi metri verso destra per poi tornare a salire su facili roccette con arrampicata per lo più monotona e poco interessante. Solo un breve tratto, nella prima parte della lunghezza, richiede un po’ di attenzione ma per il resto le difficoltà sono molto contenute. Dopo poco tempo si arriva, obliquando costantemente verso destra, alla sosta attrezzata con catena ed anello. 25m, V.

L’inizio del terzo tiro, V.

Inizia ora la parte alpinistica della salita: un bel traverso verso destra permette di aggirare elegantemente il grande strapiombo soprastante. La linea è abbastanza chiara ed evidente, dettata dai cordoni bianchi che si susseguono uno dopo l’altro. Per raggiungere il primo è necessario alzarsi leggermente verso destra fino alla base dello strapiombo. Da qui si prosegue in leggera discesa, sempre verso destra, superando dapprima un chiodo ed in seguito un altro cordone per finire con un ultimo chiodo. Aggirata la parete è presente la sosta su anello cementato. Nel complesso il traverso, particolarmente esposto, è molto bello seppur breve. Gli appigli sono ottimi sia per mani che per piedi. 15m, IV.

A metà del breve traverso, IV.

Il quinto tiro supera lo spigolo a destra della sosta con arrampicata atletica ma su buone prese. Prosegue rimanendo al di sotto del tettino e traversando la sua base fino a che muta in un muretto compatto che si sale senza troppe difficoltà fino alla base di uno stretto camino dove è presente un cordone bianco attorno ad un masso incastrato. Qui si può decidere se affrontare il camino direttamente oppure salire sulla paretina di destra con difficoltà analoghe. Si esce su prato e si oltrepassa, sulla sinistra, un gruppo di arbusti oltre il quale è presente un cordone bianco dove si sosta. 23m, IV+.

Simone all’inizio del quinto tiro, IV+.

L’ultima lunghezza non è altro che una rampetta erbosa che conduce al sentiero di discesa. Lungo la via è presente solamente un cordone. In generale si cerca di stare il più attaccati possibile alla roccia, almeno con le mani, e di sfruttare i terrazzini sassosi con i piedi. L’ultimo tratto abusa anche di un povero ginepro per raggiungere la sosta tanto è pendente e scivoloso il prato. 15m, I.

L’infido praticello dell’ultima lunghezza, I.

I primi 3 tiri della via si svolgono senza grandi emozioni su roccia buona ma troppo spesso disturbata dalla vegetazione. Gli ultimi 2, di roccia, sono invece meritevoli: bello ed estetico il traverso esposto del quarto tiro ed anche l’uscita sulla cengia erbosa finale merita. L’ultimo tiro è pressochè incolore. In ogni caso la via risulta essere una valida alternativa in previsione di salite più impegnative.

Via della Rampa

A Trento, come in tutta Italia, si muore dal caldo e l’unico refrigerio lo si può trovare in quota. Questa volta ci dirigiamo sul Passo Gardena cercando di evitare l’ondata di turisti del weekend di ferragosto. Visto che la giornata sarà splendida non risparmiamo di certo sulla lunghezza della via e la scelta ricade sulla “Via della Rampa” alla parete sud-ovest della cima occidentale del Sas Ciampac.

Il primo tiro della via risale verticalmente una bella placca che corre subito sopra alla nicchia gialla di inizio salita. La solida e compatta placchetta iniziale lascia subito spazio, purtroppo, a rocce più frastagliate e tratti erbosi. Alla ricerca del tracciato migliore si prosegue in direzione di un facile ed evidente canalino, sulla destra, al termine del quale si trova una clessidra con cordone. Da qui un breve e facile traverso verso sinistra conduce alla sosta su cordone. 34m, IV-.

Martina sul breve traverso finale del primo tiro, IV-.

La seconda lunghezza risale il diedro compatto oltre la sosta con bei movimenti su buona roccia. Anche qua l’illusione di una certa continuità dura poco e si torna subito a ravanare tra terrazzini e massi instabili. Oltre il diedro si piega leggermente a destra entrando in un paio di canali che si susseguono fino ad un trittico di spuntoni. I primi 2 staccati e precari, il terzo ospita un cordone ed una maglia rapida per la sosta. Per rendere il tiro più brioso noi siamo passati a sinistra dei canali su placchette più verticali e facilmente proteggibili. 32m, IV.

Simone all’inizio della seconda lunghezza, IV.

Il terzo tiro prosegue a destra della sosta, oltre la nicchia ed in corrispondenza di una crestina caratterizzata da una serie di spuntoni appena accennati. Si raggiunge un’ulteriore nicchia che si oltrepassa verso destra e si continua in verticale fino ad una coppia di nicchie alla sinistra delle quali è presente un cordone per la sosta. Nel salire prestare attenzione a non spostarsi troppo a destra in quanto sono presenti altre 2 nicchie come quelle dove è attrezzata la sosta che possono trarre in inganno. Insomma, nicchie ovunque. 45m, III.

Martina al termine del terzo tiro, III.

La linea della quarta lunghezza è di facile individuazione: segue gli strapiombi soprastanti rimanendo sulla placchetta e seguendola verso destra fino a trovare una clessidra con cordone nero. Da qui in verticale fino a che la placca non termina ed incrocia un canale che sale dalla destra. Superato il canale nel punto più alto, che è anche quello più stretto, si termina la placchetta obliqua che ci si trova di fronte rimanendo il più a destra possibile per usufruire della roccia migliore. Oltrepassato lo spigolo della parete si trova il cordone di sosta. 50m, III+.

Giochi di luci ed ombre a metà della quarta lunghezza, III+.

Per roccette facili il quinto tiro prosegue alla destra della lama fino a mutarsi in terrazzino ghiaioso che porta al diedro posto sulla parete opposta. Ignorare il diedro di sinistra e proseguire su quello centrale, su roccia discutibile, fino ad incontrare un masso incastrato. Data la qualità della roccia è consigliabile proteggersi il più possibile prima di affrontare il passaggio oltre il masso (che probabilmente è più del IV dichiarato). Con passo non semplice in spalmo si raggiungono i terrazzini soprastanti che si seguono verso destra, obliquando, fino a raggiungere una cengia più ampia dove sono presenti due chiodi arancioni su cui poter attrezzare la sosta. 50m, IV.

Le facili roccette all’inizio del quinto tiro, IV.

La sesta lunghezza rimonta la piccola pancia nel suo punto più debole: completamente a destra. Da qui si prosegue in verticale, senza percorso obbligato, passando per una serie di canali fino a raggiungere una rampetta sassosa ed anonima che obliqua verso sinistra. Tra un’imprecazione e l’altra per l’attrito che producono le mezze strisciando contro le pareti si raggiunge la fine della rampa dove due spuntoni, alla sinistra del largo canale, invitano alla sosta. 40m, IV.

Il settimo tiro oltrepassa il canale e si dirige verso l’evidente nicchia gialla. La roccia nella nicchia è di scarsa qualità ma ospita due bei buchi che consentono di alzarsi quanto basta per spostarsi sulla placchetta di sinistra dove la roccia è decisamente migliore. Proseguendo ora verso destra si rimontano una serie di roccette e si giunge ad una larga cengia che si segue verso destra. Arrivati più o meno a metà si torna a salire sulla parete di sinistra per qualche metro fino ad intravedere un cordone sito all’interno di una nicchia. Qui si sosta rafforzando il cordone presente con le altre clessidre a parete. 35m, IV.

Simone superato il tratto marcio del settimo tiro, IV.

L’ottavo tiro sale per pochi metri verticalmente dalla sosta precedente per poi iniziare a traversare verso sinistra. La traversata non presenta particolari difficoltà e termina in una nicchia alla base di una canalino. Nella parte superiore della nicchia è presente un chiodo che indica l’inizio del tiro successivo. E’ possibile attrezzare la sosta nella nicchia o subito prima di essa. Tiro breve con difficoltà contenute. 20m, III+.

Il nono tiro è, assieme agli ultimi due, uno dei più belli di tutta la salita. Dalla sosta si discende verso sinistra, giusto un paio di metri, fino ad arrivare alla base del diedro/canale che sale verticale. Dopo un primo tratto poco proteggibile ma su buona roccia ci si trova alla base di uno stretto camino, con masso incastrato e cordone penzolante. Non lasciarsi ingannare da quest’ultimo e abbandonare appena possibile il camino verso sinistra per giungere ad una placca con chiodo alla base. Proseguendo su roccia molto solida si incontra in breve un altro chiodo che determina l’inizio di un passo più difficile rispetto alla media della via: con poche prese per le mani e con i piedi sul paretine opposte si sfrutta la fessura di destra per rimontare. La linea prosegue ora rientrando nel camino dove un trittico di sassi appoggiati aiuta ad uscire in cengia che si segue fino alla forcella dove è attrezzata la sosta. 33m, IV.

Il cordone penzolante della nona lunghezza, IV.

Ignorando il diedro di sinistra la decima lunghezza prosegue aggirando verso destra la parete e continuando lungo semplice rampa che porta ad un’altra forcelletta. Qui si discende per 2 metri e si prosegue in direzione dell’evidente diedro grigio. La sosta si trova circa 5 metri sopra l’attacco del diedro, nascosta dalla sua base. Tiro nel complesso facile, attenzione solo al tratto in discesa. 30m, II.

Martina si gode il panorama prima del traverso della decima lunghezza, II.

L’undicesimo tiro prosegue nel diedro, abbandonandolo dopo pochi metri a favore della parete di sinistra dove è evidente una coppia di cordoni neri penzolante ai piedi di una lama. Superati questi si prosegue seguendo la lama che riporta nel diedro seguendolo fino quasi al termine dove una fessura grigia inizia ad obliquare verso sinistra. Qui, un passaggio deciso, permette di seguire ed oltrepassare la fessura, poco proteggibile nella parte inferiore, e continuare su rampetta più facile che esce su cengia. Un grosso masso permette di attrezzare la sosta. Bel tiro, finalmente tutto o quasi su roccia solida. Per proteggere la fessura sono necessari friends molto grandi. 33m, IV.

Martina negli ultimi metri dell’undicesimo tiro, IV.

La dodicesima ed ultima lunghezza segue la bella e lavorata placchetta che sale subito a sinistra dell’evidente diedro sulla parete opposta alla sosta. L’arrampicata è davvero piacevole, peccato solo che la placca sia corta. Giunti in vetta si procede verso destra in cresta, dapprima solida ed in seguito più delicata. Al termine della cresta è presente il cordone per la sosta. 38m, III+.

Simone giunto in cresta, III+.

Linea mediocre su cui solo pochi tiri si salvano. La roccia è sempre da valutare e nel complesso non ci sono passaggi che meritano di essere ricordati. Bello il panorama e la tranquillità della zona sia in parete che in uscita dove si sbuca in paesaggio lunare.

Via Stuflesser

Il gruppo del Cir è più famoso per le sue camminate tranquille e per le sue ferrate piuttosto che per l’arrampicata, eppure le sue pareti ospitano itinerari divertenti con avvicinamento relativamente breve. Uno di questi è la via “Stuflesser” che sale la parete ovest del Grande Piz da Cir tra belle placchette, canali, diedri ingaggianti ed un traverso delicato.

Il primo tiro sale il largo canale iniziale stando alla sua base fino a raggiungere il masso incastrato con annesso cordone. Qui inizia a salire verticalmente usando entrambe le pareti per una bella progressione in opposizione che permette di rimontare il masso e proseguire nel canale. Si passa sotto ad un altro sasso incastrato sopra il quale è presente la sosta su due chiodi recenti. Per raggiungerla è necessario girarsi di 180° e continuare in opposizione tra le pareti fino a rimontare. Attenzione ai sassi presenti nel canale detritico la cui traiettoia, in caso di smottamento, collide giusto giusto con la testa dell’assicuratore. 18m, IV.

Simone all’inizio della via, IV.

La seconda lunghezza risale la placchetta sulla parete opposta rispetto ai chiodi di sosta per poi proseguire in traverso a sinistra fino a scollinare e cambiare versante. I primi metri in placca sono delicati, la roccia non è ottima e la prima protezione, una clessidra bianca, abbastanza distante. Raggiunta quest’ultima inizia il traverso su roccia gialla, anche questa poco stabile, ma ben protetto grazie a clessidre con cordoni e spit aggiunti di recente ex novo. Come per ogni traverso le attenzioni maggiori sono rivolte al secondo di cordata. Alla fine del traverso una bella rampa compatta porta sul versante opposto della parete dove è presente uno spit per la sosta. 12m, IV+.

Simone alla fine del traverso della seconda lunghezza, IV+.

Il terzo tiro torna a salire verticalmente lungo belle e solide placconate esposte. Dalla sosta ci si sposta ancora verso sinistra per un paio di metri fino ad una nicchia che si lascia sulla sinistra. Le belle placconate che si mostrano davanti a noi sono piacevoli da salire, caratterizzate da lame e buchetti, e portano in breve ad un’altra grande nicchia in prossimità dello spigolo della parete dove si sosta su due cordoni. Lungo il tiro sono presenti solo 2 cordoni su clessidre ma è possibile integrare. 24m, IV.

Martina sul terzo tiro, IV.

La quarta lunghezza è estremamente breve ma consente di evitare di generare troppo attrito sul tiro precedente oppure lungo quello successivo. Si sale il diedro appoggiato, che si sviluppa di molto a sinistra rispetto alla sosta, al centro del quale penzola un evidente cordone nero. Qua le difficoltà maggiori: all’altezza del cordone si esce dal diedro sulla parete di sinistra con passo ricercato e leggermente atletico. Si giunge qindi sul terrazzo superiore dove è presente uno spit con maglia rapida. Si inizia ora un breve traverso sulla cengia e ci si ferma all’evidente cordone bianco da utilizzare come sosta. 15m, IV.

Simone all’inizio della quarta lunghezza, IV.

Il quinto tiro conclude il breve traverso verso sinistra fino ad incontrare una clessidra con cordone. Da qui prosegue in verticale su ottima roccia e placconate fino alla base di un canale dove è presente un cordone rosso. La linea originale evita questo canale passando per la placca di destra ma come variante è possibile salire direttamente il canale senza particolari difficoltà. Abbiamo personalmente optato per quest’ultima soluzione visto che è anche facilmente proteggibile e dona all’itinerario anche una continuità come grado. Al termine del canale si prosegue in verticale puntando ai cordoni soprastanti senza però raggiungerli. Circa 5 metri più in basso di questi, infatti, è presente un golfaro con cordone bianco annesso, sulla destra, sul quale attrezzare la sosta. 32m, IV.

Martina in arrivo a S5, IV.

La sesta lunghezza è la più bella di tutto l’itinerario e risale l’evidente canale che a guardarlo dal basso incute leggero timore ma che nella realtà ospita numerose prese ed offre un’arrampicata atletica e di soddisfazione. Piuttosto delicata, a livello di passaggi, è invece la placchetta da affrontare per raggiungere il canale: dalla sosta non salire verticalmente ma spostarsi verso sinistra dove una solida rampetta conduce alla base della placca. Ignorando il chiodo nero in alto a destra ci si sposta sulla verticale del cordone bianco che si raggiunge con passi in aderenza. Si prosegue verso il prossimo cordone viola e quindi all’attacco del canale: qui un passo atletico consente di entrarci all’interno e continuare con una serie di balzi ben appigliati fino a che non muta in diedro più facile. Concluso anche il diedro ci si trova su di una rampetta sassosa che obliqua verso destra al termine della quale si trova un anello di sosta. Tiro davvero meritevole, da goderselo a fondo in ogni suo passaggio. 25m, IV+.

Simone superata la placca iniziale del sesto tiro, IV+.

L’ultimo tiro è breve e conduce all’uscita della via poco sotto il sentiero della ferrata che porta in cima al Grande Piz da Cir. Si parte oltre la sosta su bella placchetta compatta, senza particolari difficoltà, fino a raggiungere uno spit. Si entra ora in un poco accennato canale che si segue giusto qualche metro per uscirne subito sulla sinistra dove una placca compatta e bella conduce al terrazzino sommitale dove è presente la sosta oltre l’ultimo spit. 12m, IV+.

L’ultimo tiro, IV+.

Nel complesso una linea divertente dalle difficoltà tutto sommato contenute anche se il IV+ sta stretto su qualche passaggio. A parte il secondo tiro, sul resto della via la roccia è ottima, bisogna solo prestare attenzione qua e la a qualche presa ballerina.