Jumbo-Jet

Gennaio 2023. È da un po’ di tempo che ammiriamo le foto di questa bellissima cascata sita in Val Gardena, tanto che il suo nome ci rimbomba in testa ogni volta che si parla di possibili uscite su ghiaccio. Jumbo-jet… A forza di nominarla è giunta finalmente l’ora di andare a ripeterla! Per ridurre al minimo le probabilità di trovare cordate ci prendiamo il lusso di prendere un giorno di ferie e di partire presto di prima mattina. Raggiungiamo il parcheggio che ci sono già alcune macchine. Ci prepariamo, lasciando a valle le ciaspole per via della poca neve presente, e ci incamminiamo con i frontali. La valle sembra ancora dormire e mano a mano che ci addentriamo il silenzio si fa più intenso. Quando finalmente la luce del primo mattino inizia ad arrivare la valle ci incanta con le cascate “Flauto Magico” e “Piovra” che accompagnano per un po’ il nostro cammino. Raggiungiamo l’imbocco della val da Litries dove le pendenze aumentano, così come la neve al suolo. Mannaggia a chi ha avuto l’idea di lasciare le ciaspole al parcheggio! La salita è faticosa e le gambe iniziano ad essere stanche ma la cascata è in vista e ci da la carica per lottare ancora un po’ per raggiungerla. In 4 ore ne siamo al cospetto, non male rispetto alle 2 preventivate…

Le evidenti cascate, separate da lunga cengia, dove si sviluppa la linea.

Il primo tiro, il più facile sulla carta, permette di vincire lo zoccolo basale che porta alla cengia dove attacca la cascata vera e propria, un’ottantina di metri più a destra. La fatica dell’avvicinamento si sente ed il ghiaccio molto secco dei primi metri rallenta la progressione. La spaccosità del manto ci costringe a dare sempre due o tre colpi prima di affondare le picche. Saliamo leggermente verso destra dove la situazione migliora sensibilmete velocizzando la salita che culmina su uno stretto nevaio antecedente ad una seconda sezione ghiacciata. Questa è breve e porta, senza difficoltà rilevanti, direttamente ad una grande cengia dove la presenza di abbondante ghiaccio permette di inserire solide viti facilitando le operazioni di sosta. 30m, IV.

Stefano impegnato sul primo tiro, IV.

La seconda lunghezza prosegue lungo la cengia in direzione della cascata principale. La cengia non è molto larga e lungo la progressione si passano un paio di punti particolarmente esposti dove è necessario prestare maggiore attenzione. Dopo poco si incontra la sosta di calata che si oltrepassa aggirando un pendio verso destra, viso a monte, portdandosi così ai piedi dell’impressionante colata ghiacciata. Tiro di congiungimento, 80m.

Al cospetto della cascata principale al termine del tiro di congiungimento.

Il terzo tiro affronta maestosamente la cascata formata da grosse meduse sulla parte di sinistra e da candele su quella di destra. Al centro invece è formato una specie di diedro che decidiamo di salire visto che sulla sinistra sgocciola allegramente e, nonostante le temperature siano basse, pare scorra ancora un bel flusso al di sotto. Il ghiaccio superficiale è comunque ottimo e solido. Dopo una decina di metri di buoni agganci e buoni piedi dove scaricare, la verticalità inizia a farsi sentire costringendo ad una progressione più continua e senza evidenti riposi. Piazziamo qualche vite e tiriamo un po’ il fiato prima di proseguire lungo una sezione caratterizzata da piccoli cavolfiori che, nonostante siano piuttosto minuti, aiutano a sghisare ogni tento sentendo una parvenza di stabilità sotto i piedi. Abbandoniamo leggermente la verticale, cercando di rimanere più all’asciutto possibile, spostandoci leggermente verso sinistra fino ad uscire su sezione leggermente più appoggiata ma composta da strato superiore plastico. Da qui ci rispostiamo verso destra dove il ghiaccio pare migliore giungendo in vista della sosta una decina di metri più in alto. Proseguiamo ora più agevolmente fino a pochi metri dalla sosta dove è necessario uscire con alcuni passi su roccia per raggiungerla. L’operazione non è per nulla semplice e decidiamo di parcheggiare momentaneamente le picche sul ghiaccio per afferrare un discreto rovescio con le mani e giungere in sosta tramite movimento finale delicato. 40m, V+.

Progressione lungo la cascata rincipale, V+.

Valutate le condizioni decidiamo di fermarci qui e di non proseguire sull’ultimo tiro che dal basso appare poco formato e piuttosto roccioso. Recuperiamo il compagno e ci prepariamo per la discesa, annacquati e con le membra che inizano a congelare. Tremolanti tocchiamo e ci rincamminiamo a tutto gas verso la Vallunga raggiungendo la macchina dove finalmente possiamo asciugarci e scaldarci. Rientrati a casa rimane il ricordo di una splendida giornata su una cascata stupenda ma che avresti voluto fosse un po’ più lunga. La formazione ha comunque un fascino particolare e l’ambiente che la circonda non è da meno.

Hruschka

Tornati dopo un po’ di tempo in Dolomiti per il weekend di ferragosto decidiamo di salire qualcosa che ci occupi gran parte della giornata visto che anche il meteo sembra essere dalla nostra parte, con qualche nuvola sparsa prevista il primo mattino e più soleggiato in seguito. La scelta ricade sulla via “Hruschka” al Col Toronn, 17 tiri che conducono sul bellissimo e lunare altopiano del Puez dove si può godere di una bellissima vista a 360° sulle Dolomiti.

Il primo tiro rimonta le facili roccette a destra del canale che si passa immediatamente giungendo dalla clessidra di inizio via posta sulla parete opposta rispetto a quella di salita. I primi metri sono semplici ed in breve si raggiunge un pianerottolo detritico dove la linea prosegue di poco sulla sinistra, dettata da una coppia di clessidre non poco distanti dal canale. Il muretto che si intrapone tra noi e la prima sosta è bello e compatto, la roccia sana e l’arrampicata divertente. Raggiunto un chiodo si prosegue per vago diedro fino a raggiungere gli strapiombi gialli che impediscono di proseguire ulteriormente. Qui un ultimo cordoncino un po’ malandato invita ad un traverso verso sinistra dove è possibile intravedere il chiodo cementato della sosta al di sopra di un piccolo pulpito che si rimonta con qualche difficoltà visto che lo strapiombetto chiude leggermente il passaggio. 40m, III+.

Simone lungo il primo tiro, III+.

La seconda lunghezza riparte in direzione del canale di sinistra dove lo strapiombo è più dolce e si lascia superare facilmente. Il passaggio è molto bello su solide lame che permettono di rimontare obliquando leggermente verso destra senza però allontanarsi troppo dal canale. Questo infatti torna ad essere protagonista per il secondo tratto del tiro dove muta in un divertente camino bello appigliato che si raggiunge e si segue per la sua interezza fino a che termina all’interno di un secondo canale decisamente più largo. Si cammina ora verso sinistra seguendo il canale senza difficoltà fino ad incontrare, verso la fine, una clessidra dove è possibile sostare. 25m, IV-.

Martina infreddolita in arrivo alla seconda sosta, IV-.

Il terzo tiro oltrepassa il canale portandosi ai piedi di una placconata grigia. La progressione è davvero meritevole vista anche la qualità della roccia che trasmette sempre un piacevole senso di sicurezza. La linea delle clessidre, con cordone in loco, porta in prossimità di uno strapiombo nero che si evita parzialmente aggirandolo sulla destra e che si rimonta, in corrispondenza di un cordone, con passo deciso. Si prosegue ora rientrando sulla verticale di sinistra lungo muretto articolato, oltrepassando una coppia di cordoni su unica clessidra e raggiungendo lo spigoletto della parete che si affaccia su di un profondo canale. Dove quest’ultimo risulta traversabile è posizionata la sosta su cordone. 40m, IV.

Il bel muretto del terzo tiro, IV.

La quarta lunghezza supera il camino portandosi alla base di una grande lama dove penzola un evidente cordoncino. Superata questa si prosegue in verticale in direzione di un secondo cordone che si raggiunge attraverso una serie di brevi terrazzini detritici che non offrono particolare soddisfazione. Superata la clessidra gli ultimi terrazzini che conducono alla base di una coppia di placconate. Ignorando quella di destra si sale lungo quella più verticale seguendo la linea dettata dagli ultimi due cordoncini del tiro. Anche qui l’arrampicata è divertente e su buona roccia ed in breve si arriva alla coppia di evidenti spuntoni dove si attrezza la sosta attorno al primo dei due. 40m, IV-.

Gli ultimi metri della quarta lunghezza, IV-.

Il quinto tiro riparte raggiungendo il secondo spuntone dove, sulla parete subito alla sua destra, è presente un cordone nascosto. Si prosegue in verticale ancora per una manciata di metri prima di iniziare un lungo traverso verso sinistra che oltrepassa il largo canale detritico in direzione di un cordone arancio (visibile anche dalla sosta precedente). Inizialmente, lungo il traverso, si superano due cordoncini in serie prima di raggiungere il canale vero e proprio. Questo è composto quasi esclusivamente da massi mobili i quali rendono la progressione molto instabile ed abbastanza pericolosa. La pendenza fortunatamente non è troppo elevata ed al netto di qualche passo instabile si raggiunge la parete oltre il canale senza ulteriori difficoltà. Rimontato un piccolo pulpito si sosta su anello cementato con cordone arancio penzolante. 40m, III.

Simone in sosta una volta attraversato il canale, III.

La sesta lnghezza entra nel canale a sinistra della sosta con passo iniziale fisico ma su buone prese. Il canale qui è molto ampio e lo si segue mantenendo sempre la sinistra e superando così un primo cordone verso metà ed un secondo cordone più minuto in vista del masso incastrato sul camino soprastante. Proprio in corrispondenza del masso si trovano le difficoltà maggiori della lunghezza. Qui è infatti necessario passare alla destra del masso entrando così all’interno dello stretto camino che si sale senza molte possibilità di manovra visto che ci si trova belli incastrati al suo interno. La progressione risulta quindi un continuo strusciare sulle pareti del camino fintanto che questo non si allarga leggermente consentendo di arrampicare con più facilità. Si prosegue lungo il muretto sprotetto fino a che non si vince uscendone sulla sinistra. Si risale ora il masso di destra per raggiungere la sosta da attrezzare unendo 2 cordoni. Visto lo stretto passaggio è bene valutare le dimensioni prima di rimanere incastrati ed in caso passare senza zaino recuperandolo in seguito! 34m, IV.

Martina in procinto di strisciare attraverso il caratteristico buco della sesta lunghezza, IV.

Il settimo tiro prosegue lungo la parete oltre la sosta con bella arrampicata su roccia sempre ottima. Dopo un tratto iniziale abbastanza verticale la parete si appoggia leggermente entrando prima all’interno di un canalino appena accennato per poi uscirne sulla destra in corrispondenza di un bel diedro a lame che si segue rientrando così verso sinistra al di sotto di una nicchia. Senza ulteriori difficoltà si vincono gli ultimi metri che conducono al terrazzino di sosta. Tiro bello e con linea evidente grazie ai numerosi cordoni a parete. 43m, IV.

Martina sul settimo tiro, IV.

L’ottava lunghezza continua aggirando inizialmente il tettino sopra alla sosta passandoci alla destra. Rimontato nel punto meno pronunciato si entra in un canale ascendente che si sviluppa verso sinistra e che in breve muta in rampa portandosi verso lo spigolo della parete. Non lasciarsi ingannare dai camini verticali che si vedono dalla sosta che, seppur meritevoli ed invitanti, portano fuori via. Raggiunto lo spigolo della parete si trova un cordoncino nascosto che si lascia sulla sinistra per proseguire all’interno del diedro di destra. Molto bello è il passaggio che conduce sullo spigolo sinistro del diedro, all’altezza di un chiodo grigio, che consente di approcciare la placchetta finale che in breve porta alla nicchia di sosta dove è sito un chiodo cementato. Ricordarsi di allungare bene le protezioni a parete perchè, nonostante la brevità della lunghezza, l’attrito al termine è notevole visto il giro che fa la corda. 34m, IV.

Il termine dell’ottava lunghezza, IV.

Il nono tiro prosegue a destra della nicchia di sosta oltrepassando un semplice muretto che conduce ad una rampetta che ascende sempre verso destra.Qui si sale senza percorso obbligato per alcuni metri cercando sempre la roccia migliore che in questa sezione di via non è molto sana. La roccia più solida la si trova sulla crestina di sinistra che si segue con arrampicata facile fino a scorgere l’anello di sosta al di sopra di una stretta cengia chiusa da due muretti gialli. Spostandosi ora verso sinistra si aggirano a piacimento gli ultimi massi e si raggiunge la fine del tiro. 26m, III+.

In arrivo alla nona sosta, III+.

La decima lunghezza entra nell’evidente canale subito a sinistra della sosta che si abbandona quasi immediatamente a favore del pilastrino di destra, decisamente più interessante, dove è sito un cordone. Terminato il pilastro si oltrepassa la forcellina e si prosegue lungo la parete successiva in direzione di un secondo cordone. Raggiunto un breve pianoro si piega di molto verso destra puntando verso lo spigolo della parete. Anche qui la linea è dettata da una coppia di cordoni ben visibili ed in breve si esce sul pendio ghiaioso sommitale. Rimanendo bassi si traversa sino al bordo della parete dove si trova il cordone di sosta a ridosso della fonda gola che separa la parete principale dal torrione di destra. 35m, III+.

Martina in arrivo sulla cresta al termine della decima lunghezza, III+.

L’undicesimo tiro si avventura lungo il pendio in direzione del grosso masso che antecede la paretina successiva. Questo si raggiunge senza particolari difficoltà visto che la pendenza consente una camminata agevole nonostante il manto detritico che compone il pendio. Arrivati alla base del muretto lo si sale, senza percorso obbligato, prestando attenzione alla qualità della roccia non eccelsa e raggiungendo così la cima erbosa. Si cammina in direzione della cresta principale mantenendosi costantemente lungo il bordo destro della parete fino ad incontrare un cordone in corrispondenza di un ometto una decina di metri prima della parete successiva. 45m, III+.

Il panorama visto dall’undicesima sosta, III+.

La dodicesima è una lunghezza di trasferimento. Dalla sosta ci si incammina in direzione della cresta principale lungo terreno prativo e, una volta raggiunta, si discende nel versante opposto fino ad incontrare un cordoncino subito prima di un canale che risale verso destra. Qui si sosta. 45m, I.

Il camminamento della dodicesima lunghezza, I.

Il tredicesimo tiro entra nel canale a sinistra della sosta lungo roccette rotte non molto stabili. Alla ricerca della roccia migliore si mantiene la destra del canale fino a che questo termina su breve terrazzino caratterizzato da una coppia di grossi massi incastonati. Sfruttandoli come protezioni rapide si oltrepassano entrando in un secondo canale che sale verso sinistra. Qui la roccia è quello che è e non è raro smuovere massi al passaggio o al solo strisciare delle corde. In breve si raggiunge una piccola cengia che si segue per la sua interezza fino a scorgere, sulla destra, un cordone dove ci si ferma ad attrezzare la sosta. 35m, III.

Martina lungo il tredicesimo tiro, III.

La quattordicesima lunghezza inizia a sinistra della sosta rimontando un breve muretto giallo immediatamente chiuso da pronunciato strapiombo che impedisce la progresione. Si esce quindi verso sinistra aggirando la parete con passo delicato che conduce prima ad un terrazzino ed in seguito sullo spigolo della parete successiva che si raggiunge vincendo il breve diedro di sinistra. Lo spigolo è molto esposto e scenico e l’arrampicata è tecnica lungo tutta la lunghezza. Raggiunta la crestina sommitale si attrezza la sosta attorno ad un grosso cucuzzolo sulla destra. 30m, IV.

Martina sullo spigolo della quattordicesima lunghezza, IV.

Il quindicesimo tiro prosegue lungo la crestina frastagliata rimanendone costantemente sulla sinistra fino a quando questa non termina in corrispondenza di una forcelletta. L’arrampicata consiste in un lungo traverso rasente lo spigolo della parete. La qualità della roccia non è nemmeno qui delle migliori ed è necessario prestare particolare attenzione a quello che si tiene ma soprattutto a dove si poggiano i piedi. Lungo il tratto non sono presenti protezioni ma è possibile mettere qualche cordino attorno ai pilastrini, più o meno stabili, presenti. Terminata la cresta si sosta su anello qualche metro prima della forcella che separa la paretina finale. 34m, II.

La sedicesima lunghezza non pone opposizioni particolari. Si tratta di una lunga camminata dove la difficoltà maggiore è rappresentata dal terreno detritico e scosceso. Dalla sosta si prosegue verso l’evidente forcella, che antecede l’ultimo tiro, oltrepassando un cordone attorno a clessidra prima di raggiungerla. Prestando attenzione a non perdere l’equilibrio si attraversa ora la stretta forcella e si raggiunge la base della parete successiva la cui roccia, almeno nella parte bassa, lascia molto a desiderare. Si risale lo zoccolo per alcuni metri fino a giungere in corrispondenza di un chiodo dove la parete si verticalizza. Qui si attrezza la sosta. 30m, II.

Simone poco prima della forcella della sedicesima lunghezza, II.

L’ultimo tiro torna a salire lungo roccia sana e compatta snodandosi attraverso il bellissimo spigolo aereo ed esposto che si sviluppa oltre la sosta. Si parte risalendo ancora qualche roccetta rotta prima di raggiungere una placca fessurata che si segue uscendo direttamente sullo spigolo di destra che rampeggia in direzione di una pancia strapiombante che si raggiunge attraverso arrampicata piacevole e discretamente protetta. Questa viene aggirata sulla destra tramite passaggio particolarmente esposto e scenico visti i metri di vuoto sottostante. Questo è anche il passo chiave del tiro che si vince con convinzione portandosi così sul versante di destra che in breve si appoggia formando un grande canale detritico. Si attraversa il canale verso sinistra puntando ad un pilastrino che aggira nuovamente la parete. La roccia non è delle migliori verso il termine del pilastro e rimontarlo non è semplicissimo. Sopra di esso, ormai in cresta, è presente la comoda sosta finale. 40m, IV-.

Simone lungo il bel spigolo dell’ultimo tiro, IV-.

Via dallo sviluppo notevole, impegnativa più per il numero dei tiri che per i gradi dei singoli passaggi. La parte inferiore dellalinea presenta bella roccia compatta che diventa instabile solo una volta raggiunti i tiri in cresta. La linea è sempre evidente e le protezioni non mancano nei tratti chiavi ma è comunque indispensabile integrare quà e là. Nel complesso un bel viaggio per passare una piacevole giornata estiva.

Via Jahn

Le Odle, con i loro iconici prati che fanno da tappeto alle pareti dolomitiche, sono una frequentata attrazione grazie ai panorami da favola che è possibile ammirare con poco sforzo. In un soleggiato weekend di inizio luglio decidiamo anche noi di godere delle loro bellezze salendo la via “Jahn” sul Sas de Mesdì.

Il primo tiro approccia il pilastro appoggiato che si erge tra il canale più a sinistra e quello centrale. L’attacco della via non è semplice da scorgere ma l’obiettivo è quello di salire qualche metro fino a che non si trova un grosso cordone bianco a parete dove termina il primo tiro e si sosta. A parete non ci sono ulteriori riferimenti e raggiungerlo può risultare complesso se si sbaglia strada. Il cordone si trova qualche metro a sinistra dall’entrata di un evidente canale ben visibile già dalla base della parete. La roccia in questi primi metri lascia molto a desiderare e sono più le prese che si staccano che quelle che rimangono salde a parete. Fortunatamente le difficoltà sono basse ed in qualche modo si prosegue. 20m, III+.

Il pilastro del primo tiro, III+.

La seconda lunghezza traversa dalla sosta verso destra rimanendo bassi per raggiungere l’ingresso di un camino. Questo è particolarmente sporco e detritico al suo interno ma almeno le pareti esterne sono migliori e si sfruttano per la progressione. Dopo qualche metro in verticale ci si entra dentro seguendo il terrazzino fino a che il camino torna a risalire. Qui si rimane sulla parete compatta di destra e si raggiunge un secondo terrazzo dove, sempre sulla parete di destra, è presente un cordone bianco. Superato questo la roccia migliora nettamente rendendo gli ultimi metri su placca belli e divertenti. Raggiunto il termine del muro una larga cengia va attraversata completamente al fine di raggiungere l’evidente chiodo con cordone viola dove si sosta. 30m, IV.

In arrivo alla seconda sosta, IV.

Il terzo tiro riparte seguendo l’evidente fessura che si sviluppa a sinistra della sosta. Con bella arramicata su roccia solida si raggiunge in breve il termine della fessura dove inizia ad essere visibile un trio di cordoni sulla placconata di destra. Qui inizia infatti un bellissimo traverso su roccia ottima che ascende in direzione della sosta. Passato il secondo cordone si oltrepassa in spaccata un minuto canalino e si prosegue ancora verso destra sulla placca successiva. L’arrampicata è prevalentemente in aderenza ma con prese ed appoggi abbastanza marcati che rendono la traversata divertente e piacevole. Sebbene ancora bassi anche l’esposizione inizia a farsi sentire visto che ci si muove al di sopra di uno strapiombetto. Terminato il traverso si raggiunge una nicchia gialla poco prima di un secondo canale più evidente dove si sosta su chiodi. 25m, IV-.

Martina sulla bella placca del terzo tiro, IV-.

La quarta lunghezza prosegue sulla falsa riga di quella precedente, ancora in traverso lungo bellissima placconata appoggiata. I primi metri affrontano però un breve diedro molto appigliato che si raggiunge dopo aver attraversato un piccolo canale subito a destra della sosta. La linea è ben visibile grazie ad un evidente cordone violaceo a metà diedro. Rimontati sul pilastro di destra inizia ora il traverso che subito supera un secondo cordone e si incammina verso lo spigolo della parete. Raggiunto uno spuntone si sale poco in verticale fino ad un chiodo dove si torna ancora a destra su minuta cengia fino a trovarsi al di sotto di uno strapiombo giallo decisamente marcio. Lo si raggiunge e si sosta sul chiodo prima del suo termine destro. 23m, IV.

L’inizio della quarta lunghezza, IV.

Il quinto tiro ospita i passaggi più duri di tutto l’itinerario che si svolgono lungo roccia scadente ed aggirano sulla destra il marcato tettino sopra la sosta. Si inizia un breve traverso in direzione dello spigolo della parete fino a che il tetto termina in corrispondenza di un vecchio chiodo arrugginito che dovrebbe proteggere il passaggio successivo. Purtroppo la qualità della roccia è quella che è ed è arduo anche inserire protezioni rapide nella fessura sotto il tetto visto che si frantuma solo a guardarla. Fortunatamente la parete di destra è leggermente migliore ed una marcata lama aiuta a superare, con passaggio fisico, il muro verticale ed uscire sul terrazzino sommitale. A metà muro è presente un secondo chiodo che, a detta di alcune relazioni, si potrebbe usare per azzerare il passaggio. A nostro avviso sarebbe meglio non farci troppo affidamento. Giunti sul terrazzino si prosegue leggermente verso sinistra, senza risalire troppo il canale, fino ad incontrare un chiodo sulla parete di destra dove si sosta. 15m, V.

Gli ultimi metri del quinto tiro, V.

La sesta lunghezza riparte concludendo il canale a sinistra della sosta raggiungendo così una bella placconata leggermente appoggiata. Questa si risale senza difficoltà particolari fino ad incontrare una piccola cengia che si segue verso sinistra per qualche metro prima di tornare a salire prima in verticale ed in seguito, raggiunto un chiodo alla base di una lama gialla, in traverso verso destra in direzione dello spigolo della parete. Molto bello è il passaggio finale che permette di aggirare e rimontare in cresta. Senza ulteriori difficoltà si raggiunge la sosta su chiodo da rinforzare. 24m, IV+.

Martina in uscita sulla cresta, IV+.

Il settimo tiro prosegue oltre la sosta in verticale lungo le facili roccette che in poco tempo conducono su di un terrazzino. Qui si inizia ad obliquare verso sinistra per aggirare l’evidente tetto soprastante raggiungendo una grande clessidra da attrezzare. Si lascia quest’ultima sulla sinistra per proseguire brevemente verso destra e ritornare verticali in corrispondenza di un pilastrino che conduce ad una nicchia detritica. Traversando ora verso sinistra si affronta un passo delicato che porta all’interno di un canalino ascendente verso destra che si segue fino al termine dove si esce sulla parete di destra. Si prosegue ora attraversando fino a tornare in prossimità dello spigolo della parete dove, prima di raggiungerlo, è possibile intravedere i due chiodi dove poter attrezzare la sosta. 35m, IV.

Il traverso alla fine del settimo tiro, IV.

L’ottava lunghezza segue l’evidentissima fessura rossastra che si trova tra la verticale della sosta e lo spigolo di destra. La roccia dal basso potrebbe apparire marcia ma nella realtà è solida e tutta la progressione è sicura grazie al fatto che è possibile inserire molte protezioni rapide all’interno della fessura. Dalla sosta si traversa di poco verso destra e si raggiunge lo spigolo della parete che si abbandona praticamente subito in favore della fessura. Questa è molto bella e piacevole da salire ed anche l’esposizione inizia a farsi sentire visto che la sosta precedente è posta al di sopra di un tetto e sotto la parete non si vede. In breve si raggiunge il termine della fessura dove la roccia peggiora leggermente costringendo ad uscire sul pilastro di destra per salire sul terrazzino sommitale dove si attrezza la sosta. 30m, IV-.

La fessura rossastra dell’ottava lunghezza, IV-.

Il nono tiro riparte lungo la parete oltre il terrazzino di sosta formata per lo più da un susseguirsi di roccette compatte e molto manigliate. Proseguendo verso sinistra si costeggia un canalino rimanendo sulla placchetta laterale che, all’appoggiarsi della parete, muta in rampa mano a mano che si sale. Questa diviene presto più semplice proseguendo in direzione dello spigolo e giungendo ad una nicchia dove si sosta su chiodo. 40m, III.

La facile rampa al termine del nono tiro, III.

La decima lunghezza sale le ultime roccette prima della cresta che si raggiunge senza difficoltà proteggendosi, di tanto in tanto, sui molteplici spuntoni lungo il percorso. La cresta, inizialmente rocciosa, diviene presto prativa e pendente. La progressione risulta difficoltosa sia per il fondo scosceso ma soprattutto per via delle corde che, serpeggiando tra i cucuzzoli sommitali, generano un attrito importante. Alla fine della rampa prativa si sosta attorno a grosso masso. 40m, III.

La cresta sommitale, III.

Nonostante la linea termini ufficialmente qui è consigliabile rimanere legati e proseguire per un ulteriore tiro. Dalla sosta traversare verso destra aggirando le ultime rocce presenti. Si inizia quindi a discendere fino ad incontrare un canalino che si oltrepassa per giungere alla traccia del sentiero di discesa. Qui si attrezza la sosta e si recupera il compagno. 30m, II.

Gli ultimi metri prima del sentierino di discesa, II.

Bella via storica e poco frequentata con tratti interessanti. La qualità della roccia è mista e passa da tiri buoni a lunghezze più scadenti. Nel complesso però l’arrampicata è divertente e su difficoltà contenute anche se il percorso non è sempre evidente nonostante l’aggiunta di cordoni abbastanza recenti. Molto bello è il paesaggio a contorno, una meraviglia per gli occhi!

Via Adami/Bernardi

La “Parëi dl Ciastel” è una bassa fascia rocciosa poco oltre l’abitato di Selva Gardena, adatta a giornate incerte o per quando si ha poco tempo a disposizione. Una delle linee più facili è la via “Adami/Bernardi” che sale più o meno in centro alla parete in corrispondenza dell’evidente tetto, che viene aggirato sulla destra. I primi 3 tiri fanno parte della via “Rosa” e sono attrezzati a spit mentre gli ultimi 3 hanno uno stampo più alpinistico con cordoni e vecchi chiodi.

Il primo tiro risale una sequenza di facili roccette disturbate non poco dall’erba presente. Si giunge presto al di sotto di una paretina gialla che si aggira verso destra su roccia grigia e più solida. Ora l’arrampicata si fa più verticale e anche la roccia migliora in corrispondenza di un muretto nero che sale leggermente verso sinistra. Con passi ponderati e mai banali si giunge alla base di un diedro dove inizia un traverso verso destra che conduce alla sosta. Il primo passo del traverso, per rimontare la piccola cengia, è un po’ ricercato ma poi prosegue più facile. 33m, V.

Simone sul primo tiro, V.

La seconda lunghezza prosegue a sinistra della sosta su parete nera verticale, almeno per il primo tratto. Anche qui la presenza di erbetta disturba la salita ma la roccia, seppur rotta, risulta solida. Dopo un difficile passo ben protetto si giunge ad una breve e facile rampetta che obliqua verso destra fino a collidere con il piccolo strapiombo soprastante che si supera nel punto di minore esposizione con passo atletico. Oltrepassato quest’ultimo si torna a sinistra, senza ulteriori difficoltà, fino alla sosta su anello e spit con maglia rapida. 19m, V.

Martina al termine della seconda lunghezza, V.

Il terzo tiro discende per pochi metri verso destra per poi tornare a salire su facili roccette con arrampicata per lo più monotona e poco interessante. Solo un breve tratto, nella prima parte della lunghezza, richiede un po’ di attenzione ma per il resto le difficoltà sono molto contenute. Dopo poco tempo si arriva, obliquando costantemente verso destra, alla sosta attrezzata con catena ed anello. 25m, V.

L’inizio del terzo tiro, V.

Inizia ora la parte alpinistica della salita: un bel traverso verso destra permette di aggirare elegantemente il grande strapiombo soprastante. La linea è abbastanza chiara ed evidente, dettata dai cordoni bianchi che si susseguono uno dopo l’altro. Per raggiungere il primo è necessario alzarsi leggermente verso destra fino alla base dello strapiombo. Da qui si prosegue in leggera discesa, sempre verso destra, superando dapprima un chiodo ed in seguito un altro cordone per finire con un ultimo chiodo. Aggirata la parete è presente la sosta su anello cementato. Nel complesso il traverso, particolarmente esposto, è molto bello seppur breve. Gli appigli sono ottimi sia per mani che per piedi. 15m, IV.

A metà del breve traverso, IV.

Il quinto tiro supera lo spigolo a destra della sosta con arrampicata atletica ma su buone prese. Prosegue rimanendo al di sotto del tettino e traversando la sua base fino a che muta in un muretto compatto che si sale senza troppe difficoltà fino alla base di uno stretto camino dove è presente un cordone bianco attorno ad un masso incastrato. Qui si può decidere se affrontare il camino direttamente oppure salire sulla paretina di destra con difficoltà analoghe. Si esce su prato e si oltrepassa, sulla sinistra, un gruppo di arbusti oltre il quale è presente un cordone bianco dove si sosta. 23m, IV+.

Simone all’inizio del quinto tiro, IV+.

L’ultima lunghezza non è altro che una rampetta erbosa che conduce al sentiero di discesa. Lungo la via è presente solamente un cordone. In generale si cerca di stare il più attaccati possibile alla roccia, almeno con le mani, e di sfruttare i terrazzini sassosi con i piedi. L’ultimo tratto abusa anche di un povero ginepro per raggiungere la sosta tanto è pendente e scivoloso il prato. 15m, I.

L’infido praticello dell’ultima lunghezza, I.

I primi 3 tiri della via si svolgono senza grandi emozioni su roccia buona ma troppo spesso disturbata dalla vegetazione. Gli ultimi 2, di roccia, sono invece meritevoli: bello ed estetico il traverso esposto del quarto tiro ed anche l’uscita sulla cengia erbosa finale merita. L’ultimo tiro è pressochè incolore. In ogni caso la via risulta essere una valida alternativa in previsione di salite più impegnative.

Via della Rampa

A Trento, come in tutta Italia, si muore dal caldo e l’unico refrigerio lo si può trovare in quota. Questa volta ci dirigiamo sul Passo Gardena cercando di evitare l’ondata di turisti del weekend di ferragosto. Visto che la giornata sarà splendida non risparmiamo di certo sulla lunghezza della via e la scelta ricade sulla “Via della Rampa” alla parete sud-ovest della cima occidentale del Sas Ciampac.

Il primo tiro della via risale verticalmente una bella placca che corre subito sopra alla nicchia gialla di inizio salita. La solida e compatta placchetta iniziale lascia subito spazio, purtroppo, a rocce più frastagliate e tratti erbosi. Alla ricerca del tracciato migliore si prosegue in direzione di un facile ed evidente canalino, sulla destra, al termine del quale si trova una clessidra con cordone. Da qui un breve e facile traverso verso sinistra conduce alla sosta su cordone. 34m, IV-.

Martina sul breve traverso finale del primo tiro, IV-.

La seconda lunghezza risale il diedro compatto oltre la sosta con bei movimenti su buona roccia. Anche qua l’illusione di una certa continuità dura poco e si torna subito a ravanare tra terrazzini e massi instabili. Oltre il diedro si piega leggermente a destra entrando in un paio di canali che si susseguono fino ad un trittico di spuntoni. I primi 2 staccati e precari, il terzo ospita un cordone ed una maglia rapida per la sosta. Per rendere il tiro più brioso noi siamo passati a sinistra dei canali su placchette più verticali e facilmente proteggibili. 32m, IV.

Simone all’inizio della seconda lunghezza, IV.

Il terzo tiro prosegue a destra della sosta, oltre la nicchia ed in corrispondenza di una crestina caratterizzata da una serie di spuntoni appena accennati. Si raggiunge un’ulteriore nicchia che si oltrepassa verso destra e si continua in verticale fino ad una coppia di nicchie alla sinistra delle quali è presente un cordone per la sosta. Nel salire prestare attenzione a non spostarsi troppo a destra in quanto sono presenti altre 2 nicchie come quelle dove è attrezzata la sosta che possono trarre in inganno. Insomma, nicchie ovunque. 45m, III.

Martina al termine del terzo tiro, III.

La linea della quarta lunghezza è di facile individuazione: segue gli strapiombi soprastanti rimanendo sulla placchetta e seguendola verso destra fino a trovare una clessidra con cordone nero. Da qui in verticale fino a che la placca non termina ed incrocia un canale che sale dalla destra. Superato il canale nel punto più alto, che è anche quello più stretto, si termina la placchetta obliqua che ci si trova di fronte rimanendo il più a destra possibile per usufruire della roccia migliore. Oltrepassato lo spigolo della parete si trova il cordone di sosta. 50m, III+.

Giochi di luci ed ombre a metà della quarta lunghezza, III+.

Per roccette facili il quinto tiro prosegue alla destra della lama fino a mutarsi in terrazzino ghiaioso che porta al diedro posto sulla parete opposta. Ignorare il diedro di sinistra e proseguire su quello centrale, su roccia discutibile, fino ad incontrare un masso incastrato. Data la qualità della roccia è consigliabile proteggersi il più possibile prima di affrontare il passaggio oltre il masso (che probabilmente è più del IV dichiarato). Con passo non semplice in spalmo si raggiungono i terrazzini soprastanti che si seguono verso destra, obliquando, fino a raggiungere una cengia più ampia dove sono presenti due chiodi arancioni su cui poter attrezzare la sosta. 50m, IV.

Le facili roccette all’inizio del quinto tiro, IV.

La sesta lunghezza rimonta la piccola pancia nel suo punto più debole: completamente a destra. Da qui si prosegue in verticale, senza percorso obbligato, passando per una serie di canali fino a raggiungere una rampetta sassosa ed anonima che obliqua verso sinistra. Tra un’imprecazione e l’altra per l’attrito che producono le mezze strisciando contro le pareti si raggiunge la fine della rampa dove due spuntoni, alla sinistra del largo canale, invitano alla sosta. 40m, IV.

Il settimo tiro oltrepassa il canale e si dirige verso l’evidente nicchia gialla. La roccia nella nicchia è di scarsa qualità ma ospita due bei buchi che consentono di alzarsi quanto basta per spostarsi sulla placchetta di sinistra dove la roccia è decisamente migliore. Proseguendo ora verso destra si rimontano una serie di roccette e si giunge ad una larga cengia che si segue verso destra. Arrivati più o meno a metà si torna a salire sulla parete di sinistra per qualche metro fino ad intravedere un cordone sito all’interno di una nicchia. Qui si sosta rafforzando il cordone presente con le altre clessidre a parete. 35m, IV.

Simone superato il tratto marcio del settimo tiro, IV.

L’ottavo tiro sale per pochi metri verticalmente dalla sosta precedente per poi iniziare a traversare verso sinistra. La traversata non presenta particolari difficoltà e termina in una nicchia alla base di una canalino. Nella parte superiore della nicchia è presente un chiodo che indica l’inizio del tiro successivo. E’ possibile attrezzare la sosta nella nicchia o subito prima di essa. Tiro breve con difficoltà contenute. 20m, III+.

Il nono tiro è, assieme agli ultimi due, uno dei più belli di tutta la salita. Dalla sosta si discende verso sinistra, giusto un paio di metri, fino ad arrivare alla base del diedro/canale che sale verticale. Dopo un primo tratto poco proteggibile ma su buona roccia ci si trova alla base di uno stretto camino, con masso incastrato e cordone penzolante. Non lasciarsi ingannare da quest’ultimo e abbandonare appena possibile il camino verso sinistra per giungere ad una placca con chiodo alla base. Proseguendo su roccia molto solida si incontra in breve un altro chiodo che determina l’inizio di un passo più difficile rispetto alla media della via: con poche prese per le mani e con i piedi sul paretine opposte si sfrutta la fessura di destra per rimontare. La linea prosegue ora rientrando nel camino dove un trittico di sassi appoggiati aiuta ad uscire in cengia che si segue fino alla forcella dove è attrezzata la sosta. 33m, IV.

Il cordone penzolante della nona lunghezza, IV.

Ignorando il diedro di sinistra la decima lunghezza prosegue aggirando verso destra la parete e continuando lungo semplice rampa che porta ad un’altra forcelletta. Qui si discende per 2 metri e si prosegue in direzione dell’evidente diedro grigio. La sosta si trova circa 5 metri sopra l’attacco del diedro, nascosta dalla sua base. Tiro nel complesso facile, attenzione solo al tratto in discesa. 30m, II.

Martina si gode il panorama prima del traverso della decima lunghezza, II.

L’undicesimo tiro prosegue nel diedro, abbandonandolo dopo pochi metri a favore della parete di sinistra dove è evidente una coppia di cordoni neri penzolante ai piedi di una lama. Superati questi si prosegue seguendo la lama che riporta nel diedro seguendolo fino quasi al termine dove una fessura grigia inizia ad obliquare verso sinistra. Qui, un passaggio deciso, permette di seguire ed oltrepassare la fessura, poco proteggibile nella parte inferiore, e continuare su rampetta più facile che esce su cengia. Un grosso masso permette di attrezzare la sosta. Bel tiro, finalmente tutto o quasi su roccia solida. Per proteggere la fessura sono necessari friends molto grandi. 33m, IV.

Martina negli ultimi metri dell’undicesimo tiro, IV.

La dodicesima ed ultima lunghezza segue la bella e lavorata placchetta che sale subito a sinistra dell’evidente diedro sulla parete opposta alla sosta. L’arrampicata è davvero piacevole, peccato solo che la placca sia corta. Giunti in vetta si procede verso destra in cresta, dapprima solida ed in seguito più delicata. Al termine della cresta è presente il cordone per la sosta. 38m, III+.

Simone giunto in cresta, III+.

Linea mediocre su cui solo pochi tiri si salvano. La roccia è sempre da valutare e nel complesso non ci sono passaggi che meritano di essere ricordati. Bello il panorama e la tranquillità della zona sia in parete che in uscita dove si sbuca in paesaggio lunare.

Via Giulia

Alla ricerca di una facile ascesa con poco tempo a nostra disposizione puntiamo lo sguardo verso le Mëisules alla ricerca di una corta proposta per passare una bella mattinata. Sulla Torre Orientale sale la “Via Giulia”, breve ma divertente salita prevalentemente lungo solide e compatte placconate su roccia per lo più ottima e difficoltà contenute. Cosa chiedere di meglio?

Il primo tiro risale verso le placchette fronte il chiodo con cordone che sancisce l’inizio della via, leggermente verso destra in direzione di un chiodo abbastanza visibile. Dal chiodo si rimonta il terrazzino di sinistra e si prosegue verticalmente seguendo la linea dettata da chiodi e cordoni. Si può sostare indistintamente qualche metro prima della grottina su due clessidre, oppure nella grottina stessa, altre due clessidre. Consigliamo la prima soluzione in quanto sarà visibile il compagno durante la rosecuzione del tiro successivo. 30m, IV+.

Martina sul primo tiro, IV+.

Il secondo tiro risale le rocce a destra della sosta attrezzata con cordoni su clessidre e poi prosegue su facili roccette verticali ben proteggibili fino ad arrivare alla sosta. Questa è attrezzata con cordone su 2 clessidre, lì vicino si trova anche un chiodo che può essere eventualmente sfruttato. 40m, IV-.

Martina sul secondo tiro, IV-.

Il terzo tiro sale verso sinistra in direzione di un cordone. Da qui sempre in verticale su rocce rotte fino alla base di una placchetta dove è presente una clessidra per la sosta. La guida riporta questa sosta più in alto e a destra di un alberello ma in realtà è sita qualche metro più sotto. E’ comunque possibile proseguire e concatenare questo tiro con quello successivo e sostare alla base di un camino. 20m, IV-.

Simone all’inizio del terzo tiro, IV-.

La quarta lunghezza vince la placchetta verticale e prosegue poi su terrazzini, a tratti erbosi, seguendo la linea dei cordoni a parete. Come riferimento puntare verso il canale che inizia sulla destra della parete verticale. Si sosta alla base di esso su due chiodi con cordone. 25m, IV.

Il quinto tiro entra nel canale ben appigliato stando il più possibile sulla cresta di destra. Dalla sua sommità si traversa per qualche metro verso destra in leggera discesa passando tra la parete ed un masso. Raggiunta la base di un altro camino lo si risale evitando il masso incastrato e salendo in cresta tramite bella arrampicata con passo fisico. Si sosta al termine di quest’ultimo canale. 30m, IV+.

Simone all’inizio del quinto tiro, IV+.

Martina al termine della quinta lunghezza, IV+.

La sesta lunghezza sale leggermente destra fino ad una clessidra con cordone per poi continuare la progressione verso sinistra lungo canalino caratterizzato da rocce rotte in direzione della sosta evidente su cordone. 25m, IV-.

Il settimo tiro risale le facili roccette verticali proteggendosi con cordoni su clessidre da attrezzare fino a giungere all’evidente sosta con cordone. 20m, III+.

Martina a metà del settimo tiro, III+.

L’ultima lunghezza vince la paretina finale zigzagando per affrontare i tratti meno difficili della parete. Si parte alzandosi verso sinistra fino a raggiungere la verticalità. Qui si rimonta prima verso destra, poi verso sinistra ed infine ancora verso destra per affrontare il passaggio chiave che porta all’ultima sosta. Questo è il tiro più bello di tutta la via. 25m, IV+.

Simone sull’ultima lunghezza, IV+.

Dall’ultima sosta si prosegue su facili roccette fino al pianoro erboso con alberi ai lati. Si risale quindi il prato pendente fino a giungere alla cresta che si segue fino al libro di vetta.

Una via veramente per tutti, semplice e di facile lettura, ben protetta grazie ai numerosi cordoni in loco. Il tratto centrale è un po’ discontinuo ma nel complesso non disturba la progressione che si svolge sempre spensierata. Attenzione soltanto al sentiero di rientro che attraversa un canale sassoso che termina con un bel salto nel vuoto. Da evitare assolutamente in caso di pioggia o se è presente neve in uscita.

Via Dla Condles

Se avete di meglio da fare fatelo, se avete di peggio da fare, fatelo comunque! Via assolutamente anonima e molto esplorativa la cui roccia, qualititativamente parlando, lascia a dir poco a desiderare. Nel complesso non ci sentiamo di consigliarla, nei dintorni ci sono molte altre ascese decisamente più meritevoli.

Già riuscire ad indovinare l’attacco è una bella impresa, lungo tutta la via non è presente molto materiale, giusto una manciata di cordini ed un paio di chiodi, e il primo tiro non fa eccezione. Una volta giunti nel punto più basso della parete si sale leggermente a destra, lungo placche e risalti appoggiati senza percorso obbligato rimanendo comunque, come riferimento, a destra rispetto al grande canale giallo. Lungo il tiro dovrebbe essere presente un cordone su clessidra che però non abbiamo trovato. Rimanendo sulla verticale si raggiunge un piccolo tettino posto tra il canale giallo di sinistra ed un altro canalino grigio e sassoso di destra. Qui è presente un chiodo per la sosta da attrezzare con l’ausilio di uno spuntone proprio sopra di esso. 50m, IV-.

Simone sul primo tiro della via, IV-.

La seconda lunghezza riparte superando il tetto subito sopra la sosta, nel suo punto più debole e senza difficoltà rilevanti. Si prosegue quindi verso sinistra, su roccia abbastanza instabile, in direzione di una sosta intermedia, posta su grande sasso, che si può usare come ancoraggio. Da qui si oltrepassa un canalino franoso sulla destra e si prosegue su rampetta appoggiata fino a quando questa si divide e, sulla sua sinistra, inizia un canale giallo. Alla base del canale, sulla parete di destra, è presente un cordone su clessidra dove è possibile attrezzare la sosta. 25m, IV.

Martina prima di entrare nel caminetto della seconda lunghezza, IV.

Il terzo tiro prosegue nel canale di sinistra tramite un susseguirsi di risalti via via più facili. A metà del canale è presente un cordone che si oltrepassa continuando fino a quando il canale non devia verso destra. Lo si segue senza ulteriori possibilità di proteggersi, su roccia friabile, per tutta la sua interezza fino a quando, nel punto in cui torna verticale, si esce su comoda cengia. Qui si sosta attrezzando su spuntone basso. Attenzione a non muovere troppo la corda nel recuperare il compagno per via dei numerosi detriti lungo il tiro. 45m, IV.

Martina al termine del canale del terzo tiro, IV.

A sinistra della sosta è presente un masso incastrato. Sulla destra è invece presente una lama. La quarta lunghezza prosegue proprio su di questa portandoci sulla crestina sommitale. Le prese intorno alla lama non sono delle migliori, prestare quindi attenzione. Una volta in cresta si prosegue su placca entrando nel canale di destra, anche qua su roccia discutibile, fino a raggiungere una seconda crestina che si sviluppa verso sinistra. Prima di raggiungere la parete opposta si cerca uno spuntone dove attrezzare la sosta. 25m, III.

Il quinto tiro risale la placchetta solida che si incontra alla fine della crestina e che porta ad una zona caratterizzata da una serie di cenge. Si seguono fino a raggiungere una forcella che si traversa verso sinistra per poi salire le roccette in direzione di un cordone blu dove si sosta. Alla forcella non lasciarsi ingannare dal canale che sale a destra. 30m, IV-.

Oltre la forcella, poco prima della sosta, IV-.

La sesta lunghezza prosegue sulla crestina che si sviluppa poco più a destra della sosta. Dopo qualche metro di facile progressione si incontra una cengia che aggira la parete verso sinistra. Ignorare la strettoia e proseguire sulla parete di destra che, dopo uno strapiombetto iniziale, prosegue lungo un diedro bello friabile a metà del quale è presente una nicchia gialla con evidente cordone. Oltre questa protezione, lungo il tiro, è estremamente difficile inserire ulteriore attrezzatura proprio per la scarsa qualità della roccia. Oltrepassata la nicchia si prosegue lungo il diedro fino a raggiungere un pulpito dove la roccia, come se non bastasse, peggiora sensibilmente. La sosta costituita da due chiodi, uno vecchio ed uno nuovo, va accuratamente controllata: potrebbero essere utili ulteriori chiodi per integrare meglio. 28m, IV.

L’inizio della sesta lunghezza, IV.

E’ evidente che proseguire sul marciume di destra è improponibile. L’unica uscita verticale dal pulpito è lungo la breve rampetta che corre verso sinistra, con passaggio iniziale delicato. Al termine della rampa si torna a salire la parete di destra lungo fessurina scadente e non proteggibile. Si giunge ad un tratto su rampa che porta alla base di uno stretto camino dentro il quale sono incastonati un paio di sassi. Qui il passaggio chiave del tiro e della via: sfruttando la parete di destra si riesce a vincere il canale rimanendo il più esterno possibile e cercando di evitare nella maniera più assoluta le invitanti rocce sopra i massi incastrati in quanto staccate e pericolose. Superate le difficoltà si prosegue nel canale di destra fino alla forcella dove un chiodo invita alla sosta, da integrare con qualche friend. 35m, IV+.

Martina subito oltre il passo chiave della via, IV+.

L’ottava lunghezza prosegue oltre la sosta fino ad incrociare un evidente forcella che obbliga a deviare verso destra per seguire lo sporco diedro detritico che conduce ad un canale più grande. Non seguirlo verso sinistra ma oltrepassarlo e salire la parete opposta ritrovandosi così in cresta. Seguita quest’ultima per un breve tratto si incontra un chiodo di sosta all’interno di una nicchia sotto una punta gialla. 33m, IV.

Simone sull’ottava lunghezza, IV.

L’ultimo tiro non offre ulteriori emozioni: si segue la cresta fino alla cima dove si sosta su spuntone. 23m, II.

Linea che sconsigliamo sia per via della pessima qualità della roccia che per i numerosi camini che rendono l’arrampicata a dir poco monotona. Se decidete di salirla attenzione a qualsiasi cosa toccate e assicuratevi che chi fa sicura sia lontano dalla verticale di salita e laterale ai vari canali.

Anello del Sassolungo e del Sassopiatto

Ed eccoci di nuovo pronti per scoprire altre bellezze del nostro territorio. Oggi, zaino in spalla, decidiamo di affrontare il giro del Sassolungo e del Sassopiatto. Quasi 20 km di camminata tutta saliscendi che ci permette di ammirare in un’unica giornata tutte, o per meglio dire, buona parte delle bellezze dolomitiche.

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La città dei Sassi.

Partiamo da passo sella e dall’omonimo rifugio [2180 m. s.l.m.], carichi di energia anche se la giornata non è limpidissima ed il Sassolungo si fa vedere solo a tratti, coperto com’ è da nuvole basse e fitte. Il primo paesaggio che ammiriamo è una grande distesa di massi (zona particolarmente apprezzata da boulderisti e arrampicatori), chiamata appunto la Città dei Sassi, tra i quali dobbiamo svincolare, prima di arrivare alle pendici dell’imponente Sassolungo dove ci aspettano distese di prati verdi in cui pascolano moltissime mucche. Giungiamo in 40 minuti al rifugi E. Comici [2153 m. s.l.m.] (raggiungibile, volendo, anche grazie alla comoda seggiovia da Selva di val Gardena), dove la vista ci permette di spaziare su tutta la catena delle Odle che ci si para di fronte, e delle Torri del Sella, alla nostra destra.

Da qui iniziamo il vero percorso: tra ghiaioni lasciati dal ghiacciaio in ritirata (facili da percorrere con una buona scarpa) e cascatelle refrigeranti giriamo attorno alla nostra montagna, dove le pendici diventano sempre più scoscese ed imponenti. È incredibile vedere come in solo pochi minuti di facile camminata si possa passare da ambienti montani tanto diversi e spettacolari. Dopo aver costeggiato il versante nord del Sassolungo ed esserci incamminati per pochi minuti in un boschetto, giungiamo al bivio che permette agli escursionisti di raggiungere il rifugio Vicenza [2252 m. s.l.m.], arroccato nello spartiacque tra il Sassolungo ed il Sassopiatto.

Noi decidiamo invece di scendere di qualche metro e proseguire verso il Sassopiatto che si staglia alla nostra sinistra, costeggiandolo, anch’esso, per tutto il versante nord. A destra possiamo osservare gran parte della val Gardena, fino a scorgere la bella e verdeggiante Alpe di Siusi. L’emozione di tanta libertà dura poco: ci aspetta l’unica salita davvero seria dell’intero percorso, che si inerpica tra campi in cui si rilassano molte mucche ed anche qualche cavallo, e che ci permette di scavallare e vedere quindi un altro paesaggio ed un altro panorama: si staglia di fronte a noi la valle di Fassa con le sue catene tra cui spicca la Marmolada, con il suo bianco ghiacciaio, e finalmente capiamo del perché il Sassopiatto si chiama così. Praziamo all’omonimo rifugio [2300 m. s.l.m.] a più di metà percorso, dopo circa 11 chilometri e 3 ore e mezza di camminata complessiva, da dove si gode di una vista particolare sul monte, visto da questa zona completamente arido e poco in pendenza.

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Rifugio Sassopiatto.

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Il Sassopiatto visto dal rifugio.

Ripartiamo ben presto, incitati anche da dei nuvoloni poco promettenti all’orizzonte, per raggiungere, a breve e tramite continui sali e scendi, dapprima il rifugio S. Pertini [2300 m. s.l.m.] e poi il rifugio F. August [2298 m. s.l.m.], dove ci attende un’ottima merenda in compagnia degli yak. Il versante sud appena costeggiato offre scorci particolarmente suggestivi sulle cinque dita e sul dente del Sassolungo. L’ultimo tratto del percorso, che ci permette di completare il giro ad anello, riscende verso il passo Sella, regalandoci le ultime vedute sul Piz Boè, accompagnati dal stridulo grido delle marmotte.

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Veduta del dente del Sassolungo.

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Rifugio August e Piz Boè sullo sfondo.

Nel complesso il giro, anche se relativamente lungo ( 19 chilometri e dalle 5 alle 6 ore in totale), risulta facile e di grandissima soddisfazione, unica pecca, soprattutto dal lato fassano il tragitto è molto frequentato, oltremodo nella settimana di ferragosto, da famiglie in vacanza, data anche la facile percorrenza dei singoli tratti.

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Ritorno al passo Sella.