Dopo una bella giornata passata alle pareti del Piccolo Lagazuoi ci fermiamo a dormire al passo Valparola anche per il giorno successivo. Questa volta, complice meteo incerto nel pomeriggio, scegliamo qualcosa di più corto e con possibilità di ritirata, anche se leggermente più difficile della via del giorno precedente. La scelta ricade sulla linea “Laubensassa”, al Sass de Stria.
Il primo tiro ospita i passi chiave dell’itinerario che si concentrano lungo i primi metri della lunghezza. Qui infatti una parete verticale priva di evidenti rese dà il benvenuto all’arrampicatore. Una coppia di fix delinea la linea da seguire. Le prese sono piccole, spesso costituite da buchetti svasi, e anche gli appoggi per i piedi scarseggiano. Un inizio boulderoso insomma. Raggiunta l’altezza del secondo fix iniziano le prese “comode” e la progressione risulta più agevole. Si rimonta un breve terrazzino roccioso oltre il quale è presente un piccolo tettino che si supera atleticamente ma senza troppi problemi grazie alle buone prese sommitali. La via prosegue ora lungo placchetta molto appoggiata che lascia presto spazio a terrazzini arborei. Senza ulteriori difficoltà si punta alla base di un piccolo diedro fessurato dove è presente uno spit dove poter sostare, magari rinforzandolo con il masso incastrato sulla destra. 55m, VI+.
Simone all’inizio del primo tiro, VI+.
La seconda lunghezza riparte lungo il diedro fessurato attraverso arrampicata delicata per via della roccia non ottima. Durante la progressione si tende a rimanere sulla paretina di destra che offre prese migliori. Il tratto è completamente da attrezzare a dadi e friend. Al termine della fessura, sulla liscia parete di sinistra, è presente una coppia di fix, segno che è giunta l’ora di abbandonare il diedro ed iniziare a traversare verso sinistra in direzione di un mughetto. Il tratto superiore è ben appigliato anche se le zolle erbose disturbano un po’ il passaggio. Si giunge infine nei pressi di una nicchia dove si sosta agevolmente. 30m, V.
Simone lungo il diedro della seconda lunghezza, V.
Il terzo tiro si sposta di un paio di metri verso sinistra ripetto alla sosta prima di tornare a salire in verticale. Raggiunto una specie di canale erboso lo si abbandona a favore dello spigolo sinistro della parete arrampicando tra una fessura e l’altra fino a raggiungere un primo fix. Da qui la linea diviene più evidente obliquando verso destra in direzione della protezione successiva. Si continua ancora verso destra per qualche metro prima di tornare a piegare verso sinistra seguendo una terrazzina che rampeggia in direzione della vegetazione. Superati gli ultimi risalti si raggiunge la sosta dopo aver scavalcato un mugo, utilizzabile come protezione, ed oltrepassata una minuta cengia vegetativa. 28m, V+.
L’inizio del terzo tiro, V+.
La quarta lunghezza prosegue verticalmente alla sosta seguendo la fessurina dove è possibile intravedere un chiodo. Superato questo si continua lungo il pilastro di destra che, continuando ad obliquare, conduce ad una serie di placchette solide e verticali. Superato a destra il primo fix si prosegue in verticale per qualche metro arrampicando lungo roccia molto bella e lavorata. Raggiunto un secondo ed un terzo fix si torna verso sinistra in direzione di una lunga serie di spit che identifica la variante di uscita diretta. Poco prima di raggiungere il primo, nei pressi della vegetazione sulla sinistra, è presente la sosta. 25m, V.
La fessura iniziale della quarta lunghezza, V.
Il quinto tiro traversa ora di netto verso sinistra, attraverso il passaggio ricavato tra i mughetti, in direzione di un evidente cordone penzolante alla base di uno spigolo. La linea verticale di spit fa infatti parte della variante di uscita diretta con gradi più sostenuti. Raggiunto il cordone si prosegue verticalmente lungo il muretto fessurato a destra dello spigolo che conduce all’ingresso di un canalino appoggiato che obliqua verso destra. La qualità della roccia in questo tratto non è delle migliori ed è necessario prestare attenzione. Dopo qualche metro il canale si biforca ed è possibile proseguire in entrambe le direzioni anche se quella di destra, a nostro avviso, è più interessante ed ospita roccia più solida. Rimontate le facili roccette seguenti si giunge infine alla sosta. 40m, V.
Simone lungo lo spigolo del quinto tiro, V.
La sesta ed ultima lunghezza continua nel canale prima appoggiato e poi più verticale nella parte centrale. Qui sono concentrate le difficoltà del tiro composte da muretto leggermente strapiombante fenduto da larga fessura laterale. Lungo il primo tratto è necessario fare particolare attenzione visto che i detriti che compongono il canale sono grossi e mobili e non è facile proteggersi. Raggiunto il muretto, protetto a fix, lo si sale incastrandosi dapprima all’interno della fessura di destra e, dopo un paio di metri, uscirne sulla parete di sinistra seguendo una seconda fessura, questa volta orizzontale, che permette di rimontare atleticamente le difficoltà e di uscire su cengia. Si segue ora il canale di destra rimontando una coppia di grossi massi e procedendo con arrampicata più semplice. Anche questo canale è composto da numerosi detriti ed è quindi necessario prestare attenzione a quello che si prende. Giunti in cresta la si segue verso sinistra per qualche metro fino a raggiungere un fix per la sosta da rinforzare, 40m V+.
La linea dell’ultima lunghezza, V+.
Via breve ma carina. La roccia è tendenzialmente buona lungo l’itinerario anche se in alcuni tratti richiede attenzione. La chiodatura è essenziale nelle sezioni più difficili ed in generale necessita integrazione. La linea è logica ed è difficile perdersi mentre i tiri sono tutti godibili e caratterizzati da arrampicata divertente e di movimento. Poche sono le sezioni che impegnano veramente, composte prevalentemente da singoli boulderosi. In ogni caso rimane una via dallo stampo alpinistico da proteggere e non da sottovalutare.